Politiche locali per rom e sinti in Italia PDF

Title Politiche locali per rom e sinti in Italia
Author Valentina Gaburro
Course Antropologia culturale  
Institution Università degli Studi di Verona
Pages 19
File Size 248.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 72
Total Views 131

Summary

Download Politiche locali per rom e sinti in Italia PDF


Description

Politiche locali per rom e sinti in Italia IN INTROD TROD TRODU UZION ZIONE E Negli ultimi vent’anni circa, le politiche locali sono state studiate soprattutto in relazione a questioni relative i migranti. C’è voluto molto tempo negli studi sulle migrazioni perché si arrivasse a riconoscere che l’impatto delle politiche locali sulle condizioni di vita delle persone migranti fosse più rilevante e decisivo delle capacità dei migranti stessi di inserirsi nelle società di arrivo. Solo gradualmente, si è cominciato ad attribuire chiaramente importanza alle politiche dei paesi di arrivo nel facilitare o complicare i cosiddetti processi di integrazione dei migrati. In una prima fase, ci si è soffermati sullo studio delle politiche nazionali, delineando dettagliate descrizione dei modelli nazionali di integrazione. Non è banale che ci sia voluto ancora più tempo per incominciare ad individuare e studiare le cosiddette politiche di esclusione nei confronti dei migranti. Negli studi sulle politiche locali per rom e sinti in Italia è sempre stato evidente il loro ruolo prioritario. Non sono mai state emanate leggi speciali a livello nazionale relative alle minoranze rom e sinte. Solo di recente è stata elaborata una strategia nazionale di inclusine dei rom, dei sinti e dei camminanti. Permane oggi una forte visibilità delle politiche escludenti attuate nei confronti di rom e sinti. La forte visibilità mediatica delle situazioni di maggiore violenza strutturale contribuisce a render molto difficile la conoscenza e la diffusione di buone pratiche alternative a livello locale. L’esperienza etnografica con i rom ed i sinti ha contribuito a produrre un approccio capace di tenere sempre presente l punto di vista delle persone a cui le politiche sono state rivolte. Il gruppo di ricerca italiano ha portato avanti diversi filoni di ricerca: • Survey iniziale: ha effettuato una mappatura delle presenze di persone rom provenienti dalla Romania. • Ricerche etnografiche: hanno indagato su esperienze, motivazioni e desideri di migranti rom e rudari attraverso interviste. • Ricerche su politiche locali: ricostruzione della storia dei rapporti tra istituzioni locali e comunità rom e sinte. • Ricerche storiche e ricerche storico-demografiche. • Attitudes survey: -studio della diffusione della questione rom nell’arena politica del web durante le campagne elettorali amministrative del 2014 in Italia ed in Francia. -ricerca sulle rappresentazioni e sugli atteggiamenti dei non rom nei confronti del rom romeni. -studio delle rappresentazioni della questione rom dei politici locali italiani. -studio sulle rappresentazioni dei rom nella stampa italiana. -studio bibliografico sulle produzioni di libri a stampa sui rom in Italia.

POL POLITIC ITIC ITICHE HE LLOC OC OCALI ALI PER RO ROM MAB BARI ARI Secondo i dati ISTAT, su una popolazione di 326344 abitanti, 12495 sono i cittadini stranieri residenti a Bari. Diverse comunità di persone rom provenienti dalla Romania sono presenti a Bari sin dalla fine degli anni ’90. Dainef Tomescu ha svolto un ruolo importante sin dagli esordi delle negoziazioni con il comune di Bari, costruendosi nel tempo il ruolo di rappresentante politico di fatto della comunità rom. Alcune famiglie provenienti da Craiova sono presenti a Baro già dal 1997. Questo insieme di famiglie si installa in un primo insediamento informale, costituito di baracche costruite con materiali di recupero. A partire dal 1999, queste famiglie sono supportate nelle loro azioni politiche da due giovani volontari: Giuliana Martiradonna e Gianni Macina, i quali svolgono un ruolo importante nell’indirizzare alcune scelte di queste famiglie. Le famiglie rom vengono per la prima volta ospitate presso il teatro della parrocchia “resurrezione” (5 febbraio 2001). Nel marzo del 2001, la diocesi di Bari si rende disponibile a concedere ai rom un suolo di sua proprietà dover poter installare prefabbricati. Ai rom vengono fatte pressioni per andar via da parte della polizia locale ed il comandante della stessa chiede ai proprietari del terreno di bonificare l’area. Nel frattempo, il numero delle famiglie rom aumenta. Le famiglie rom si recano in corteo presso il comune di Bari per far presenti le loro necessità al sindaco. Le difficoltà espresse dai rom riguardano i loro legami famigliari: non è possibile, dal loro punto di vista, chiedere a qualcuno della loro famiglia di andarsene se non a costo di gravi conflitti interni. Le cose cominciano a cambiare quando il consiglio comunale arriva a deliberare nel bilancio di previsione a favore della creazione di un’area attrezzata da affidare alla comunità rom. Michele Emiliano, il futuro sindaco, manifesta interesse nei confronti della situazione dei rom. I principali progetti in ambito scolastico sono: → → → →

