L’avvento del fascismo in Italia PDF

Title L’avvento del fascismo in Italia
Author Letizia Torelli
Course Storia
Institution Liceo (Italia)
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Riassunto capitolo 7 unità 2...


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L’AVVENTO DEL FASCISMO IN ITALIA STORIA | CAPITOLO 7

1. LA SITUAZIONE DELL’ITALIA POSTBELLICA Le tensioni del dopoguerra ebbero un impatto negativo sull’Italia, dove le istituzioni liberali si rivelarono incapaci di contenerle e incatenarle in forme di protesta pacifica e costruttiva.

PROTESTE SOCIALI Al termine del conflitto le masse operaie e contadine italiane rivendicarono:

• •

Un’adeguata rappresentazione in parlamento La divisione e la distribuzione delle terre che erano state promesse loro durante la guerra

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Maggiore eguaglianza e maggiori diritti Miglioramento delle condizioni di lavoro e dei salari

Come negli altri paesi europei il numero di iscritti ai sindacati era salito moltissimo. Nel cento Nord le proteste di tali operai scaturirono in una serie di scioperi e proteste mentre al sud i contadini occuparono le terre incolte. Questo periodo venne detto «biennio rosso». I conflitti sociali furono esasperati dall’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi. Questo clima vide le due fazioni di destra e di sinistra di pareri contrastanti. Mentre la sinistra optava per una soluzione bolscevica, la destra si dimostrò turbata a riguardo e reagì duramente alle proteste operaie.

CRISI ECONOMICA La classe dirigente italiana si trovò a dover affrontare anche la crisi economica. Nel paese cominciò a pesare la debolezza del mercato interno, incapace di sostenere una ripresa dei consumi. Si aggiunsero anche problemi di tipo finanziario. Con la cessazione dei prestiti americani, l’inflazione e il debito pubblico cominciarono ad aumentare, rendendo impossibile al governo investire nell’economia. Il tutto era aggravato da una mancanza di fiducia nei propri governanti sia da parte degli operai che dal ceto medio borghese. I governi liberali furono messi in difficoltà anche dall’esito delle trattative di pace, che riconobbero solo parzialmente le richieste italiane, facendo nascere il mito della “vittoria mutilata”. Le stesse istituzioni liberali furono considerate troppo deboli per sopportare la competizione nazionale.

I PARTITI DI MASSA A destabilizzare il ceto del governo liberale fu anche il rilevante ruolo assunto dai partiti di massa. In particolare, la nascita del Partito popolare italiano, nato nel 1919 ad opera del sacerdote Luigi Sturzo, influenzò l’opinione pubblica. Il partito era ispirato ai principi del solidarismo cristiano e prevedeva: •

Riforma agraria: suddivisione delle terre incolte tra i contadini

• •

Riforma del fisco: distribuzione più equa tra le classi povere e quelle più agiate Una legislazione sociale che migliorasse le condizioni di vita e il lavoro



Scelta dell’interclassismo ovvero una cooperazione tra borghesia e lavoratori

Il consenso del Vaticano a costituire un partito cattolico, stava a significare che la Chiesa aveva acconsentito a partecipare alla vita politica, in vista delle elezioni. Le elezioni del 1919 sancirono il clamoroso successo del Partito socialista. Il loro successo fu favorito dall’introduzione del sistema elettorale proporzionale, per cui il numero dei seggi in parlamento veniva assegnato a seconda del numero dei voti che ciascun partito riceveva alle elezioni. In queste elezioni si votarono, non più i singoli candidati, ma le liste e la scelta del cittadino poté concentrarsi sui programmi dei partiti e sulle loro differenze.

2. IL CROLLO DELLO STATO LIBERALE La mancata netta maggioranza tra i partiti alle elezioni del 1919 sancì l’impossibilità di costituire un governo stabile. Il rifiuto da parte dei socialisti di allearsi con i liberali e con i cattolici fu un ostacolo insuperabile. Le profonde divisioni del partito socialista, tra riformisti e massimalisti, trovarono sfogo nella nascita del Partito comunista d’Italia, fondato da Antonio Gramsci nel 1921. Il Partito comunista si appoggiò alle idee bolsceviche di Lenin, incolpando i socialisti riformisti di tradire gli ideali socialisti. Ben presto i comunisti arrivarono allo scontro di piazza con gli esponenti dell’estrema destra che si erano riuniti nel partito fascista.

