Riassunto Teorie Delle Comunicazioni DI Massa PDF

Title Riassunto Teorie Delle Comunicazioni DI Massa
Author Martina Cominetti
Course Sociologia della comunicazione
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
Pages 19
File Size 349.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 404
Total Views 461

Summary

TEORIE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSACAPITOLO 1 SOCIETA’ E COMUNICAZIONI DI MASSALA SOCIETA’ DI MASSAGili nel 1990 definisce la società di massa  società in cui le istituzioni relative ai diversi sottosistemi sociali sono organizzate in modo tale da trattare con vasti insieme di persone considerate c...


Description

TEORIE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA CAPITOLO 1 SOCIETA’ E COMUNICAZIONI DI MASSA LA SOCIETA’ DI MASSA Gili nel 1990 definisce la società di massa  società in cui le istituzioni relative ai diversi sottosistemi sociali sono organizzate in modo tale da trattare con vasti insieme di persone considerate come unità differenziate di un aggregato o massa. I tratti tipici della società di massa sono rintracciati nelle società differenziate funzionalmente, in cui i soggetti non appartengono solo ad uno status sociale o un segmento, ma possono accedere ai diversi sistemi. Tale differenziazione funzionale è caratteristica propria delle società moderne ed è risultato delle profonde trasformazioni sociali, economiche e politiche, e necessita di nuovi approcci di studio. Tra i primi a interrogarsi sulla natura della società che si andava a costituire fu Saint Simon che elabora il concetto di società organica  società equiparata ad un organismo in cui i soggetti non sono che parti. Tale organismo è caratterizzato da un’armonia frutto dello sviluppo progressivo che coinvolge tutti i suoi elementi, un cambiamento in uno di essi creerebbe squilibrio. Egli considera la differenziazione delle parti all’interno dell’organismo come un qualcosa di indispensabile che deve essere organizzato e controllato su basi scientifiche. La società deve essere basata sul lavoro e l’unico potere legittimo e giustificabile è rappresentato dal potere economico. Nel corso di filosofia positiva Comte propone una concezione organica della società società come particolare tipo di organismo, che sia esso anche collettivo. Come Saint Simon, anche Comte riconosce una molteplicità di parti che operano in modo coordinato. Tuttavia la concezione di organismo per far riferimento all’organizzazione della società, comporta l’esistenza di una divisione di compiti tra i vari soggetti al fine di mantenere l’equilibrio  comporta l’introduzione del concetto di specializzazione che è rintracciabile anche nello stato. Infatti si rischia un eccesso di specializzazione che porta al soffocamento dello spirito d’insieme. In questo caso si può assistere alla scomposizione della società stessa in una moltitudine di corporazioni che sembrano non appartenere alla stessa specie.  produzione di distanza e incomunicabilità tra i soggetti che si traduce in forme di disorganizzazione. Su tale questione, di trasformazione della sfera relazionale dei soggetti, Tonnies fornisce ulteriori spunti. Per Tonnies  la comunità si riferisce ad un modo di sentire comune, che fa sì che gli uomini si sentano parte di un tutto. La società invece è impersonale e anonima, basata sulla forma di relazione sociale caratterizzata dal tornaconto personale. Egli riconosce tuttavia, che con il processo d’industrializzazione, la comunità ha visto l’affermarsi della società e le modalità di relazione basate sul contratto. Gli individui vengono, quindi, descritti come sempre più soli e immersi in relazioni sociali sempre meno condivise fino a dar vita alle anomie. Emile Durkheim elabora il concetto di anomie  mediante i concetti di solidarietà meccanica e organica, egli ricostruisce il complesso delle relazioni che si costruiscono in una società.  



Solidarietà meccanica  deriva dalle somiglianze tra individui, si accompagna ad una divisione del lavoro elementare e si caratterizza per dar vita ad un essere collettivo Solidarietà organica  trae origine dalla eterogeneità tra gli individui, si traduce in una divisione del lavoro molto sviluppata. In questo caso la marcata divisione del lavoro l’eterogeneità tra gli individui possono dare vita a casi di anomia Anomia  laddove la società non si configura più come un potere in grado di regolare e dare limiti all’agire dei soggetti, dunque gli individui, privi di un’autorità, esasperano tratti individuali e si mostrano incapaci di autoregolarsi.