Scolarizzazione continua dei bambini della comunità presso il circolo didattico. Progetto di sostegno scolastico. Progetti interculturali e di formazione per adulti. Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini rom, sinti e camminanti.

La creazione di una cooperativa di lavoro ha rappresentato uno degli atti più avanzati del percorso di inclusione della comunità rom. La nascita della cooperativa è stata preceduta per alcuni rom da un’esperienza di formazione ed orientamento all’imprenditorialità. Le prime commesse di lavoro per la neonata cooperativa rom sono state ottenute grazie al continuo dialogo ed alla continua collaborazione con le altre realtà del territorio. Attualmente, la cooperativa è in grave crisi, poiché, anche a causa dell a crisi economica, il numero di persone impegnate a tempo pieno si è ridotto di molto.

L’iscrizione al servizio sanitario nazionale è possibile in generale per chiunque abbia o la residenza anagrafica od un contratto di lavoro in Italia. Chi non risulta iscritto né al servizio sanitario italiano, né a quello del paese di origine, può utilizzare il cosiddetto E.N.I. (europeo non iscritto), per accedere solo alle cure necessarie ed urgenti. L’azienda sanitaria di bari garantisce a tutti i bambini le vaccinazioni obbligatorie ed antinfluenzali e ha costituito un’equipe formata da medici, pediatri ed un assistente sociale del comune, che si reca periodicamente presso gli insediamenti rom per sensibilizzare le famiglie alle cure sanitarie e per orientarle all’uso dei sevizi pubblici territoriali. Viorel e sua moglie arrivano a Bari nei primi anni del 2000. Passano i primi giorni del loro soggiorno a Bari in un hotel ma Viorel inizia a cercare un posto dove stabilirsi con una tenda. Trovarono un posto nei campi di un anziano signore, che gli chiese, in cambio, dei piccoli lavori di manutenzione che lui non riusciva più a svolgere. L’assessorato alla pubblica istruzione si impegna ad assicurare: 1. Servizio giornaliero di trasporto scolastico e mensa in caso di scuola a tempo pieno. 2. Accompagnamenti delle famiglie in termini di regolarizzazione, tutela sanitaria e pratiche burocratiche. Il problema principale stava nell’impossibilità da parte delle istituzioni decentrate a livello di quartiere di risolvere i problemi principali di queste persone. Nell’insegnamento non ci sono mai stati bagni chimici, elettricità, cassonetti per la raccolta dei rifiuti-. I progetti principali in ambito scolastico sono: ➢ Scolarizzazione continua dei bambini della comunità ed attività di supporto educativo e didattico. ➢ Progetti di educazione interculturale. ➢ Corso di lingua, cultura e civiltà romena. L’unico progetto riguardante l’inserimento lavorativo dei rom a Bari è stato approvato e finanziato e mai realizzato. Il comune interviene cercando una mediazione con le famiglie del quartiere tramite il parroco della parrocchia resurrezione, inviando operatori dei servizi sociali del comune per un sopralluogo sulle necessità di queste famiglie. Nel marzo del 2012, le famiglie vengono temporaneamente ospitate presso lo stadio della vittoria. Nel 12 settembre 2012, vi è l’ordinanza di sgombero. A partire dal 2011, vengono segnalate al comune le presenze di due nuovi insediamenti informali occupati da famiglie rom provenienti dalla Romania. Risale al 2009 la prima segnalazione negli atti amministrativi della presenza di nuovi piccoli insediamenti in zone interstiziali della città. Nel corso del 2013, giungono al comune diverse segnalazioni di presenze di piccoli insediamenti informali in varie zone della città.

