POLITICHE PER L'AMBIENTE: DALLA NATURA AL TERRITORIO PDF

Title POLITICHE PER L'AMBIENTE: DALLA NATURA AL TERRITORIO
Author Giulia Pannozzo
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POLITICHE PER L’AMBIENTE: DALLA NATURA AL TERRITORIO (M.Bagliani, E. Dansero) CAPITOLO 1: LE RAPPRESENTAZIONI DELL’AMBIENTE Il concetto di ambiente è molto ambiguo anche a causa dei diversi contesti in cui viene utilizzato. Spesso si fa riferimento all’ambiente esterno a un dato oggetto osservato. L...


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POLITICHE PER L’AMBIENTE: DALLA NATURA AL TERRITORIO (M.Bagliani, E. Dansero) CAPITOLO 1: LE RAPPRESENTAZIONI DELL’AMBIENTE Il concetto di ambiente è molto ambiguo anche a causa dei diversi contesti in cui viene utilizzato. Spesso si fa riferimento all’ambiente esterno a un dato oggetto osservato. Lo schema più semplice prevede la scomposizione dell'Ambiente in: • l’ambiente biotico (il mondo vivente) • l’ambiente abiotico (il mondo inanimato) che viene suddiviso a seconda del suo stato fisico in: ▪ solido (litosfera che comprende suolo e sottosuolo) ▪ gassoso (atmosfera) ▪ liquido (idrosfera) In proporzione alla grandezza della Terra, troposfera (bassa atmosfera) e idrosfera sono molto sottili. Il mondo vivente è situato nella biosfera, che comprende la superficie terrestre, i mari e la troposfera. Possiamo individuare l’antroposfera, che comprende non solo l’insieme degli esseri umani, ma anche lo spazio costruito. L’ambiente rappresenta un sistema dinamico di relazioni funzionali dirette o indirette che interagiscono tra esseri umani, altri esseri viventi e mondo inorganico. L'Ambiente è un modello multi-disciplinare ovvero abbraccia varie discipline (ecologia, biologia...). Malcevschi, ecologo, ha proposto una sistematizzazione dei significati dell’ambiente in una prospettiva transdisciplinare. Il suo modello concettuale va collocato in un dibattito che alla fine degli anni 80 affrontava il problema di come definire, misurare e valutare gli impatti ambientali di determinate opere umane: siamo nell’ambito della Valutazione di impatto ambientale (VIA), uno strumento concettuale e una norma ambientale allo stesso tempo. Possiamo distinguere i differenti concetti di ambiente sulla base di tre variabili: • Gli elementi costruttivi del sistema ambientale (aria, acqua, popolazione umana ecc.) • Le relazioni tra gli elementi costruttivi e l’esistenza o meno di un centro del sistema di relazioni, che potrebbe essere l’uomo o una specie animale o vegetale e che funzioni come parametro costante rispetto a cui valutare le relazioni delle altre variabili • L’esistenza di filtri percettivi tra gli elementi costitutivi e le loro relazioni I concetti: • Habitat: esprime la posizione di centralità di una certa specie all’interno del contesto ambientale in cui essa vive e si riproduce. Il suo studio fornisce una conoscenza approfondita della presenza delle specie animali e vegetali di un determinato territorio costituendo un indispensabile supporto conoscitivo nell’analisi delle problematiche relative al governo del territorio e dell’ambiente. • Ecosistema: insieme degli organismi viventi e dei fattori abiotici presenti in un dato ambiente e le relazioni che legano fra di loro tali elementi. Designa una rete di relazioni che 1









