L’INFORMALE IN ITALIA PDF

Title L’INFORMALE IN ITALIA
Course Arte - 5 anno
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Alberto Burri (1915-1995),Lucio Fontana (1899-1968),ESPRESSIONISMO ASTRATTO,Jackson Pollock (1912-1956),Mark Rothko (1903-1970),NEW DADA,Jasper Johns (1930)POP-ARTAndy Warhol (1928-1987),Roy Lichtenstein (1923-1997)...


Description

L’INFORMALE IN ITALIA Dopo gli anni del Fascismo l’arte italiana ritrova una propria autonomia attorno ai due centri di Roma e Milano dove si sviluppano due correnti artistiche principali sia nel solco della tradizione che alla ricerca di rinnovamento. Da una parte troviamo il Realismo (arte relazionata con la realtà che ha radici ideologiche nel realismo socialista dell’Unione Sovietica) e dall’altra l’Astrattismo (si riafferma la legittimità della scelta dell’arte astratta, i più convinti artisti che scelgono questa corrente sono i firmatari del manifesto politico Forma 1). Con l’espressione arte informale si intende la nuova astrazione comparsa dagli anni Quaranta in Europa che rinuncia a qualsiasi forma e si compone solo di segni e colore liberamente disposti su tela. La genericità della definizione, concettuale molto ampia, fa si che non sia riferibile a una scuola precisa e che possa comprendere anche l’esperienze americane dell’ Espressionismo astratto e dell’ Action Painting. Alberto Burri (1915-1995) Nato a Perugia, si laurea in medicina, ma viene travolto dagli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale e portato prigioniero in un campo di concentramento in Texas. Forse proprio questa esperienza lo avvicina alla pittura che inizia a praticare a tempo pieno una volta liberato. Si stabilisce a Roma e si avvicina agli ambienti dell’informale interessandosi alle problematiche della materia, che sarà poi parte fondamentale delle sue opere, simbolo di ricerca e sperimentazione. Sacco e Rosso (1954) Opera che fa parte della serie dei sacchi, un insieme di composizioni realizzate con brandelli di sacchi, dove possiamo osservare la riproduzione nella pratica del concetto di Burri dell’evidenziazione della materia attraverso la disposizione su uno sfondo dipinto completamente di rosso di diversi brandelli incollati su vari strati di sacco, in modo da creare un’immagine a rilievo che neghi la bidimensionalità dello spazio pittorico. In realtà i diversi brandelli sono sistemati con grande attenzione, i colori sono accostati con armonia e i brandelli sono lacerati o cuciti a discrezione dell’artista. Burri utilizza i sacchi affinché ci raccontino la loro storia parallela a quella degli uomini che li hanno utilizzati, il sacco è una metafora dell’umanità e osservando l’opera si può indagare sé stessi. Cretti I cretti sono una serie di opere in cui Burri sperimenta mischiando colore acrilico e vinavil su pannelli di cellotex, un materiale industriale composto da trucioli di segatura e colla pressati a caldo. La superficie risulta sempre irregolare e casuale e la gamma cromatica si limita al bianco ed al nero. Come in Cretto nero (1979). Il ciclo presenta influenze antiche collegate all’Umbria o al Texas. La ragnatela che i solchi vanno a formare dà consistenza e significato alla materia, che però non diventa solo simbolica, assume il valore di una testimonianza di vita, di una vita percorsa e frantumata da numerose crepe che vanno a formare la ragnatela e che si dimostrano ricche di valori ed insegnamenti. In Grande Cretto (1985-2015), la serie è portata su scala ambientale con questa grande opera per il paese siciliano di Gibellina che era stato raso al suolo da un terremoto nel ’68. Lucio Fontana (1899-1968) La sua esperienza artistica si concentra sul gesto e sulla creazione di nuovi spazi. Nasce a Rosario di Santa Fe, Argentina, ed inizia i suoi studi a Milano dove lo porta il padre scultore. Torna a Rosario tra il ’25 e il ’27, ma poi torna in Europa per studiare presso l’Accademia di Brera. Si avvicina agli ambienti dell’avanguardia europea e agli inizi della Seconda Guerra Mondiale si trasferisce a Buenos Aires diventando professore all’Accademia della città e partecipa alla stesura del Manifesto blanco, che mette le basi dello Spazialismo (non imporre più allo spettatore un tema figurativo, ma metterlo nella condizione di crearselo con la sua