La costruzione operata dai sociologi si definisce in relazione a un diffuso senso di isolamento, una separatezza frutto dell’eccesso di specializzazione, rischio di anomie e relazioni basate sulla forma del contratto  viene meno la capacità di sentirsi parte di una comunità.

TEORIA DELLA SOCIETà DI MASSA Nel XX secolo quindi si parla di massa. Statera  inizialmente intesa in termini di qualcosa di instabile, relativa alla massa bruta, manipolabile e portatrice di un istinto di sottomissione. Per il marxismo invece le masse organizzate rappresentavano il motore del processo rivoluzionario. Teorici dell’élitismo hanno trattato il tema della massa, quali sono Mosca, Pareto e Michels  condividevano l’idea secondo cui, in tutte le forme di società, la massa non è altro che uno strumento di manovra a disposizione dell’èlite. Ciò deriva dalla disorganizzazione propria delle masse, fattore determinante nella loro incapacità di potersi proporre come alternative al governo della società. Ortega y Gasser pone al centro della sua riflessione la qualità dell’uomo-massa in antitesi all’individuo colto  la massa è irrazionale e incompetente e rappresenta un rischio per la società in quanto possibile portatrice di ignoranza e irrazionalità, facendo venir meno la razionalità tradizionale, l’unica in grado di preservare in vita l’organismo sociale. Simmel sostiene che  la massa si fonda sull’esaltazione delle parti che accomunano gli individui piuttosto che su quelle che le differenziano. Le sue azioni mirano ad uno scopo e cercano di raggiungerlo nel modo più breve, dunque sono dominati da un’idea, quella più semplice. Si sottolineano nuovamente i caratteri dell’irrazionalità, della disorganizzazione, della difficoltà di trovare tratti identitari comuni e dell’isolamento nel quale vivono gli individui che vivono nella società di massa. Tale isolamento è sottolineato anche da Blumer per cui  la massa è un aggregato anonimo, un aggregato composto da individui anonimi tra cui esiste scarsa interazione. Tale carenza di interazione si traduce nella difficoltà degli individui di condividere quadri valoriali, modelli e aspettative di vita. Inoltre la massa non è in grado di darsi struttura organizzativa e regole di comportamento.

LA TEORIA IPODERMICA La teoria ipodermica o bullet theory fa riferimento ad un modello comunicativo che si caratterizza per una relazione diretta e univoca che lega lo stimolo alla risposta. Secondo questa teoria, il potere dei media sembra non avere ostacoli nel conseguimento dell’obiettivo di voler imporre la volontà di chi li governa agli individui della massa. La preoccupazione legata al potere manipolatorio dei media trovò terreno fertile nel clima di opinione che da un lato temeva l’avanzata delle masse nella vecchia europa e le conseguenze devastanti della guerra. Il sistema mediale di allora consisteva nella stampa, nella radio e nella televisione che nei tempi della guerra sono stati i mezzi di diffusione di propaganda politica. I postulati su cui si fonda la teoria ipodermica sono: 1. Il pubblico è una massa indifferenziata, in cui gli individui vivono in una condizione di isolamento sociale, fisico, culturale 2. I messaggi veicolati dai media hanno un forte potere persuasivo 3. Gli individui sono indifesi di fornte al potere dei mezzi di comunicazione di massa 4. I messaggi veicolati sono ricevuti da tutti allo stesso modo Si nota nella formulazione di tale modello, una semplificazione del rapporto comunicativo ridotto a mero automatismo, icui i destinatari sono privi di potere e ridotti a comparse sulla scena  si nega ogni azione intepretativa. Tale teoria si configura come il primo tentativo di individuazione del rapporto esistente tra media e individui e quindi di trovare un nesso tra il momento della veicolazione del messaggio e della fruizione. Verso la fine degli anni 40 Shannon e Weaver elaborano la teoria matematica della comunicazione, l’obiettivo era quello di elaborare una teoria sulla trasmissione ottimale dei messaggi, limitando i danni. Anche in questo caso vi è un emittente che costruisce e veicola

un messaggio, lo stimolo della teoria ipodermica, che deve arrivare al destinatario, consentendo l’attivazione di una risposta.

