Le religioni nell\'Italia che cambia Buono PDF

Title Le religioni nell\'Italia che cambia Buono
Author Giulia Cavalera
Course Sociologia della Religione
Institution Università degli Studi di Padova
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Riassunto del libro le religioni nell'Italia che cambia...


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SOCIOLOGIA DELLA RELIGIONE LE RELIGIONI NELL’ITALIA CHE CAMBIA INTRODUZIONE Le religioni si muovono con il movimento delle persone e muovendosi nel mondo cambiano; le religioni un tempo considerate lontane vivono adesso assieme in una stessa societaà . La societaà italiana vive questo cambiamento in ritardo rispetto a societaà occidentali che si sono misurate con i problemi e le sfide sociali che un tale cambiamento comportava. In Italia ci sono 189 diverse nazionalitaà di immigrati e il Paese sta diventando una societaà caratterizzata da una diversitaà religiosa molto articolata. 1-

LA COSTELLAZIONE DELLE CHIESE ORTODOSSE

1.1 LA CORNICE Quella Ortodossa si contende il secondo posto tra le religioni piuà diffuse in Italia insieme all’Islam. Dal punto di vista socioculturale lo studio della religione Ortodossa presenta alcune lacune dovute ad alcune difficoltaà :  La complessitaà del mondo religioso ortodosso: Kallistos Ware, esperto di ortodossia, “ gli ortodossi formano una unitaà nelle diversitaà , anche se troppo spesso la diversitaà eà piuà evidente dell’unitaà .” La religione Ortodossa si presenta come una pluralitaà di Chiese, canoniche e non canoniche, definite giurisdizioni che fanno riferimento ai diversi patriarcati e alle diverse autocefalie.  L’aumento dei flussi migratori: la velocitaà delle migrazioni, a partire degli anni Novanta e all’inizio del nuovo secolo, hanno ridisegnato il panorama sociale e religioso della penisola. Con la caduta del muro di Berlino le porte dell’Occidente europeo si sono aperte a milioni di donne e di uomini che sono emigrati verso ovest portando con seé , oltre alla speranza di migliorare le proprie condizioni di vita, le proprie tradizioni culturali e religiose.  Visibilitaà della religione: per coloro che vengono dai Paese dell’Est Europa l’appartenenza nazionale cancella l’identitaà religiosa: nei telegiornali e in televisione si parleraà di romeno, moldavo o ucraino, e mai di ortodossi, contrariamente a coloro che provengono dai Paesi Arabi dei quali sentiamo mussulmani e non egiziani, siriani o marocchini. I motivi di questo possono essere di carattere politico, socioreligioso e culturale. Per costruire le mappe riguardanti la presenza dell’ortodossia in Italia abbiamo fatto:  riferimento ai calendari liturgici che alcune giurisdizioni aggiornano ogni anno, al cui interno troviamo informazioni di carattere liturgico sulle varie festivitaà e un indirizzario delle parrocchie e dei servizi pastorali offerti.  ricerche sul web e verificati poi con contatti personali e telefonici.