immaginazione). Inizia ad avvicinarsi a nuovi materiali su cui opera in maniera provocatrice con buchi o strappi ricercando uno spazio oltre la bidimensionalità della tela. Attraverso una manipolazione dello spazio fisico vuole superare i limiti di bidimensionalità e tridimensionalità rispettivamente della pittura e della scultura con i cosiddetti ambienti spaziali che andavano poi quasi sempre smantellati. Superare i limiti della pittura cosi come quelli della scultura attraverso la manipolazione dello spazio fisico e dell’ambiente. Si dedica alla progettazione spaziale- > ambienti spaziali: stanze e corridoi in cui interviene utilizzando vari mezzi nell’intento di creare un luogo di libertà emotiva dello spettatore Concetto spaziale, Attese (1962) Nella serie concetti spaziali Fontana ricerca il senso di un’interruzione della continuità e bidimensionalità di una superficie. Si tratta di un olio su tela dipinta color oro dove possiamo osservare 5 tagli eseguiti dall’artista che deturpano la tela come delle ferite. Tuttavia dai bordi netti possiamo capire come questi tagli siano stati fatti in maniera ponderata e non improvvisati, hanno dunque un valore indagatore di ricerca di un concetto spaziale diverso. Guardare oltre la bidimensionalità della tela era indice di grande innovazione ed andava contro qualsiasi valore tradizionale in maniera ancora più estrema delle Avanguardie storiche. ESPRESSIONISMO ASTRATTO Corrente artistica che domina la scena degli Stati Uniti nel dopoguerra che presenta elementi della tradizione americana e suggerimenti di vari artisti europei che si erano rifugiati lì. Come l’Espressionismo la caratteristica fondamentale è l’aggressività dei colori, che però sono posti in ambienti astratti senza connessioni con la realtà. Le origini della corrente sono individuate inizialmente nell’arte primitiva o tribale e nel mito classico e successivamente nella pittura stessa intesa come azione originaria. Negli anni ’50 assume anche valore politico ed è appoggiato dal governo statunitense che lo promuove all’estero facendogli incarnare i valori tipici della democrazia americana ovvero individualismo e libertà. Dal punto di vista stilistico si possono individuare due correnti principali nel movimento: l’Action Painting (il gesto stesso del dipingere è concepito come espressione spontanea del vissuto dell’artista, forte legame artevita) e la Color Field Painting (il colore è distribuito per larghe campiture e il dipinto è uno spunto di meditazione per l’osservatore). Entrambe le tendenze creano opere di grandi dimensioni poiché le opere dovevano creare ambienti a sé stanti dove gli spettatori potessero immergersi e sentirsi coinvolti. Jackson Pollock (1912-1956) Maggior esponente dell’Action Painting, ha condotto una vita sregolata come quella di un bohémien. La sua formazione è abbastanza irregolare e fatta di malavoglia, ha sempre subito il fascino del Muralismo messicano e dei Sand Paintings . A meno di 30 anni era già affetto dall’alcolismo e fu costretto ad andare in terapia psicanalitica avendo la possibilità di avvicinarsi alle teorie di Jung, padre fondatore della psicanalis, e conosce le avanguardie culturali europee dalle quali rimane immediatamente affascinato. Foresta incantata (1947) Grande tela dal soggetto visionario dove possiamo vedere una fitta ragnatela di colori che si mescolano tra loro e si sovrappongono gli uni agli altri in schizzi e colature rese con l’innovativa tecnica del dripping, che consiste nell’utilizzare il pennello per sgocciolare in modo più o meno regolare i colori sulla tela o su dei cartoni distesi al suolo, come faceva Pollock. La tecnica è molto ripetitva però i risultati che dà sempre diversi Pali blu (1953) Opera realizzata con la tecnica del dripping, Pollock lavorò con la tela disposta a terra: prima di tutto la schizza con batuffoli di cotone o pennelli; poi vi cola sopra fili sottili di colore rosso,

