Dalla Certezza ALLA Complessita. Fornaca R. Di Pol R.S PDF

Title Dalla Certezza ALLA Complessita. Fornaca R. Di Pol R.S
Author Barbara Petrone
Course Pedagogia generale
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Riassunto del libro...


Description

DALLA CERTEZZA ALLA COMPLESSITA’ John Dewey Il movimento di rinnovamento dell'educazione e dei suoi metodi che si sviluppò verso la fine del 19º secolo e diede vita al fenomeno delle "scuole nuove" e della "scuola attiva" trovò in John Dewey il suo più valido esponente e il teorizzatore di una fondamentale svolta. Dewey sposto l'attenzione verso i fini sociali e democratici dell'educazione e verso i problemi logici, psicologici e didattici dell'apprendimento. La pedagogia, che fino allora era stata considerata un'attività teorica fondata sulla filosofia, sull'etica e sulla teologia, inizio a poco a poco ad essere considerata una scienza autonoma. È scienza in quanto adotta la metodologia scientifica sperimentale e mutua dalle altre scienze metodi, conoscenze, linguaggi, risultati, dati oggettivi. Con Dewey la pedagogia utilizzerà e attingerà ampiamente dalla psicologia, dalla biologia, dall'antropologia e dalla sociologia. Di conseguenza, sorge un nuovo interesse verso la natura biofisica e sociale del bambino, con i suoi bisogni, interessi, processi logici e psichici, con la sua attività conoscitiva, sociale ed affettiva e le sue reali esperienze. Quindi la nuova scuola che Dewey e i suoi seguaci hanno costruito vede al centro del processo educativo l'esperienza e l'attività del bambino. Dewey può essere l’iniziatore della pedagogia scientifica e dell’attivismo! (L'influenza che esercitarono su Dewey le teorie biologiche di Darwin, gli studi di psicologia dell'età evolutiva di Stanley Hall e il pragmatismo di Peirce, determinò l'impostazione delle sue idee educative raccolte all'interno del fondamentale saggio "Il mio credo pedagogico".) L’educazione è un processo continuo che inizia fin dalla nascita e vede coinvolto l'individuo, anche in maniera inconscia, nell'assimilazione delle conoscenze delle tecniche delle abilità che la civiltà ha prodotto nel suo cammino storico. Il processo educativo ha due aspetti: uno psicologico, che consiste nella stimolazione e nello sviluppo delle attività psichiche e delle potenzialità individuali; l'altro sociale, che invece richiede la capacità da parte dell'educatore di conoscere e agire su fanciullo tenendo ben presenti le condizioni sociali e i mutamenti che su lui influiscono. Il problema sociale dell’educazione risulta alla base dell’opera “Scuola e società”, in cui vengono illustrati un nuovo metodo e una nuova concezione dell’attività e dell’organizzazione scolastica. Per non rendere l’educazione un qualcosa di estraneo alla vita del fanciullo, la scuola deve basarsi sui reali interessi dell’educando, deve realizzarsi come una piccola comunità che ripete filtrata e semplificata la vita sociale esterna. La scuola non sarà più un luogo per la trasmissione passiva di dati e informazioni aride, non collegate agli interessi vitali del fanciullo, ma è un luogo di lavoro, di vita comunitaria, di esperienze educative e socializzanti. Il problema dell'esperienza occupa un posto centrale anche nella filosofia di Dewey. L'esperienza abbraccia tutta la realtà, nei suoi aspetti naturali, sociali e culturali e nel suo divenire e sviluppo storico. Il mondo dell'esperienza e dell'esistenza umana, come Dewey ribadirà, è caratterizzato da una fondamentale instabilità e precarietà. Questo aspetto, giudicato negativo, in Dewey assume invece un valore positivo, fondamentale per il progresso conoscitivo dell'individuo, poiché solo di fronte a una situazione problematica, il nostro pensiero è stimolato alla ricerca e alla risoluzione di problemi pratici e teorici. In "Come pensiamo" e "Logica, teoria dell'indagine", Dewey illustra la funzione strumentale e operativa della logica e del metodo di indagine utilizzato dalle scienze.