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1.2 IL QUADRO Le giurisdizioni Ortodosse presenti al 2012 in Italia sono 16 e le parrocchie correlate sono 355, le piuà rappresentate per numero di parrocchie sono:  PATRIARCATO DI ROMANI  PATRIARCATO ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI  Venezia, dove si trova la chiesa di San Giorgio dei Greci, la piuà antica chiesa dell’ortodossia nella diaspora, costruita a metaà del XVI secolo per assistere i greci che lavoravano a servizio della Serenissima e i marinai che vi sbarcavano.  PATRIARCATO DI MOSCA  le chiese russe furono costruite alla fine del 1800 al seguito dei nobili russi che andavano in villeggiatura nelle localitaà balneari del Mediterraneo e viaggiavano poi nelle cittaà d’arte italiane (Roma e Firenze). Queste furono le prime chiese ad essere costruite secondo i tipico stile architettonico ortodosso. La presenza ortodossa in Italia, poco piuà di un secolo fa, era ristretta ad un piccolo numero di cappellanie straniere che offrivano i loro servizi pastorali ai pochi fedeli che si trovavano nel nostro paese. La Rivoluzione russa e la fine della Seconda guerra mondiale rappresentano un primo momento di diffusione dell’ortodossia in Europa occidentale; durante gli anni Sessanta del XX Secolo arrivano le prime parrocchie ortodosse italiane, che nascono e si riproducono in maniera spontanea. ALCUNI PARTICOLARI 1.3 Questionario sottoposto a parrocchie del Patriarcato romeno, del Patriarcato ecumenico, del Patriarcato di Mosca e le parrocchie etiopiche:  ANNO DI FONDAZIONE: 3 parrocchie su 4 sono giovani o giovanissime (maggior parte dopo il 2000); le Chiese “storiche” sorte prima del 1970 sono solo l’8%.  PROPRIETA’ DEI LUOGHI DI CULTO: la maggior parte sono ospitate in una sede concessa dai cattolici  con comodato gratuito rinnovabile, il 27% hanno chiese o immobili di proprietaà o dati in comodato da Comuni o altri enti. Altri edifici sono invece in fase di progettazione o in via di costruzione. Il rapporto con la Chiesa cattolica eà quindi stretto e cordiale.  LEADERSHIP: 8 preti su 10 sono sposati, gli altri sono monaci (nel Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e nel Patriarcato di Mosca). Per quanto riguarda l’etaà 7 su 10 hanno meno di 45 anni. La cittadinanza, domanda alla quale molti hanno risposto malvolentieri percheé andava a toccare dati personali e privati, vede 8 parroci su 10 provenire da Romania e Moldavia, e da Grecia, Russia, Ucraina, Etiopia e Georgia. I parroci di cittadinanza italiana appartengono al Patriarcato ecumenico e a quello di Mosca.  FORMAZIONE TEOLOGICA: 3 parroci su 4 hanno una laurea in Teologia, un numero consistente dichiara anche una o piuà specializzazioni post laurea; il 15% ha un grado inferiore alla laurea.

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In definitiva: il pastore eà piuà spesso sposato che monaco e celibe, giovane e con un etaà compresa tra i 31 e i 45 anni, di cittadinanza straniera, con un livello di istruzione teologica alta. ANNO DI VITA DELLE PARROCCHIE : (a) LINGUE PIU’ USATE NELLA LITURGIA  romeno seguito dall’italiano, e con diffusione minore il greco, lo slavonico (slavo ecclesiastico) e il russo, poco diffusi l’albanese, il georgiano, l’ucraino, il serbo, l’arabo, l’aramaico e il ge’ez. (b) PARTECIPANTI DOMENICALI  11200 pari a una media di 103 fedeli domenicali per parrocchia. (c) PARTECIPNTI AI RITI PASQUALI  molto frequentate nel giorno di Pasqua, durante il quale il numero di partecipanti si decuplica (moltiplica per 10), quasi 110.000 unita e per parrocchia passano da 103 a piuà di 1000. (d) COMPOSIZIONE DEI FEDELI E LA LORO NAZIONALITA’  piuà donne che uomini; le nazionalitaà piuà diffuse sono quella romena, ucraina, moldava e russa, a seguire greci, montenegrini, serbi, bulgari, albanesi e georgiani, una minoritaà di bielorussi, etiopi, eritrei. Polacchi e macedoni, egiziani, ciprioti e italiani. (e) NUMERO DI BATTESIMI E DI MATRIMONI CELEBRATI ANNUALMENTE  47 battesimi per parrocchia; 8,8 matrimoni all’anno per parrocchia. (f) ATTIVITA’ DELLA PARROCCHIA IN TERMINI DI GIORNI DI APERTURA DURANTE LA SETTIMANA  il 42% delle parrocchie resta aperto tutta la settimana, il 37% solo la domenica, il 17% solo alcuni giorni della settimana. Molti parroci si mantengono facendo altri lavori e quindi durante la settimana non possono occuparsi della parrocchia in modo coninuativo. (g) CATECHESI E/O SCUOLA DOMENICALE  8 parrocchie su 10 fanno attivitaà di catechesi o scuola domenicale. (h) ATTIVITA’ SOCIALI E/O ASSISTENZIALI  7 parrocchie su 10 svolgono attivitaà sociali o assistenziali (Caritas), esempio: distribuzione dei vestiti, cibo, aiuto economico, assistenza ai detenuti in carceri, visite ai malati in ospedale, insegnano lingua italiana o traducono documenti, raccolta fondi…  MANTENIMENTO ECONOMICO DEL PARROCO: (a) OFFERTE DELLA CHIESA (b) SOSTENTAMENTO DELLA CHIESA (c) LAVORO  impiegato alle poste, direttore amministrativo in un liceo, insegnante, traduttore, autista, giardiniere, pittore di icone.. (d) ALTRO  la pensione italiana, stipendio dato dallo Stato, stipendio della moglie 6 parroci su 10 hanno detto di mantenersi attraverso una sola di queste modalitaà , mentre il 40% si mantiene attraverso forme miste che combinano tra loro le modalitaà proposte.  CONSIGLIO PASTORALE: le parrocchie presentano un consiglio pastorale che collabora con il parroco nella gestione della parrocchia; nella maggior parte il consiglio eà composto da un numero di consiglieri che va dai 6 ai 10. Le parrocchie che non hanno un consiglio pastorale motivano questa decisione dicendo che la composizione multietnica di fedeli renderebbe troppo complessa la presa di decisioni all’interno del consiglio, preferiscono dibattere e prendere decisioni in assemblea, dopo la funzione domenicale. 

