Le 10 mappe che spiegano il mondo PDF

Title Le 10 mappe che spiegano il mondo
Author Cristiana Cominelli
Course Istituzioni di storia e geografia II
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Le 10 mappe che spiegano il mondo- Tim Marshall La geopolitica è la disciplina che studia i nessi esistenti tra la geografia e la storia, evidenziando il ruolo rivestito nelle vicende umane dai fattori geofisici (clima, demografia, idrografia, eccetera). Uno dei suoi maggiori esperti è il giornalista britannico Tim Marshall, che nel 2016ha pubblicato il saggio Prisoners of Geography. Ten Maps That Explain Everything About the World (Elliot & Thompson). Il libro è suddiviso in 10 capitoli che analizzano le aree geografiche più importanti del pianeta per capire – come si legge nell’Introduzione – «il mondo com’è oggi e come potrebbe essere in futuro». Introduzione La configurazione geo imprigiona i leader, lasciando meno alternative e meno spazio di manovra di quanto si potrebbe pensare. La terra su cui viviamo ci ha sempre condizionato. La tecnologia potrebbe apparire in grado di superare le distanze che ci separano sia a livello mentale che a livello fisico, ma è facile dimenticare che il territorio in cui viviamo, lavoriamo e cresciamo i nostri figli è immensamente importante e che in qualche misura le scelte di coloro che guidano gli oltre sette miliardi di abitanti di questo pianeta saranno sempre influenzati dai fiumi, dalle montagne… che condizionano da sempre tutti noi. Non c’è un fattore geo che sia complessivamente più importante di tutti gli altri. In diverse parti del pianeta diverse caratteristiche geografiche sono tra i fattori dominanti per la determinazione di ciò che possono e non possono fare le persone. La geopolitica in termini generali si occupa del rapporto tra relazioni internazionali e fattori geografici, considerando non solo la configurazione fisica ma anche il clima, la composizione demografica… fattori come questi possono avere un forte impatto su tanti aspetti della nostra civiltà, dalla strategia politica e militare allo sviluppo sociale. La geo è chiaramente un elemento fondamentale del perché e del cosa, ma è il fattore più trascurato. La geopolitica condiziona tutti i paesi sia in guerra, che in tempo di pace. L’idea della natura come fattore decisivo nel corso della storia umana si può leggere come una visione pessimistica del mondo, ed è per questo che viene a volte avversata. Implica che la natura sia più potente dell’uomo e che possiamo arrivare solo ad un determinato punto per stabilire il nostro destino. Altri fattori però stanno influenzando gli eventi, come per esempio la tecnologia che sta piegando le regole ferree della geografia trovando la maniera di passare sopra, sotto o attraverso alcune barriere. Se il controllo dei cieli ha cambiato le regole, con modalità diverse l’ha fatto anche Internet. I primi due capitoli prendono in considerazione le potenze che si stanno affermando su scala globale:

1. Russia

La Russia si estende su oltre 17 milioni di chilometri, è molto vasta e copre 11 fusi orari. È il paese più grande del mondo. Per attraversarla ci vogliono 6 giorni di treno. Churchill affermava che non c’era nulla che i russi ammirano di più della forza, e che non c’è nulla che rispettano di meno della debolezza, specie quella militare. Avrebbe potuto dire la stessa cosa della politica di oggi, che pur essendo vestita di democrazia, rimane sostanzialmente autoritaria e si fonda tuttora sull’interesse nazionale. Da una parte la Russia confina con la Polonia che è occupata quasi interamente dalla pianura nordeuropea. La Polonia forma un corridoio relativamente stretto lungo il quale la russia potrebbe far passare le sue forze armate, se necessario, impedendo al nemico di arrivare a Mosca. Ma da quel punto il cuneo inizia ad allargarsi quando si arriva ai confini della russia è largo più di 3000 km ed è tutto pianeggiante fino a Mosca. Anche con un grande esercito sarebbe quasi impossibile difendersi in forze. Eppure, la Russia non è mai stata conquistata da questa parte, perché quando arriva a Mosca un esercito ha già linee di rifornimento insostenibili. Analogamente, nell’Estremo Oriente russo è la geo che protegge il paese. È difficile attaccare la Russia dall’Asia perché si incontrerebbe solo neve. Negli ultimi 500 anni i russi sono stati invasi diverse volte da ovest. Il presidente Putin non è certo un fan dell’ultimo presidente sovietico, Gorbacev. Lo accusa di aver minato la sicurezza della Russia e ha definito lo smembramento dell’ex Unione Sovietica negli anni ’90 la più grande catastrofe geopolitica del secolo. Da allora i russi hanno assistito con apprensione al progressivo allargamento verso est della NATO la quale ha incorporato di volta in volta paesi che si sarebbe impegnata a lasciar fuori. La NATO nega di aver mai dato simili rassicurazioni. Nel 2004 appena quindici anni dopo la caduta del muro di Berlino, ogni singolo stato dell’ex patto di Varsavia (alleanza militare tra gli Stati comunisti del Blocco sovietico) , tranne la Russia, faceva parte della NATO o dell’UE.

