Dalla devianza alla rivalutazione della vittima sistemato PDF

Title Dalla devianza alla rivalutazione della vittima sistemato
Course Sociologia Della Devianza
Institution Università degli Studi di Enna Kore
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DALLA DEVIANZA ALLA RIVALUTAZIONE DELLA

VITTIMA CAPITOLO 2 La devianza nel paradigma sociale 2.1 Definire il comportamento deviante L’atto deviante produce una reazione che amplifica il bisogno impellente di controllo sociale. Questa reazione può essere interpretata come espressione naturale della struttura normativa della società, che si pone l’obiettivo di ricucire la smagliatura aperta dall’atto deviante e ristabilire o mantenere lo stato di conformità precedente. In assenza di una simile reazione, l’atto perde la sua connotazione come deviante. La norma agisce socialmente attraverso due canali:  

La legittimazione che consistente nell’adesione normale alle aspettative di comportamento anche per merito di un processo di socializzazione ben riuscito; L’azione degli apparati di controllo che funzionano erogando sanzioni al fine di ripristinare lo stato di conformità antecedente all’atto deviante.

Per lo studioso di deviant behaviour sarebbe riduttivo collegare la devianza unicamente a una data personalità, essa va collegata al comportamento dei soggetti in relazione a determinati ruoli sociali. Tale collegamento spiega due caratteri endemici del comportamento deviante: ripetitività e stabilità. L’atto deviante può svilupparsi in direzioni e secondo frequenza e intensità spesso non omogenee. La devianza si definisce per il suo carattere interazionale. Il qualificare soggettivamente un’azione come deviante deriva da un rapporto biunivoco che comunque non può prescindere dal compimento di un dato atto senza il quale non si possono manifestare imputazione, attribuzione, disapprovazione e sanzione. Questi ultimi elementi possono considerarsi come espressioni di un complesso rapporto sociale sussistente fra il deviante e il suo giudice (può essere giudice anche il vicino di casa, il compagno di scuola, un parente, un amico). Se una società definisce la devianza come status e il comportamento deviante si materializza, risulta impossibile approdare a una classificazione esauriente delle azioni devianti sia nello sfondo di riferimento che in quella data congiuntura culturale. I margini di prevedibilità della reazione sociale al comportamento altrui non sono sempre identificabili in maniera rigorosa, tenuto conto che le zone grigie dove la struttura normativa consolidata non arriva sono piuttosto ampie e tendono a dilatarsi. Ciò non impedisce l’emergere di una generale disapprovazione e l’erogazione di sanzioni di difficile classificazione. La definizione scientifica della devianza assume connotazioni diverse in riferimento all’impostazione teorica generale adottata per il relativo studio. 

Il sociologo positivista riconduce l’atto deviante al rifiuto della norma codificata e si preoccupa di individuare le motivazioni che inducono alla devianza.



Il sociologo marxista tende a privilegiare un’impostazione secondo cui la devianza si connette a determinati ruoli definiti dalla differente appartenenza di classe e dalla posizione che i soggetti occupano nel processo produttivo.



La prospettiva interpretativa propria della labelling theory adotta un criterio di valutazione radicale: la devianza è il prodotto di una relazione di potere che vede da un lato un individuo od un gruppo in una condizione di debolezza rispetto a un altro individuo od un altro gruppo che ha il potere (e l’interesse relativo) di etichettare come deviante il primo.

A seconda dell’impostazione teorica prescelta si giunge a una diversa classificazione degli atti devianti. È importante distinguere:

 

Criminologia: studia le infrazioni commesse nei confronti delle leggi. Sociologia della devianza: ha un oggetto più ampio includendo nei suoi interessi ogni atto che si allontana dal comportamento socialmente accettato(deviante).

Si può essere devianti anche senza essere criminali, la società può prevedere sanzioni per atti che vengono reputati devianti sulla base di convenzioni sociali che non arrivano a essere recepite nella legislazione di una società-Stato e a volte hanno un significato solo ove si manifestino all’interno di alcune cerchie sociali. 