Ma la formazione dell'ipotesi, delle teorie, l'osservazione, la sperimentazione e soprattutto il momento finale della verifica nell'azione pratica sono sistemi logici trasferibili dal dominio delle scienze matematiche e naturali anche nelle scienze sociali, nella pedagogia, nell'educazione, nella vita quotidiana. Il metodo scientifico esteso al campo di problemi umani potrà essere un elemento propulsore del progresso sociale in senso democratico. Il metodo scientifico, secondo Dewey, non è neutro perché se ben applicato, stimola alla tolleranza all'apertura mentale, sconfigge i pregiudizi, non riconosce verità assolute, ma si basa solo sull'esperienza e sull'evidenza. In "Democrazia ed educazione", Dewey sviluppa e chiarisce la definizione dell'educazione democratica, i suoi fini, i mezzi e i metodi per raggiungerli, l'interazione fra individuo e natura, il rapporto fra interesse, esperienza e pensiero. L'educazione democratica, attraverso la riorganizzazione e l'accrescimento dell'esperienza, deve stimolare gli individui alle relazioni e al controllo sociali, dando loro gli strumenti per padroneggiare e modificare la realtà, e porli in grado di adattarsi attivamente ai mutamenti scientifici, tecnologici, sociali ed economici che potranno verificarsi senza rimanere inerti. Oltre a creare nella comunità scolastica un clima di democratica collaborazione, egli propone la centralità dell'attività del fanciullo che, guidato dall'insegnante, apprende, attraverso il fare, un programma organizzato tenendo presenti gli interessi, i bisogni e i progressi dello sviluppo fisico e psicologico dell'alunno. Sia nella messa a punto dei metodi d'insegnamento, sia nella scelta dei contenuti culturali e dei programmi, Dewey critica la divisione fra teoria e pratica, fra conoscenza e attività e fra cultura libera/disinteressata e cultura professionale, che caratterizza la scuola tradizionale. Secondo Dewey, quindi, queste divisioni oltre ad essere artificiose e dannose da un punto di vista scientifico e pratico, danneggiano l'educazione dell'individuo e servono solo a mantenere le diseguaglianze classiste tra i componenti di un'unica comunità sociale. Dopo aver compiuto un esame critico del movimento di riforma da lui promosso, Dewey ribadisce con chiarezza e convinzione gli elementi fondamentali del suo pensiero educativo. Egli chiarisce come: l'esperienza è positiva solo quando si inserisce in un "continuum educativo" e produce l'arricchimento e l'espansione dell'individuo; l'attività è positiva solo quando, inserita in un piano di educazione, favorisce la concentrazione e il progresso delle forze fisiche, psichiche e intellettuali del fanciullo. L'insegnante, poi, non è uno spettatore passivo, ma cercando di risolvere in modo adeguato il rapporto fra autorità e libertà, estende il campo dell'esperienza dell'educando, permettendo a questi di padroneggiare i rapporti sociali e le leggi della natura, diventando così maturo (capace di autogovernarsi). Infine, i programmi vanno concepiti in modo da facilitare lo sviluppo autonomo del pensiero e della coscienza, e da offrire all'alunno quelle conoscenze e abilità indispensabili per interpretare e muoversi nella società contemporanea in cui vive e agisce. Questi principi educativi che stanno alla base del movimento delle scuole attive, pur con variazioni e successivi sviluppi hanno promosso in America e in Europa la nascita di nuovi metodi di insegnamento. In Italia agli inizi del 20º secolo l'attivismo e la pedagogia di Dewey trovarono una scarsa diffusione e applicazione, annullate e poi del tutto dopo il 1922 in seguito alla presenza dell'idealismo di Giovanni Gentile e all'ostracismo del regime fascista nei confronti degli autori e delle correnti culturali democratiche del mondo anglosassone.

