Un paese che cambia Saggi sull’Uruguay tra memoria e attualitàCarla Maria Rita PDF

Title Un paese che cambia Saggi sull’Uruguay tra memoria e attualitàCarla Maria Rita
Course Antropologia culturale
Institution Sapienza - Università di Roma
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Un paese che cambia Saggi sull’Uruguay tra memoria e attualità Carla Maria Rita Suoni e lo sguardo 1. Un paese che cambia Carla Maria Rita Unità e Cambiamento sono le parole chiave. Il cambiamento è un tema di dibattito costante tra la classe politica, gli intellettuali e i media. Nella memoria comune rimane sempre salda l’idea di eccezionalità del paese a confronto con tutti gli altri paesi latinoamericani. Come ricorda Ribeiro nell’opera Le Americhe e la civiltà, a caratterizzare il processo di culturalizzazione dell’Uruguay è il sistema di integrazione dell’immigrato che passa per vie democratiche in modo veloce e radicale, a differenza degli altri paesi. A fare da apripista è il leader del partito Colorado Batlle y Ordoñez che fece dell’integrazione degli immigrati la forza del paese. Caratteristiche del paese. L’Uruguay ha una storia di immigrazione, come del resto anche il resto del sud America. Grazie alle praterie che favoriscono l’allevamento, è stato ▪ Prima terra di razzia dei conquistadores ▪ Poi latifondo schiavista ▪ Poi rifugio per gli immigrati europei La prima peculiarità della Republica Oriental del Uruguay è la sua funzione di stato cuscinetto e di stato di frontiera. Queste funzioni continuò ad averle anche dopo le contese tra Spagna e Portogallo quando furono definiti i confini territoriali che dividevano il nuovo Uruguay dall’Argentina e dal Brasile. Subito il paese cominciò una serie di alleanze politiche con i paesi limitrofi che portò il paese alla nazionalizzazione che lo rese sovrano. Quindi paese-frontiera prima e paese-prateria dopo; dove prateria (secondo carattere peculiare) significa crescita e sviluppo poiché grazie ad essa i coloni possono portare il proprio bestiame al pascolo e successivamente diventerà un patrimonio prezioso per la produzione di cuoio e carne. Il terzo carattere peculiare sono i porti, che per la loro posizione naturale (all’ingresso dell’estuario del Rìo de Plata, permettevano il controllo delle rotte commerciali. Verso una identità nazionale: 1. 25 agosto 1825 l’Uruguay proclama la sua indipendenzadal Brasile, a cui era stata annessa nella provincia cisplatina, ma decide di legarsi con l’Argentina nelle Provincias unidas del Rìo de la Plata. 2. Nel 1825 c’è una prima convenzione preliminare di pace in cui si forma una costituente 3. 1830 anno della proclamazione della costituzione e quindi indipendenza dell’U. Comunque l’indipendenza e più che altro un clima di pace era fortemente voluto, più che dell’U, dalle potenze internazionali come GB (che aveva bisogno di tranquillità per far fruttare i suoi affari nel paese) e da Brasile e Argentina. L’identità nazionale si forma almeno 100 anni dopo la firma della costituzione; quando all’inizio del XX secolo i governi iniziarono cercare i miti, le legende e gli eroi che potessero creare un senso di appartenenza e che potessero formare una comunità immaginaria. [traduzione approssimativa pg 32] Quello dell’identità è un problema primario per i governi che cominciano a perseguire una politica nazionalistica; cioè un disegno che porti la gente a sentirsi degli Orielantales. Þ All’inizio del XX secolo gli intellettuali cominciano a riscoprire le origini. Tessono una identità sulle tradizioni dei suoi rappresentati originali: i charrua e i gaucho, eroi delle lotte d’indipendenza. Batlle y Ordoñez Presidente delle Repubblica dal 1903 al 1907, poi dal 1911 al 1915, era figlio dell’ex presidente Lorenzo Batlle. Dopo un viaggio in Francia fece proprio i principi di laicismo che stavano segnando quel paese in quel momento, tornato a casa si schierò contro i poteri dittatoriali. Una volta presidente della Repubblica cominciò una serie di riforme che portarono l’Uruguay ad una stabilità mai vista nell’ America latina di quel periodo. Tra le riforme emanate si ricorda: 1. Riconoscimento dei diritti dei lavoratori:

