Tesi-21830 - LA PERSONA NELLA MASSA Effetti delle comunicazioni di massa sulla persona PDF

Title Tesi-21830 - LA PERSONA NELLA MASSA Effetti delle comunicazioni di massa sulla persona
Course Introduzione alle scienze della comunicazione sociale
Institution Università Pontificia Salesiana
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LA PERSONA NELLA MASSA
Effetti delle comunicazioni di massa sulla persona...


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UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA Facoltà di Scienze della comunicazione Sociale

LA PERSONA NELLA MASSA Effetti delle comunicazioni di massa sulla persona

Tesi di Baccalaureato

Della Studentessa: Maria SANNA Diretta dal Professore: Valentín Antonio Presern

Roma, 2005-2006

INTRODUZIONE

Il motivo per il quale ho deciso di affrontare il tema di questa tesi è legato al fatto che ormai l’avvento della tecnologia ha scardinato i concetti di comunicazione interpersonale, di spazio e di tempo. Il fenomeno da prendere in considerazione nello specifico è quello delle comunicazioni di massa che, se da un lato allargano le possibilità di diffondere in maniera incredibile l’informazione, dall’altro contengono in sé anche rischi per quanto concerne la ricezione di tale flusso di informazioni che ne deriva e che talvolta è difficile controllare. L’enorme sviluppo che stanno vivendo oggi le varie forme di comunicazione non sempre va di pari passo con un altrettanto rapido sviluppo dell’essere umano. Al contrario, spesso si verificano situazioni di alienazione dell’individuo, il quale può tendere a ricevere passivamente, senza contribuire ad un’attenta osservazione critica e ad un’espressione personale. La mia intenzione è di presentare le contrapposte correnti di pensiero che hanno considerato gli effetti delle comunicazioni di massa: nello specifico, intendo mostrare come vi sia stata una rivalutazione delle capacità del pubblico di opporre resistenza alla manipolazione da parte dei media e di sfruttare gli stessi in modo critico, attivo e consapevole, grazie ad interessi personali, interpretazioni dei testi mediatici, creazione e condivisione di senso nel più ampio contesto sociale. Nel primo capitolo, dopo aver fornito le definizioni dei termini “comunicazioni di massa” e “effetti dei media”, intendo trattare due teorie, quella del villaggio globale di McLuhan e quella della Scuola di Francoforte, che offrono una panoramica esaustiva sulla realtà delle comunicazioni di massa e sui loro effetti a livello societario ed individuale, da un punto di vista rispettivamente apologetico e critico. Nel secondo capitolo, invece, miro a focalizzare la mia attenzione sul termine “audience” – rivalutato dai Cultural Studies – sui rapporti tra individui e media, e sul ruolo effettivo dei ricettori nel processo comunicativo che si viene a creare tra di loro;

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parto dalla teoria degli Uses and gratifications che spiega il modo in cui le persone scelgono più o meno attivamente quali contenuti e generi mediatici considerare in base ai propri bisogni da soddisfare; giungo alla teoria della ricezione che mostra il processo di interpretazione e creazione di senso durante la fruizione dei testi; approdo infine alla spiegazione di come vi sia poi una condivisione di esperienza e di senso tra i membri di una collettività. Il metodo d’indagine utilizzato nella stesura di questa tesi è essenzialmente analitico. Esso viene utilizzato per sviluppare la parte teorica che nel concreto costituisce la pietra miliare di tutto il lavoro. In entrambi i capitoli seguo la stessa procedura: partendo dalle definizioni di termini basilari, forniti nel La Comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche,1 mi collego al pensiero di autori che hanno affrontato l’analisi degli effetti delle comunicazioni di massa, nel primo capitolo, e del ruolo dell’audience, nel secondo capitolo. Alcuni limiti di questa esercitazione per il baccalaureato – e che assumiamo dall’inizio del nostro lavoro – sono comprensibili per l'enorme quantità di teorie sorte sulla tematica delle comunicazioni di massa e per l’impossibilità di elencarle tutte; nella necessità di fare una scelta, ho inteso concentrare la mia attenzione sullo studio degli effetti a livello sociale e soprattutto individuale – così come vengono studiate da alcune scuole di pensiero – per restringere il più possibile il mio campo di analisi sul ruolo attivo e consapevole giocato dalle persone nel processo comunicativo esistente tra individui e media.