IL MODELLO DI LASSWELL Wolf nell’introduzione di questo modello ne sottolinea l’aspetto di perfezionamento della teoria ipodermica. Infatti la totale passività del destinatario rimane costante. Tale modello prevede la concentrazione su: 1. 2. 3. 4.

chi attiva il processo comunicativo, quindi chi produce il messaggio cosa viene comunicato, ponendosi quindi nell’area di studio del messaggio chi è il destinatario del messaggio quali effetti vengono attivati nei destinatari.

Si ha quindi una tripartizione del campo di studio: emittenza, messaggio, ricezione che consente l’individuazione dei diversi soggetti coinvolti e dei diversi momenti all’interno del processo.

I PAYNE FUND STUDIES Intorno agli anni 30 negli Stati Uniti lo sviluppo dei metodi di ricerca empirica e l’incredibile successo di pubblico registrato dal cinema costituiscono le due condizioni che favoriscono la nascita dei payne fund studies  progetto di ricerca mirato a studiare gli effetti del cinema sulle giovani generazioni. Il filone di ricerca sugli effetti può essere articolato in due grandi aree di interesse: 1. studio degli effetti del cinema sugli atteggiamenti degli individui 2. lo studio degli effetti del cinema sul comportamento quotidiano degli individui la ricerca più significativa in relazione alla prima area d’indagine è quella di Peterson e Thurtstone.

CAPITOLO 2 LO SVILUPPO DELLA RICERCA EMPIRICA, MANIPOLAZIONE ALLA COMUNICAZIONE PERSUASORIA

DALLA

LA SCOPERTA DELLE VARIABILI INTERVENIENTI Negli anni 80 si diffonde un interesse relativo alla problematica degli effetti, problematica che presupponeva l’intenzionalità della comunicazione, dunque la volontà d perseguire un obiettivo da parte dell’emittente. Diventano oggetto di studio le campagne  caratterizzate da obiettivi specifici e dichiarati con durata limitata, ciò rende possibile verificarne l’efficacia. L’attenzione si concentra sulla dimensione di influenza dei mass media sul cambiamento di opinioni e atteggiamenti nel breve termine. Tuttavia le ricerche non ottennero i risultati sperati in quanto vi era una difficoltà nel trovare dati empiririci univoci in merito alla presenza di effetti a breve termine sul pubblico. Cantril cercò di analizzare le reazioni di panico derivanti dall’ascolto del radiodramma La guerra dei mondi.  in questa occasione emerse la rilevanza delle differenze individuali nell’attivazione di reazioni di panico, dunque le differenze individuali risultano alla base dell’abilità critica  capacità di valutare le situazioni e reagire ad esse in modo appropriato. Cantril si dissocia dall’approccio secondo cui i messaggi veicolati dai media sono ricevuti allo stesso modo, infatti afferma che lo stesso messaggio possa essere ricevuto in modo diverso dai destinatari a seconda dell’intervento di alcuni fattori di mediazione. Klapper afferma che tali fattori di mediazione possano essere individuati in relazione al pubblico e al messaggio:  

effetti di mediazione in relazione al pubblico  insieme di variabili intervenienti che ostacolano l’esposizione a determinati messaggi effetti di mediazione in relazione al messaggio  contenuto e modalità di presentazione del messaggio.