La criminologia per molto tempo si è disinteressata di studiare i processi sociali che accompagnano la produzione del crimine, mentre la sociologia si è preoccupata costantemente di ricostruire il percorso che approda all’assunzione di un’identità deviante. Gli effetti di un processo di stigmatizzazione che incoraggia l’assunzione di ruoli ripudiati normalmente e le pressioni sociali che inducono un attore a diventare membro di una subcultura deviante rappresentano un oggetto di studio significativo utile anche come base per la costruzione e per l’implementazione dic efficai e specifiche politiche.

2.2 E. Durkheim: densità morale e anomia L’organicismo di Comte e Spencer influenzarono il pensiero di Durkheim. 

Durkheim: la società è un organismo, un complesso di parti (organi) collegate tra loro ed interdipendenti, che formano qualcosa di più che la somma degli organi stessi. Gli organi hanno diversa importanza e la loro importanza si misura in relazione ai bisogni. La società dura e vive in relazione alla solidarietà delle parti che la compongono; ogni mutamento che interviene in un settore della società si ripercuote su di essa, nel suo insieme; ogni formazione sociale svolge una funzione, altrimenti non esisterebbe. La coscienza collettiva è la solidarietà tra individui e ne influenza il legame. Il legame sociale non può durare se non intrecciato con delle rappresentazioni collettive che lo modellano e lo rappresentano.

Altri concetti importanti: 





Solidarietà meccanica fa riferimento al legame sociale delle società tradizionali, nelle quali i gruppi sono stabili, coesi, e gli individui simili tra loro si uniscono con la consapevolezza di partecipare come parti al buon funzionamento del tutto. In queste società tradizionali operano diritto e sanzioni repressive per tutelare le più essenziali similitudini sociali e il reato è una rottura della solidarietà meccanica, intesa come offesa contro la coscienza collettiva. Nelle società tradizionali la coscienza collettiva copre la coscienza individuale e la densità morale indica la coscienza esistente intorno a quei valori, ai divieti, agli obblighi che legano l’individuo attorno all’insieme sociale Solidarietà organica è caratteristica delle società moderne, in cui la divisione del lavoro produce differenziazione nei mestieri e nelle funzioni individuali e il diritto e le sanzioni restitutive hanno il compito di tutelare le funzioni particolari, i sottogruppi e le attività personali specializzate. Il diritto, invece che comminare castighi e limitare la libertà, assume una funzione restitutiva perché riporta all’originalità il tutto, comprese le relazioni in precedenza turbate.. Nelle società moderne, in cui aumenta la densità materiale e quella sociale, ma non quella morale, la coscienza collettiva occupa una sfera sempre più ridotta, sotto la pressione delle coscienze individuali. Durkheim introdusse il termine anomia ovvero «frattura delle regole sociali».

Con le norme ogni società pone dei limiti al soddisfacimento delle aspirazioni degli individui, stabilendo quali siano i mezzi che possono essere, in modo legittimo, impiegati al fine di soddisfarle. Quando una società è strutturata in modo stabile e armonico, i limiti sono percepiti e accettati come equi e le norme, in via generale, sono rispettate. Quando la società muta, alcuni valori normativi possono mutare ed entrare in crisi, determinando, conseguentemente, una minore osservanza degli stessi, con la conseguenza che sempre un maggior numero di soggetti porrà in essere comportamenti devianti. Quando le norme perdono di credibilità la

condotta di molti individui sarà orientata alla loro infrazione: questa perdita di credibilità delle norme si configura come stato di anomia in un certo contesto sociale. Si determina uno stato di confusione nell’organizzazione sociale, dovuto a rapidi mutamenti a causa dei quali è impossibile per il singolo riconoscersi nel contenuto delle norme. L’anomia fa riferimento alla disgregazione dei valori e assenza di punti di riferimento. Il calo della densità morale provoca l’emergere di patologie sociali da cui scaturisce il suicidio anomico ovvero atti di autarchia derivanti da un rapido crollo delle regole sociali, più frequente nei periodi di depressione economica.

