Che cos\'è un museo - riassunto PDF

Title Che cos\'è un museo - riassunto
Course Musei E Critica D'Arte
Institution Università degli Studi della Tuscia
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RIASSUNTO CHE COS’E UN MUSEO 1. LA STRUTTURA 1.1 Il Nome Il termine MUSEO richiama il luogo consacrato alle Muse (le 9 figlie di Zeus e di Mnemosine, dea della memoria), indicava il luogo che nel palazzo reale di Alessandria d’Egitto ospitava il più famoso cenacolo intellettuale dell’antichità. L’uso moderno del termine si avrà con il Rinascimento italiano. Negli anni 30-40 del 400 PAOLO GIOVIO fece erigere sul lago di Como un Museo, così da lui chiamato, per indicare il legame tra la collezione e la sede che la ospita. Successivamente il termine venne usato prima per indicare le raccolte di opere naturali o artificiali e poi per distinguere le collezioni destinate all’uso privato e quelle destinate all’uso pubblico. Il 1759 indica l’anno in cui su concesso ai visitatori di entrare presso il British Museum di Londra. La definizione ufficiale è stata formulata dall’ICOM e sostiene che: “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, istruzione e diletto.” La funzione essenziale del museo è proprio la CONSERVAZIONE della cultura a beneficio delle generazioni future e di quelle presenti. La struttura del museo si basa su quattro elementi: la collezione, il pubblico che la fruisce, il personale che la organizza e la sede che la ospita. 1.2. La Collezione La collezione è un insieme di oggetti INALIENABILI (perché destinati alla posterità) che si è costituito nel tempo attraverso diverse forme di acquisizione: donazioni, lasciti ereditari, acquisiti, ricerche sul campo. Essa non è interamente visibile ma gran parte delle raccolte si trovano nei depositi. La ragione è che le sale espositive non possono essere affollate da rendere difficile e faticosa la lettura dei singoli oggetti. La collezione ne determina le dimensioni e la tipologia del museo. Le dimensioni dipendono dalla quantità di opere più che dall’estensione della sede. Può limitarsi a esporre dipinti (pinacoteca), gessi (gipsoteca) armi (armeria), opere su carta (gabinetti di disegni e stampe) oppure riferirsi a una certa civiltà (il Museo Egizio di Torino), a un certo periodo storico (quello del Risorgimento a Roma) o anche a un solo artista (il Musée Picasso di Parigi). Alcuni sono regge musealizzate (come quella di Versailles); altri sono case museo, perché la loro sede è stata l'abitazione di un certo personaggio, nella quale si conservano ancora tutti o molti degli oggetti che gli appartenevano (il Vittoriale di Gabriele D'Annunzio a Gardone Riviera); altri ancora documentano la cultura materiale ossia gli oggetti della vita quotidiana recuperati nel loro valore di testimonianze della storia sociale; altri infine comprendono beni immateriali come gli usi, i costumi, le feste. Nella nozione generale di museo rientrano pure le raccolte di specie viventi: gli orti botanici, gli acquari. Di recente sono nati musei basati non su oggetti bensì idee, che non espongono ma testimoniano e raccontano, con l’uso delle nuove tecnologie e soprattutto della realtà virtuale. Le collezioni dei musei sono destinate a crescere ma la raccolta non può essere appesantita o snaturata. I principi basilari sono 4: 1. Acquisire ciò che riveste un effettivo interesse culturale 2. Acquisire ciò che è coerente con la collezione 1

3. Non acquisire ciò che il museo non è in grado di conservare ed esporre 4. Non acquisire ciò che è di legittima pertinenza di altri musei. Non sempre la crescita delle collezioni è necessaria, infatti alcune si considerano “chiuse” perché già complete. 