Questo genere di studi ha portato ad abbandonare il concetto di manipolazione a favore del concetto di comunciazione persuasoria

I FATTORI DI MEDIAZIONE RISPETTO AL PUBBLICO Klapper trova una risposta alla domanda per cui alcune campagne volte a persuadere gli individui a mutare determinati comportamenti non raggiungono dati obiettivi.  la comunicazione persuasoria di massa agisce più sul rafforzamento che sulla modificazione. Ne consegue che i soggetti si sottrarranno ai messaggi che risultano in contrasto con le opinioni preesistenti. L’esposizione o la non esposizione oltre ad essere una scelta dipende da molteplici fattori, quali tecnologici, politici. Nella ricerca di Lazarsfeld, Berelson e Gaudet analizzarono l’interesse per le elezioni presidenziali del 1940. Essi suddivisero i soggetti oggetto di studio in tre gruppi con un elevato, medio e nullo interesse per la campagna. Essi constatarono che gli appartenenti al primo gruppo avevano opinioni precise sulla campagna, partecipavano frequentemente agli eventi elettorali e si esponevano più spesso alle offerte di comunicazione politica. Tuttavia è rilevante anche il sistema della selettività per cui tali soggetti seguivano un determinato tipo di comunicazioni politiche in quanto già sostenitori dei candidati coinvolti. Per comprendere il meccanismo della selettività è utile il riferimento al concetto di dissonanza cognitiva di Festinger  gli individui sono maggiormente propensi a esporsi a quei messaggi che riducono la discrepanza tra l’effettivo comportamento e ciò in cui essi credono. Nel caso in cui il soggetto non dovesse riuscire a innalzare reti protettive intorno alle opinioni preesistenti può intervenire il processo di percezione selettiva  sorta di distorsione del significato del messaggio fino al punto da renderlo coerente e integrato all’interno del più ampio impianto valoriale e di credenze. Ultima barriera disponibile a chi è esposto ad un messaggio dissonante è quello della memorizzazione selettiva  costruzione di un ricordo depurato dalla presenza di eventuali fonti di disturbo. Klapper definisce questo processo  effetto Bartlett, effetto che porta nel corso del tempo a memorizzare elementi più vicini al proprio modo di pensare e sentire e a scartare quelli più in contraddizione.

FATTORI DI MEDIAZIONE RISPETTO AL MESSAGGIO Lo psicologo sociale Carl Hovland tenta di coatruire una teoria sistematica della persuasione  tale parte dagli elementi relativi alla credibilità della fonte, all’ordine e alla completezza delle argomentazioni e all’esplicitazione delle conclusioni. L’area d’indagine relativa alla credibilità della fonte rimanda all’efficacia della comunicazione dipendente dal comunicatore. Tale concetto è articolato:  

dimensione della competenza  riferimento ad autorevolezza e reputazione dimensione della fiducia  attribuzione o meno di un intento persuasorio da parte del comunicatore.

CAPITOLO 3 GLI EFFETTI LIMITATI DEI MEDIA LA CENTRALITA’ DELLE RETI SOCIALI con la ricerca di Berelson, Lazasfeld e Gaudet relativa alla campagna presidenziale del 1940, emerse l’importanza delle reti sociali nel processo di decisione del voto. Gli individui smentivano infatti l’assunto dell’atomizzazione sociale e si mostravano inseriti in una rete di relazioni fondamentale nell’assunzione di decisione di qualunque tipo, tra cui, appunto, il voto.

L’INFLUENZA PERSONALE E IL FLUSSO A DUE FASI DELLA COMUNICAZIONE L’interesse per il ruolo esercitato dall’influenza personale nelle comunicazioni di massa si manifesta quindi nella ricerca sopracitata.  gli elettori affermavano che ciò che li aveva condotti alla decisione di voto era stato prevalentemente l’ambito dei contatti personali. La

maggiore efficacia di quest’ultimi rispetto alla comunicazione veicolata dai media dipende, secondo gli studiosi, da alcune caratteristiche della comunicazione face-to-face:  



i contatti personali in generale non hanno come finalità ultima la persuasione, e quindi sono più efficaci nel favorire la costruzione di un’opinione. I contatti personali si caratterizzano per la flessibilità adeguando il tenore della conversazione a proprio gradimento, cosa non possibile nel caso della comunicazione di massa I contatti personali offrono una ricompensa immediata a seguito della condivisione di un’opinione e nel caso in cui ciò non accada possono dar vita a forme di emarginazione  conformismo sociale