Le cause dell’anomia derivano : -

Dall’iperstimolazione delle aspirazioni indotte dalla società industriale; Dall’insofferenza verso i sistemi di controllo sociale che tendono a comprimere o limitare le aspirazioni stesse.

L’anomia assume il significato di contraddizione, incoerenza, ambivalenza e ambiguità delle stesse. Durkheim, ritiene che tali fenomeni non siano comprensibili al di fuori delle norme e dei valori che socialmente li regolano. Il delitto per lui è un fenomeno generale di ogni società, è una sua parte integrante ed è modificabile nella quantità e nella tipologia, con il mutare del contesto sociale nel quale si manifestava. La pena ha come obiettivi: -

Reprimere e contenere le condotte devianti; Mantenere i legami sociali, divenendo espressione di norme e di valori condivisi; Consolidamento morale dei vincoli sociali.

La vendetta è la risposta immediata all’offesa arrecata, è differente a seconda dei contesti sociali in cui si esprime: Nelle società moderne a solidarietà complessa la punizione, anche se sempre ispirata dalla vendetta, è temperata dalla supposta razionalità del sistema della giustizia e dall’ipotesi di utilità della pena comminata (così che serva a redimere il reo, correggerlo, e reinserirlo nella collettività), nelle società a solidarietà meccanica, non si arresta fino a che la passione che motiva la vendetta non si esaurisce (Vezzadini 2012). Questo spiegherebbe l’accanimento contro il corpo del reo oltre la sua morte, o l’accanimento verso i suoi familiari. 2.3 Struttural-funzionalismo e devianza Lo Struttural-funzionalismo è una scuola di pensiero nata negli anni 30 in USA. Il concetto di struttura riguarda i rapporti tra i soggetti all’interno di una società. La funzione è rappresentata dall’integrazione dei singoli attori sociali, così da assicurare il mantenimento, la stabilità e la coerenza del sistema stesso. L’obiettivo di ogni sistema sociale è il mantenimento del suo equilibrio, reso possibile dalla conformità alle funzioni, ai ruoli e alle aspettative istituzionalizzate. Così come l’azione è interpretabile perché orientata verso norme e valori istituzionalizzati, anche la società è organizzata intorno a norme e valori istituzionalizzati. Queste teorie non ammettono il conflitto come causa del disordine sociale e negano che il conflitto abbia valenze positive Affinchè una società sia dinamica e si trasformi, devono essere sufficienti i suoi fattori e i processi interni, come il succedersi delle generazioni, la socializzazione degli individui, le aspettative di ruolo. Gli attori sociali regolano il loro comportamento, così come i gruppi, in base a un complesso sistema di norme che viene fatto proprio da ciascuno. Il comportamento