NASCITA DEL PARTITO FASCISTA Nel 1919 Benito Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento, ottenendo scarsi risultati. Nel 1920 egli intuisce quale sia la strategia per portare la sua formazione politica all’attenzione dei cittadini, ovvero sfruttare la paura borghese di una possibile rivoluzione bolscevica e farsi portabandiera del ritorno all’ordine. Creò quindi delle squadre punitive che si impegnarono in una lunga serie di violente manifestazioni di crudeltà contro la sinistra. Questo fenomeno, detto squadrismo, era formato principalmente da reduci di guerra, che aggredivano e distruggevano tutto, solo per creare scompiglio. A loro si aggiunsero disoccupati e piccoli proprietari. Vennero chiamati “camice nere” e divennero l’incubo di tutti coloro che non ne facevano parte. Davanti a tutto ciò i liberali decisero di non intervenire credendo che le due forze si sarebbero annullate da sole. Tuttavia, al momento decisivo le forze liberali non seppero fermare l’avanzata di Mussolini e dei suoi seguaci.

3. L’ULTIMO ANNO DEI GOVERNI LIBERALI La mancanza di un effettiva maggioranza in parlamento indusse Giolitti nel 1921 a sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Giolitti intraprese la campagna elettorale con la strategia del cosiddetto «blocco nazionale» ovvero l’alleanza tra liberali, nazionalisti e fascisti allo scopo di ridimensionare il Partito popolare e quello socialista. Alle elezioni del 1921 i cattolici si rafforzarono ma tuttavia i socialisti si confermarono il primo partito. Grazie all’alleanza con i liberali i fascisti ottennero 35 seggi in parlamento e il partito risultò più rassicurante. Nel 1921 Mussolini trasformò i Fasci nel Partito nazionale fascista, il quale presentò un nuovo programma politico che includeva:

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• •

Rinuncio al repubblicanesimo Rigetto del laicismo



Liberismo economico

Mussolini comprese che la disunione delle forze parlamentari avrebbe impedito la vittoria e si organizzò per l’attacco decisivo. Tra il 27 e il 28 ottobre 1922 gli squadristi si posizionarono all’ingresso di Roma mentre il governo Facta chiese a Vittorio Emanuele III di decretare lo Stato d’assedio e di sconfiggere i fascisti. Tuttavia il re si rifiutò di firmare lo Stato d’assedio e il 30 ottobre offrì a Mussolini la possibilità di formare il suo governo, affidandogli la presidenza del Consiglio.

4. LA COSTRUZIONE DEL REGIME FASCISTA FASE LEGALITARIA DELLA DITTATURA Mussolini formò un governo di cui facevano parte fascisti, nazionalisti, liberali, popolari e indipendenti, nonché rappresentanti delle forze armate. Ciò non gli impedì comunque di intraprendere la sua azione governativa. Nel dicembre 1922 la Camera dei deputati concesse al governo ampi poteri e il Gran consiglio del fascismo assunse un ruolo di notevole importanza. Anche le prerogative del presidente del Consiglio si accrebbero. Mussolini puntava ad una trasformazione delle istituzioni. Per occupare lo spazio politico desiderato, Mussolini aveva bisogno di vincere le forze popolari. Gli attacchi intimidatori e le trattative gli permisero di ottenere il ritiro dei ministri popolari dal governo. Nel 1923 venne approvata una nuova legge elettorale, la «legge Acerbo», che prevedeva che il partito con il maggior numero di voti avrebbe avuto i due terzi dei seggi parlamentari. Le nuove elezioni politiche si tennero nel 1924 e nuovamente si formò un blocco composto da fascisti, liberali e nazionalisti.

