Il fascismo razionale. Corrado Gini fra scienza e politica PDF

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SAGGI E MONOGRAFIE DEL DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE STORICHE DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA / Direzione: Francesca Bocchi, Luciano Casali (coordinatore), Alberto De Bernardi, Mauro Pesce, Mariuccia Salvati A Paola I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono ri...


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SAGGI E MONOGRAFIE DEL DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE STORICHE DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

/

Direzione: Francesca Bocchi, Luciano Casali (coordinatore), Alberto De Bernardi, Mauro Pesce, Mariuccia Salvati

A Paola

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna ,  Roma, telefono     , fax     

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Francesco Cassata

Il fascismo razionale Corrado Gini fra scienza e politica

Carocci editore

a edizione, settembre  © copyright  by Carocci editore S.p.A., Roma Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari Finito di stampare nel settembre  dalla Litografia Varo (Pisa) ISBN

---

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art.  della legge  aprile , n. ) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

Introduzione



.

Il numero come forza: la teoria ciclica delle nazioni e il fascismo

.. ..

Da Pareto a Gini: dall’élite alla nazione Il fascismo e le “torsioni” della teoria demografica giniana (-)



.

Una teoria della guerra fra nazionalismo e fascismo



.. .. ..

L’utilità della guerra Guerra, colonialismo e fascismo Verso un “nuovo ordine europeo”

  

.

Gini e l’ISTAT (-)



.. ..

Veleni e denunce La statistica demografica giniana al servizio del regime

 

.

Il neo-organicismo



.. .. ..

Una “base scientifica” per il fascismo Bruxelles  Problemi del dopoguerra (): neo-organicismo e opinione pubblica

  

.

Gini, gli ebrei e la statistica in Italia



..

Il Comitato italiano per lo studio dei problemi della popolazione (CISP)



 



IL FASCISMO RAZIONALE

..

Gini e la scuola “italiana” di statistica



.

Guardando all’America: l’economia “lavorista”



.. ..

Premessa: un nuovo paradigma Una società lavorista

 

.

Nel segno della continuità: Corrado Gini e la sociologia



.. ..

Quale passato per la sociologia? Lontano dalla realtà: filosofia della crisi e ricerche sull’emigrazione



.

Un passato che non passa: l’Institut International de Sociologie



..

L’Institut International de Sociologie contro l’International Sociological Association Una creatura giniana

 

Fonti archivistiche



Bibliografia



Indice dei nomi



..