Un caso a parte riguarda un gruppo di famiglie giunto in Italia intorno alle metà degli anni ’90 dalla Bosnia. In seguito ad uno sgombero avvenuto nel 2008, il comune di Modugno richiede la collaborazione del comune di Bari nella gestione dell’emergenza. L’accordo prevede che venga realizzato un nuovo campo attrezzato. La gestione delle strutture del nuovo campo resta di competenza del comune di Modugno. Al comune di Bari giungono segnalazioni sullo stato di degrado delle strutture del campo. Molte famiglie cominciano ad abbandonare il campo. Le storie dei rapporti tra le comunità rom presenti nella città di Bari e le sue amministrazioni comunali sono molteplici e diverse. Le stesse amministrazioni comunali hanno prodotto diverse politiche nei confronti delle comunità rom presenti sul proprio territorio. Una ragione interna che può aver influito sulle diverse politiche locali può avere a che fare con le diverse esperienze politiche pregresse acute dai gruppi quando erano in Romania. Le diverse politiche locali sono state condizionate anche dalle diverse configurazioni delle alleanze politiche. Altri motivi per la diversità delle politiche condotte negli anni possono derivare dia cambiamenti del contesto sociale.

POL POLITIC ITIC ITICHE HE LLOC OC OCALI ALI PER RO ROM M E SSIINTI A MI MILAN LAN LANO O I sinti italiani, fino a circa vent’anni fa, erano in buna parte giostrai e circensi. Oggi in molti hanno abbandonato quelle attività ed hanno acquistato dei terreni privati od affittato aree di proprietà demaniale su cui abitano stabilmente in camper, roulotte e prefabbricati. A seguito delle vicende della seconda guerra mondiale, comparvero nelle città le prime famiglie di rom harvati, sloveni ed istriani. Dalla prima metà degli anni settanta cominciarono ad arrivare alcune famiglie di rom abruzzesi. Tra la fine degli anni novanta ed i primi del duemila, ebbe inizio la migrazione verso l’Italia di migliaia di rom romeni. Nel 1984 fu istituito l’ufficio nomadi del comune di Milano per affrontare questioni legate a quelli che erano già insediamenti di gruppi rom piuttosto stabili e consolidati. Il 22 dicembre del 1989, fu emanata la legge regionale “azione regionale per la tutela delle popolazioni appartenenti alle etnie tradizionalmente nomadi e seminomadi”. La regione di poneva l’obiettivo di tutelare il patrimonio culturale e l’identità delle etnie nomadi o seminomadi. Con il termine zingari si intendevano gli appartenenti alle minoranze dei gruppi etnici rom e sinti. Accanto si campi nomadi autorizzati e regolari sono sempre esistiti insediamenti informali di tende e baracche. Nel 2007 vi è il patto per la sicurezza. Nel 2008 vi l’emergenza nomadi. Nel 2007 vengono pubblicate le disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza e le misure urgenti in materia di espulsioni e di allontanamento per terrorismo e per motivi imperativi di pubblica sicurezza. Il patto per Milano sicura e quello per Roma sicura, funzionarono da propulsori per la dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni della Campania, Lazio e Lombardia. Questa situazione aveva determinato un aumento dell’allarme sociale, con gravi episodi che emettono in serio pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica. Le operazioni previste dalle ordinanze riguardavano tutti coloro che risultavano presenti negli insediamenti, autorizzati od abusivi. Il censimento iniziò subito dopo la sottoscrizione delle ordinanze di protezione civile. Il 5 febbraio del 2009, il prefetto di Milano presentò il nuovo regolamento delle aree destinate ai nomadi nel territorio del comune di Milano. Per essere ammessi era necessario dimostrare di non avere un reddito sufficiente per altre soluzioni abitative ed aderire al patto di socialità e di legalità. Avvocati per niente ed open society Justice Initiative, chiesero al tribunale civile di Milano di riconoscere la natura discriminatoria del decreto dell’emergenza nomadi e delle relative ordinanze, di dichiarare l’illegittimità del provvedimento, sia rispetto al diritto comunitario, sia a norme e principi di diritto interno, di rilevare l’insussistenza dei presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza. Nel 2013, la corte di cassazione dichiarò l’illegittimità della dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia. L’emergenza nomadi è ufficialmente finita. L’amministrazione comunale di Milano presentò il progetto di riqualificazione, messa in sicurezza ed alleggerimento delle aree adibite a campi nomadi, integrazione sociale delle relative popolazioni ed eliminazione di alcune aree. Il 23