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FORMAZIONE DEI GIOVANI : (a) ATTIVITA’ DEDICATE ALLA FORMAZIONE RELIGIOSA  catechismo, letture e meditazioni bibliche, pellegrinaggi… (b) ATTIVITA’ DI FORMAZIONE CULTURALE  lingua, geografia, storia del Paese d’origine, gruppo corale… (c) ATTIVITA’ LUDICHE-SPORTIVE E DELLA FORMAZIONE UMANA DEI GIOVANI (oratorio)  gare e giochi, rivista per giovani, doposcuola, volontariato, incontri tematici sulla problematiche giovanili. INTERNET: 1 parrocchia su 4 ha un sito internet.

1.4 CONCLUSIONI Dal punto di vista giuridico verraà permesso ai ministri di culto del Patriarcato ecumenico di celebrare matrimoni con validitaà anche civile, di poter insegnare la loro religione nelle scuola pubbliche e di poter accedere alla ripartizione dell’otto per mille. 2-

I SIKH

2.1 INTRODUZIONE La comunitaà Sikh in Italia eà in rapida espansione, ed eà la seconda comunitaà in ordine di importanza numerica in Europa dopo quella in Gran Bretagna. Per calcolare la stima numerica delle minoranza religiose si procede partendo dalle presene ufficiali dei cittadini stranieri in Italia, che abbiano una data origine. Il 70% degli indiani residenti in Italia eà di religione sikh a cui si aggiungono circa una 30ina di italiani convertiti, i sikh di Punjab sono la comunitaà religiosa piuà numerosa; la seconda grande comunitaà indiana eà quella cristiana originaria di Kerala. Le ragioni della grande presenza dei sikh in Italia altrove sono di tipo storico, economico e politico  diaspora sikh. Non abbiamo ancora una mappatura ufficiale e aggiornata dei luoghi di culto sikh in Italia, a causa della tradizionale difficoltaà del nostro paese a percepirsi come multireligioso e per alcune caratteristiche che la migrazione sikh in Italia ha assunto nel corso del tempo:  Le stime sui sikh rappresentano numeri ancora scarsi se paragonati a quelli di altre minoranze religiose, percheé la migrazione indiana in Italia eà un fenomeno recente, infatti i primi risalgono alla fine degli anni Settanta e sono cresciuti soprattutto dalla metaà degli anni ottanta in corrispondenza ad alcuni fattori: la progressiva chiusura delle frontiere da parte dei paesi anglofoni (meta tradizionale), la guerra civile…  Per le caratteristiche dell’inserimento economico e sociale dei sikh, percheé la loro presenza non desta allarme e per questo aspetto puoà avere distolto l’attenzione degli studiosi  nel senso comune prevale un atteggiamento di benevolenza verso i sikh, essendo essi percepiti come una presenza silenziosa e inoffensiva, identificata come la migrazione “buona” e laboriosa.  Solo ultimamente hanno cominciato utilizzare in pubblico la carta dell’identitaà religiosa come elemento distintivo e definitorio, sia rispetto agli altri punjab, sia rispetto al resto della popolazione. I sikh stanno assumendo rilevanza soprattutto nelle regioni settentrionali della penisola, dove la comunitaà sikh eà bene inserita da un punto di vista socioeconomico  processo di istituzionalizzazione della comunitaà che si eà resa visibile a partire dagli anni Novanta con l’apertura di vari gurdwara (luoghi di culto), con la nascita di due associazioni nazionali ( l’Associazione Sikhismo Religione Italia e l’Italy Sikh Council) e 4