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F. LEVER – P. C. RIVOLTELLA – A. ZANACCHI (Eds), La Comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, Elle Di Ci, Rai-Eri, LAS, Roma, 2002.

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Capitolo primo TEORIE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA

In questo capitolo intendo fornire, oltre alla definizione di “comunicazione di massa”, un excursus storico sulle varie teorie degli effetti che si sono sviluppate a partire dagli anni '30 del XX secolo, e un confronto tra due teorie, quella del determinismo tecnologico di Marshall McLuhan e quella critica degli esponenti della Scuola di Francoforte, che vedono al realtà delle comunicazioni di massa in modo opposto: ottimista ed apologetico McLuhan, nettamente critico la Scuola di Francoforte. Possiamo definire la comunicazione di massa come “la comunicazione diffusa dai cosiddetti mass media, produttivamente standardizzata e rivolta ad un pubblico indifferenziato e potenzialmente illimitato”.2 I mass media in sé, “per la loro natura organizzativa, derivata dalle forme dell'industrializzazione [...]” vengono dunque a rappresentare non un semplice canale di informazioni, ma una vera e propria “[…] agenzia di conoscenza e culturalizzazione”.3 La loro struttura organizzativa ha caratteristiche in comune con quelle dell’industria culturale, la quale è “[…] standardizzazione delle routine produttive, articolazione dei prodotti per tipi predefiniti [...]”.4 Come sostiene F. Colombo, nella prima metà del ‘900 vi era la credenza diffusa che i mezzi di comunicazione fossero in grado di trasformare gli esseri umani in una “massa”, secondo le teorie catastrofiste, che conduce alla nascita della ricerca amministrativa negli Stati Uniti e alle varie teorie della persuasione.

2 F. LEVER – P. C. RIVOLTELLA – A. ZANACCHI , Comunicazione di massa, in F. LEVER – P. C. RIVOLTELLA – A. ZANACCHI (Eds), La Comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, Roma, Elle Di Ci, Rai-Eri, LAS, 2002, p. 273. 3 F. COLOMBO, Mass media in F. LEVER – P. C. RIVOLTELLA – A. ZANACCHI (Eds), La Comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, Roma, Elle Di Ci, Rai-Eri, LAS, 2002. p. 717. 4 COLOMBO, Mass media, p. 717.

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La crisi di tali teorie ha inizio nel secondo dopoguerra, fino a giungere alla creazione di due sottosistemi del termine “mass media”: da un lato, essi sono i “[...] mezzi di comunicazione in cui la tecnologia svolge un ruolo essenziale”5 (cinema, Tv, Radio) e i mezzi di comunicazione in cui comunque è la tecnologia che ne permette la produzione (editoria libraria e giornalistica); dall’altro, il termine “mass media” si lega alla “[...] porzione di mezzi di comunicazione aperti ad un consumo collettivo e contemporaneo, sostanzialmente passivo”.6 È sempre Colombo a notare come si siano verificati due cambiamenti notevoli: da un lato, il passaggio dalle grandi audience a delle nicchie e ad un consumo sempre più individualizzato e personalizzato, che mette in primo piano la soddisfazione del consumatore; dall’altro, una crisi graduale del determinismo tecnologico (posizione presa da Marshall McLuhan, ossia “[...]la convinzione che l’introduzione di nuove tecnologie implichi sempre trasformazioni cognitive rilevanti nel pubblico”,7 e a differenti attitudini psicocognitive, a seconda che lo strumento tecnologico sia riconducibile alla sfera dell'oralità o della scrittura)8 a favore di un’analisi approfondita dell’impatto dei media nelle diverse culture, attraverso le relazioni sociali ed interpersonali.. L'evoluzione che ha vissuto l'analisi sulle comunicazioni di massa ha condotto ad una rivalutazione degli effetti dei media all'interno di un ben preciso contesto culturale, attraverso un atteggiamento etnografico che tiene conto della complessa rete delle relazioni sociali ed interpersonali. Da questo excursus sintetico sull’evoluzione di alcuni approcci teorici alle comunicazioni di massa se ne può dedurre che sono molte le teorie che sono andate sviluppandosi nel corso degli anni; ed io intendo presentare qui soltanto alcune delle fondamentali – così chiamate – teorie degli effetti.