novembre 2012 fu approvata la delibera della giunta comunale “approvazione delle linee guida dell’intervento dell’amministrazione comunale sul tema delle popolazioni rom, sinti e camminanti a Milano e dell’intesa con la prefettura di Milano”. Per quanto riguarda questioni di legalità, sicurezza ed ordine pubblico, era attiva una relazione stabile di collaborazione con il prefetto di Milano e le forze dell’ordine. Nella versione definitiva delle linee guida, gli obiettivi individuati sono:  Raccolta dati.  Gestione ordinaria dei campi autorizzati.  Superamento dei campi come soluzione abitativa a tempo indeterminato.  Integrazione scolastica dei minori.  Interventi di promozione e sensibilizzazione culturale.  Gestione dei campi autorizzati di sosta temporanea.  Contrasto e superamento degli insediamenti spontanei in condizioni di abusivismo ed irregolarità.  Realizzazione di strutture sperimentali emergenziali provvisorie a bassa soglia di accoglienza per nuclei famigliari per garantire il percorso di superamento reale e progressivo degli insediamenti.  Contrasto a nuovi insediamenti nel comune di Milano.  Contrasto alle attività irregolari ed illegali. Per quanto riguarda i cosiddetti campi nomadi autorizzati, chiusure e sgomberi, nella maggior parte dei casi, rispondono a motivazioni logiche diverse. Invece di consultare e coinvolgere le famiglie direttamente interessate, di pensare insieme a delle alternative che possano essere a lungo termine ed in linea con progetti ed aspirazioni delle persone, emerge spesso una mancanza di condivisione e di possibilità di scelta. Nel corso degli anni molte delle famiglie presenti hanno reperito soluzioni abitative autonome od hanno potuto usufruire di alloggi di edilizia residenziale pubblica e di altre strutture abitative e di accoglienza temporanee. Secondo il progetto del comune, la consegna delle nuove abitazioni avrebbe dovuto portare al trasferimento delle famiglie e quindi all’abbandono dei vecchi container e delle baracche ma questo non sembra essere avvenuto. Nella maggior parte dei casi, gli sgomberi non hanno fatto altro che peggiorare le condizioni di vita, spesso lasciando le persone senza un posto dove trascorrere la notte o costringendole a trovare altre soluzioni. Nella gran parte dei casi, gli sgomberi sono effettuati senza una notifica scritta. Tra gli obiettivi delle linee guida rom, sinti e camminanti del comune di Milano, vi è l’istituzione di centri di emergenza sociale. All’interno di essi opera un ente gestore, che ha il compito di fornire il servizio di ammissione e dimissione dei soggetti accolti. Nati nell’ambito delle linee guida rom, sinti e camminanti, l’accoglienza nei CES e nei CAA (centri di autonomia abitativa) è stata allargata ed estesa a favore di tutti quei nuclei famigliari che si trovano in situazioni di difficoltà abitativa “a causa di sgomberi da alloggi di edilizia residenziale pubblica occupati abusivamente oppure in seguito all’allontanamento da aree ed edifici dismessi occupati illecitamente e che accettano l’opportunità di entrare in un

