Elenco delle teorie della devianza. PDF

Title Elenco delle teorie della devianza.
Author Marina Romeo
Course Criminologia
Institution Università degli Studi di Trento
Pages 6
File Size 66.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 43
Total Views 129

Summary

Breve riassunto con integrazioni di appunti sulle teorie della devianza (tema centrale della criminologia), presentante nel libro....


Description

Teoria dell’associazione differenziale -

Maggiore studioso di questa teoria è Sutherland, che si interessò a partire dagli anni ’20 della criminalità e altre forme di devianza, intese come il prodotto di situazioni, opportunità e valori. Nel formulare la sua teoria, Sutherland si ispirò a 3 concettualizzazioni della Scuola di Chicago: la teoria della trasmissione culturale, l’interazionismo simbolico e la teoria del conflitto sociale. La prima versione della teoria di riferiva al comportamento criminale sistematico. Con il termine “sistematico”, Sutherland si riferiva alle carriere criminali e alle pratiche del crimine organizzato. “Avventizio”, invece, designa il comportamento non sistematico. Successivamente Sutherland percepì che quasi tutti i comportamenti criminali sono sistematici. Così si riassume la prima versione della teoria: il comportamento criminale sistematico è dovuto all’associazione differenziale in una situazione in cui esiste un conflitto culturale, nonché, in ultima analisi, alla disgregazione sociale presente in quella situazione. Sutherland sosteneva che il conflitto fosse in parte il prodotto di una società disgregata, che crea valori contrastanti all’interno dei vari gruppi sociali. I gruppi che hanno concezioni e stili di vita difformi dalla legge, entrano più spesso in conflitto con le autorità. Nell’ultima versione Sutherland integrò la tesi secondo cui il comportamento viene appreso, abbandonando il concetto di disgregazione sociale, introducendo quello di associazione differenziale per spiegare il processo di apprendimento nella società americana. Lo stesso Sutherland inventò l’espressione “criminalità dei c.d. colletti bianchi”, per spiegare che le persone provenienti dalle classi alte apprendono la criminalità allo stesso modo delle persone provenienti dalle classi basse, che invece commettono perlopiù crimini di strada.

Teoria dell’anomia - Il concetto di anomia

è stato realizzato da due studiosi: Durkheim e Merton, partendo dalla “deregolamentazione”, secondo cui quando le regole da seguire nei rapporti con gli altri si svuotano di significato, le persone non sanno più cosa aspettarsi l’una dall’altra. Questo porta alla devianza. Le tesi principale di Durkheim si basa sull’evoluzione della società da forma meccanica a organica. In quella meccanica, la gente si comporta e pensa in maniera simile. In quella moderna/organica, le relazioni sono altamente interattive. Il problema di questa forma di società è che i legami vengono costantemente spezzati, motivo per cui i consociati corrono costantemente il rischio di disgregazione e quindi di anomia. Senza linee guida i consociati non riescono a trovare il loro ruolo nella società, producendo insoddisfazione e frustrazione. Queste ultime sono anche il risultato di eventi quali la depressione economica. I valori sociali sono di 2 tipi: le mete sociali e i mezzi per raggiungerle. All’interno della società, certe mete vengono messe più in risalto rispetto ad altre (ascesa sociale). Quando le mete vengono enfatizzate in modo pressante, si creano le condizioni per l’anomia, proprio in ragione della mancanza di pari opportunità e risorse che le persone hanno. Per questo motivo, alcuni, pur di raggiungere la meta, utilizzeranno anche mezzi illegali. La società americana è un esempio di stato di anomia. Merton presenta 5 tipi di risposte al limitato accesso ai mezzi e alle mete:

1) Un individuo sarà conforme se continuerà a utilizzare mezzi legittimi  conformità 2) Alcuni invece ricorreranno a mezzi illegittimi per raggiungere le mete (il fine giustifica i mezzi)  innovazione

3) Si

rinuncia alle mete, per utilizzare solo mezzi legittimi, adattandosi e accontentandosi di un lavoro come forma di sicurezza sociale (es. impiegato)  ritualismo

4) Si

rinuncia sia alle mete che ai mezzi, diventando reietti e vagabondi o alcolizzati, dopo aver abbandonato ogni tentativo  rinuncia

