Dipendenze - Teorie della dipendenza PDF

Title Dipendenze - Teorie della dipendenza
Author giorgia carlesimo
Course Geografia economica
Institution Sapienza - Università di Roma
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Teorie della dipendenza...


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DIPENDENZE: Riferendoci al fenomeno della dipendenza possiamo pensare ad un insieme di contributi teorici delle scienze sociali (concepita da studiosi di vari paesi sviluppati e in via di sviluppo), accomunati da una visione del mondo che suggerisce che i paesi poveri e sottosviluppati della periferia sono sfruttati dai ricchi paesi sviluppati del centro, al fine di sostenere il loro sviluppo economico e mantenersi ricchi. Dalla convergenza alla dipendenza: L’impresa fordista domina l’organizzazione delle regioni e delle imprese fino agli anni 70, appoggiandosi al Welfare state (lo stato garantisce condizione di benessere ai lavoratori) e venendo sostenuta dalle politiche economiche keynesiane. L’aumento dei salari permetteva il consumo di massa il quale alimentava a sua volta il processo di urbanizzazione, con rapido aumento di popolazione in alcuni punti dello spazio. Proprio in queste argomentazioni emerge il tema degli squilibri in cui vi è chi domina e chi è dipendente. Ciò può essere letto su varie scale territoriali:   

SQUILIBRIO REGIONALE: dimensione locale città-campagna oppure città principali e città dipendenti SCALA INTERREGIONALE: macro-aree, paesi con economia duale SCALA GLOBALE: nord e sud del mondo

La teoria del sottosviluppo accompagnata dalla visione neoclassica (continuamente destabilizzata) spingeva ad un’industrializzazione delle zone arretrate in modo tale da raggiungere una convergenza o riequilibrio (come nella teoria dei poli di sviluppo). Ad un certo punto molti autori ampliano la lettura critica di questi interventi, introducendo nuove interpretazioni fino a giungere all’idea che non esiste convergenza ma una struttura di DIPENDENZA. Esistono paesi che dispongono di un predominio tecnologico, commerciale, di capitale e sociopolitico che permette loro oltre che un vantaggio anche di imporre condizioni su altri paesi (automaticamente dipendenti). La dipendenza è legata alla divisione internazionale del lavoro che permette lo sviluppo industriale di alcuni paesi e limita questo stesso sviluppo in altri, sottomettendoli alle condizioni di sviluppo indotto dai centri della dominazione coloniale Le dipendenze erano legate all’organizzazione dell’impresa e come questa produce lo spazio secondo varie scale:   

Periferie: dall’espansione urbana a quella globale, i pvs plasmati e utilizzati dalle imprese dominanticonseguenze spaziali del ciclo di vita del prodotto Luoghi marginali: esclusi/controllati dal processo di crescita Economie interstiziali: regioni economiche dipendenti dalla grande impresa.

Perroux squilibrio recuperabile attraverso processi di diffusione e riposizionamento dei poli di sviluppo nelle aree arretrate; Myrdal squilibri e dipendenze; -Mobilità dei fattori produttivi (K e L) :( teoria della convergenze) -Mobilità merci con un commercio interregionale (teoria della base di esportazione) dovrebbe portare a sistemi di riequilibrio.

Dinnanzi a questi squilibri e gerarchie alla fine della Seconda guerra mondiale troviamo il mondo così diviso: Primo mondo: due blocchi contrapposti USA vs URSS; (paesi ad economica capitalista); Secondo mondo: paesi a economica pianificata Terzo mondo: paesi sottosviluppati non allineati ne con USA né con URS, la quantità di PIL procapite è nettamente inferiore alla media misurata nei paesi indicati prima. Questo squilibrio ha portato alla formulazione di diverse teorie che riflettono sullo sviluppo ineguale e sulla dipendenza. Vediamo come dalle premesse della teoria della dipendenza e dello scambio ineguale è emerso che i paesi poveri sono una destinazione finale per la tecnologia obsoleta dei paesi ricchi e i paesi del primo mondo perpetuano attivamente uno stato di dipendenza attraverso varie politiche e iniziative. Invece di arrivare ad una convergenza arrivano ad un controllo e dominio perpetuo.  

 

Teoria del sistema-mondo (WALLERSTEIN) relazione funzionale tra centro, semiperiferia e periferia; Teoria della dipendenza (PREBISH): Forte asimmetria tra gli scambi internazionali. Pongono in luce il fatto che lo sviluppo e sottosviluppo sono due facce della stessa medaglia e sono determinati dalle relazioni spazio-temporali che legano il centro-periferia. (il sottosviluppo è un prodotto dello sviluppo); Teoria dello scambio ineguale: (Amin): altra quantificazione di questa dipendenza creata dal centro verso il controllo delle materie prime della periferia; John Friedman: crescita e integrazione funzionale nello spazio. mostra attraverso dei grafici questa evoluzione del sottosviluppo in maniera spaziale; Rostow evidenziava l’evoluzione temporale dello sviluppo invece lui la modificazione degli spazi in relazione al tempo;