con la richiesta di riconoscimento del sikhismo, finora senza successo, da parte dello Stato italiano. 2.2 ASPETTI METODOLOGICI PER LA COSTRUZIONE DELLA MAPPATURA HEW McLEOD  un gurdwara eà qualsiasi posto che ospita il libro sacro dei sikh (Guru Granth Sahib). GURDWARA  letteralmente “per grazia del guru” o “ la porta del guru”; eà il luogo di culto dei sikh e possono essere quei luoghi molto diversi fra loro: una stanza adibita a preghiera in un’abitazione privata, un grande edificio appositamente costruito per ricevere migliaia di fedeli durante il culto domenicale… Per quanto riguarda le caratteristiche strutturali eà costituito da un edificio suddivisibile in alcune parti fondamentali: (a) LA SALA DELLA PREGHIERA  in cui si riunisce la comunitaà dei fedeli (b) IL REFETTORIO  (solitamente vicino ad una cucina) in cui vengono serviti i pasti rituali in concomitanza delle funzioni religiose (c) CAMERA  in cui viene posto per il riposo notturno il Guru Granth Sahib Le famiglie sikh piuà devoti conservano in casa un Pothi Saroop  Guru Granth Sahib stampato in due volumi separati, piuttosto che il libro sacro nella versione integrale, proprio per il timore di non riuscire a garantire tutto il dovuto rispetto al proprio maestro vivente. Il Guru Granth Sahib e considerato dai sikh come un maestro (guru) che peroà , rispetto ai precedenti, non eà piuà un essere umano in carne ed ossa; non eà visto come un semplice libro contenente la parola di Dio, ma piuà propriamente come qualcosa di vivo, cui si deve il massimo rispetto. Tale devozione si manifesta sulla base di rituali ben precisi, esempio: - ogni giorno al tramonto il libro viene chiuso e con un’apposita cerimonia viene trasportato da devoti sikh sulla testa e deposto a riposo in una stanza a lui dedicata, viene poi ricoperto da drappi decorati piuà o meno caldi a seconda della stagione. - ogni mattina all’alba, il Guru Granth Sahib viene nuovamente trasportato sulla testa dalla sua stanza notturna alla sala della preghiera in cui viene aperto e collocato su un apposito baldacchino. - quando eà scoperto dai suoi drappi per essere letto, il libro non eà mai lasciato solo, ma viene continuamente assistito da uno o piuà fedeli che sventolano uno scacciamosche. - al suo cospetto viene collocato del cibo per ricavarne la benedizione, mentre i devoti sono tenuti a inchinarsi davanti ad esso, con la testa coperta e senza scarpe. I sikh ravidasi sono simili ai gurdwara e sono definiti una setta del sikhismo. I ravidasi riconoscono i 10 guru dei sikh e a utilizzano il Guru Granth Sahib, e affermano di avere anche un altro maestro, guru Ravidas, cui attribuiscono analogo rispetto. Gli scritti di Ravidas sono presenti nel guru Granth Sahib. Secondo i sikh, l’importanza e lo status attribuito a Ravidas non puoà essere paragonato ai loro dieci guru. Ravidas apparteneva alle caste basse e i ravidasi tradizionalmente hanno un’origine di casta simile. Il sikhismo abolisce ufficialmente le caste e afferma l’uguaglianza degli uomini di fronte a Dio, MA, i permanere di tali differenze sembra dimostrare che, da un punto di vista sociale e religioso, l’importanza delle caste eà tutt’altro che diminuito.

