Politica estera del fascismo PDF

Title Politica estera del fascismo
Author Mario Corbino
Course Storia moderna
Institution Università telematica Universitas Mercatorum di Roma
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Summary

Elaborato storia delle relazioni internazionali. IL FASCISMO RACCONTATO BREVEMENTE...


Description

Lo studente illustri i principali tratti della politica estera del fascismo. Il fascismo, nato in Italia nel 1919, è stato un movimento politico ad opera di Benito Mussolini, trasformatosi poi in un regime totalitario. Il movimento fascista nacque in risposta alla rivoluzione bolscevica del 1917 e alle lotte operaie e contadine che portarono ad occupazioni di fabbriche e numerosi scioperi. Il fascismo quindi rappresentava una nuova occasione rifiutando i principi della democrazia liberale e riconoscendo però la proprietà privata. Dopo la marcia su Roma, messa in atto per conquistare la guida del paese in Italia, lo stato fascista prende vita iniziando ad abolire le libertà costituzionali di base e con la coercizione, insieme ai poteri forti del paese, il fascismo condizionerà le abitudini, la cultura ed il futuro politico dei cittadini italiani. La politica estera del fascismo attraversa varie fasi ma è sempre caratterizzata da eletti di continuità legati alla coerenza ideologica interna al regime. Alle origini della politica estera fascista vi è il mito della vittoria mutilata ed il sentimento nazionalista per i risultati della pace del 1919 di Versailles che si tradusse in un revisionismo dei trattati di pace. Per tutti gli anni ’20 tuttavia, la politica estera del fascismo fu volta in primo luogo ad accreditare all’Italia un volto di mediazione tra le potenze di mantenimento degli equilibri tra gli europei; in questo periodo Mussolini era alla ricerca di una legittimazione internazionale che in qualche misura ottenne partecipando nel 1925 alla Conferenza di Locarno in veste di garante insieme all’Inghilterra. Stabilizzatosi il regime e recuperato il controllo della Libia che era stato perduto durante la guerra, le ambizioni espansionistiche del fascismo si manifestarono negli anni ’30. Punti fermi della politica estera italiana rimanevano comunque quelli del periodo liberale Giolittiano ovvero l’africa nord-orientale e l’area balcanicodanubiana, ma l’attivismo fascista si scrisse in una fazione profondamente modificata all’aggressività della Germania di quegli anni. Oltretutto le ambizioni di Mussolini, che nel 1932 assunse la carica di Ministro degli esteri, erano anche condizionate dalla debolezza militare dell’Italia che lo costringeva ad appoggiarsi ad una grande potenza, atteggiandosi di volta in volta, garante della pace e a fautore di una revisione degli equilibri internazionali. Nel 1933 l’italia firmò con Francia, Gran Bretagna e Germania un patto che espresse la volontà di inserire il nuovo regime hiltleriano nel contesto europeo. L’uscita della Germania dalla società delle nazioni e l’avvio del riarmo tedesco, privarono l’Italia dalla sua funzione di mediatrice che fino ad

all’ora aveva assunto. Nell’ottobre 1935 l’Italia fascista rimase in Etiopia con il tacito assenso francese e la schiacciante superiorità militare consente all’Italia di piegare nel maggio 1936 la resistenza Etiope. Va rammentato come le truppe italiane condussero una brutale e spietata guerra totale facendo anche le popolazioni civili oggetto di bersaglio; queso provocò una dura reazione da parte della comunità internazionale ed in particolare per la società delle nazioni che adottò nei confronti dell’Italia pesanti sanzioni economiche, bloccando i rifornimenti esteri all’industria bellica. Mussolini ne fece un uso propagandistico; la conquista dell’Etiopia fu un momento di massimo consenso degli italiani nei confronti del regime, ma la guerra di Etiopia rovesciò anche gli equilibri europei. L’Italia ottenne la solidarietà ed anche l’appoggio della Germania nazista e Mussolini ricambiò notificando il via libera dell’annessione Tedesca dell’Austria. Nell’ottobre 1936 nasce l’asse Roma-Berino consacrando l’alleanza tra l’Italia fascista e la Germania nazista. Per evitare conflitti si assegnarono anche relative aree di influenza: all’Italia l’area del mediterraneo mentre la Germania puntava alle popolazioni slave dell’est. La guerra civile spagnola fu il banco di prova di quest’alleanza. Germania e Italia diedero pieno sostegno al generale Francisco Franco contro il governo Repubblicano; Mussolini inviò in Spagna 70 mila soldati e nel novembre 1937 invece l’Italia aderì insieme a Germania e Giappone al patto antisovietico; successivamente uscì dalla società delle nazioni, mentre nel marzo 1938, Hitler ammetteva l’australia al Terzo Reich con il consenso tacito di Mussolini. La conferenza di Monaco aprì la strada all’occupazione tedesca della Boemia e della Moravia seguita dall’annessione dell’Albania all’Italia nell’aprile 1939. Nel maggio 1939 l’alleanza tra Italia e Germania si saldò ancor di più. Viene stipulato un cosiddetto “Patto d’acciaio” che impegnava le due potenze ad entrare in Guerra l’una a fianco all’altra anche nel caso di un conflitto offensivo; ovvero se la Germania avesse attaccato lo stato, l’Italia sarebbe intervenuta al suo fianco e cosi viceversa. Quando infatti nel settembre 1939 scoppiò la Seconda Guerra mondiale la dichiarazione di non belligeranza dell’Italia sembrò una smentita di questi accordi. In realtà si trattò di un tentativo di guadagnare tempo dettata da timori suscitati dall’impreparazione militare italiana , come sarebbe stato confermato mesi dopo all’entrata in guerra al fianco della Germania , la non belligeranza, fu piuttosto l’esito più naturale e coerente di una politica estera aggressiva non sostenuta da premesse adeguate....


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