non presuppone un centro, ponendo tutti gli elementi sullo stesso livello e focalizzando l’attenzione sui flussi di materia ed energia che legano le diverse componenti. Territorio: sistema ambientale governato da un soggetto e presuppone un centro del sistema di relazioni; questo centro è il soggetto che governa e può rappresentare l’intera società. Natura: denota il modo in cui il mondo esterno agli esseri umani viene percepito da un soggetto culturale. È un concetto particolarmente complesso: negli ultimi decenni si è diffuso, a proposito di essa, un approccio costruttivista, infatti si pensa che la natura non sia data, bensì costruita socialmente. Tale costruzione può essere intesa in due sensi: da un lato la natura è costruita materialmente dall’uomo, che nel tempo ha esteso la propria influenza su tutta la superficie terrestre; dall’altro è il concetto di natura stesso ad essere riconosciuto come costruito, a seconda del contesto socio-culturale, del periodo storico e del clima ideologico nel quale esso prende forma ed è utilizzato. Paesaggio: indica il modo in cui un dato ambiente, fisicamente riconoscibile e considerato nella sua globalità, viene percepito da un dato soggetto culturale. Anche questo termine indica una costruzione culturale da collocarsi nello spazio e nel tempo. Questa definizione è coerente con quella presente nella Convenzione Europea del Paesaggio del 2000* che lo designa come “una determinata parte di territori, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e delle loro interrelazioni”. Ambiente soggettivo (o ambiente vissuto): vengono considerate le modalità con cui i singoli individui percepiscono l’ambiente esterno.

*[Convezione Europea del paesaggio del 2000: ha come obiettivo quello di superare la visione riportata nella definizione (determinata parte del territorio), che viene considerata riduttiva, per affermare come qualsiasi parte di territorio possa essere considerata paesaggio. La Convenzione tenta di superare le ambiguità sulle 3 differenti visioni del paesaggio, proponendo un’integrazione a queste definendo il paesaggio nei termini di un sistema complesso di relazioni. Le tre visioni sono: ▪ Naturalista: ha una concezione del paesaggio nei termini di un ecosistema complesso, in cui l’attenzione si concentra sulle relazioni tra le componenti naturali del sistema piuttosto che all’interazione. ▪ Culturalista: accoglie una serie di prospettive differenti, accomunate dal considerare il paesaggio nei termini di un paesaggio culturale, espressione di un rapporto tra società e ambiente sedimentatosi nel tempo e rintracciabile attraverso l’archeologia. ▪ Fenomenologica: introduce l’elemento soggettivo all’interno della concezione del paesaggio. Questo viene concepito come una rappresentazione soggettiva, carica dei significati e dei valori che determinati attori assegnano al paesaggio stesso. ] I problemi ambientali in gran parte derivano dal fatto che gli uomini percepiscono l'ambiente come un'habitat a loro servizio senza considerare le relazioni tra i vari elementi che lo compongono (es. disboscamento indiscriminato). Un habitat a servizio degli esseri umani, considerato in modo 2