Solo dopo il 1945 ci fu in Italia una riscoperta e una rivalutazione del pragmatismo e dell'attivismo deweyano, pur fra molte diffidenze e critiche, soprattutto da parte dei cattolici che ne criticavano l'impostazione naturalistica e laica, e da parte dei marxisti che individuavano in questa pedagogia l'espressione del modello scolastico-educativo borghese e neocapitalista. - L’EDUCAZIONE COME PROCESSO SOCIALE. Ne "Il mio credo pedagogico" Dewey espose quelle idee sull'educazione che rimarranno a lungo i capisaldi del movimento della scuola attiva e dell'educazione progressiva. Il nucleo centrale di questo scritto è la convinzione che l'educazione sia non tanto una preparazione per un futuro che nella civiltà industriale contemporanea è difficile prevedere, ma un processo sociale attraverso il quale l'alunno vive una serie di esperienze che gli permettono di assimilare il patrimonio culturale della società e di diventare autonomo e padrone di se stesso. Il processo educativo da un lato si basa sulle facoltà, capacità, istinti, interessi ed abitudini individuali del fanciullo, dall'altro lato punta all'adattamento nel contesto socio-culturale della comunità. I due aspetti, quello sociologico e quello psicologico, sono intimamente connessi fra loro ed una giusta educazione non trascura o subordina nessuno dei due. La scuola è una istituzione sociale che riproduce e semplifica la vita reale quotidiana dell'alunno. Il compito della scuola e dell'insegnante non consisterà più nel trasmettere solo informazioni ed abilità, ma sarà quello di assicurare il giusto sviluppo sociale, attraverso l'equilibrato sviluppo dei singoli individui. - ISTINTI, IMPULSI, INTERESSI. Nella scuola attiva le esperienze educative che il fanciullo compie non sono imposte dall'esterno o innestate su interessi creati artificialmente, ma partono dagli istinti, dagli impulsi naturali o sociali degli alunni. Gli impulsi e gli interessi del fanciullo non vanno né repressi, né lasciati sfogare disordinatamente, ma vanno disciplinati indirizzandoli verso attività che suscitino un reale interesse. Solo le attività e le occupazioni dirette a soddisfare ed appagare i bisogni, gli interessi dell'alunno sono educative, in quanto impegnano e sviluppano le facoltà intellettuali del fanciullo. Dewey individua i quattro principali tipi distinti, impulsi che si manifestano nei fanciulli: 1) istinti sociali; 2) istinto indagativo; 3) istinto operativo, del fare; 4) istinto artistico. - LE FASI DEL PENSIERO E DELLA RICERCA. Nel libro “Come pensiamo” Dewey affronta il problema dell’organizzazione intellettuale del processo educativo. L'insegnante deve avere ben presente quali sono le strutture, i modi di procedere e di manifestarsi dell'intelligenza che è lo strumento, il metodo fondamentale dell'esperienza. L'intelligenza ed il pensiero riflessivo, che ne è la principale manifestazione, assumono in Dewey una valenza pragmatica in quanto sono concepiti come mezzi, strumenti per la risoluzione di problemi gnoseologici, concettuali, operativi, pratici. Lo strumentalismo della logica deweyana intende il pensiero come un processo nello stesso tempo logico e psicologico che l'individuo utilizza perché chiarire o risolvere un problema, una situazione dubbia e incerta. I concetti, le definizioni, le classificazioni possiedono una funzione pratica nell'attività intellettuale. Non sono fini a sé stanti ma strumentalità atte a facilitare l'intendimento, sussidi per l'interpretazione di ciò che è oscuro e per la spiegazione dei problemi più complicati. Dewey individua ed analizza le cinque e successive fasi del pensiero impegnato nel risolvere un problema. Queste fasi sono nell'ordine: 1) suggestione o anticipazione provocata dalla situazione problematica; 2) intellettualizzazione del problema; 3) osservazione e sperimentazione dell'ipotesi; 4) rielaborazione intellettuale dell'ipotesi; 5) verifica nell'azione pratica o in nuovi esperimenti.

- L’ESPERIENZA NEL PROCESSO EDUCATIVO. Fin dai primi scritti Dewey aveva affermato che la vera educazione si fondava sulle spontanee e personali esperienze del fanciullo. In seguito aveva precisato dal