I ricercatori, a seguito della delineazione della maggiore capacità persuasoria dei contatti personali rispetto alla comunicazione mediale, identificarono alcuni soggetti dotati di maggiore influenza  leader d’opinione. Tali leader sono rintracciabili in qualsiasi strato economico o sociale pertanto sono definiti leader molecolari. Gli studiosi cercarono dunque di comprendere il rapporto tra tali leader e i mezzi di comunicazione  i leader risultavano frequenti utilizzatori di media per l’acquisizione di informazioni di natura politica. Elaborarono inoltre il modello  flusso a due fasi della comunicazione secondo cui le idee passano dalla radio alla stampa, ai leader e da questi ai settori meno attivi della popolazione. Mcquail e Windhal propongono una lettura del modello da cui si evince:    

Gli individui non sono isolati socialmente La risposta ai messaggi veicolati dai media non è diretta ma mediata e influenzata dalle relazioni sociali Vi sono due processi all’opera, uno di recezione e attenzione e uno di risposta che può assumere la forma di accettazione o rifiuto Gli individui non sono tutti uguali davanti alle campagne mediali, ma hanno differenti ruoli nel processo

Inoltre un diverso consumo ,mediale si pone come il primo elemento di differenziazione tra leader di opinione e i soggetti influenzati. Katz e Lazarsfeld partendo dalla definizione di leader molecolare, individuano diversi tipi di leadership:  

Leadership orizzontale  influenza che si esercita tra simili e che può essere intercambiabile Leadership verticale - influenza esercitata da soggetti collocati ad un livello superiore nella scala sociale ai quali viene attribuita una maggiore competenza

Merton nell’analizzare le strutture di influenza e la figura del leader in relazione al consumo mediale distingue tra: 



Leader d’opinione locale  soggetto che ha sempre vissuto all’interno della comunità, aderisce alle organizzazioni mediali, ha una conoscenza personale di molti individui ed è dentro alla vita complessiva della collettività. Per questi motivi il leader locale può esercitare un’influenza su aree diverse Leader d’opinione cosmopolita  non viene percepito come membro della comunità, spesso arriva da fuori, non intrattiene numerose relazioni interpersonali, consuma media di qualità elevata e specialistici. A tale soggetto sono riconosciute competenze specifiche tali da consentirgl di esercitare influenza in relazione ad un ambito circoscritto.

GLI EFFETTI DEI MEDIA TRA RAFFORZAMENTO E CONVERSIONE Nel volume di Klapper, considerato fondamentale per la costruzione del paradigma degli effetti limitati dei media, si sostiene  la comunicazione persuasoria tende, di norma, ad agire più in direzione del rafforzamento e della modificazione di lieve entità. Per spiegare ciò

ricorre al riferimento ai meccanismi della selettività e alla rilevanza dei contatti personali che confermano che le comunicazioni di massa rafforzano più che modificare  le modificazioni registrate sembrano dipendere da una totale estraneità verso gli argomenti presenti nei messaggi mediali. Berelson afferma infatti che la comunicazione ha maggiore efficacia quando si deve influenzare l’opinione pubblica su argomenti nuovi o non strutturali tali da non poter essere associate ad opinioni preesistenti.

PARADIGMA DEGLI EFFETTI LIMITATI DEI MEDIA Gitlin, in riferimento all’influenza personali e il flusso a due fasi della comunicazione, parla di  paradigma dominante della teoria e della ricerca comunicativa. Quando egli parla inoltre di paradigma degli effetti limitati  riferimento all’accettazione della limitatezza degli effetti dei media, che egli da per scontata una volta per tutte.

CAPITOLO 4 LA TEORIA DEL FUNZIONALISMO E L’APPROCCIO DEGLI USI E GRATIFICAZIONI ELEMENTI DELLA TEORIA FUNZIONALISTA Tornando alle riflessioni elaborate da Spencer, Comte e Durkheim sulla progressiva differenziazione sociale è possibile cogliere il tratto distintivo della teoria del funzionalismo nell’individuazione della società come sistema di parti interconnesse. Nel funzionalismo, la società è concepita come un insieme di parti interconnesse nel quale nessuna parte può essere compresa se isolata dalle altre. Ogni cambiamento in una delle parti è considerato come causa di uno squilibrio che produce ult...


Similar Free PDFs