La Russia come concetto risale al XI secolo e a una prima federazione di tribù della Slavia orientale, con sede a Kijev. Nel processo di espansione i mongoli attaccarono la regione da sud e da est per poi occuparla nel XIII sec. Quella Russia embrionale si trasferì a nord-est e intorno alla città di Mosca. Il Gran Principato di Mosca era indifendibile. Non c’erano montagne, deserti e i fiumi erano pochi. Era tutta una pianura e al di là della steppa c’erano i mongoli. L’invasore poteva avanzare a suo piacimento. Entra in scena qui Ivan il Terribile, il primo zar della storia, colui che mise in pratica l’idea dell’attacco come difesa, ossia avviare l’espansione prima consolidandosi in casa propria e poi andando all’esterno. Il processo espansivo subì una forte accellerata dal 1547. Nel giro di un secolo il territorio russo stava assumendo i contorni di quella che oggi conosciamo coma Russia e per attaccarla sarebbe servito un fortissimo esercito con una lunghissima linea di rifornimento superando diverse postazioni difensive. Nel XVIII secolo la Russia, sotto Pietro il Grande che fondò l’impero russo nel 1721 e sotto l’imperatrice Caterina II la Grande, guardava a Ovest per fare dell’impero una delle più grandi potenze d’Europa, principalmente sulla base del commercio e del nazionalismo. Si impossessò di gran parte degli attuali stati baltici (Lettonia, Estonia..). si era creato un enorme anello intorno a Mosca che era il cuore del paese. Partendo dall’Artico, l’anello attraversava la regione del Baltico, poi i Carpazi, il Mar Nero, il Caucaso e il Mar Caspio e si chiudeva intorno agli Urali. Nel ‘900 la Russia comunista creo l’Unione Sovietica. Dopo la 2gm l’impero sovietico si estendeva dal Pacifico a Berlino e dalle regioni artiche ai confini dell’Afghanistan: una superpotenza con cui potevano rivaleggiare politicamente e militarmente solo gli Stati Uniti. La Russia è il paese più grande del mondo in quanto è 2 volte gli Stati Uniti o la Cina, ma ha una popolazione relativamente limitata di soli 144 milioni di persone, meno della Nigeria o del pakistan. La Russia fino agli Urali è una potenza Europea in quanto confina con la massa continentale europea ma non è una potenza asiatica anche se confina con il Kazakistan, la Mongolia, la Cina e Corea del Nord. La Russia non è una potenza asiatica perché anche se il 75% del suo territorio si trova in Asia, solo il 22% della popolazione vive là. La caduta dell’URSS (che ha fatto tornare l’impero russo alla forma dell’era precomunista con i confini europei che si fermano all’Estonia, Lettonia, Bielorussia) è stata causata da diversi fattori: assunzione di impegni eccessivi, tendenza a spendere più soldi di quelli a disposizione, sconfitta sulle montagne dell’Afghanistan (la Russia puntava ad avere un porto con acque che non gelano d’inverno e un libero accesso alle rotte commerciali più importanti del mondo). L’unico porto della Russia è sull’Oceano Pacifico, ma viene bloccato dal ghiaccio per mesi ed è dominato dai giapponesi, e questo impedisce alla flotta russa di operare su scala globale. Dopo la sconfitta in Afghanistan il sogno di Mosca di accedere direttamente alle rotte di navigazione è sfumato