Introduzione

La figura di Corrado Gini (-), per la sua statura scientifica, la sua proiezione internazionale e il suo notevole peso politico e accademico, rivela un intreccio paradigmatico di problemi storiografici che oltrepassa i confini della biografia. . Pur se oggetto ormai di un cospicuo numero di contributi , lo studio dei rapporti tra fascismo e cultura appare, infatti, ancora ben lontano dall’essersi esaurito. Con l’eccezione di alcuni importanti lavori , rimangono abbondantemente da indagare il significato, la funzione e le caratteristiche che le scienze naturali e sociali hanno avuto, in Italia, nella formazione della koiné fascista, intesa come complessa fusione di cultura, ideologia e obiettivi politici del . E. Garin, Cronache di filosofia italiana, Laterza, Bari ; G. Rossini (a cura di), Modernismo, fascismo, comunismo. Aspetti e figure della cultura e della politica dei cattolici nel ’, Il Mulino, Bologna ; N. Bobbio, La cultura e il fascismo, in AA.VV., Fascismo e società italiana, Einaudi, Torino , pp. -; N. Tranfaglia, Intellettuali e fascismo. Appunti per una storia da scrivere, in Id., Dallo stato liberale al regime fascista. Problemi e ricerche, Feltrinelli, Milano , pp. -; E. Garin, Intellettuali italiani del XX secolo, Editori Riuniti, Roma ; L. Mangoni, L’interventismo della cultura. Intellettuali e riviste del fascismo, Laterza, Roma-Bari ; E. R. Papa, Fascismo e cultura. Il prefascismo, Marsilio, Venezia ; B. Bongiovanni, F. Levi, L’Università di Torino durante il fascismo. Le Facoltà umanistiche e il Politecnico, Giappichelli, Torino ; M. Isnenghi, Intellettuali militanti e intellettuali funzionari. Appunti sulla cultura fascista, Einaudi, Torino ; Id., L’educazione dell’italiano. Il fascismo e l’organizzazione della cultura, Cappelli, Bologna ; G. Turi, Il fascismo e il consenso degli intellettuali, Il Mulino, Bologna ; R. De Felice, Intellettuali di fronte al fascismo. Saggi e note documentarie, Bonacci, Roma ; R. Ben-Ghiat, La cultura fascista, Il Mulino, Bologna ; A. d’Orsi, La cultura a Torino tra le due guerre, Einaudi, Torino ; G. Turi, Il mecenate, il filosofo e il gesuita. L’«Enciclopedia Italiana», specchio della nazione, Il Mulino, Bologna ; Id., Lo Stato educatore. Politica e intellettuali nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari ; G. Belardelli, Il Ventennio degli intellettuali. Cultura, politica, ideologia nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari . . Cfr., in particolare, S. Lanaro, Nazione e lavoro. Saggio sulla cultura borghese in Italia -, Marsilio, Venezia ; G. Israel, P. Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, Il Mulino, Bologna ; R. Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista, La Nuova Italia, Firenze ; C. Ipsen, Demografia totalitaria. Il problema della popolazione nell’Italia fascista, Il Mulino, Bologna ; A. Treves, Le nascite e la politica nell’Italia del Novecento, LED, Milano ; D. Breschi, G. Longo, Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia (-), Rubbettino, Soveria Mannelli ; C. Pogliano, L’ossessione della razza, Edizioni della Normale, Pisa .



IL FASCISMO RAZIONALE

regime. In quest’ottica, il profilo biografico di Corrado Gini può essere assunto come una sorta di prisma storiografico attraverso cui gettare lo sguardo per approfondire alcune ipotesi di fondo sul tema della cultura fascista. In primo luogo, la prospettiva cronologica dei capitoli, modellata per lo più su linee di continuità che vanno dagli inizi agli anni Cinquanta del Novecento, riprende la prospettiva del “lungo positivismo”, suggerita da Claudio Pogliano già nel : una lunga durata che si esprime nella «continuità anagrafica di personale e di strutture», ma anche nella tenuta di un «orizzonte categoriale centrato sulle nozioni di causalità e necessità», al quale ha attinto l’«arsenale di idee, di interventi e di programmi che il regime fascista favorì, in parte ereditandolo dall’Italia liberale, in parte introducendovi nuovi articoli» . In secondo luogo, le vicende politico-ideologiche della biografia giniana confermano chiaramente l’importanza dell’apporto cattolico nell’elaborazione della cultura fascista, anche per quanto concerne le scienze sociali e lo studio della popolazione: l’intensa collaborazione fra Gini, da un lato, e, dall’altro, i laboratori di Psicologia e di Statistica dell’Università Cattolica di Milano, diretti rispettivamente da Agostino Gemelli e Marcello Boldrini, sono di per sé indizi significativi di come le convergenze fra la politica popolazionista del regime e la morale familiare e riproduttiva cattolica non siano soltanto il frutto di convenienze politiche, ma anche di una comune concezione organicistica, che riconosce nella dinamica demografica la presenza di leggi naturali ancorate alla biologia. Nella ricostruzione delle reti di relazioni scientifiche si è inoltre tentato di affrontare la figura di Gini non solo a partire dall’ottica interna del contesto italiano, ma anche dal punto di vista di un panorama internazionale, in cui la vera discriminante, per quanto riguarda le scienze della popolazione, scaturisce dalla polarizzazione trasversale tra aree di cultura protestante, favorevoli al birth control e a politiche eugenetiche coercitive (sterilizzazione, eutanasia ecc.), e aree di cultura cattolica, in cui il natalismo si sposa a provvedimenti eugenetici imperniati su incentivi alla riproduzione dei ceppi familiari ritenuti più sani . Un terzo aspetto di questo studio risiede, infine, nel tentativo di applicare all’analisi dei rapporti fra scienza e politica nell’Italia fascista una categoria interpretativa – quella di élite tecnica o élite strategica – mutuata prevalentemente dagli studi tedeschi e americani riguardanti il ruolo degli scienziati (sociologi, demografi, statistici, medici) nella Germania nazista . Una delle . C. Pogliano, Nuovi temi e interpretazioni del positivismo, in E. R. Papa (a cura di), Il positivismo e la cultura italiana, Franco Angeli, Milano . . Cfr. G. Dalla Zuanna (a cura di), Numeri e potere. Statistica e demografica nella cultura italiana fra le due guerre, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli , p. . Su Gini eugenista cfr. F. Cassata, Molti, sani e forti. L’eugenetica in Italia, Bollati Boringhieri, Torino , in particolare pp. -. . Cfr., in particolare, G. Aly, S. Heim, Architects of Annihilation: Auschwitz and the Logic of Destruction, Princeton University Press, Princeton-Oxford  (ed. or. Vordenker der Vernichtung. Auschwitz und die deutschen Pläne für eine neue europäische Ordnung, Fischer,