- Proibito lavoro minorile - Giornata lavorativa ridotta ad 8 ore per gli adulti e 4 ore per i ragazzi dai 13 ai 18 anni - Un mese di maternità per le lavoratrici - Il diritto al giorno di riposo settimanale - Riconoscimento per indennizzo in caso di incidente sul lavoro - Pensione di reversibilità - Assistenza pubblica e gratuita - Pensionamento in base agli anni di età e a quelli di servizio 2. Riforme della scuola: - Gratuita anche la scuola secondaria 3. Abolizione della pena di morte 1907 (seconda solo all’Ecuador in sud America (1906)) 4. Legge sul divorzio anche per volontà della donna 5. Statalizzazione dei servizi pubblici 6. Laicizzazione dello stato

Il processo di formazione dell’identità si basa su alcuni principi come: ▪ Senso di appartenenza ad un paese che accoglie immigrati ▪ Sistema sociale egualitario ▪ Sistema educativo aperto ▪ Stato laico che tende alla libertà di espressione. Quindi l’uruguaianità nasce già cosmopolita e universalista, ricca dei principi appresi dall’Europa e in particolare dalla Francia; fiera di essere uno stato moderno in mezzo al primitivismo sociale, politico ed economico del resto dell’America latina. Il modello di cittadinanza di basa così su due principi: ▪ L’abbandono dell’identità di origine come condizione indispensabile per l’integrazione politica e sociale ▪ Adesione ad una concezione generale della politica in quanto «sfera in cui le identità particolari si sublimano in un “noi” neutralizzato e legalizzato» Quindi viene posta enfasi sulla costruzione di un U unitario e compatto, attraverso un processo che preveda la mescolanza etnica e sociale. U proclamato santuario delle libertà Þ Uruguay come “Svizzera d’America”. I principi su cui si vuole fondare sono uguaglianza, laicità, liberalismo e pluralismo. Durante la prima guerra mondiale vive un momento di fortuna per due motivi principali ▪ Grazie all’esportazione ai paesi belligeranti di carne e cuoio l’economia è in crescita ▪ Grazie a questa crescita economica la popolazione è in crescita soprattutto a causa del flusso migratorio e nel 1914 la popolazione è cresciuta di quasi 300 mila individui rispetto al 1908 (1908: 1.042.686 ® 1914: 1.315.000) Il processo di uraguaizzazione della nuova popolazione è rapido: spazio pubblico aperto ai diversi apporti, tradizioni di provenienza rimangono vive e non marginalizzate Þ ci si sente subito uruguaiani! Le conseguenze della crisi del 1929.

Nel 1929 il mondo entra in una profonda crisi economica e anche un U si accusa una ripercussione sull’economia perché non c’è più domanda dall’estero. ® esportazioni crollano del 50%. La conseguenza più immediata riguarda l’immigrazione ® inaugurata la politica delle puertas cerradas; chiusura delle frontiere. Þ la normativa fece entrare il paese in profonda crisi. Il periodo di oscurantismo si conclude con la fine della guerra ® il commercio viene ripreso, le frontiere si riaprono. Verso la dittatura. Dopo la seconda guerra mondiale la moneta si svaluta, il paese è dipendente dalle forze estere, aumenta la disoccupazione ® tutto questo porta ad un cambio politico: dopo un secolo il Partido Nacionalsale al governo.Þ questo cambiamento è comunque visto come un segno di democrazia e viene visto con orgoglio. Il periodo a partire dagli anni ’60 rappresenta una parantesi nera nella storia del paese. Tutto comincia con gli effetti di una crisi economica e il paese unisce il proprio destino a quello degli altri paesi sud americani. A causa della crisi economica e della stagnazione produttiva si crea un profondo malessere sociale alimentato poi dai una frammentazione politica. Tutto ciò provoca manifestazioni e scontri che portano il paese al totalitarismo cioè al decadimento dei valori che avevano caratterizzato l’U. La cosa peggiore fu la decadenza dei valori democratici; quando la violenza divenne quotidiana si creò una rottura delle norme di convivenza sociale che contraddistinsero l’Uruguay dall’inizio del secolo. [traduzione approssimativa pg 36] Nel ’67 due presidenze consecutive del partido colorado esprimono il cambiamento di rotta voluto dalla popolazione che vuole ora un