per sempre. La mancanza di un porto affacciato sugli oceani è sempre stato il tallone d’achille della Russia. La Russia è geograficamente svantaggiata e se non è molto più debole è per l’enorme disponibilità di petrolio e gas naturale. Gli Stati facente parte dell’Unione sovietica si dividono oggi in tre gruppi: Neutrali, che hanno meno ragioni per allearsi con russia o Occidente perché dispongono tutti e tre di fonti energetiche autonome. (Uzbekistan, Azerbaigian e Turkmenistan) Filo-russo, hanno economie legate alla Russia. (Kirghizistan, Tagikistan, Bielorussia e Armenia. Filo-occidentali, tutti membri della NATO e dell’UE. (Polonia, Lettonia, Lituania, Albania….) Georgia, Ucraina e Moldavia vorrebbero entrare a far parte di queste organizzazioni ma sono tenute a distanza per la loro vicinanza geo alla Russia. L’Ucraina ha tentato di scendere a patti con l’UE ma la Russia, con Putin ha fatto sì che l’Ucraina rifiutasse l’accordo, causando così non poche ribellioni da parte della popolazione ucraina che porteranno alla fine all’annessione della Crimea alla Russia. La Crimea è un punto strategico per la Russia.

In questo modo la Russia possiede il porto di Sebastopoli che è l’unico vero porto in acque temperate della Russia, nonostante l’accesso al Mar Mediterraneo dal Mar Nero sia limitato. Dopo l’annessione della Crimea, L’Ue ha imposto sanzioni limitate in quanto molti degli Stati europei dipendono dalla Russia e quindi quest’ultima può gestire la distribuzione di gas a suo piacimento. L’annessione della Crimea ha dimostrato che la Russia è pronta all’azione militare per difendere i propri interessi in quello che chiama l’estero vicino. La Russia non ha ancora chiuso i conti con l’Ucraina né con altri stati dell’ex URSS. Nel caso dei tre stati baltici, la posizione della NATO è netta, poiché sono tutti membri dell’alleanza, un’eventuale aggressione da parte della Russia farebbe scattare l’articolo 5 dello statuto che recita l’attacco diretto contro tutte le parti. Se la Russia interverrà in uno di questi stati militarmente sarà perché le grandi comunità russe presenti in quei paesi sono oggetto di discriminazione (la Russia si avvale di una legge che obbliga il governo a tutelare i cittadini di etnia russa). Anche la Moldavia è un altro stato cuscinetto per la Russia in quanto è geograficamente strategica avendo un accesso diretto sul mar nero. La Moldavia dipende dalla Russia per i suoi fabbisogni

energetici. Per quanto riguarda la Georgia la Russia non è molto preoccupata soprattutto a causa della guerra russa-georgiana del 2008 che ha lasciato ampie zone del paese in mano alle truppe russe. La potenza della Russia non è l’esercito e l’aviazione, ma il gas e il petrolio. Migliori sono le relazioni con la russia, meno si paga l’energia. L’america sta tentando di vendere il surplus di olio scisto prodotto da essa stessa all’Europa. La Russia ha fiutato il pericolo e ci tiene a sottolineare come l’Europa ha già nel suo paese una fonte affidabile e più economica di gas. Fuori dai propri confini la Russia ha effettivamente una presenza politica globale e usa la propria influenza soprattutto con tutti i paesi in cattivi rapporti con gli Stati Uniti. La Russia sta guardando alla cina come cliente alternativo. Il prossimo obiettivo del Cremlino sembra essere la definizione di un patto politico col governo di Pechino e, in tal senso, Mosca dal 2018 «fornirà alla Cina 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno, nel quadro di un accordo trentennale». Tim Marshall, tuttavia, sottolinea anche le debolezze della Russia putiniana: la popolazione relativamente bassa – solo 144 milioni di abitanti a fronte di un’estensione di 17 milioni di chilometri quadrati – e l’inconsistenza della flotta, poco presente nei mari e negli oceani che contano di più.