INTRODUZIONE



chiavi di lettura della ricerca consiste, dunque, nella convinzione che, per personaggi come Corrado Gini – e, più in generale, per molti scienziati sociali italiani negli anni fra le due guerre –, la nozione di “tecnico” possa illustrare in modo efficace i livelli di mediazione e di autonomia esistenti fra classe politica e classe intellettuale. Del resto, l’accostamento della figura di Corrado Gini a quella degli “scienziati del Reich” non è soltanto funzionale alla dimostrazione di un’ipotesi storiografica, ma appare confermata da elementi fattuali, quali i contatti personali dello statistico italiano – si pensi soltanto al suo rapporto con Hans Freyer o con Karl Valentin Müller – o la sua presenza in contesti quali l’Institut für Weltwirtschaft dell’Università di Kiel e la Scuola superiore di scienze economiche di Berlino. Il tratto caratterizzante di queste “tecnocrazie” dei fascismi può essere colto in una sorta di “professionalizzazione” e “neutralizzazione” del consenso intellettuale, rispetto al quale l’adesione agli obiettivi politicoideologici del regime muove da una precisa convergenza fra scelte politiche e orientamenti di studio e di ricerca. Il caso della scuola demografica italiana e dei suoi rapporti con il fascismo appare, da questo punto di vista, assolutamente emblematico, come è stato di recente sottolineato da Anna Treves: Si può ben dire che il sostegno entusiasta e convinto che la scuola demografica italiana nel suo insieme manifestava per la politica demografico-natalista del regime faceva in qualche modo un tutt’uno con l’attività di studio e di ricerca che i suoi esponenti conducevano [...]. C’era, in tutto ciò, qualcosa che andava oltre l’espressione di un generico consenso, quale giungeva al fascismo da ampia parte della società e da tanti intellettuali. Credo sia giusto vedervi il portato della condizione straordinaria in cui si trovavano studiosi che vedevano il regime attribuire una tale centralità a quelli che erano i temi e le opzioni cui essi giungevano in sede scientifica .