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COLOMBO, Mass media, p. 717. COLOMBO, Mass media, p. 717. COLOMBO, Mass media, p. 719. Cf. COLOMBO, Mass media, p. 719.

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Metto poi in primo piano due teorie specifiche, ossia quella del determinismo tecnologico di McLuhan e quella critica della Scuola di Francoforte perché hanno segnato la storia della communication research e sono state prese come modello per gli studi successivi sulla tematica degli effetti sulla società e sulle persone, a difesa di una visione ottimistica o, al contrario, critica delle comunicazioni di massa.

1.1.

Le principali teorie degli effetti Negli anni ‘30-’40 del XXº secolo prevalgono le teorie degli effetti forti; basti

pensare alla bullet theory (o teoria ipodermica), legata alla psicologia behavioristica, secondo la quale i messaggi propagandistici sono in grado di raggiungere la persona, che è, secondo Wright Mills, “[...] un atomo isolato che reagisce da solo agli ordini e alle suggestioni dei mezzi di comunicazione di massa monopolizzati”9, attraverso un certo stimolo per condurre ad un effetto ben preciso. In questi anni due dei maggiori esponenti di questo approccio teorico sono Lippman e Hovland; in modo particolare quest’ultimo compie una serie di studi sulle “[...] caratteristiche che emittente, messaggio e ricettori devono avere per portare al cambiamento di opinione”.10 Sarà poi Lazarsfeld invece a dare inizio alla posizione degli effetti limitati: nel 1944 infatti, grazie ad un suo studio sul comportamento elettorale, dal titolo “The People’s choice”, egli riesce a dimostrare come i media in realtà non fanno che rafforzare le opinioni preesistenti; solo una minima parte degli elettori arriva a cambiare opinione, ma grazie ai cosiddetti opinion leaders, i quali sono “[...]quella parte di opinione pubblica che cerca di influenzare il resto dell’elettorato, e che mostra una più attenta reattività e risposta agli eventi della campagna presidenziale”.11 In quest’ultimo caso si mette in primo piano l’importanza dell’influenza personale, che viene a creare un flusso comunicativo a due livelli, il two-step flow of communication,

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M. WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, Milano, Strumenti Bompiani, 1985, p. 21. B.M. BERCHMANS, Effetti dei media, in F. LEVER – P. C. RIVOLTELLA – A. ZANACCHI (Eds), La Comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, Roma, Elle Di Ci, Rai-Eri, LAS, 2002, p 422. 11 WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, p. 47.

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ossia il passaggio della comunicazione dai media ai membri del gruppo grazie alla mediazione dei leader. Nel 1960 Klapper, nella sua opera “Gli effetti delle comunicazioni di massa”12 sostiene che “[…] l’efficacia della comunicazione di massa è largamente connessa a e dipendente da processi di comunicazione non mediale interni alla struttura sociale in cui vive l’individuo”.13 Gli studi sugli Uses and gratifications ribaltano l’interrogativo primario – ossia cosa sono in grado di fare i media alle persone – sull’utilizzo che le persone fanno con i media: gli individui infatti sono attivi e sfruttano i media per il soddisfacimento di bisogni personali che, secondo una classificazione attuata da Katz, Gurevitch e Haas, sono di tipo cognitivo, affettivo, personale, sociale o di evasione, e che sorgono vivendo in un determinato ambiente sociale.14 In questo modo, “emittente e ricevente sono entrambi partner attivi nel processo di comunicazione”.15 Verso la fine degli anni ’60, si riaffaccia il modello degli effetti forti, e si studia essenzialmente il modo in cui gli individui socializzano attraverso i media, a livello di schemi comportamentali e percezione della realtà sociale.16 B. M. Berchmans individua tre posizioni a sostegno di tale concezione:17