sociale, in funzione dell’osservanza o meno delle norme, diviene quindi conforme o deviante. Con un comportamento orientato e coerente con l’insieme delle norme (leggi, regole di costume, usi, tradizioni, etc.), permesso dalla società e comunemente accettato, si giunge alla “conformità”. Le norme vengono apprese con l’ausilio di alcuni meccanismi chiave come l’educazione, l’insegnamento, l’identificazione, l’interiorizzazione, che incoraggiano la coscienza ad accettare anche le regole sociali. La conformità si mantiene e si rafforza se esiste l’incentivo degli strumenti di controllo sociale ovvero delle strutture e istituzioni che consentono a ogni attore sociale di conoscere le conseguenze della non osservanza delle norme (pene o sanzioni come il rimprovero, l’ostracismo, l’emarginazione). La conformità alle norme sociali del proprio tempo è garantita dai vantaggi che comporta il rispetto delle norme. L’ideologia culturale rappresenta il supporto che include i valori generali che le norme sanciscono e motiva a conformarsi alle regole. La devianza si contrappone alla conformità e rappresenta un concetto più ampio della delinquenza, perchè comprende le condotte che violano sia le norme penali che quelle contrarie alle regole sociali generalmente accettate, ai costumi, alla morale. È deviante il soggetto che ha mal interiorizzato le norme ed è stato destinatario di una socializzazione carente, manifestando un comportamento aberrante rispetto alla sua posizione sociale e al ruolo che dovrebbe svolgere. Una norma non interiorizzata è di fatto indifferente e quindi non è più ritenuta normativa per quella società. Infatti, tra le norme, esiste una gerarchia in termini d’importanza tanto che non tutte le inosservanze sono da ritenersi devianti, poiché, per la violazione di quelle meno importanti, può non esservi una reazione sociale. Sono ritenuti devianti solo i comportamenti non osservanti di quelle norme che sono ritenute credibili e importanti. Merton: riprende il concetto di anomia basandolo sull’osservazione della società americana, la cui finalità principale consisteva nel conseguimento del successo come meta che tutti cercano di raggiungere in ogni aspetto della vita (beni, il denaro ma anche una buona istruzione o un elevato status sociale). Nella società americana è importante che tutti i cittadini possono conseguire tali mete indipendentemente dalle loro condizioni economiche. A causa della loro posizione nella struttura sociale, alcune categorie della popolazione (es. minoranze etniche o classi inferiori), non sono in grado di raggiungere mete e simboli di successo con i mezzi che hanno a disposizione. Ciò comporta pressioni e frustrazioni che provocano tensione e li sospingono verso comportamenti devianti e criminali, essi entrano in una condizione di anomia o alienazione che li predispone a compiere azioni devianti. Le teorie della tensione considerano la devianza e la criminalità come il risultato della rabbia e delle frustrazioni per non aver raggiunto le mete socialmente proposte. Le tensioni sono più violente nei gruppi con tassi di criminalità più elevati (Vold, Bernard, 1988). Merton si propone di comprendere come determinate strutture sociali possono esercitare influenze su alcuni individui tanto da favorire comportamenti devianti invece che conformisti. Alla base della sua teoria da un lato ci sono: -

Le mete culturali (gli scopi, gli interessi, che si presentano come obiettivi legittimi per tutti i membri della società (ricchezza, prestigio, successo). Dall’altro i mezzi istituzionali (cioè i mezzi legittimi) per il raggiungimento delle mete.

L’anomia per Merton è la condizione nella quale è presente la dissociazione tra valori finali e valori strumentali, al punto che prevale solamente la valutazione dell’efficacia, invece che quella della legittimità dei mezzi: esistono, infatti, mete e mezzi leciti e mete e mezzi illeciti. Merton elabora una tipologia di cinque modalità di adattamento individuale basate sull’utilizzazione dei mezzi e il conseguimento delle mete. Per Merton l’appartenenza a uno status inferiore non rappresenta una condizione sufficiente a produrre devianza.