In sostanza, i demografi-statistici sostengono il regime fascista non in quanto militanti politici, ma in quanto scienziati e il loro consenso è il frutto della confluenza di due ordini di fattori: da un lato, la convinzione – esplicitata dallo stesso Corrado Gini in polemica con Gunnar Myrdal – che la concezione autoritaria dello Stato affermata dal fascismo rappresenti l’unica chiave per fondare e consentire una politica natalista; dall’altro, una comune “logica del numero”, tendente ad affrontare i problemi del mutamento sociale in termini organicistici, considerando gli individui solo coFrankfurt am Main ); J. Z. Müller, The Other God that Failed: Hans Freyer and the Deradicalization of German Conservatism, Princeton University Press, Princeton ; C. Klingemann, Social-scientific Experts – No Ideologues. Sociology and Social Research in the Third Reich, in S. P. Turner, D. Käsler (eds.), Sociology Responds to Fascism, Routledge, London-New York , pp. -. . A. Treves, Demografi, fascismo, politica delle nascite. Nodi problematici e prospettive di ricerca, in “Popolazione e storia”, , , p. .



IL FASCISMO RAZIONALE

me componenti di masse, collettività, grandi aggregati, come numeri su cui ragionare e da manovrare . Il titolo scelto per questa ricerca – Il fascismo razionale – intende soprattutto sintetizzare tali considerazioni, senza con ciò sacrificare la complessità e le sfumature che appartengono alla vicenda biografica di Corrado Gini . La condivisione-compartecipazione di Gini al fascismo, ai suoi indirizzi generali e specificamente alle politiche in materia di popolazione e di statistica ufficiale, avviene, infatti, sotto il segno di una non trascurabile indipendenza di giudizio, la quale poggia «sul rilievo che egli assegna alla propria visione ideologico-scientifica e, insieme, sulla grande stima che ha di sé» . Per utilizzare un’efficace immagine introdotta da Treves, Gini è fascista nella misura in cui il fascismo si vuole giniano. Firmatario nel  – solo tra gli statistici e demografi – del Manifesto degli intellettuali del fascismo, Gini elabora, fra gli anni Venti e gli anni Quaranta, una serie di paradigmi teorici – la teoria ciclica delle nazioni, il neo-organicismo, l’eugenica “rinnovatrice” – che, di volta in volta, legittimano sul piano scientifico la politica pronatalista del regime, il suo espansionismo colonialistico, l’introduzione del razzismo di Stato. In ambito internazionale, Gini assume ben presto la dimensione dello “scienziato del duce”, ponendosi a capo di una scuola demografica ed eugenetica “latina” e “fascista”, che si contrappone principalmente alle teorie anglo-americane sul birth control e sull’optimum di popolazione. Soprattutto al di fuori dei confini nazionali il legame organico fra Gini e il fascismo viene, dunque, dato per scontato. In Italia la situazione presenta indubbiamente maggiori elementi di complessità, riscontrabili a vari livelli. Innanzitutto, la teoria demografica giniana s’inserisce in uno spazio di competizione fra “tecnici”, alacremente impegnati nell’accreditare le proprie teorie, spesso fortemente discordanti fra loro, presso Mussolini e nel fornire al duce la chiave definitiva della politica demografica. In un simile quadro, alcuni aspetti fondamentali della teoria giniana – il destino di decadenza delle nazioni, l’interpretazione biologica della denatalità, la valutazione positiva dell’incrocio – non solo divengono oggetto di pesanti attacchi da parte dei demografi-statistici di parere opposto, ma spesso stentano ad adattarsi alle parole d’ordine pronunciate dal regime. La dimensione dei contrasti e delle lotte di potere interne alla comunità scientifica s’intreccia poi con il problema specifico del travagliato rapporto fra Gini e Mussolini. La precisa strategia giniana di accreditarsi come portavoce del fascismo, tanto per le politiche eugenetiche quanto per quelle demografiche, riesce infatti solo in parte. Gini ha indubbiamente buon gioco nel porsi come punto di riferimento incontrastato, sia a livello nazionale che . Cfr. Ead., Le nascite e la politica, cit., p. . . Il titolo riprende una suggestione contenuta in J.-G. Prévost, Une science totale: la statistique italienne (-), Université du Québec, Montréal  (dattiloscritto). . Cfr. Dalla Zuanna (a cura di), Numeri e potere, cit., p. .