Katz e l’agenda setting: tale ipotesi, secondo Katz, mette in primo piano il ruolo esercitato dai media nel decidere “quali idee” farci pensare. Secondo la visione dell'agenda setting, […] la gente tende a includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono dal proprio contenuto. Il pubblico inoltre tende ad assegnare a ciò che esso include, un’importanza che riflette da vicino l’enfasi attribuita dai mass media agli eventi, ai problemi, alle persone.18

12 13 14 15 16 17 18

J. KLAPPER, Gli effetti delle comunicazioni di massa, Milano, Etas/Kompass, 1964. WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, p. 52. Cf. WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, p. 70-71. WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, p.69. Cf. BERCHMANS, Effetti dei media, p. 422. Cf.BERCHMANS, Effetti dei media, , p. 422. WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, p. 143.

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Mc Luhan: questo autore, il primo ad aver parlato di villaggio globale, avvalora l’ipotesi che “i media non ci dicono cosa o quando dovremmo pensare, ma come dovremmo pensare”.19



Horkheimer, Adorno, Gerbner, Noelle-Neumann: Horkheimer e Adorno sono due dei principali esponenti della Scuola di Francoforte e della teoria critica della società, secondo la quale i mass media sono completamente asserviti ai meccanismi del dominio di classe. È sempre con gli esponenti di tale scuola che nasce l’idea dell’industria culturale, la quale “[...] non è, per Horkheimer e Adorno, un prodotto della tecnologia o dei mezzi di comunicazione di massa, bensì degli interessi economici del capitalismo”.20 Da ciò ne deriva che l’individuo si ritrova tramutato in “[…] un burattino manipolato dalle norme sociali”,21 privo di libertà; “l’uomo è in balia di una società che lo manipola a piacere: il consumatore non è sovrano, come l’industria culturale vorrebbe far credere, non è il suo soggetto bensì il suo oggetto”.22 Gerbner e Noelle-Neumann potrebbero essere contrapposti, in quanto se

secondo Gerbner i media sono conservatori, di destra, e tendono a voler mantenere lo stato delle cose, nel far capire alla gente “cosa non pensare”,23 secondo NoelleNeumann i media sono una mafia di sinistra, e sostengono la continua opposizione, in una spirale del silenzio che determina “cosa non dire”.24 Nelle ricerche attuali si tende ad analizzare gli effetti a lungo termine, ossia i modi in cui cambiano le percezioni degli individui nel loro contesto sociale. Nel dettaglio, Noelle-Neumann nel 1973 riconosce tre elementi che determinano il forte influsso dei media: la cumulazione, la consonanza e l’onnipresenza.25 La cumulazione

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BERCHMANS, Effetti dei media, p. 422. L. FARINOTTI, Industria culturale, in F. LEVER – P. C. RIVOLTELLA – A. ZANACCHI (Eds), La Comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, Roma, Elle Di Ci, Rai-Eri, LAS, 2002, p.613. 21 WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, p.86. 22 WOLF, Teorie delle comunicazioni di massa, p. 84. 23 BERCHMANS, Effetti dei media, p. 422. 24 BERCHMANS, Effetti dei media, p. 422. 25 WOLF Teorie delle comunicazioni di massa, p. 142.