FASCISTIZZAZIONE DELLO STATO Gli anni dal 1925 al 1929 sono considerati quelli in cui il regime autoritario fascista fu del tutto formato. Grazie ad un’intensa attività legislativa Mussolini riuscì a condurre l’imposizione della dittatura sull’Italia. Le leggi tra il 1925 e il 1926 furono dette «leggi fasciatissime»:

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Abolizione del diritto di sciopero e dei sindacati Legalizzazione di un unico sindacato fascista

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Ampliamento dei poteri del capo del governo Abolizione della libertà di associazione e di stampa

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Soppressione della democrazia Creazione dell’Ovra: polizia politica segreta incaricata di indagare sugli oppositori politici



Istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato che doveva condannare tutti gli oppositori politici: i condannati venivano incarcerati, mandati al “confino” (venivano portati in isolamento dove dovevano vivere senza poter lavorare, di solito morivano di fame o di pestaggio) o subivano la pena di morte

FASE STATALISTA DELLA DITTATURA Dopo il 1925 si avvia la fase statalista caratterizzata da un aumento generalizzato della produzione e dei commerci internazionali, ma anche da una dura imposizione dell’ordine. Ciò garantì al fascismo un crescente consenso interno e un certo apprezzamento a livello internazionale. Al fine di combattere l’inflazione Mussolini decise di rivalutare la moneta e di limitarne la circolazione con una conseguente diminuzione dei salari e una restrizione del credito. Il valore della Lira, tuttavia, all’estero rimaneva basso e per evitare che l’inflazione raggiungesse anche i Paesi esteri, questi ultimi crearono alte barriere doganali con una conseguente diminuzione delle esportazioni.

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Mussolini al fine di far sviluppare nuovamente l’agricoltura, che era stata demolita dalle esigenze di guerra, decise di intraprendere una politica di autosufficienza alimentare, dando il via alla cosiddetta «Battaglia del grano» per cui chi avrebbe prodotto più grano avrebbe ricevuto delle agevolazioni. Per raggiungere questo obiettivo vennero sradicate altre coltivazioni come gli ulivi e le viti che avrebbero dato rendite migliori rispetto al grano. Non tutti i territori, inoltre, erano adatti alla coltivazione del grano così negli anni Trenta dovettero bonificare alcuni territori. I PATTI LATERANENSI Nel 1928, una volta demolito legalmente lo Stato liberale, Mussolini cercò di ampliare il proprio consenso facendo del cattolicesimo uno dei capisaldi del regime. A questo scopo intraprese una politica di “riconciliazione” tra Stato e Chiesa che si concluse con la firma dei Patti lateranensi del 1929. Gli accordi prevedevano: •

Ampliamento dei consensi elettorali

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Riconoscimento dello Stato italiano con Roma capitale Riconoscimento della Città del Vaticano come Stato indipendente Validità civile del matrimonio religioso Insegnamento obbligatorio della religione cattolica in tutte le scuole pubbliche

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Il Cattolicesimo diventa religione di stato: chi non era cattolico poteva essere perseguitato I sacerdoti vengono inseriti nella normale amministrazione pubblica (prerogative + stipendio)



Introduzione di numerose festività, ovvero giorni in cui non si lavorava

La religione cattolica fu usata come consolidamento dello Stato e del regime fascista. Lo Stato liberale era ormai finito, il Parlamento non aveva più poteri e i diritti dei cittadini erano stati fortemente limitati. Con queste prerogative avrebbe avuto inizio la fase totalitarista del regime.

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DATE

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1919: nascita del Partito popolare italiano (Sturzo)

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1919: nascita dei Fasci italiani di combattimento (Mussolini) Elezioni 1919: vincono i socialisti 1920: nascita dello «squadrismo» 1921: nascita del Partito comunista d’Italia (Gramsci)

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1921: nascita del Partito nazionale fascista Elezioni 1921: vincono i socialisti

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27-28 ottobre 1922: marcia su Roma (Mussolini) 30 ottobre 1922: Mussolini diventa Presidente del Consiglio



1925-1929: fascistizzazione dello Stato

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1925-1926: emanazione «leggi fascistissime» 1929: Patti Lateranensi...


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