WALLERSTEIN (1974) “The modern world system”: Inizia a parlare del SISTEMA MONDO: per cui sostituisce l’immagine di singole società separate l’una dall’altra con l’immagine di un unico sistema-mondo, nel quale tutti devono collocarsi e affermarsi in una divisione del lavoro. Ogni sistema sociale è, metaforicamente, un mondo a sé, indipendente dagli altri poiché autosufficiente nell’approvvigionamento dei beni essenziali grazie alla divisione sociale del lavoro. Partendo da questo assunto si costruisce una storiografia mondiale: individua nelle società arcaiche dei “mini-sistemi” che vengono man mano inglobati da “imperi-mondo” che hanno lasciato spazio all’avvento dell’“economia mondo” capitalistica, sviluppatasi all’indomani della rivoluzione industriale; Gli imperi mondo si differenziano dalle economie mondo per la presenza di un unico centro politico e dal principio economico della redistribuzione mentre le seconde mancano di una struttura politica e presentano economie di mercato. Questo sistema sociale che prima era contemplato nelle piccole società, diventa diffuso in tutta la società e si estende a tutto il pianeta così accennando un inizio di globalizzazione. Il marxismo si focalizzava sulle dinamiche socioeconomiche interne ai singoli Stati, Wallerstein ritiene che il capitalismo, costituendo esso stesso un sistema sociale, abbia sempre avuto un’estensione internazionale, inizialmente limitata a pochi stati ed oggi estesa all’intero pianeta. ELEMENTI SISTEMA MONDO: Wallerstein utilizza le categorie della gerarchia e degli squilibri per andare a identificare alcune

peculiarità di questo sistema-mondo. Al suo interno ci sono centri (rappresentati da pochi stati) che generano i processi crescita, poi ci sono le periferie (Stati meno sviluppati sul piano tech e industriale spesso bacini di mano d’opera) e infine regioni semi-periferiche che fanno da ponte a queste due. Ciò che lega questi sistemi è che tra questi attori esiste una fondamentale divisione del lavoro: le periferie sono chiamate a rifornire di materie prime e beni agricoli i centri che si sviluppano grazie al processo tecnologico. I centri acquistano i beni delle periferie a prezzi bassi ma al contrario a loro impongono un alto prezzo per i beni superiori che producono. Così si introduce il concetto di dipendenza come una necessità, Quando uno stato periferico incrementa il suo processo di crescita può spostarsi a stato semi-periferico. Dal centro ci sono gli alti profitti che si diffondono in periferia la quale ha lavoratori a basso costo e materie prime, entrambe passando per la semiperiferia. paesi dominanti acquistare materie prime e lavoro a prezzi bassi ma a loro volta imponendo alle periferie i beni lavorati e di conseguenza con maggior valore a prezzi alti. LA GEOCULTURA :Per Wallerstein la geo-cultura rappresenta il pilastro dell’economia-mondo capitalista. A partire dalla Rivoluzione francese l’attuale sistema-mondo si è dotato della capacità di formare una cultura condivisa, in grado di assorbire le resistenze sociali alle contraddizioni del capitale. Non è una cultura monolitica ma un insieme di strumenti e istituzioni in grado di assorbire le forze centrifughe della società per consentire al sistema di continuare l’incessante accumulazione di capitale. SVILUPPO INEGUALE Parliamo di sottosviluppo e sviluppo ineguale come una ineguaglianza spaziale dello sviluppo che inizialmente viene criticato e letta come funzionale allo sviluppo delle aree maggiormente ricche e industrializzate. Il sottosviluppo dipende dalle scelte politiche e dall’introduzione della lente politica nel rapporto tra spazio e sviluppi. Teoria della DIPENDENZA (Prebish): uno degli autori di questa teoria fu Prebish. Egli guarda alla depressione dell’America latina analizzando la dipendenza delle esportazioni primarie che la caratterizzava e considerando la lentezza della crescita dei beni agricoli rispetto a quelli strumentali. Tutto questo ha prodotto un enorme deficit nonostante fosse elevato l’export di beni agricoli; Di conseguenza ciò faceva in modo che aumentasse la dipendenza di esportare materie prime per poter pagare i beni strumentali. LA TEORIA DELLO SCAMBIO INEGUALE (Emmanuel-Amin): Quando le economie periferiche entrano nel mercato capitalistico vengono condizionate da esso e devono fare grossi sforzi per evolvere in modo indipendente. Le strutture produttive tradizionali sono messe in crisi dalla concorrenza dei prodotti dei paesi avanzati e questo porta ad una fragilità del sistema con povertà e disoccupazione. Il sottosviluppo viene letto non più in relazione alla dotazione di risorse interne quanto più come relazioni esterne che condizionano in modo determinante lo sviluppo interno. Giocano i fattori politici, non più economici.