INTRODUZIONE



sullo scenario internazionale, dell’eugenica “fascista” e “latina”, in polemica con l’impostazione anglo-americana e tedesco-scandinava (birth control, sterilizzazione) maggioritaria nell’IFEO (International Federation of Eugenic Organizations) . Per quanto riguarda, invece, il suo ruolo nel definire e promuovere la politica della popolazione fascista, occorre distinguere sostanzialmente due periodi. In una prima fase, compresa fra il  e il , Gini, come presidente dell’ISTAT e del CISP (Comitato italiano per lo studio dei problemi della popolazione), forte del proprio rapporto diretto e personale con Mussolini, mantiene una sostanziale egemonia nella “costruzione scientifica” della politica demografica del regime. Le dimissioni dalla presidenza dell’ISTAT e il taglio dei finanziamenti pubblici al CISP, nel , segnano, invece, una grave frattura nel legame fra Gini e il duce, riconducibile probabilmente, fra le altre possibili cause, all’emergere di un insanabile conflitto fra due modi differenti di concepire la dialettica fra scienza e politica: da un lato, l’idea mussoliniana di una demografia e di una statistica “di Stato”, in cui ai tecnici è chiesto soltanto un apporto in termini di garanzia intellettuale o semplicemente di immagine ; dall’altro, la visione giniana, in cui l’inflessibile difesa dell’autonomia scientifica passa, invece, attraverso l’attribuzione ai tecnici di un ruolo più rilevante nella preparazione, elaborazione e gestione della politica demografica. Curiosamente tale impostazione, per molti aspetti più “moderna” rispetto a quella sostenuta nel  da Mussolini, verrà assunta dal regime fascista soltanto alcuni anni più tardi, sull’onda, da un lato, del fallimento della campagna natalista e, dall’altro, dell’influenza del modello nazionalsocialista. Ma a esserne protagonista non sarà più, come nel , Corrado Gini. La svolta “familista” del , che vede l’adozione da parte del fascismo della “via tedesca” basata sui prestiti matrimoniali, avviene infatti all’insegna di una nuova figura di demografo: quel Livio Livi, autorevole avversario di Gini fin dagli anni Venti, che proprio alla vigilia della seduta del Gran Consiglio si era espresso – solo fra gli studiosi italiani della popolazione – a favore dell’esperienza tedesca . La costituzione, sempre nel , di un Ufficio demografico centrale – con Livi responsabile delle attività di studio e di ricerca – segnerà l’ingresso tardivo dei tecnici della popolazione nelle istituzioni del regime, ma avverrà con la paradossale, per quanto comprensibile, esclusione di Corrado Gini. . Il rapporto fra scienze demografiche e fascismo è stato recentemente al centro degli importanti contributi di Carl Ipsen e di Anna Treves . Il profilo biografico di Corrado Gini richiama ovviamente questi studi di inquadramento generale, tentando di fornire delle integrazioni specifiche e, in qualche caso, di rispondere a nodi problematici ancora aperti. . Cfr. Cassata, Molti, sani e forti, cit., pp. -. . Treves, Le nascite e la politica, cit., pp. -. . Ivi, pp. -. . Ipsen, Demografia totalitaria, cit.; Treves, Le nascite e la politica, cit.



IL FASCISMO RAZIONALE

La prima domanda è facilmente prevedibile: che ruolo ha avuto Corrado Gini – a metà degli anni Venti il più noto studioso italiano di statistica e demografia – nell’indurre Mussolini alle scelte nataliste? Riflettendo sui documenti dell’archivio Gini e sulle carte di preparazione al discorso dell’Ascensione, nelle quali compare una fitta corrispondenza tra Mussolini e il presidente dell’IS...


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