riduttivo come miniera e discarica a supporto di uno sviluppo industriale che fino a pochi decenni fa non si poneva alcun problema di limite. Si tratta di una concezione antropocentrica e tecnocentrica. Ognuno di questi significati dell’ambiente costituisce una rappresentazione differente delle relazioni tra società e ambiente e un modello diverso di analisi di tali relazioni, che seleziona le informazioni significative in relazione al tipo di prospettiva adottato. In questo senso, secondo Malcevschi, l’ambiente si configura come un sistema di sistemi, ciascuno definito con un’ottica specifica in relazione all’’ambito disciplinare. E' molto interessante il concetto di quadro ambientale nel quale un'elemento ambientale trascende dal suo essere e assume un significato maggiore per la società (un fiume non è solo acqua che scorre ma serve per irrigare o è causa di inondazioni). Noi non abitiamo lo spazio, e nemmeno l’ambiente naturale, ma un territorio, cioè un ambiente profondamente trasformato dall’azione umana. In termini generali, possiamo dunque dire che il territorio è un artefatto sociale che comprende la fisicità della superficie terrestre come “materia prima” sulla quale opera l’agire collettivo. Il paesaggio da terra a territorio avviene attraverso una stratificazione progressiva e incoerente. Abbiamo tre concezioni di territorio che si incrociano nelle politiche pubbliche e che sono rilevanti nel concettualizzare problemi e politiche ambientali: • Territorio delle competenze, su cui si esercita il potere e l’esercizio politico-amministrativo. Ha molta rilevanza dal punto di vista delle politiche ambientali, in quanto esse derivano dal concorso dell’azione di una pluralità di soggetti, pubblici e non che agiscono a scale diverse e con diversi territori di competenza. • Territorio come patrimonio, frutto dell’evoluzione storica, concorre a definire l’identità locale, permettendo la mobilizzazione degli attori sulla base della percezione di un destino comune in funzione della comune eredità storica. Ha rilevanza in quanto è alla base di un generale processo di rivalutazione del “locale”, tra visioni nostalgiche e regressive e visioni aperte al futuro che riconoscono come ogni tradizione sia frutto di ibridazioni culturali. • Territorio come progetto, viene enfatizzata la tendenza al cambiamento che richiede la ridefinizione di obiettivi condivisi di cambiamento. Il territorio è quindi allo stesso tempo un ambito di competenza, un patrimonio e un progetto. Tutto ciò in un processo continuo di produzione di territorio, ovvero di territorializzazione. Essa è quindi una chiave di lettura utile per comprendere e rappresentare il processo di trasformazione e adattamento dell’ambiente terrestre da parte della specie umana. La sfida per il futuro è la costruzione di una territorializzazione intrinsecamente sostenibile, che sappia incorporare la complessità ambientale. Si possono avere alterazioni degli equilibri naturali locali o globali, oppure di breve o di lungo periodo. Tali alterazioni possono essere reversibili, cioè essere assorbite da retroazioni di riequilibrio degli ecosistemi terrestri, oppure irreversibili, con effetti squilibranti di lungo periodo. È possibile avere situazioni caratterizzate da effetti rilevanti alla scala locale e minimi o nulli a livello sovralocale e globale. In altri casi la soluzione locale di taluni problemi ambientali può andare a discapito di altri luoghi. Questo può avvenire, da un lato, perché in questi territori vengono scaricati gli effetti ambientali negativi prodotti da altre aree. Dall’altro lato numerosi sono i casi di territori locali che 3

importano risorse naturali ed ecosistemiche da altri luoghi. Per comprendere la complessità delle relazioni tra società e ambiente, sia necessario considerarle nella loro dinamica temporale e nella loro organizzazione spaziale. Gli strumenti utilizzati sono le scale temporali e spaziali, con cui si comprendono i problemi ambientali e si costruiscono e analizzano le relative politiche. SCALE TEMPORALI: all’origine di molti problemi ambientali risiede la non considerazione o la sottovalutazione dell’importanza delle scale temporali. Gran parte dei problemi ambientali derivano proprio da differenze che riguardano i diversi tipi dell’ambiente della società. La società umana ha conosciuto una brusca accelerazione nella relazione con l’ambiente naturale a partire dalla rivoluzione industriale e della relativa territorializzazione. Ci sono voluti diversi decenni perché si cominciasse a prendere coscienza e si costruisse concettualmente il “problema ambientale”- che emerge introno agli anni 60 in alcuni paesi industrializzati – e ancora alcuni decenni perché il dibattito si affermasse e si consolidassero le politiche ambientali. SCALE SPAZIALI: è importante considerarle nello studio del funzionamento dei sistemi ecologici. Questo concetto è molto utilizzato sia nelle scienze ambientali sia nelle scienze sociali. Questo modo di designare la scala, si sovrappone, creando problemi, con le scale della politica. Un’utile sistemazione è quella proposta dai geografi Sheppard e Mc Master, che distinguono 5 tipi di scale: • Scala cartografica: si riferisce al rapporto tra misura sulla carta e misura sul terreno; può essere espressa in forma grafica o numerica. Esprime un rapporto di riduzione. Questa scala non pregiudica né taglia dello spazio di riferimento, né quello della carta. • Scala osservazionale: si riferisce all’estensione spaziale di un’area di studio. Nello studio di un determinato fenomeno o problema ambientale la scelta della scala di osservazione è cruciale. Una scala di osservazione troppo piccola, rischia di non far vedere effetti ambientali presenti su spazi maggiori, così come una scala troppo grande rischia di diluire tali effetti. • Scala operazionale: si riferisce all’estensione spaziale a cui un certo processo opera nell’ambiente. Determinati incidenti in attività antropiche possono avere una scala operazionale molto ampia o globale, che può essere contenuta da misure di prevenzione, sicurezza o intervento post-evento catastrofico. L’estensione spaziale dei fenomeni ambientali si incrocia con la scala operazionale dei processi antropici. • Scala di misura (o risoluzione): si riferisce alle più piccole parti distinguibili di un oggetto. È indipendente dalle altre scale, anche se in qualche modo è intrecciata con la scala cartografica. Il livello di risoluzione dipende dal problema, dalle informazioni disponibili e da quelle rilevanti da selezionare rispetto al problema stesso. • Scala prodotta o costruita nell’azione sociale: scala utilizzata molto nelle scienze sociali e su cui si concentra il dibattito attuale in ambito geografico e politico, parlando di costruzione e politiche di scala. Tale scale può essere, a sua volta intesa come: ▪ Taglia: si pensa al Mediterraneo, regione costruita nel tempo come scala di azione delle politiche. ▪ Livello: si pensa ai piani di bacino usati in Italia per gestire la politica delle acque; si tratta di una scala prodotta come taglia che si è affermata anche 4