governo forte, lontano dai principi tradizionali. È un clima rarefatto, molto latinoamericano, ma così poco Uruguayano che si deve tentare di ricreare per comprendere la difficile vicissitudine di quella decade. [traduzione approssimativa pg 38] 3 La dittatura Nel paese si apre un periodo di scontri e violenze: Il Movimento de Liberacion Nacional-Tupamaros è un movimento di guerriglia nato negli anni ’60 il cuileader fu Raul Sendic ® il gruppo si fonda sui gruppi di sinistra e di movimenti sindacali. In più a lmov. si uniscono molti studenti e intellettuali. La polizia cominciò una violenta repressione del gruppo e fu intentata una massiccia campagna contro di esso che portò all’uccisione di molti guerriglieri mentre i leader furono incarcerati per 13 anni. Con la dittatura e tutto ciò che ne consegue il mito uruguaiano cade in crisi per la prima volta e gli uruguaiani per la prima volta lo vedono come falso, illusorio e ingannevole. Il terrore diviene strutturale, radicato nella quotidianità delle persone. (un uruguaiano su 5 è passato in carcere) Þ molti scelgono di emigrare e circa il 10% della popolazione lascia il paese. Viene imposto un nuovo modello identitario, militarizzato. Abolite le scienze sociali e viene fatto della storia uno strumento di propaganda in più viene attuata una chiusura ermetica verso ogni elemento socio-culturale esterno.Insomma, l’antitesi di ciò che fu prima l’Uruguay. Fine della dittatura e riscoperta del sé. Il 1985 segna il ritorno della democrazia con il nuovo presidente Sanguinetti. Si assiste ad un risveglio collettivo: bisogna con urgenza riaffermare l’orgoglio uruguaiano, ma senza cancellare glie orrori del passato! Þ si avvia un processo di rielaborazione del proprio passato a partire da nuove analisi storiografica.Þ esemplificativo è il libro ¡Benabè Bernabè! Che rilegge in modo del tutto nuovo un capitolo della storia uruguaiana: il massacro degli indigeni charrua. Questo libro è l’esempio di un nuovo processo di ridefinizione del sé a partire dalla propria storia.Il romanzo apre il dibattito: prima se si pensava al proprio passato collettivo non si prevedevano conflitti etnici, adesso, con la messa in luce di quel capitolo della storia (il massacro dei Charua) si devono decstruire profili identitatari e nozioni prima indiscussi. Con questa analisi storiografica riemergono delle ambiguità di cui non si era percepita l’esistenza fino ad allora. Ad esempio viene rispolverato un capitolo della storia internazionale a cui l’Uruguay prese parte: la guerra della triplice alleanza. ® fu una guerra in cui l’U non centrava niente e la sua rimessa in luce a distanza di tempo (portò gli Uruguaiani a riconsiderare i valori che fino alla dittatura li avevano caratterizzato con orgoglio ) Dopo la dittatura c’è la volontà di affrontare gli aspetti dolorosi della propria storia come i desaparecidos Þ il processo di recupero della memoria mira a riappropriassi delle proprie radici storico-culturali; c’è volontà di capire il perché si sia arrivati a qual punto. Deve essere anche ridefinito il rapporto tra stato e società civile perché esso è stato messo in discussione: non è più lo Stato di inizio secolo, ma è lo stato che ha permesso alla violenza di entrare nella quotidianità dei cittadini. Per andare avanti e per permettere alla democrazia di tornare si è dovuto perdonare chi si era macchiato di crimini: concedere una amnistia e non indagare sui crimini era il patto che aveva dovuto stringere la democrazia nel momento della fine della dittatura. Þ si apre un importante dibattito pubblico: da una parte ci sino le vittime e i parenti dei morti