Il ritualismo è la forma di adattamento di coloro i quali hanno abbandonato in gran parte le mete del successo economico e della rapida mobilità sociale, ma rimangono vincolati alle norme istituzionali. Le ambizioni elevate provocano frustrazione e pericolo. Abbassando il proprio livello di aspirazione si può abbassare l’ansia. La rinuncia di mete e mezzi rappresenta la modalità di adattamento meno frequente, tipica degli individui che vivono nella società, ma non sono della società (i vagabondi, mendicanti, diseredati, drogati, etilisti, psicotici, visionari e chiunque abbia abbandonato le mete culturali e i comportamenti prescritti). Il conflitto tra il valore dato alle mete e l’impossibilità di realizzarle produce frustrazione, sconfitta, rassegnazione ed evasione dalla società, che si traduce nella passività e nell’improduttiva. La ribellione è la devianza caratterizzata dal rifiuto sia delle mete che dei mezzi e la loro sostituzione con mete e mezzi diversi. Porta i soggetti a uscire fuori dalla propria struttura sociale e a cercarne una nuova, attraverso la ricerca di nuovi valori come i movimenti politici organizzati la cui condizione necessaria è la non obbedienza alla struttura sociale dominante e l’adesione a gruppi nuovi che abbiano un programma di azione. La teoria di Merton evidenzia il fatto che alcune strutture sociali esercitano una forte pressione su certi attori per coinvolgerli in comportamenti non conformisti, presenta importanti intuizioni sulla natura e sull’eziologia dei diversi tipi di devianza, soprattutto relativamente ai reati contro il patrimonio, commessi da appartenenti alle classi meno agiate. Non vi sono spiegazioni soddisfacenti relativamente ai reati contro la persona. La teoria di Merton ha ispirato molti studi e sottolineato l’importanza della “tensione” a cui sono sottoposti alcuni settori della popolazione, tanto che a tale teorizzazione si sono ispirate alcune interpretazioni sulla delinquenza urbana delle classi inferiori e delle bande.

Parsons teorizza un sistema sociale di parti integrate (istituzioni e ruoli) basate su aspettative normative condivise, reso possibile da un processo di socializzazione, attraverso il quale avviene l’apprendimento dei ruoli e delle norme. L’azione degli individui si svolge nell’ambito di una società già definita da valori e norme, e si realizza se l’individuo è in grado di distinguere mezzi e fini, se vi sono indirizzi valoriali collettivi, se vi è un quadro normativo affermato, se vi è un soggetto disponibile all’azione. La struttura dell’azione sociale si basa sul rapporto tra mezzi e fini, la cui scelta è quindi condizionata da valori e norme che indirizzano l’attore nella scelta stessa. Parsons definisce l’azione come una proprietà emergente, riassumibile in uno schema primario AGIL (Adaptation, Goal Attainment, Integration, Latent Pattern Maintenance), che evidenzia come l’azione scaturisca da variabili definite. (vedi tab 2 libro). Lo schema AGIL viene utilizzato da Parsons per descrivere il sistema sociale attraverso funzioni specifiche:   



Adattiva emerge nel rapporto tra sistema e ambiente, con l’assicurazione delle risorse necessarie affinchè il sistema raggiunga stati di soddisfazione; Raggiungimento dei fini è volta alla realizzazione di scopi nell’ambiente stesso come l’impiego delle risorse in riferimento ai fini perseguiti; Funzione integrativa esprime il raggiungimento di stati soddisfacenti interni al sistema e riguarda la coerenza tra le scelte e le azioni delle strutture che compongono il sistema sociale (sottosistemi, gruppi, ruoli), riguarda quindi l’ordine, il funzionamento dei sottosistemi, la garanzie delle aspettative reciproche e l’impiego razionale delle risorse, con attinenza all’insieme delle strutture normative che formulano, impongono, il rispetto e sanciscono la violazione delle norme; Funzione di mantenimento dei modelli latenti individua quelle strutture proprie dell’individuo o del gruppo che agisce e che devono essere disponibili in caso di bisogno; vengono attivate quando necessarie e opportune, e riguardano la trasmissione

dei valori, dei modelli e dei ruoli che strutturano una società, assicurando che gli stessi vengano interiorizzati da tutti i membri del sistema sociale, tanto che la funzione dei modelli culturali è infatti quella di creare un sistema di senso che fornisca un’identità condivisa e riconosciuta al sistema sociale e ai suoi membri. Ogni sistema sociale preso in esame deve riprodurre al suo interno tutte le quattro funzioni fondamentali perché Parsons ritiene che l’azione è possibile solo come proprietà emergente della confluenza di tutte e quattro. Ogni singolo sistema e sottosistema può essere suddiviso a sua volta ...


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