giallo e argento, che a seconda del movimento fatto dalla mano prendono i percorsi più diversi e casuali. Ne nasce un caotico labirinto in cui ognuno può immaginare ciò che vuole. I pali blu del titoli sono gli 8 segmenti verticali inclinati che percorrono in orizzontale tutto il dipinto scandendolo in maniera spaziale e temporale come se fosse un pentagramma. Sono gli unici elementi geometrici dell’opera e rappresentano la ragione sopraffatta dall’irrazionale. Mark Rothko (1903-1970) Protagonista della Color Field Painting, di origine ebraiche nasce in Russia. A 10 anni emigra con la famigli negli Stati Uniti per andare a vivere col padre. Studia a Portland e poi alla Yale University però l’abbandonerà per trasferirsi a New York dove scoprirà la pittura a cui dedicherà la sua vita fino al suicidio. Inizia come pittore realista, poi viene influenzato dal Surrealismo, dopodiché si avvicina al momento dei multiforms, tele con macchie cromatiche dalle forme più svariate però semplici ed indipendenti dal colore. Infine raggiunge il periodo classico quando riesce a liberare definitivamente il colore dalla forma. Violet, Black, Orange, Yellow on White and Red (1949) Tela di un giallo uniforme in cui si possono vedere fasce verticali rosse ai lati, un riquadro esterno bianco ed una striscia centrale nera che divide il dipinto nella parte superiore dove vi è un rettangolo violaceo e nella parte inferiore, occupata da un rettangolo arancione ed uno giallo intenso. Le campiture sono quanto più uniformi ed ampie ed i bordi dei rettangoli sono incerti. Rothko vuole che i suoi dipinti creino un rapporto profondo con lo spettatore e che i colori comunichino con la sua anima, per questo motivo l’osservatore deve trovarsi di fronte all’opera, che quindi è spesso sollevata da terra anche affinché l’osservatore ci si possa immergere e non dominarne le dimensioni immediatamente. Inoltre l’illuminazione deve essere minima, i dipinti devono essere immersi in una luce soffusa. No.207 (Red over Dark Blue on Dark Gray – 1961) Grande tela dallo sfondo grigio scuro dove si possono individuare in basso un irregolare rettangolo blu e in alto un più grande rettangolo rosso che si stacca con decisione dallo sfondo, Rothko voleva racchiudere la sua intera esistenza, secondo la teoria che andava maturando del valore espressivo dell’interiorità dell’artista dei colori. Questi colori cupi riflettono il suo stato di depressione. No.301 (Red and Violet over Gray – 1959) Rothko approdò progressivamente alla totale dissoluzione della forma e alla sua sostituzione con semplici campiture di colore. Egli prediligeva il grande formato per le sue opere e organizzava sin nei più minuti dettagli l'allestimento delle stesse, per assicurarsi che si rivelassero progressivamente all'osservatore. Rothko stende il colore per velature successive, per determinarne l'intensità e la trasparenza. Le campiture sono il più regolare e uniforme possibile come, ad esempio, in No. 301, dove il rosso, colore che, a un primo impatto, sembra dominare, è in realtà attentamente orchestrato su un fondo di colore rosso-violaceo. NEW DADA Forma d’arte che vuole rivolgersi al quotidiano utilizzando materiali di recupero e senza valore estetico, nasce durante un periodo (anni Cinquanta) di riscoperta delle opere dadaiste in particolare di Duchamp. Gli oggetti utilizzati erano quelli pubblicizzati ovunque e l’utilizzo di questi soggetti pone le basi della futura Pop Art. I toni sono impersonali e le tecniche utilizzate soprattutto il collage o l’assemblage, dove il coinvolgimento emotivo dell’autore è meno evidente. Robert Rauschenberg (1925-2008) Dopo un’esperienza in marina abbandona gli studi di farmacologia e si dedica all’arte studiando presso varie istituzioni. Dopo aver viaggiato a Roma ed in Nord Africa va a vivere a New York e