1.3. Il pubblico Il pubblico la collezione è sempre per il pubblico: quello presente, per il quale viene esposta, e quello futuro, per il quale viene conservata, con il solo limite di non comprometterne la sicurezza e la durata nel tempo. L'evoluzione del concetto di pubblico dalla nascita del museo fino ad oggi si può dividere, schematizzando, in tre fasi: − Nella prima l'attenzione del museo si concentra sulle élite intellettuali e socia- gli studiosi, gli artisti e gli strati elevati della popolazione. − Nella seconda fase il pubblico è inteso come massa da educare, sia nel comportamento sia nel modo di apprendere. Il museo trasmette il proprio messaggio a tutti senza lasciare spazio alla valutazione critica. Il visitatore-discepolo è lì per imparare. − Nella terza fase il pubblico comincia ad acquistare un peso rilevante, ma il visitatore-utente resta un ricettore passivo dei contenuti trasmessi dal museo. − Solo negli ultimi vent'anni il ruolo del pubblico è divenuto centrale. È un'evoluzione che dipende da molti fattori: da un lato il rapporto sempre più stretto che il museo ha stabilito con la società civile e la sua capacità di registrarne i mutamenti; dall'altro il crescente afflusso dei visitatori e la loro maggiore consapevolezza dei propri diritti e doveri. Anzitutto si è sfatata l'idea che esista il visitatore tipo: vi sono, invece, individui con aspettative od obiettivi diversi, distinti per età, estrazione, retroterra culturale, abilità o disabilità. I musei hanno cominciato a pensare non più in termini di pubblico ma di “pubblici”. 1.4. Il Personale Il personale del museo, ossia l'insieme delle risorse umane che concorrono al suo funzionamento, si occupa sia della collezione sia del pubblico e funge da mediatore nel loro rapporto. Poiché il museo è un luogo di produzione, conservazione e trasmissione della cultura, le funzioni che devono essere garantite dal personale interno o da collaboratori esterni sono molteplici e oscillano continuamente fra la teoria e la pratica: la direzione, la responsabilità dei settori della collezione esposti e di quelli in deposito, la conservazione e il restauro, la sicurezza, lo studio, la catalogazione, l'ordinamento e l'allestimento delle collezioni, le procedure di acquisizione, il prestito per mostre, I organizzazione di esposizioni e di altre attività culturali, la biblioteca e gli archivi, i servizi educativi, quelli di accoglienza al pubblico, le riproduzioni fotografiche, la manutenzione della sede e degli impianti e tutte le attività amministrative connesse. È un insieme di attività che si svolge prevalentemente dietro le quinte: il visitatore, di solito, incontra solo gli addetti all'accoglienza, alle informazioni e soprattutto alla vigilanza. Questi ultimi esercitano un'attività al tempo stesso di controllo e di informazione. Le altre sono: il direttore, che nei musei statali italiani può coincidere con o essere subordinato al soprintendente; il restauratore, che si occupa della conservazione sia nel senso attivo di intervento sul manufatto, sia nel senso passivo di prevenzione dal deterioramento e dai danni; il catalogatore che effettua la schedatura scientifica dei pezzi in collezione; il responsabile dei servizi educativi, che cura la comunicazione al pubblico e i rapporti con scuole e università. Il registrar identifica il responsabile dell'iter delle opere all’interno e all'esterno del museo, con tutta la serie di attività associate: l'acquisizione e i relativi contratti, l'inventariazione, il controllo 2

sull'ubicazione di tutti gli oggetti con la conseguente registrazione degli spostamenti e l'attivazione delle procedure per la manipolazione, l'imballaggio, il trasporto e l'assicurazione. 1.5. La Sede La sede è uno spazio nel quale le funzioni essenziali di CONSERVAZIONE, STUDIO, ESPOSIZIONE devono potersi svolgere secondo le proprie regole. Ogni museo ha bisogno di uno spazio che può essere al chiuso (un edificio o un complesso di edifici) oppure all’aperto (un sito archeologico, un eco-museo). Nel caso degli edifici, la distinzione è fra le strutture costruite appositamente per la destinazione museale e quelle preesistenti riconvertite a tale uso. − Nuovi musei come il Centre Georges Pompidou di Parigi − Riuso contemporaneo di siti preesistenti come il Musée d’Orsay di Parigi − Ampliamento di edifici museali come la National Gallery di Londra. La destinazione a fini museali di un’architettura storica è consigliata solo quando può essere sempre possibile l’individuazione e la lettura dissociata dei valori propri degli spazi architettonici e dei valori propri della raccolta ospitata. La distribuzione di questi spazi deve adeguarsi a due flussi che non devono interferire l’uno con l’altro: 1. Quello delle opere 2. Quello del pubblico Il pubblico entra in contatto con le opere solo quando queste sono già collocate nelle aree espositive. 