punto di vista filosofico, psicologico e logico il carattere ed i criteri dell’esperienza soprattutto in rapporto alla attività intellettuale ed al processo educativo. Ma una superficiale applicazione della sua pedagogia in molte scuole attive aveva portato a considerare educativa ogni esperienza spontanea del fanciullo. Nello scritto "Esperienza ed educazione" vengono delineati i caratteri dell'esperienza che l'insegnante deve promuovere affinché risulti educativa. Dewey introduce la categoria del "continuum sperimentale" che applicata nella scuola permette agli alunni di continuare l'esperienza vissuta fuori dal mondo scolastico. In questo modo nulla viene imposto dall'alto o dall'esterno, ma sono gli alunni a sollecitare, a richiedere certe attività, esercizi. L'educazione sarà così umana e democratica, non solo nei mezzi, ma anche nei fini. Dewey poi insiste sulla stretta dipendenza tra mezzi, metodi didattici, curricoli ed i fini educativi e sociali che la vera scuola progressiva deve prefiggersi di raggiungere. Alfred Binet Binet riteneva necessario che la pedagogia abbandonasse la tradizionale impostazione filosofica e morale, per trasformarsi in una scienza che affrontasse i problemi reali dell'educazione e dello sviluppo infantile. Tutto ciò presupponeva l'assunzione da parte della psicologia sperimentale del ruolo di scienza fondamentale dell'educazione. Binet sottolinea l'importanza di una pedagogia basata sull'osservazione, sull'esperienza, sulla ricerca sperimentale condotta nel laboratorio e nella scuola. La nuova pedagogia deve volgere l'attenzione sugli aspetti fondamentali dell'educazione che sono i programmi, i metodi di insegnamento e soprattutto la personalità, le attitudini e le effettive possibilità degli scolari. Sugli aspetti individuali della personalità infantile e soprattutto sui problemi inerenti la sfera conoscitiva e intellettiva, Binet ha sviluppato le ricerche che portarono alla creazione della scala metrica per la misurazione e valutazione dell'intelligenza. La condanna della pedagogia tradizionale, empirica, non è totale in Binet. Egli cerca infatti una mediazione fra i risultati della pedagogia sperimentale e quelli della pedagogia pratica, tradizionale. Mentre quest'ultima propone i problemi da studiare la pedagogia sperimentale fornisce i procedimenti e i metodi di studio. Grazie a Binet hanno poi preso avvio la psicopedagogia, la pedagogia scientifica e sperimentale e tutto quello vasto settore di ricerche sui problemi dell'apprendimento, della conoscenza, delle differenze individuali e delle attitudini che tanta importanza hanno avuto nello sviluppo della scuola attiva e dell'educazione contemporanea. - L’INTELLIGENZA E LA SUA MISURAZIONE. Durante le ricerche effettuate fra il 1902 e il 1905 su gli scolari parigini per individuare gli anormali, Binet e Simon constatarono che la misurazione della capacità cranica, allora in uso, non dava alcun risultato attendibile circa il livello mentale dei soggetti studiati. Da qui nacque l'idea di creare un metodo oggettivo per la valutazione e la misurazione dell'intelligenza, consistente in una serie di test mentali organizzati secondo una scala metrica in corrispondenza delle varie età. Il ragazzo esaminato viene sottoposto a delle prove che sulla base di esperienze preliminari corrispondono alla sua età cronologica. Dalla numero delle prove superate viene quindi determinata l'età mentale. Binet chiarisce la sua concezione dell'intelligenza, intesa come comprensione, invenzione, direzione, censura, e le differenze qualitative esistenti fra la mente adulta e quella di un individuo in via di sviluppo. Binet ammette anche i limiti della scala metrica, che si rivelerà più che altro uno strumento per valutare un'attitudine scolastica generale, facendo appello soprattutto alle funzioni verbali. L'oggettività della prova viene così condizionata e falsata dall'influenze socio- ambientali e dagli stati emotivi del ragazzo esaminato.

- L’ORTOPEDIA MENTALE. Dopo aver chiarito la struttura e la funzione dell'intelligenza e i metodi di misurazione, Binet affronta il problema dell'educazione e dello sviluppo dell'intelligenza. Il fatto che l'insegnamento debba essere alla portata degli allievi è un dato assodato, ma che per ottenere ciò si passi