percorso di orientamento, accompagnamento ed inclusione sociale”. I progetti devono prevedere una serie di obiettivi ed azioni, tra cui: 1. Rispondere alle emergenze abitative di nuclei famigliari in difficoltà. 2. Impostare un percorso di inclusione sociale, con attenzione specifica all’autonomia economica ed abitativa. 3. Consolidare il percorso di inclusione sociale 4. Favorire la presa di coscienza del fatto che per raggiungere i risultati auspicati siano indispensabili volontà ed impegno. 5. Motivare le famiglie al rispetto dei diritti dei bambini. 6. Promuovere il rispetto degli accordi di accoglienza sottoscritti al momento dell’ingresso, degli spazi e della strumentazione a disposizione nei centri. È dai primissimi anni del duemila che, nella zona a cavallo tra i quartieri nella periferia nordovest di Milano, sono presenti insediamenti di tende e baracche, sgomberati e puntualmente ricostruiti, abitati da migranti provenienti dalla Romania. Con l’approvazione delle linee guida rom, sinti e camminanti e con l’apertura dei CES e dei CAA, l’amministrazione ha dato prova di voler intraprendere una politica nuova, almeno per certi aspetti ma i punti critici restano tanti ed a pagarne le conseguenze sono ancora e sempre le famiglie. Quando l’amministrazione decide di sgomberare un insediamento non autorizzato, distrugge un mondo, sconvolge la quotidianità delle famiglie che ci vivono.

LA VITA DI U UN’ N’ N’ECC ECC ECCEZI EZI EZIONE. ONE. L’ L’ACC ACC ACCOGLI OGLI OGLIENZ ENZ ENZA AD DII R ROM OM E RO ROMEN MEN MENII A VER VERON ON ONA A Le storie delle migrazioni sono segnate da cambiamenti nelle dinamiche sociali di estraneità/inclusione. Fino agli anni ’70 a Verona, bersaglio delle politiche antizingari erano le famiglie di sinti che storicamente si accampavano nella periferia della città. Nel marzo 2001, il Cestim elabora ed ottiene un finanziamento per il progetto denominati “minori rom a Verona”. I rom romeni subentrano progressivamente ai sinti, ritornati nuovamente visibili nel dibattito pubblico. Il 29 maggio 2002, il centro di responsabilità ecologia, intima la pulizia dell’area dove si trovano accampamenti di extracomunitari, preannunciando uno sgombero per il 5 giugno. Il 3 giugno, l’ufficiale della polizia municipale comunica che lo sgombero degli extracomunitari accampato in via delle Spianà viene spostato a mercoledì 19 giugno 2002. La sospensione dello sgombero sembrerebbe rappresentare un fatto importante e nuovo. Le motivazioni della sospensione sono varie. Certamente la mediazione operata dalle realtà antirazziste rappresenta un fattore rilevante in quell’estate. Vi concorrono anche motivazioni di efficacia produttiva. La sospensione dello sgombero ha aperto uno spazio politico di contatto e relazione. Il 5 settembre 2002, il quotidiano veronese l’Arena dà inizio a quella che definisce un’inchiesta sulle baraccopoli nascoste di Verona. Il 13 settembre lo stesso giornale ci informa che sono cominciati gli sgomberi dei clandestini sparsi nelle varie baraccopoli attorno alla città: è stato sgomberato il rifugio dei rumeni. Il fondamento della sovranità sta nell’eccezione, cioè nel potere di sospendere la legge. La situazione concreta esige un adattamento rispetto alla norma. Con l’utilizzo dell’eccezione, il potere cerca di recuperare lo scarto con la vita quotidiana. L’eccezionalità produce una doppia conseguenza: da una parte conferma le regole che viene salvaguardata; dall’altra il potere accresce. La situazione concreta da appello ad altre norme, non sempre scritte o scrivibili. L’eccezione rappresenta sempre un potenziale di disequilibrio. L’eccezione Spianà viene presentata dalla nuova amministrazione comunale come esempio di una politica dell’accoglienza. Per realizzare l’accoglienza eccezionale dei rom della Spianà entra in campo un soggetto sociale importante, l’istituto don Calabria. L’amministrazione comunale si impegna ad allestire un’area attrezzata di servizi minimi ed a finanziare parzialmente il don Calabria nella predisposizione dell’accoglienza. Il don Calabria sv...


Similar Free PDFs