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fa riferimento al fatto che i messaggi mediali riescono ad avere un forte impatto se ripetuti nel corso del tempo; la consonanza indica che spesso si nota un’uniformità e similitudine delle informazioni diffuse dai giornalisti, il che conduce inevitabilmente ad una visione unilaterale della realtà; l’onnipresenza, invece, mette l’accento sul fatto che i media sono ovunque e stanno dunque a capo del sistema informativo. Lentamente si attua un passaggio dalle teorie sull’influenza uniformizzante alle teorie sull’influenza selettiva, che si rifanno ad un livello di differenze psicologiche individuali, sociali e di relazioni interpersonali; tra gli autori che danno importanza alle differenze individuali ed alle reti familiari e sociali vi è Katz, che nel 1988 affronta i due concetti di selettività e di relazioni interpersonali come processi fondamentali nella ricezione dei messaggi mediali.26 Sorgono, in seguito, delle teorie sull’influenza indiretta, secondo le quali le persone sono influenzate dai media e dai modelli comportamentali che essi offrono, nell’affrontare le sfide di tutti i giorni e nell’attribuire significati ai simboli del nostro linguaggio.27 Tra le principali questioni attuali vi sono quindi sicuramente quella sul modo più opportuno di considerare la società delle comunicazioni di massa, ossia se essa crea una massa di individui atomizzati come sosteneva la già citata teoria ipodermica oppure se è il caso di rivalutare la potenza delle relazioni interpersonali e la concezione di un’audience attiva, libera di scegliere il modo più opportuno di approcciarsi ai media, difesa dagli Uses and gratifications.28 Per inoltrarmi gradatamente nell’argomento, intendo partire dall’analisi del pensiero di Marshall McLuhan, che ci mostra nel suo “Understanding Media” (Trad. italiana “Gli strumenti del comunicare”)29 come si sia arrivati alla nascita di un vero e proprio villaggio globale, e dei maggiori esponenti della Scuola di Francoforte, che forniscono invece una teoria critica della società e del sistema dell’industria culturale. 26 27 28 29

Cf. BERCHMANS, Effetti dei media, p. 423. BERCHMANS, Effetti dei media, p. 423. BERCHMANS, Effetti dei media, p. 424. M. McLUHAN, Gli strumenti del comunicare, Milano, Il Saggiatore, 1967.

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1.2.

McLuhan ed il determinismo tecnologico Volendo partire da una panoramica sulla figura di Marshall McLuhan, posso

considerare ciò che viene reso noto da E. Baragli nel Dizionario di scienze e tecniche,30 che rende subito questo autore una figura autorevole. Egli merita di essere trattato in questa tesi in quanto le sue teorie hanno avuto un influsso rilevante nell’interpretazione degli effetti dei media: afferma che l'azione dei media è fondamentale nella spiegazione di ogni attività umana e societaria; essi sono la naturale evoluzione della parola umana ed agiscono positivamente sulle relazioni tra gli uomini; i media appaiono come delle estensioni dell'uomo, dal titolo della sua opera “Understanding Media. The extensions of man”. Per quanto riguarda l'influenza dei mass media sugli individui, la nuova realtà delle comunicazioni di massa crea – secondo McLuhan – una percezione globale e totale dell'esperienza, che diventa esperienza condivisa, in una forma quasi tribale ed ancestrale, come all'epoca della parola come unico strumento comunicativo. McLuhan è di fatto conosciuto come il “profeta dell’era elettronica”, per via del suo costante interessamento per i mass media; basti far riferimento alla sua direzione di un vero e proprio Center for Culture and Technology dal 1953 al 1955, e al suo “Progetto di studi sui mass media” del 1959-1960. Tra i suoi scritti, ritroviamo “The mechanical bride”(trad. it.“La sposa meccanica”) del 1951, il suo primo successo, nel quale egli analizza il modo in cui lentamente in America la macchina nella società industriale viene ad occupare il ruolo svolto originariamente dalla sposa31, e “Understanding media. The extension of man”, del 1964, la cui traduzione italiana è intitolata “Gli strumenti del comunicare”, e del quale ho considerato più nel dettaglio alcune sezioni coerenti con l'argomento della tesi.

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Cf. E. BARAGLI, McLuhan Herbert Marshall in F. LEVER – P. C. RIVOLTELLA – A. ZANACCHI (Eds), La Comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, Roma, Elle Di Ci, Rai-Eri, LAS, 2002,, p.720. 31 McLUHAN, La sposa meccanica. Il folklore dell’uomo, Milano, Sugarco, 1984.

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1.2.1. Medium, e messaggio Secondo McLuhan, ciò che conta realmente nell'influsso dei mass media sulle persone non è tanto il contenuto che essi sono in grado di veicolare, quanto i cambiamenti direttamente osservabili nella società riguardo l'evoluzione dei concetti di interazione ed associazione tra gli individui. Il tema principale della prima parte di questo libro è quello del villaggio globale, espressione che l'autore adopera per rendere l'idea del risultato dell’azione dei media sugli uomini: i media vengono a coincidere con il m...


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