conosce Jasper Johns con cui inizia una serie di collaborazioni. Nel 1990 è tra i maestri dell’arte contemporanea e viene persino creata una fondazione a lui intitolata. Bed (1995) Uno dei primi esempi di combine-paintings, assemblaggi di oggetti o materiali di varia natura spesso dipinti o associati al colore, che rappresentano una fusione tra pittura e scultura. Un letto completo formato da materasso, lenzuola, coperta e cuscino è posto verticalmente dentro una cornice, contraddicendone così l’uso e la funzione. L’opera può essere divisa in 3 parti: in alto una porzione di federe e di lenzuolo bianchi con scarabocchi a matita; nel mezzo federa, lenzuola e coperta che formano un tutt’uno grazie alle vernici colorate e coprenti che sono state applicate; in basso, la terza sezione che occupa poco meno dell’intera opera, vi è la sola coperta che in quanto patchwork è un dipinto preconfezionato. Il colore presenta delle colature ì, ricordando il dripping di Pollock. Jasper Johns (1930) Dopo gli studi discontinui serve per due anni nell’esercito per la leva, una volta tornato va a New York dove entra in contatto con l’ambiente artistico grazie al legame con Rauschenberg e diviene tra i grandi artisti protagonisti di quegli anni con la sua prima mostra nel ’58. La sua pittura è legata al New Dada, conoscerà Duchamp e continuerà a lavorare nella pittura e nella scultura ottenendo molti riconoscimenti e successi. Divide con Rauschenberg l’idea di abbattere le frontiere tra arte e vita e per questo inserisce nelle sue opere oggetti quotidiani. Flag (1954/1955) L’opera con cui Johns mostra la sua unicità. Il dipinto ha le stesse dimensioni della bandiera americana a stelle e strisce e ne rispetta i colori ed il disegno. Dipingendo un soggetto “banale” Johns porta l’attenzione dell’osservatore su altri aspetti, come quello formale, che elabora con grande attenzione. La tecnica utilizzata è molto complessa e prevede l’unione di olio e collage all’encausto, una tecnica antica che prevede l’utilizzo di cera a creare una forte presenza materica. Al di sotto del colore si possono osservare brandelli di quotidiani e giornali, elementi autonomi non destinati all’uso per cui sono stati creati, che simboleggiano l’idea di eliminare le barriere tra arte e vita di Johns. L’artista racconta che l’idea gli sia venuta in un sogno, ma si possono vedere molteplici significati come la sua esperienza personale nell’esercito o la Guerra Fredda . Johns lascia le porte aperte alle interpretazioni. POP-ART Nasce in Inghilterra e si sviluppa negli anni Sessanta negli Stati Uniti. Letteralmente vuol dire arte popolare, si trova in opposizione all’intellettualismo che contrassegnava le altre correnti artistiche come l’Espressionismo Astratto e rivolge la propria attenzione sugli oggetti, sui miti e sul linguaggio della società dei consumi. L’appellativo popular viene inteso come arte di massa, prodotta in serie; poiché la massa non ha volto la pop-art risulta anch’essa anonima affinché possa essere compresa dal più grande numero possibile di persone. I valori che rappresenta sono quotidiani e banali, ma volutamente. Le motivazioni degli artisti di questa corrente si possono trovare nell’ossessiva pubblicità, nel consumismo, nel fumetto visto come unico veicolo di comunicazione scritta ed i prodotti di grande diffusione sono spesso i soggetti delle loro opere. Il loro intento è offrire spunti di riflessione sul valore degli oggetti o di coloro che sono considerati miti. L’intervento artistico avviene mediante la manipolazione dell’immagine dei soggetti, che vengono dilatati, ripetuti o modificati nelle forme e nei colori. L’artista non può più fare alcuna opera soggettiva, manipola semplicemente le immagini. Gli artisti pop non sono dei ribelli quanto lo vorrebbero sembrare, le loro opere appaiono più curiose che provocatorie e il loro impatto con la realtà è sarcastico, di conseguenza asseconda il modello di sviluppo che rappresenta, a differenza dell’Action Painting di Pollock. Uno dei temi preferiti della pop-art è il cibo, che nella società statunitense è diventato anch’esso simbolo