2. Cina

La cina è sempre stata una potenza terrestre, grazie alle dimensioni del suo territorio e all’entità della sua popolazione che conta attualmente circa 1,4 miliardi di persone. La pianura cinese settentrionale è il centro di gravità politico, culturale, demografico e agricolo del paese. In questa parte della Cina vivono quasi un miliardo di persone. La Cina è «una grande potenza ormai convinta di essere protetta dalle sue caratteristiche geografiche», che si prestano a una difesa efficace e a un commercio attivo. A nord confina con la Mongolia, e sui due lati del confine c’è il deserto del Gobi. A est confina con la Russia fino al Pacifico (Mare del Giappone). A sud confina con il vietnam, laos e Myanmar. Con il Vietnam ha molti screzi per il territorio, e sfortunatamente per entrambi questa è la zona meridionale che ha il confine facilmente attraversabile da un esercito. Il confine con il Laos è una giungla

collinosa, difficile da attraversare per i mercanti e ancora più complicata per le forze armate. La Cina ha conseguito la sicurezza dei propri confini, estendendo la sua influenza sulla Mongolia e occupando il Tibet. La catena dell’Hymalaya rappresenta una muraglia cinese naturale e separa i due paesi più popolosi del mondo. Infine, ad ovest troviamo Pakistan, Tagikistan, Kitghizistan(tutti montuosi) e kazakistan. Qui troviamo l’antica via della seta che rappresenta il punto debole nel sistema difensivo della Cina, un vuoto tra le montagne e il deserto, ma è lontana dal cuore del paese e quindi i rischi di attacchi sono ridotti. Alcuni problemi legati a questo paese: visione dei rapporti sociali molto diversa dall’Occidente. Il pensiero occidentale mette davanti a tutti i diritti dell’uomo, per la cina invece viene prima la collettività e poi l’individuo. Altro problema sempre più pressante per il partito è l’incapacità di dar da mangiare alla popolazione. Oggi più del 40% delle terre coltivabili è inquinato o si sta assottigliando nello strato superficiale. La Cina è prigioniera di un circolo vizioso, deve portare avanti il processo di industrializzazione perché modernizza la società e innalza il tenore di vita, ma tale processo minaccia la produzione di alimenti. Sul piano economico la Cina ha stipulato un grande accordo con il mondo: noi produciamo a basso costo e voi comprate a basso prezzo. A parte il fatto che in cina i costi della manodopera stanno lievitando a beneficio delle concorrenti thailandia e Indonesia, cosa accadrebbe se le risorse si esaurissero o se ci fosse un blocco navale che impedisse alle merci di entrare e di uscire? Servirebbe una marina militare. I cinesi sono sempre stati dei grandi navigatori, ora la cina sta costruendo una marina militare in grado di attraversare gli oceani. La cina ci impiegherà ancora del tempo prima di competere seriamente con la forza navale più potente, quella degli Stati Uniti. Il libero accesso al Pacifico è ostacolato innanzitutto dal Giappone. I cinesi vogliono annettere Taiwan (che è alleata dellAmerica), ma non sono in grado di farlo con l’uso della forza. Intensificano invece il commercio e il turismo tra i due stati.

La cina deve proteggere le rotte che attraversano il Mar cinese Meridionale, sia per far arrivare i suoi prodotti sul mercato, sia per garantire l’afflusso delle materie prime con cui fabbricarli. Non può