dal facile al difficile, dal concreto all'astratto, non tutti gli educatori l'hanno capito e lo mettono in pratica. Dalle esperienze fatte fra gli anormali, Binet propone una specie di ortopedia mentale, che attraverso appositi esercizi attivi spontaneamente tutte le facoltà mentali. Questo metodo, che si oppone al verbalismo scolastico del tempo, ripete in buona misura gli schemi dell'attivismo e i fondamenti psicologici, sociologici e antropologici della pedagogia deweyana. Con evidenti correttivi corrispondenti all'impostazione pedagogica di Binet. Ovide Decroly Nel saggio “Il programma di una scuola nella vita”, sono racchiusi i capisaldi del metodo di Decroly e il suo ideale educativo, che può essere riassunto nel motto ‘scuola per la vita, attraverso la vita’. La scuola da lui indicata ha come fine l'adattamento sociale, naturale, intellettuale e culturale del maggior numero di persone. Questo fine potrà essere raggiunto attraverso un programma fondato sull'osservazione diretta, sullo studio dei bisogni primordiali dell'ambiente del fanciullo e sull'impegno di metodi educativi relazionali e scientifici. Il fanciullo sarà così preparato alla vita, mediante la vita stessa, attraverso attività che gli consentono di soddisfare i suoi fondamentali interessi vitali, i suoi bisogni primordiali, che per Decroly sono di quattro specie: 1) bisogno di nutrirsi; 2) bisogno di ripararsi, coprirsi e proteggersi dalle intemperie; 3) bisogno di difendersi dai pericoli; 4) bisogno di agire, di lavorare da solo o in gruppo, di ricrearsi e di migliorarsi. Partendo dall'idea che il fanciullo può avere esperienze educative solo se queste si rifanno ai suoi bisogni fondamentali e che il programma deve tendere all'unità, consentire un minimo di conoscenze indispensabili e promuovere lo sviluppo integrale di tutte le facoltà, Decroly rifiuta l'insegnamento tradizionale per distinte materie di studio, sostituendolo con un insegnamento che faccia perno su bisogni e sugli interessi naturali e che abbia stretti riferimenti con l'antropologia culturale. Le attività scolastiche saranno così organizzate e tutte attorno a "centri di interesse" adattati e graduati secondo l'età. L'insegnamento per "centri di interesse" che Decroly sviluppò si svolge attraverso attività ed esercizi articolati nell'osservazione, intesa come attiva esplorazione dell'ambiente, nell'associazione nello spazio e nel tempo dei fenomeni, degli oggetti, dei fatti, dell'individui e infine nell'espressione attraverso il linguaggio, la composizione scritta, il disegno, la musica, e il lavoro manuale. In questo contesto assumono una notevole importanza le schede di osservazione, mese a punto da Dewey e dei suoi collaboratori. In queste schede vengono man mano registrati i livelli e i processi di maturazione, di apprendimento e di applicazione, le difficoltà incontrate, i tratti del carattere e le caratteristiche dell'ambiente socio-culturale di provenienza dell'alunno. Attraverso lo strumento della scheda viene così facilitata la personalizzazione e l'individualizzazione dell'insegnamento e dell'apprendimento, che sono gli elementi principali del nuovo modello didattico ed educativo. L'aspetto fondamentale del pensiero pedagogico di Decroly è rappresentato dal "globalismo" (globalizzazione), del quale egli espone i presupposti psicologici e logici, l'articolazione interna e le applicazioni didattiche. Il bambino possiede una capacità percettivo-cognitiva che coglie l'insieme indistinto meglio dei particolari distinti delle cose e dei fenomeni. Questa percezione globale o "sincretica" precede l'analisi degli elementi particolari costituenti il tutto e la successiva sintesi. La funzione di globalizzazione non si limita all'attività percettiva, ma coinvolge tutte le attività mentali e affettive del bambino. La globalità, secondo Decroly, dovrà andare oltre il metodo dell'apprendimento della lettura, della scrittura e del calcolo, per caratterizzare qualsiasi insegnamento perché corrisponde al modo

più semplice e naturale di conoscere. Il "metodo globale", che tanto ha reso famoso Decroly nel mondo, serve soprattutto a portare il bambino, possibilmente attraverso il gioco o esercizi basati sui suoi interessi, dall'attività istintiva a quelle più astratte, logiche, intellettuali. - L’EDUCAZIONE PER LA VITA ATTRAVERSO LA VITA. La scuola tradizionale, secondo Decroly, non risponde alle esigenze di una corret...


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