come livello gerarchico di competenze, sovraordinate e trasversali. ▪ Relazione: considera il concetto di locale non come sinonimo di piccolo e circoscritto, ma come livello intermedio tra un singolo individuo, oggetto o fenomeno e il globale. Si mette in evidenza l’importanza di adottare non una scala fissa ma un approccio multiscalare e transcalare. In particolare l’approccio transcalare appare il più appropriato per comprendere l’intreccio complesso di una pluralità di processi sia ambientali che sociali. MATRICE DELLE PROSPETTIVE GEOGRAFICHE Esiste un modello concettuale che consente di rappresentare geograficamente i diversi problemi ambientali e le relative politiche. Il rapporto Rediscovering Geography: New Relevance and Society, pubblicato nel 1997 dal National Research Council degli USA, identifica tre prospettive chiave al centro della disciplina, che si intrecciano con tre principali ambiti di sintesi e differenti modalità di rappresentazione spaziale. È uno schema pre-teorico, che consente di orientare la ricerca evidenziando le possibilità di adottare una prospettiva geografica nell’analisi di un determinato problema o fenomeno. Graficamente si tratta di un cubo sui cui lati sono distinti: 1. I modi geografici di guardare il mondo (asse orizzontale) ❖ INTEGRAZIONE LOCALE: considerata come un problema ambientale si intreccia con altri fatti in un determinato contesto locale. Usiamo il concetto di locale per indicare un livello intermedio tra il singolo individuo e il globale, per cui esso può riferirsi a una città, una regione, uno stato, un continente. ❖ INTERDIPENDENZE TRA LUOGHI: tale modalità mette in risalto come problemi ambientali e politiche possono legare tra loro località anche molto lontane, quindi spesso molti luoghi sulla terra sono sottoposti a un rischio molto elevato legato ai cambiamenti climatici e le loro sorti dipendono da ciò che accade in altri luoghi. ❖ INTERDIPENDENZE TRA SCALE: tale modalità mette in evidenzia le relazioni tra le diverse scale operazionali e prodotte, dal locale al globale. 2. Gli ambiti di sintesi spaziale (asse verticale) ❖ DINAMICHE AMBIENTALI (es. cambiamento climatico) ❖ DINAMICHE AMBIENTE-SOCIETÀ (es. processi antropici di inquinamento) ❖ DINAMICHE UOMO-SOCIETÀ (es. elevata mobilità spaziale fondata sul trasporto privato) 3. I modi della rappresentazione spaziale: tutto quello elencato sopra può essere descritto e rappresentato facendo ricorso a diverse modalità della rappresentazione spaziale, utilizzate nella descrizione e nell’analisi dei problemi ambientali e nella costruzione, monitoraggio e valutazione delle politiche 5