5) Ribellione Secondo alcuni studi, le persone commetterebbero atti delinquenziali, poiché mossi da una motivazione, senza la quale manterrebbero invece un comportamento conforme. Allo stesso tempo le variabili che incidono sulla tendenza alla devianza sono diverse. Sulla scia di Merton, è rilevante la discrepanza tra aspirazioni e aspettative, quindi tra meta ideale di un individuo, e ciò che lo stesso può effettivamente raggiungere in base alle proprie opportunità e risorse. Talvolta, questa discrepanza può generare un senso di frustrazione tale da alzare la probabilità di un comportamento criminale. Un'altra variabile dei tassi di criminalità è la discrepanza tra ricchi e poveri, che crea frustrazione anch’essa, e a sua volta genera alti tassi di criminalità. Una terza variabile è quella relativa all’immediatezza dei fini. I giovani si concentrano con maggior probabilità sui fini immediati (popolarità, voti scolastici), e considerando la tensione dei giovani a scegliere quelli più difficili da raggiungere, è facile andare incontro a frustrazione. Un’altra variabile che stimola la tensione alla criminalità è il desiderio di evitare situazioni dolorose. Così il raggiungimento di un obbiettivo può essere impedito proprio al fine di evitare eventi indesiderabili. In questo caso la tensione è tale da potersi aspettare alti tassi di devianza. Un altro fattore rilevante è l’ambiente circostante all’individuo che, se anomico, può arrivare a indebolire il controllo della famiglia di intervenire sul deviante.

Teorie delle subculture - A cavallo tra gli anni ’50 e

’60 queste teorie hanno avuto come oggetto la delinquenza giovanile. Maggiori studiosi sono Cohen, Cloward e Ohlin, che hanno coniugato i lavoro della scuola di Chicago e di Sutherland con la teoria dell’anomia. Cohen riscontrò che la criminalità è più diffusa tra i maschi delle classi inferiori e che la delinquenza delle bande giovanili è la forma più comune. Cohen non ravvisò nella delinquenza motivi razionali, e questo emerse anche dalle caratteristiche delle bande, che descrisse come versatili ( coinvolte in forme diverse di delinquenza), edoniste e autonomiste (ostili al mondo esterno). Assunto fondamentale è che tutti i giovani sono alla ricerca di uno status sociale, e chiaramente i bambini delle classi inferiori (classificati secondo parametri tipici delle classi medie) si sentono estranei. A lungo termine, questo processo genera frustrazione da status che porterà “l’emarginato” a confrontarsi con realtà più affini a lui. Ohlin propose tre tipi ideali di subculture:

1) In

una comunità pienamente integrata, le bande giovanili fungerebbero da apprendistato per le attività criminali da intraprendere una volta adulti. Dunque le bande criminali giovanili praticherebbero i loro affari sotto la blanda supervisione di organizzazioni criminali  subcultura criminale

2) In una comunità disgregata, invece, non esiste una gerarchia, e quindi una struttura illegale ben organizzata. Dunque ognuno lotta contro l’altro per ottenere il rispetto (obiettivo principale)  subcultura conflittuale

3) Ci possono essere infine dei giovani che, sia in una comunità integrata che non, non abbiano avuto accesso a nessuna delle due struttura. Il loro obiettivo principale, così, diventa quello di assumere droghe e soldi per il consumo e l’acquisto delle prime. Questi individui sono definiti “doppiamente falliti”  subcultura astensionista Miller, inoltre, evidenzia le subculture dei lavoratori non qualificati americani e le relative caratteristiche: Molestia attitudine a violare la legge

Durezza consiste nel machismo Scaltrezza consiste nel vivere alle spalle degli altri e tentare di fregare il prossimo Eccitamento inclinazione al rischio Autonomia rifiuto di ogni tipo di autorità.

Teoria dell’etichettamento - Questa teoria è un’articolazione dell’interazionismo simbolico. L’etichetta fa in modo che gli altri reagiscano ad essa, identificando la stessa come causa reale della devianza. Uno dei maggiori studiosi, Becker, afferma che l’esistenza della devianza dipende dal punto di vista, e quindi l’esistenza di essa dipende dalla concezione del giusto dei vari gruppi. Inoltre, affinchè esista la devianza, è necessario che vi sia una reazione all’atto commesso, non ritenuto quindi conforme. Becker si chiese se un determinato comportamento fosse conforme o deviante e come venisse percepito dai soggetti della reazione, ottenendo 4 diversi casi di devianza:

1) Ingiustamente accusato  gli accusati di atti non commessi o conformi contro i quali vi è una reazione come fossero devianti

2) Deviante puro & conforme  in questo caso percezione e realtà coincidono. 3) Segretamente deviante  si parla di atti devianti ma non considerati tali. A questo punto vi sono gli effetti dell’etichetta sui devianti. Due sono i risvolti: 1) L’etichetta attira l’attenzione di chi etichetta, che rafforzerà sempre di più l’etichettamento dell’individuo. 2) L’etichettato interiorizza l’etichetta, arrivando ad autodefinirsi deviante. Da questo deriva anche la difficoltà di reinserirsi nella società, dopo aver scontato la pena di reclusione, data dall’etichetta di criminale. Questo fenomeno è indicato come “interpretazione retrospettiva”  dal momento che il termine “criminale” indica uno status egemone, è difficile che la gente creda che un aspetto così rilevante della persona non esistesse prima che commettesse l’atto. Essendo la vita basa sulle etichette (sia positive che negative), la seconda forma di etichetta, c.d. devianza secondaria, si riflette sulla sfera individuale. La persona etichettata difatti, qualora non abbia un’immagine ben definita di sé, può arrivare a interiorizzare l’etichetta offertagli, modificando di conseguenza la propria identità. Quindi il processo di etichettamento crea devianza secondaria. Es. il giovane sorpreso a provare stupefacenti per curiosità verrà etichettato come consumatore di stupefacenti. Nel caso venisse riscoperto, verrà etichettato come tossicodipendente. Di fronte all’emarginazione degli altri, è quindi possibile che il giovane possa di conseguenza iniziare a frequentare gruppi di tossicodipendenti.