e dei desaparecidos he vogliono giustizia, dall’altro c’è chi ritiene che per salvaguardare la pace interna non vuole perseguitare legalmente i colpevoli. ® la ley de caducidad (legge per l’amnistia per i crimini) Breve cronologia della dittatura. - 18 novembre 1971 il Partido Colorado vince alle elezioni - 1 marzo 1972 la presidenza viene assunta da Bordaberry ® il paese fu sconvolto da violenze e il Parlamento non riuscì ad osta-colare le pressioni militari - 27 giugno 1973 colpo di stato militare ® Bordaberry scioglie le camere mette fuori legge i partititi di sinistra e instaura il Consejo de estatdo (cioè l’organo ch fa le veci del legislativo durante la dittatura). ® brutale repressione contro gli studenti - 12 giugno 1976 destituito Bordaberry e assunse la presidenza Alberto Demicheli, ma sostituito dopo pochi mesi da Mendez che governò sotto il controllo delle forze armate fino al 1981 - 1980 avanzata proposta di riforma volta a legittimare il regime ma rifiutata dal voto popolare - 1 settembre 1981 dopo tensioni interene alla gerarchia militare viene designato Alvarez alla presidenza per la trattazione. - 1984 elezioni in cui vince il partido colorado. - Marzo 1985 ritorno alla democrazia con il presidente Sangui- netti La guerra della triplice alleanza ▪ Il Paraguay stava avendo problemi sui confini con i vicini, Argentina e Brasile. Þ Allo stesso tempo gli uruguaiani avevano lottato per ottenere e conservare l'indipendenza dalle stesse potenze, in particolare dal Brasile. ▪ Nel 1864, il Brasile aveva aiutato il capo del Partido colorado uruguaiano a promuovere un colpo di stato contro il presidente del Partido blanco urugiauano. ▪ Il presidente del Paraguay, dichiarò guerra al Brasile; il conflitto coinvolse presto anche l'Argentina, che si vide invadere il territorio. Presidente argentino firmò un'alleanza con il Brasile e con l'Uruguay (la Triplice Alleanza), e dichiararono guerra al Paraguay, il 1º maggio 1865. ▪ Allo scoppio della guerra, alla fine del 1864, i mezzi a favore degli alleati costrinsero i paraguaiani a ritirarsi all'interno delle proprie frontiere. ▪ La guerra lasciò il Paraguay in ginocchio; in particolare dal punto di vista demografico, la sua popolazione venne quasi dimezzata perchè durante la guerra i paraguaiani soffrirono anche la malnutrizione, le malattie e la tirannia di López, che fece torturare e uccidere innumerevoli persone. ▪ Argentina e Brasile si annessero circa 140 000 km2 di territorio paraguaiano, ed Entrambe richiesero grosse indennità che non vennero mai pagate, e occuparono il Paraguay fino al 1876. ▪ Nel frattempo i "colorados" presero il controllo dell'Uruguay, e lo mantennero fino al 1958. 4 Un paese che cambia Saggi sull’Uruguay tra memoria e attualità Carla Maria Rita Il ritorno alla democrazia e la riscoperta del passato provoca delle fratture nel paese come quella del movimento indigenista che si organizza e proclama una rivendicazione della cultura indigena Þ inizia una discussione in termini storiografici sul genocidio della popolazione charrua nel 1931, avvenuto solo dopo la dittatura, che ha costretta la rivisitazione di quell’episodio. In realtà non c’è una continuità culturale che possa recuperare la cultura indigena, ma c’è un movimento indigenista che vuole recuperare una identità perduta. Un processo volto ad una patrimonializzazione della cultura indigena volto a riscoprire una eredità lontana. Oltre alla figura del charrua viene riscoperta la figura del gaucho (uomo di campagna che partecipa alle lotte di indipendenza del paese. Di queste riscoperte (charrua e gauchos) se ne rivendica la fierezza, la libertà e l’indipendenza e si da una nuova importanza alla cultura indigena che è stata

fondamentale per la lotta per l’indipendenza. Un evento importante per il processo di riappropriazione dell’indentità indigena consiste nell’aver fatto rientrare i resti dell’ultimo charrua sopravvissuto alla matanza. Grazie all’attivismo del movimento indigenista l’Uruguay ha preso parte ad un discorso più ampio che riguarda anche gli altri paesi dell’America latina volto alla riaffermazione delle minoranze indigene che occupano gran parte della cultura e dell’economia dei paesi. 