1.6. Scienze e tecniche del museo Le discipline che studiano il museo sono: • la MUSEOLOGIA, che considera il museo soprattutto come istituzione e ne esamina la natura e la storia, la struttura interna e il funzionamento, considerando il ruolo culturale e sociale; • la MUSEOGRAFIA, che lo considera soprattutto come struttura architettonica e si occupa dell’organizzazione e dell’allestimento degli spazi, della dimensione urbanistica. Sono entrambe materie di raccordo, che servono a collegare un insieme di saperi e di tecniche sempre più specialistici. 1.7. L’organizzazione e la collaborazione Il museo è un'istituzione volta a soddisfare un interesse pubblico. La riflessione sulle modalità gestionali dei musei deve considerare la loro appartenenza a una comunità sempre più ampia: i tipi di servizi che essi erogano circolano in un mercato globale e l’interesse culturale del patrimonio che ospitano ha una dimensione non solo locale o nazionale. Nel 1926 viene istituito a Parigi l'Ufficio internazionale dei musei. Il nuovo organismo e la sua rivista "Mouseion" si propongono soprattutto di aggiornare le modalità di esposizione degli oggetti ed è su questo tema che si svolge a Madrid, nel 1934, una conferenza internazionale dalla quale scaturisce il primo manuale di museografia. Parallelamente l'Ufficio tenta di allargare le frontiere del museo al di là delle discipline accademiche consolidate e promuove a Praga, nel 1928, il primo congresso internazionale dedicato alle arti popolari. La Seconda guerra mondiale segna una battuta di arresto ed è solo nel 1948 che, sotto l'egida dell'UNESCO (l'organismo delle Nazioni Unite dedicato all'educazione, allo sport e alla cultura) nasce l'ICOM: “l'organizzazione internazionale, non governativa, dei musei e dei membri della 3

professione museale, creata per promuovere gli interessi della museologia e delle altre discipline pertinenti alla gestione e all'attività dei musei”. La cooperazione tra musei resta una delle grandi necessità e anche una delle grandi sfide. A legare la comunità museale non è solo la prospettiva futura, ma anche le continue intersezione delle loro collezioni, che solo concepite in reciproco rapporto possono restituire il senso dell’universalità del patrimonio culturale. L’EVOLUZIONE Il museo non è sempre esistito. La sua storia, che ha una lunga incubazione in seno a quella del collezionismo, inizia con il verificarsi di tre condizioni basilari: l'esistenza di grandi raccolte già stratificate nel tempo; la coscienza, maturata con la cultura illuminista, che le testimonianze dell'arte e della scienza devono essere destinate all'educazione e al godimento pubblico; la progressiva definizione di una specifica tipologia architettonica. • La storia del collezionismo; • la storia del patrimonio culturale fra conservazione, dispersione, progressivo affermarsi del suo interesse pubblico e definizione delle sue istituzioni; • la storia delle discipline che al museo sono più direttamente collegate sul versante sia umanistico sia scientifico; • la storia dei fenomeni sociali, politici ed economici che hanno concorso alla sua nascita e al suo sviluppo. Il museo, nel senso moderno del termine, comincia a esistere quando queste storie s’incrociano in una fase critica della civiltà occidentale che coincide con il secolo dei Lumi. 2.1. Le Premesse La cultura ellenistica è la prima a interrogarsi su se stessa e a preoccuparsi di preservare le vestigia del proprio passato. Nell’ambito di questa visione nasce anche il collezionismo. La prima grande raccolta concepita secondo criteri storico-artistici è quella degli Attalidi, che a Pergamo, in Asia Minore, tentano di riprodurre il modello di Atene di Pericle, collocando statue del periodo classico selezionate anche in base alle scuole di appartenenza. Con la presa di Siracusa nel 212 a.C. inizia quell’esodo di opere d’arte greche verso Roma che durerà fin all’epoca di Nerone. A Roma il collezionismo si consolida come fenomeno non solo di cultura e di gusto ma anche di prestigio sociale e di investimento. Il collezionismo intanto si è spostato a Costantinopoli dove affluiscono anche gli originali greci che la Roma pagana non aveva osato rimuovere dai santuari di origine, rispettando quella collocazione che la