Teoria del conflitto - Si basa su un assunto

fondamentale: è la conflittualità, più che il consenso, a caratterizzare la società. Le teorie del conflitto si svilupparono direttamente da quelle dell’etichettamento. I maggiori studiosi sono Coser e Dahrendorf. Al centro di queste teorie troviamo il concetto di potere, ossia chi detiene il controllo (territoriale, politico etc) potrà ottenere il successo. Ovviamente il potere coincide con il possesso di risorse. Più risorse si hanno a propria disposizione, maggiori probabilità si avranno di ottenere ruoli sociali prestigiosi. La legge costituisce di per sé una risorsa, e se riflette i valori di un gruppo, allora quest’ultimo potrà usarla a proprio vantaggio, criminalizzando maggiormente i comportamenti degli individui non appartenenti ai gruppi dominanti. Vold osserva che l’incapacità dei gruppi di minoranza d influenzare significativamente il processo legislativo comporta la criminalizzazione dei loro comportamenti da parte della legge.

In una pubblicazione intitolata “Law, Order and Power” di stampo Marxista, si osserva che le classi dominanti controllano le risorse nella società e usano la legge come mezzo di controllo. Il dominio di classe avviene quindi in 2 modi: 1) Creando leggi penali ad hoc per criminalizzare i comportamenti delle classi inferiori 2) Diffondendo il mito della legge come strumento al servizio degli interessi di tutti, incentivando la cooperazione delle classi inferiori. Marx attribuiva le cause del conflitto sociale alla scarsità di risorse e disuguaglianze storiche, generando conflitto di interessi tra chi deteneva il potere e chi ne era privo, ossia il proletariato contro la borghesia. Nella società ideale per Marx la classe operaia avrebbe smesso di credere che l’impianto capitalistico servisse anche ai suoi interessi (falsa coscienza), ribellandosi così all’eccessivo potere delle classi dominanti, e rovesciando quindi le strutture di dominio. I criminologi marxisti in seguito, individuarono 3 connessioni tra la lotta di classe e la criminalità: 1) La legge è di per sé uno strumento in mano alle classi dominanti 2) Tutti i tipi di criminalità, nei paesi capitalisti, sono il prodotto delle lotte di classe 3) La spiegazione della criminalità attraverso la relazione con i mezzi di produzione. Criminologia realista  i criminologi realisti si discostano dall’interpretazione marxista della criminalità vista come prodotto del sistema capitalista. Essi ritengono che le principali vittime siano i membri della classe operaia, elaborando 4 variabili della criminalità: la vittima, il reo, lo stato, la comunità. Criminologia anarchica si discosta anch’essa dal pensiero marxista. Ferrell, maggiore esponente, sostiene che il dominio venga raggiunto sia mediante coercizione, ma soprattutto mediante conoscenza, percezione e comprensione. Se il mondo che ci circonda è definito da altri, gli anarchici ritengono che a costoro dovremmo opporci.

Teoria del controllo sociale -

La domanda fondamentale è “ perché le persone rispettano le regole?” Queste teorie possono anche essere definite “teoria della socializzazione”. Il processo di socializzazione è la forma di controllo più importante che si possa esercitare, attraverso cui viene insegnato il modo giusto di fare le cose. Durkheim, uno dei maggiori studiosi, teorizzò che all’interno di ogni società è necessariamente presente un certo numero di devianti, riducendo la devianza a un fenomeno normale, in quanto svolge una funzione specifica all’interno della struttura sociale. Così il comportamento è controllato dalla reazione sociale. Reiss, invece, affermò che la criminalità fosse il prodotto della mancanza/scarsità di autocontrollo. Reckless, successivamente, sviluppò la teoria del contenimento, che spiegherebbe la delinquenza come un’interazione tra la forma di controllo interna e quella esterna. Il controllo interno è costituito dai componenti del Sé (autocontrollo, buon livello di autostima, Ego forte). Il contenimento esterno è costituito dall’ambiente sociale (scuola, famiglia, numero sufficiente di opportunità e senso di appartenenza). La concezione di sé si forma da giovani. Il fatto che essa sia positiva o negativa determina il livello di spinte e attrazioni verso il crimine. Hirschi si dedica invece al legame sociale, che presenta 4 elementi fondamentali: 1) Attaccamento l’attaccamento verso gli altri può inibire la devianza. 2) Coinvolgimento indica il tempo e l’energia che dedichiamo ai nostri impegni. Più siamo impegnati, meno tempo avremo per essere coinvolti in atti devianti. 3) Impegno rappresenta l’investimento che ogni individuo fa nella società conforme. A seconda dell’investimento si valuta anche quanto avrebbe da perdere se decidesse di commettere atti devianti. 4) Convinzione  riguarda il riconoscimento della validità delle regole vigenti. Più si è convinti di comportarsi correttamente, meno saranno le probabilità di cedere ad atti devianti.