subire un blocco navale. Sul piano diplomatico la cina tenterà di sottrarre i paesi del Sud-est asiatico nell’abbraccio degli Stati Uniti, usando il bastone e la carota: troppo bastone e questi paesi si legheranno ancora di più agli stati uniti, troppa carota e non si piegheranno alla volontà di Pechino. Attualmente cercano ancora protezione al di là del Pacifico. La cina vuole portare avanti con costanza e determinazione i suoi piani finchè i concorrenti non molleranno la presa, perché anche la Cina asprira a diventare una potenza affacciata su due oceani. L’ex Impero Celeste ha vissuto negli ultimi vent’anni un’imponente crescita industriale e demografica, ma adesso aspira a diventare «una potenza affacciata su due oceani (il Pacifico e l’Indiano)» e si sta dotando di una potente marina militare. L’espansione della Cina avviene con gli accordi commerciali e non con le armi: i cinesi si stanno muovendo anche in Africa, costruendo porti, linee ferroviarie, bacino idroelettrico (Kenia, Etiopia, Angola) e stanno abbattendo l’africa in lungo e in largo alla ricerca di minerali e metalli preziosi. Le aziende e i lavoratori cinesi si stanno espandendo in tutto il mondo e lentamente li seguiranno anche le forze armate. Nel prossimo decennio la Cina cercherà di diventare più agile: ha messo in sicurezza i propri confini, forzando i vincoli della prima catena di isole, e ora si sta espandendo liberamente in tutto il mondo. Se riuscirà ad evitare un conflitto armato con stati uniti o giappone allora l’unico pericolo per la cina sarà la cina stessa. La cina fa ormai parte in modo stabile dell’economia globale. Se noi non acquistiamo, i cinesi non producono. E se non producono ci sarà una disoccupazione di massa che porterà a inevitabili disordini di un’entità mai vista prima. Ci sono, però,alcune incognite che potrebbero intaccarne la stabilità, come l’inquinamento ambientale che minacciala salute dei cinesi o la dipendenza dalle esportazioni che espone al pericolo del crollo della domanda globale. I dirigenti del Partito Comunista Cinese – dopo la repressione delle proteste democratiche del 1989 − hanno stipulato un “tacito accordo” coi cittadini per scongiurare altre rivolte, secondo l’assunto: «Noi vi faremo vivere meglio, e voi eseguirete i nostri ordini». Tale patto, però, potrebbe venir meno in futuro e i cinesi potrebbero tornare a ribellarsi contro il dispotismo dei propri governanti.

3. Stati uniti

Ci sono 50 stati che formano un’unica nazione, cosa che i 28 stati sovrani dell’UE non potranno mai fare poiché quasi tutti gli stati europei hanno un’identità nazionale molto più forte e definita di qualunque stato americano. Questo stato lo si può dividere in tre parti: •

Pianure costiere atlantiche che portano ai monti Appalachi, zona attraversata da fiumi brevi ma navigabili e dotata di suolo fertile.



Procedendo verso ovest troviamo le pianure fino alle montagne rocciose dove si colloca il bacino del Mississipi.



Oltre le montagne rocciose, si incontra il deserto, le montagne della Sierra Nevada e infine le spiagge del pacifico.

A nord c’è il canada con il suo scudo di rocce precambriane, a sud-ovest c’è il deserto. All’inizio del XVII secolo quando si insediarono i primi coloni europei, si resero conto immediatamente che la costa orientale di questo territorio era ricca di porti naturali e terreni fertili, attirando così sempre più coloni. Oltre alla barriera naturale degli Appalachi, che impediva di andare verso ovest, c’era un divieto politico da parte del governo britannico che vietava insediamenti ad ovest degli appalachi perché voleva fare in modo che il commercio rimanesse sulla costa orientale. Questo insieme a molte altre sofferenze portarono alla guerra d’indipendenza che portò alla vittoria delle prime parti di territorio degli Stati Uniti. I leader del nuovo paese ai primi dell’ottocento non sapevano ancora quanta strada li separava dall’Oceano Pacifico. A bloccare la strada c’erano i francesi, dai quali però gli americani comprarono la Louisiana (1803) che raddoppiò le dimensioni degli Stati Uniti e diede il controllo sul sistema di vie d’acqua interne più esteso del mondo. Era ormai chiaro che il paese sarebbe diventato un colosso, potenza continentale, allargandosi sempre di più verso ovest. Nel 1814 gli inglesi se n’erano andati, i francesi avevano ceduto la Louisiana e ora era il turno di estromettere gli spagnoli. Non fu difficile, in quanto gli spagnoli erano impegnati e logorati dalla guerra in Europa contro

Napoleone: nel 1819 la spagna cedette la Florida agli Stati uniti, e con essa un altro territorio vastissimo. Gli USA erano arrivati al Pacifico. C’era però un altro problema di origine spagnola: il Messico, che seppur non poneva alcuna minaccia territoriale agli stati Uniti, causava altre problematiche all’america come la fame di manodopera illegale e droghe. Il messico si stava espandendo andando a comprendere anche...


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