letteratura aveva consacrato. I tesori delle cattedrali e delle abbazie medievali sono raccolte apparentemente eterogenee, la cui coerenza interna è di tipo soprattutto simbolico. Nel Medioevo la passione per la scultura antica sopravvive, anche se fino al XIV secolo, è un fenomeno di élite, legato al persistente mito di Roma. Sarà l’Umanesimo ad attribuire ai reperti antichi un valore di testimonianza del passato e di modello per il presente. Gli artisti cercano esemplari dai quali trarre ispirazione e che al tempo stesso simboleggino il loro accresciuto prestigio sociale. Nelle raccolte dei nobili e dei ricchi, i reperti archeologici si combinano con le opere moderne e il collezionismo si integra con il mecenatismo, seconda la linea di esaltazione familiare inaugurata dai Medici a Firenze. 4

Se nel Medioevo l'unico vero luogo di esposizione al pubblico era la chiesa, nella quale le ragioni del culto si erano integrate con la rappresentanza dei valori della comunità, in età umanistica è proprio un papa che attribuisce alla fruizione del patrimonio cultural una destinazione prevalentemente civile. Nel 1471 Sisto IV dona al popolo romano alcune sculture legate alla storia della città. Al di là di Roma, però, la coscienza della fruizione pubblica del patrimonio culturale non si è ancora manifestata in modo altrettanto chiaro. Le corti rinascimentali riscoprono il luogo delle Muse ma in forma privata. Lo studiolo è uno spazio che i principi riservano alle attività intellettuali e al godimento estetico. È l'accettazione più raffinata del collezionismo, nella quale reperti antichi e opere moderne si conciliano grazie alla scelta dei temi che, nei dipinti e nelle sculture commissionati ad artisti contemporanei, evocano i personaggi o gli dei dell'antichità, secondo un programma che ruota intorno agli interessi intellettuali e alle virtù morali del committente. Lo studiolo evolve nel corso del 500 verso forme di fruizione privata improntate non più allo studio ma al piacere, o a quel misto di curiosità e interesse scientifico di cui sono espressione le Wunderkammern, le stanze delle meraviglie che si diffondono nelle corti nord-europee. L’influsso romano raggiunge la corte di Francia. Francesco I affida ad artisti italiani la decorazione e l’allestimento, a partire dal 1528, della galleria nel suo castello di caccia a Fontainebleau. Dalla fine del 500 la galleria è in Italia il luogo deputato all’esposizione delle collezioni d’arte più importanti. Dà spazio destinato al passeggio, la galleria diviene spazio espositivo, sia per ragioni di prestigio, sia per garantire al collezionista maggior libertà nella scelta dei soggetti delle opere. Nel 600 le raccolte di sovrani e principi crescono in reciproca competizione e approfittando dei dissesti finanziari e politici dei rivali. La collezione di Rodolfo II d’Asburgo era stata una delle grandi Wunderkammern 500. Ferdinando II era un complesso di oggetti d’arte. Il caos apparente di queste raccolte è un modo di rappresentare la varietà del reale. Tuttavia, è proprio a partire da questo disordine che derivano i primi tentativi di classificazione delle raccolte. Preoccupazioni didattiche animano anche il cardinal Federico Borromeo, il primo che attribuisce a una raccolta d’arte la finalità di strumento educativo per gli artisti. Nel 1714, si inaugura a Bologna il primo museo italiano con dichiarate finalità pubbliche, quello istituito da Luigi Ferdinando Marsili in Palazzo Poggi. 2.2. La Storia Questo processo prende l'avvio nella seconda metà del Settecento e si consolida nell'Ottocento. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale il museo attraversa una crisi che pare irreversibile e che viene invece superata grazie alla capacità dell'istituzione di sintonizzarsi con la modernità, estendendo le tipologie di oggetti da raccogliere, attribuendo maggiore importanza al pubblico e modificando anche la sua forma architettonica. Lo spartiacque tra la preistoria e la storia del museo è l’impegno dello Stato a conservare e rendere fruibili le raccolte per finalità di educazione e godimento pubblico. Nasce così nel 1759 il British Museum. All’idea dell’utilità pubblica si aggiungono altri 2 scopi: concorrere al prestigio dello Stato e favorire il turismo straniero.