ambientali. Si tratta del terzo asse ❖ Rappresentazione matematica per rappresentare il processo di diffusione spaziale di un determinato inquinante o i flussi di risorse che caratterizzano il metabolismo di un sistema socio-economico oppure, gli effetti economici e ambientali di una determinata politica di contenimento del traffico automobilistico locale. ❖ Rappresentazione verbale che descrive gli effetti di un determinato incidente. ❖ Rappresentazione visuale, attraverso la rappresentazione cartografica di un determinato problema ambientale o degli effetti di una politica, o le mappe culturali che indicano i luoghi che assumono particolari significato di un individuo o una popolazione. ❖ Rappresentazione cognitiva, riguarda i processi mentali con cui i singoli individui rappresentano lo spazio e l’ambiente. ❖ Rappresentazione digitale, utilizzando le altre modalità di rappresentazione spaziale, aumentandone notevolmente le potenzialità, soprattutto mettendole in relazioni tra di loro. CAPITOLO 2 – LA QUESTIONE AMBIENTALE: UNA LETTURA IN CHIAVE SISTEMICA Alla base del funzionamento di tutti gli esseri viventi e dei sistemi che essi formano, vi è il flusso di energia proveniente dal Sole che incide sul nostro Pianeta. La scienza che studia le trasformazioni dell’energia è la termodinamica. La prima legge della termodinamica, nota come il principio generale di conservazione dell’energia, afferma che l’energia totale esistente nell’universo sotto varie forme non cambia; essa si può solo trasformare da una forma all’altra in modo tale che il totale delle varie forma rimanga costante. In sostanza, si afferma che non può esserci una macchina che produca energia dal nulla e che questa non può essere né cresta né distrutta. La seconda legge stabilisce che l’energia non può trasformarsi liberamente da una forma all’altra e che l’energia termica può passare liberamente da una sorgente calda a una più fredda. L’energia sotto forma di calore è degradata, in quanto non tutto il calore può essere trasformato in lavoro: la parte residua resta allo stato di calore, passando ad una temperatura più bassa. Entropia: concetto introdotto nel 1865 per evidenziare la tendenza spontanea dell’energia verso la forma di calore, cioè verso la sua degradazione e quindi la sua dispersione nell’ambiente. La funzione termodinamica dell’entropia misura il grado di dispersione dell’energia. Le trasformazioni tendono a verificarsi spontaneamente in direzione dell’entropia crescente, cioè verso il massimo grado di dispersione. Il massimo di entropia, è uno stato in cui l’energia è completamente degradata e non è più capace di fornire lavoro, cioè lo stato di equilibrio di un sistema. Nel caso di un sistema aperto bisogna sempre combinare l’entropia negativa prodotta all’interno del sistema con l’entropia positiva scaricata da questo sull’ambiente e calcolare il valore totale dell’entropia. Questi sistemi aperti vengono chiamati strutture dissipative, cioè strutture lontane dall’equilibrio termodinamico, che mantengono il loro ordine interno in virtù dell’utilizzo di grandi quantità di energia prelevate dall’esterno, utilizzate all’interno e, infine, reimmesse verso l’esterno 6

sotto la forma degradata di calore. L’apparente “equilibrio” del sistema deriva dal fatto che la sua configurazione non cambia sostanzialmente nel tempo, ossia la presenza e la dinamica delle celle convettive permane: questo tipo di stato è chiamato stazionario. Il termine di ecosistema e la sua prima definizione tecnica compaiono in uno studio del 1935 di Tansley. Parallelamente si è evoluta l’ecologia: scienza che studia gli ecosistemi. Viene definita dal suo fondatore (Ernst Haeckel) come la scienza dei rapporti tra gli organismi e il mondo esterno, nel quale possiamo riconoscere i fattori della lotta per l’esistenza. Solo all’inizio del Novecento diventa un disciplina distinta dalle altre, distinguendosi in “ecologia vegetale” ed “ecologia animale”. Ecosistema: insieme degli organismi viventi e dei fattori abiotici presenti in un dato ambiente nonché dalle relazioni che legano fra di loro tali elementi. Una definizione più completa è quella usata nella Convenzione sulla Biodiversità, secondo cui un ecosistema è “un complesso dinamico di piante, animali e comunità di micro-organismi e dell’ambiente abiotico circostante, che interagiscono come una unità funzionale”. L’ecosistema costituisce l’unità funzionale di base in ecologia. Le sue componenti sono: • Esseri viventi (comunità biotica) • Esseri non viventi (comunità abiotica) • I flussi di energia ...


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