Si desume che la probabilità di intraprendere comportamenti devianti cresce in misura inversamente proporzionale all’indebolimento di uno dei 4 elementi. Inoltre, secondo Hirschi, è il modo di educare i bambini che influenza maggiormente il formarsi di certe propensioni (da qui teoria dell’apprendimento sociale).

Teoria dell’apprendimento sociale -

In realtà sono due: La prima è sviluppata da Jeffery, la seconda da Akers (maggiormente recepita dai criminologi). Si potrebbe considerare come un’estensione della teoria dell’associazione differenziale di Sutherland. Si cominciò a promuovere inizialmente la modificazione del comportamento, seguendo lo schema del film Arancia Meccanica, che ha mostrato come si possa modificare il comportamento a scopi punitivi. Successivamente persino la pubblica opinione cominciò a mostrare un atteggiamento critico verso i programmi di modificazione del comportamento. Così Arancia Meccanica diede avvio ad una forte reazione contro la psicologia comportamentista e la relativa modificazione. Jeffery e Akers iniziarono a pubblicare i primi articoli, secondo cui il comportamento criminale viene appreso (tesi di Sutherland). Si parte dal rinforzo, ossia l’evento successivo a qualsiasi tipo di comportamento. Es. una madre che dà un biscotto al bambino perché si è comportato bene, fornisce un rinforzo positivo. Qualora l’azione invece sia negativa e il bambino si mostri pentito, a madre potrebbe decidere di non punirlo. Difatti il rinforzo è l’opposto della punizione. L’assenza di ricompensa è quindi una forma di punizione che ostacola l’apprendimento. Gli stimoli discriminanti invece avvisano l’arrivo di una ricompensa o di una punizione, aiutando l’individuo a recepire la forma più corretta di comportamento. La teoria dell’apprendimento considera anche l’imitazione (modelling) come elemento centrale. Si può imparare a comportarsi in un certo modo osservando ciò che succede agli altri. In questo modo l’individuo riuscirà a regolarsi sulle conseguenze di ogni comportamento. Jeffery presenta il rinforzo differenziale introducendo 2 poli opposti: la sazietà e la deprivazione. Una persona già benestante avrà meno probabilità di rubare denaro, mentre un individuo povero considera i soldi come un rinforzo. Jeffery inoltre sostiene che ciascuno nasca con delle particolari caratteristiche biologiche e psicologiche che possono essere la causa di certi comportamenti. Gli esseri umani presentano differenze biologiche e psicologiche congenite che li portano a confliggere con altri individui.

Teorie razionali – Teoria delle attività di routine - I maggiori studiosi sono Cohen e Felson e si riferiscono a

quelle attivita come dormire, avere un lavoro stabile etc. Quando i mutamenti sociali sconvolgono queste attività, può verificarsi un processo di disgregazione sociale. Vengono individuati 3 elementi fondamentali:

1) Aggressore motivato 2) Vittima designata 3) Assenza di un guardiano capace Le vittime designate si trovano più frequentemente in certi luoghi. Ad es. il fatto che tutti lavorino fuori casa fornisce un bersaglio (la casa) con pochi guardiani (i vicini). Certi luoghi sono chiaramente più esposti di altri. Non appena una zona della città diventa “hot spot”, si verifica una controreazione che porta ad un numero minore di persone che si recano in quell’area, quindi ci sono meno guardiani e gli aggressori hanno la possibilità di designare più vittime all’interno della zona. Un altro tema centrale è quello del rischio. Si parte dall’assunto che gli stili di vita sono influenzati da 3 elementi: 1) Ruoli sociali (che le persone hanno all’interno della società)

2) Posizione della struttura sociale (più alta è la posizione coperta, più bassi sono i rischi di vittimizzazione) 3) Componente razionale (fa decidere quale tipo di comportamento sia desiderabile) I giovani sono chiaramente esposti ad alto rischio considerando la frequenza di discoteche e altri eventi che sicuramente aumentano la loro probabilità di essere vittimizzati....


Similar Free PDFs