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Gli Uffizi vengono aperti al pubblico nel 1769 dal granduca di Toscana Pietro Leopoldo. Nella riorganizzazione delle raccolte fiorentine, quelle scientifiche passano a costituire nel 1775 l’Imperiale e il Regio Museo di Fisica e Storia naturale. Inizia così la tendenza alla specializzazione delle raccolte museali che genererà quasi ovunque nel corso dell’800 la progressiva separazione tra arte e scienza. Winckelmann giunge a Roma nel 1775. Dal 1738 sono iniziati gli scavi di Ercolano, ai quali seguiranno quelli di Pompei e di Stabia. Winckelmann arriva per primo a concludere che le sculture romane fossero in gran parte riproduzioni di originali greci e ridisegna così la storia dell’arte antica. In questi anni si sperimenta anche la prima forma di apertura regolare al pubblico. A Monaco l’elettore palatino rende visitabile giornalmente la sua raccolta d’arte. Nel 1792 Maria Teresa d’Austria consente “a chiunque indossi scarpe pulite” l’ingresso al Belvedere di Vienna. L’apertura al pubblico della raccolta asburgica segna dunque la tappa conclusiva di un ambizioso progetto museale, nel quale aleggia lo spirito didattico dell’Illuminismo. Anche in Francia la monarchia procede alla riorganizzazione delle raccolte dinastiche. L’idea di concentrare le reali raccolte al Louvre e di renderle accessibili prende forma con Luigi 16°, il quale nomina direttore del demanio reale il conte d’Angiviller. È costui il vero ispiratore del progetto, che riguarda non solo l’ordinamento ma anche l’allestimento delle collezioni e imposta in modo innovativo i problemi di conservazione, sicurezza e illuminazione. Negli anni della Rivoluzione le alienazioni massicce e i gravi episodi di distruzione e vandalismo del patrimonio culturale provocano i primi provvedimenti organici di tutela e conservazione adottati in Francia, che comprendono anche la creazione del sistema dei musei. Per la prima volta la destinazione pubblica discende non più da una concessione del sovrano ma da un diritto dei cittadini, perché la proprietà del museo viene attribuita al popolo. In Italia la soppressione napoleonica degli enti ecclesiastici aveva dirottato verso Milano. Il ricco bottino italiano approdato a Parigi viene poi in gran parte restituito dopo la caduta di Napoleone. Incaricato di trattare la restituzione delle opere razziate a Roma è lo scultore Antonio Canova, ispettore generale delle Belle Arti del governo pontificio. Tra i quadri rientrati a Roma, che provenivano dalle chiese italiane, molti, anziché tornare nei luoghi di origine trovano posto nella Pinacoteca Vaticana costituita a tale scopo. Viene dunque adottato dallo Stato Pontificio il modello che il governo napoleonico aveva sperimentato a Brera e che anche il governo austriaco, rientrato a Milano, si guarda bene del modificare. La costruzione dei musei interamente nuovi prende l’avvio in Germania. L’Alte Pinakothek, di gusto neorinascimentale, improntata a criteri museografici che diverranno canonici per le future pinacoteche 800esche: • l’attenzione ai problemi di sicurezza, • la disposizione interna degli spazi che permette l’accesso diretto a ciascun settore, • la ripartizione dei quadri per dimensione anche in base alle diverse esig...


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