2.Antropologia sociale e culturale: relazione sul ruolo della disciplina in Uruguay* Sonnia Romero Gorsky 1. Introduzione In primo luogo si è cercato di conosce il contesto entro il quale la disciplina nasce, si organizza e acquista un posto nell’insegnamento universitario e nella ricerca in loco: tutto questo processo è abbastanza recente. L’intenzione è quella di rivisitare questa giovane tradizione di antropologia culturale e sociale in Uruguay, fino a conoscere le con- dizioni per creare in autonomia un contributo locale per la produzione del riconoscimento antropologico della regione latinoamericana. Il paese non ha attualmente grandi varietà etnico-culturali, e questo perché il legame con i paesi europei è rimasto sempre molto forte, anche grazie al contributo degli immigrati e attraverso il sistema educativo. Il fatto die essere un piccolo paese incastonato tra due grandi potenze come Brasile e Argentina è condizionante sial dal lato economico che politico, e in più questo gioca un ruolo nel campo delle scienze sociali dove diventa più impro-babile un riconoscimento esterno di una produzione uruguaiana. (l’Uruguay vive all’ombra di queste due potenze latine, anche nel campo delle scienze sociali nelle quali non ha un riconoscimento esterno). Allo stesso tempo l’appartenenza geografica e culturale alla regione rioplatense spiega quanto sia sottolineare l'interesse delle peculiarità nazionali di tipo etnografico. A causa delle campagne di eliminazione delle popolazioni autoctone fatte nel XIX secolo, l’Uruguay rimase fuori dell’interesse etnografico nei confronti del sud del continente; cosa che avvenne invece per il Brasile o il Paraguay. Nel XXI secolo aumenta la domanda da parte della società e del contesto accademico di antropologia per avere l’opportunità di creare massa critica e un campo di lavoro nel territorio nazionale. Paradossalemte il periodo che molti autori indicano come “la morte dell’antropologia”, coincide con lo sviluppo dell’antropologia in Uruguay. Il discorso scientifico è promosso dall’idea di scoprire e proteggere la diversità biologica e culturale e questo discorso è applicabile all’U. per via della sua multiculturalità. 2. Prima dell’antropologia Prima di arrivare a come l’antropologia sia arrivata nell’accademia uruguaiana, bisogna evocare illavoro degli storici che si occuparono dello studio delle lotte durante l’epoca coloniale. * titolo originale: Antropologia social y cultural: relato sobre el desarrollo de la disciplina en Uruguay(la traduzione dell’articolo dallo spagnolo all’italiano è approssimativa, il testo è solo una sintesi). Nella novellistica comparve la figura del gaucho e riemerse l’interesse per il contriburo che la cultura africana ebbe negli usi e nei costumi nazionali. Daniel Vidart, negli anni 60, scrisse della cultura rurale. Lavorò sulle cronache dei primi coloni che vennero dall’europa. I suoi studi ebbero un eco molto vasto che si divulgarono attraverso la scuola. Nel 1969 pubbliga i Quderni della nostra terra in cui descrive un apluraità composta da diverse popolazioni provenienti soprattutto dall’Europa ma anche comunque tutti insieme formno una nazione giovane che accetta la diversità in cui è presente una vuta pubblica e tutte queste diversità sono unite dalla lingua spagnola. 3. Verso l’Accademia Ad un certo punto (nel 1958) arrivò Rivet a Montevideo che raccomandò la creazione di un di scienza dell’uomo e l’apertura di un museo di etnologia, ma questa cosa non si concretizzò in quel momento. Ribeiro aprì un corso di antropologia generale nel 1968 mentre era in esilio a Montevideo. Pi Hugarte tradusse i suoi lavori in spagnolo sulle americhe, grazie ai quali venne ordinato lo studio e la comprensione della storia sudamericana. In questo studio, Ribeiro fa una distinzione tra i popoli rioplatensi e gli urugiauani in quanto quest’ultimi discendino praticamente solo dagli europei. La biologia individua delle tracce indigene nella discendenza della popolazione, ma l’antropologia culturale da ragione a Ribeiro poiché nel XIX secolo ci fu il totale annientamento della popolazione indigena Charrua. Dunque non c’è una continuità culturale indigena e questo rende unico il popolo uruguaiano nel resto del sud America. 4. L’antropologia nell’università

Nel 76 non c’erano specialisti formatisi nel paese e i pionieri come vidart e Pi Hugarte si incontravano in esilio per via della dittatura. Il protagonista dell’etnologia uruguaiana si occupava di etnografia classica e lavorava soprattutto il polinesia, dunque il mode...


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