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2.3 CARATTERISTICHE DEL RADICAMENTO TERRITORIALE E DI QUELLO RELIGIOSO I risultati della ricerca dimostrano l’esistenza di un nesso tra le caratteristiche del radicamento territoriale e quello religioso. Mappatura del 31 dicembre 2011  la lettura delle tabelle ci dice che la presenza degli indiani in Italia eà piuà che triplicata negli ultimi 8 anni, e che la diffusione non e uniforme sul territorio nazionale, essendo concentrata principalmente in quattro regioni del Centro-Nord (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio). Il primo gurdwara aperto da soli indiani risale ai primi anni Novanta in un comune della bassa reggiana.  LAZIO  8 gurdwara. Presenta caratteristiche di maggiore precarietaà sia residenziale che lavorativa, Latina e Roma costituiscono per molti dei territori di passaggio dove fermarsi in un primo momento, spesso anche prima di aver regolarizzato i documenti o di avere ricongiunto la propria famiglia. L’inserimento economico eà soprattutto in agricoltura dove sono diffusi casi di sfruttamento e lavoro in nero. La maggior parte dei sikh eà ancora celibe e non possiede mezzi privati per spostarsi se non una bicicletta o uno scooter. L’espansione e la suddivisione territoriale dei luoghi di culto risponde alle esigenze anche logistiche dei fedeli, che, in assenza di mezzi di trasporto pubblico efficienti a livello locale e di mezzi di trasporto privati, possono percorrere solo distanze ravvicinate per recarsi in gurdwara. Buona parte dei templi sono di piccole dimensioni e spesso sono ricavati in capannoni in affitto e sono soggetti a frequenti spostamenti. Vi sono anche casi di progressivo radicamento e stabilizzazione quando una stessa comunitaà religiosa decide di trasferire il proprio gurdwara da un luogo in affitto ad un altro di proprietaà (comunitaà di Aprilia).  EMILIA- ROMAGNA  3 gurdwara. I residenti indiani sono piuà numerosi che in Lazio, con per meno luoghi di culto. La migrazione eà stabile sia da un punto di vista sociale che economico. Gurdwara di Novellara eà il primo in Italia di proprietaà di un’associazione di indiani sikh, e ha rivestito un’importanza fondamentale nell’attirare la migrazione indiana dal Sud al nord del paese. Questo gurdwara copre un bacino d’utenza assai ampio, costituito da nuclei ricongiunti che si spostano sul territorio con mezzi privati  processo di centralizzazione della comunitaà religiosa. Gli altri due gurdwara hanno un peso minore e essendo piuà piccoli, piuà recenti e posti in locali in affitto.  LOMBARDIA  7 gurdwara. Costituiscono una presenza ben radicata, inserita in modo stabile nell’industria e nell’agricoltura locale, si parla di nicchia etnica. Frequenti i gurdwara di proprietaà .  VENETO  7 gurdwara. Molti sono collocati a distanze ravvicinate, in comuni limitrofi, possibile risultato di scissioni di comunitaà sikh inizialmente unite. 3 gurdwara sono ravidasi In Veneto gli indiani sono in buon numero impiegati nella lavorazione della pelle, nella cultura indiana questa attivitaà e tradizionalmente riservata alle caste di bassa estrazione. Le comunitaà religiose che risiedono nelle regioni settentrionali hanno un minore decentramento territoriale rispetto a quelle del Centro-Sud, sono quindi organizzate intorno a un numero inferiore di luoghi di culto. I gurdwara presenti ospitano un numero di fedeli piuà elevato e hanno una maggiore stabilitaà territoriale, essendo spesso posti in locali di proprietaà ; i fedeli hanno la possibilitaà di recarsi al tempio con mezzi propri o con mezzi di trasporto pubblico locale. 6

I sikh che vivono al nord godono di maggiore benessere economico e contribuiscono maggiormente, attraverso le offerte, a finanziare i luoghi di culto. I gurdwara sono finanziati dalle comunitaà locali. 2.4 ELEMENTI DI ETEROGENEITA’ E ASPETTI COMUNI FRA I GURDWARA ITALIANI Una caratteristica comune a tutti i templi riguarda:  ORGANIZZAZIONE GESTIONALE: tutti i gurdwara sono retti, a livello organizzativo e amministrativo, da un comitato gestionale che prevede una serie di ruoli dirigenziali sottoposti periodicamente a verifica e a possibilitaà di ricambio sulla base di elezioni. Di solito esiste un comitato allargato che si occupa della vita organizzativa del luogo di culto, cui si affianca un gruppo di fedeli piuà direttamente coinvolti nelle scelte di tipo religioso. In alcuni gurdwara queste diverse funzioni sono svolte dalle stesse persone, in altri la separazione eà piuà netta e il presidente dell’associazione svolge solo funzioni organizzative e politiche. Molte di queste organizzazione hanno permessi per esercitare attivitaà culturali, e solo alcune sono “associazioni religiose” con il compito di gestire veri e propri luoghi di culto. Questa struttura organizzativa dei templi, in parte imposta dalla normativa italiana, determina una centralizzazione della leadership interna e una continuitaà nell’organizzazione delle attivitaà religiose e culturali, visto che solitamente i predicatori e i custodi del gurdwara sono presenze temporanee e itineranti. Nel sikhismo non esiste un clero: ogni gurdwara prevede la presenza di un granthi che funge da custode e da responsabile del luogo di culto e che puoà svolgere le funzioni domenicali. Si tratta di un sikh amritdhari, cioeà iniziato al Khalsa, che eà in grado di leggere il Guru Granth Sahib, di accudirlo e di mettere in atto adeguatamente le liturgie del culto, ricevendo in cambio ospitalitaà nel gurdwara, cibo e un compenso in denaro.  KHALSA  confraternita dei puri, gruppo di santi guerrieri isti...


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