del consumismo, non si mangia per mangiare, ma per consumare. La Pop-art può quindi essere definita un’arte di consumo che deve essere consumata come qualsiasi altro prodotto. Andy Warhol (1928-1987) Rappresentante più tipico della Pop-art americana, crea un vero e proprio personaggi anticonformista con il suo look eccentrico e i suoi vestiti vistosi. Si identifica perfettamente con la società dei consumi americana e con i suoi valori. Tutta la sua formazione avviene in America, nel 1960 inizia a produrre i suoi primi dipinti aventi come soggetto di partenza strisce di fumetti o prodotti di largo consumo. Nel ’62 adotta principalmente il procedimento della stampa serigrafica (procedimento meccanico di stampa anche a più colori con l’utilizzo di seta, colle e speciali colori) così da poter riprodurre numerose copie impersonali della stessa opera. Inizia anche la sua “Factory”, un appartamento a New York dove riunisce diversi giovani collaboratori a cui viene delegata l’esecuzione delle opere. Successivamente si avvicina al cinema sperimentando una estetica della noia in modo provocatorio. A inizio anni Settanta riprende l’attività pittorica concentrandosi sul ritratto, in seguito sperimenta con altri media quali televisione ed editoria. Green Coca-Cola Bottles (1962) Grande tela che rappresenta la tecnica pittorica seriale dell’artista. Una volta appropriatosi dell’immagine, in questo caso una bottiglia di Coca-Cola, Warhol la ripete in modo seriale con una precisione geometrica, utilizzando lo stesso linguaggio della propaganda pubblicitaria, che è secondo l’artista la sola cosa che la gente può capire a forza di esserne stata bombardata. Marilyn Monroe (1967) Nella logica della società capitalistica anche i miti possono essere consumati, ne è un esempio Marilyn Monroe, che per Warhol non è diventata un’icona per la sua bravura o sensualità, ma grazie alla riproposizione continua della sua immagine da parte dei mass media. Warhol, seguendo questa logica, lavora a decine di dipinti e serigrafie che riproducono il volto sorridente dell’attrice con colori sempre diversi. Il personaggio scompare e rimane solo l’immagine, dopo l’ennesima ripetizione perde qualsiasi significato; viene tolta, attraverso l’infinità ripetitività, che provoca una troppa conoscenza, qualsiasi espressività e senso al personaggio raffigurato. Minestra in scatola Campbell’s (1968) Gli oggetti pop per eccellenza erano i cibi, in particolare quelli artificiali, in scatola, surgelati, per chi non ha tempo o voglia di cucinare. Con 32 tele raffiguranti 32 diverse varianti della minestra in scatola Campbell’s Warhol rende omaggio a questo oggetto simbolo del pop. Per Warhol un’opera del genere può rendere artistico il quotidiano o smitizzare l’arte portando al livello della quotidianità. Per Warhol tutto è bello e tutto è noioso nella stessa maniera. Sedia elettrica Il consumo dell'immagine non risparmia nessun aspetto della vita. Warhol applica lo stesso procedimento serigrafico anche ad eventi tragici riproposti dalla stampa: incidenti stradali, disastri aerei, condanne a morte. Nel 1971 l'artista realizza un portfolio di dieci serigrafie dedicate alla sedia elettrica, strumento utilizzato nelle esecuzioni delle carceri americane, presentate con colori stridenti e forti. Roy Lichtenstein (1923-1997) Uno tra i massimi interpreti della Pop-art. La sua formazione artistica è tutta americana e risente dunque della grafica pubblicitaria e del disegno industriale. Durante la Seconda Guerra Mondiale deve andare al fronte, ma una volta ritornatovi riprende i propri studi artistici all’Università dell’Ohio, dove insegna anche fino al ’51. Ai suoi esordi pittorici segue le teorie dell’Espressionismo astratto, ma nel 1961 si verifica la svolta pop, quando conosce Warhol. Il

fumetto è il principale soggetto delle sue opere, che partono dall’analisi di una qualsiasi vignetta che viene poi ingigantita, riproponendola in modo nuovo e inconsueto. M-Maybe (1965) Opera dove è evidente l’utilizzo della tecnica della retinatura (i toni di grigio e le sfumature di colore vengono resi con aree omogenee puntinate quasi a creare una rete). Il sottotitolo “A Girl’s Picture” indica il soggetto dell’opera. Il volto della ragazza è ottenuto dall’accostamento di tantissimi puntini rossi come avviene nel procedimento tipografico di stampa, mentre i capelli biondi sono resi uniformemente. Nel fortissimo ingrandimento che impone l’artista la trama dei puntini si sgrana e provoca un effetto di straniamento, come se ciò che è rappresentato fosse qualcosa di astratto. Proprio c...


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