Sempre rispetto allo scambio ineguale- già introdotto da Prebish- I PREZZI E IL VALORE LAVORO:



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I prezzi dei prodotti agricoli prodotti dai paesi della periferia non crescono a causa del lavoro incorporato in questi prodotti (bacino di mano d’opera, prodotti tradizionali, basso costo del lavoro) I prezzi dei prodotti industriali e dei servizi prodotti nei paesi del centro crescono a causa dell’aumento dei salari e quindi del lavoro incorporato (processi tecnologici ) Per acquistare beni e servizi dal centro la periferia deve vendere una proporzione crescente di materie prime

John Friedman: crescita e integrazione funzionale Ultimo autore della dipendenza: Friedman. Ci troviamo sempre nella fase di transizione tra fordismo e post-fordismo. Prendiamo in considerazione il ragionamento funzionale, discostandoci da un approccio semplificatorio, rappresenta il sistema come l’insieme dei rapporti che i diversi membri giocano nelle dinamiche del suo sviluppo economico. Vediamo come la regione funzionalista era legata alla teoria della regione polarizzata, infatti prende in considerazione uno spazio che si configura come un campo di forze da cui scaturiscono un insieme di relazioni. Il polo industriale innesca delle forze centrifughe e centripete, che posso misurare attraverso i processi di gravitazione (flussi dei mercati o pendolarismo). Attraverso uno studio funzionale si arriva ad una lettura diversa e La struttura dello spazio viene ad articolarsi in: 

Armatura urbana: esprime i diversi gradi di centralità da cui traggono origine gli impulsi per il funzionamento del sistema. Capacità della città e motore del sistema;



Corridoio di gravitazione e (e di comunicazione): le effettive strutture che permettono il fluire dei beni economici



Processi di diffusione della modernizzazione delle aree vicine e la presenza o meno di un rapporto gerarchico con altre città.

Lo sviluppo di questo approccio avvenne negli anni 60’. Friedmann, sociologo di Chicago, cerca attraverso l’analisi spaziale di diminuire l’astrazione della struttura del sistema economico e di inserire negli spazi economici delle reali strutture territoriali che permettano il passaggio delle forze di diffusione e di accentramento dell’economia. Egli concepisce un mondo nel quale gli scambi tra paesi industrializzati e regioni sottosviluppate sono scambi ineguali, tramite i quali il centro preleva dalla periferia materie prime, forze di lavoro e derrate alimentari. Con un’analisi simile a quella di Rostow mette in relazione il problema dello sviluppo economico con l’evoluzione dei rapporti tra i centri, che compongono l’armatura urbana di un paese e le aree circostanti. Per cui ad ogni stadio dello sviluppo economico corrisponderà uno specifico modello di organizzazione spaziale, il quale a sua volta si trasformerà con il procedere dello sviluppo. Vediamo i maggiori centri urbani (caratterizzati abitualmente dai flussi pendolari della forza lavoro che convergono sul centro quotidianamente), rappresentano gli elementi trainanti del sistema, ad essi si contrappongono la “dipendenza” di un’ampia periferia che muta nel tempo le proprie funzioni, pur rimanendo subordinata al centro. Si parla di dipendenza funzionale. Stadi dello sviluppo legati all’organizzazione spaziale: -Fase preindustriale(colonialismo): alla ricerca di terre inesplorate , con il tempo si individua il

centro principale scelto perché dotato di qualche particolarità (organizzazione iniziale, materia prima) e questo inizia a crescere di più rispetto agli altri, funzionando come luogo di centralità, creando dipendenze e assorbendo i luoghi circostanti; -Fase di maturità industriale: iniziano a manifestarsi degli effetti di diffusione legati alle forze contrastanti all’interno di un determinato spazio; questi vengono identificati dalle vie di comunicazione che portano dalle città della prima cinta periferica al centro. -Fase di integrazione spaziale: le organizzazioni degli scambi vengono fatti discendere dall’organizzazione della grande impresa. Per cui a seconda di come si struttura e si organizza la grande impresa avrò l’organizzazione degli spazi. Assistiamo infatti con il fordismo ad una grande corrispondenza tra le politiche della polarizzazione (necessità di introdurre un’industria motrice) e la sua naturale espressione con la diffusione dell’impresa fordista, che ha condizionato sia la divisione sociale sia la divisione interna del lavoro, quindi tutto il sistema sociale. Lo schema proposto da Friedman permette di individuare 4 TIPI DI SOTTOINSIEMI FUNZIONALI che descrivono e danno nome alle aree centrali e dipendenti: 

Centro urbano industriale: concentrazione di tecnologia, capitale, lavoro e sistemi infrastrutturali ad elevati tassi di crescita.



Aree transnazionali a tendenza ascendente, periferiche rispetto al centro e da questo economicamente dipendenti, caratterizzate da un intenso utilizzo di risorse, da immigrazione e crescita economica.



Regioni di frontiera, dove l’immigrazione è strettamente correlata con lo sfruttamento recente delle risorse (foresta amazzonica)



Aree transnazionali a tendenza discendente, collocate in posizione funzionale ancora più periferica, coinvolte in processi di declino economico, emigrazione e de-valorizzazione delle potenzialità regionali. Attraverso questa analisi si ri-sottolinea il ruolo fondamentale della città nel processo di sviluppo. Luogo privilegiato per l’innovazione e per le economie esterne; infatti diviene fondamentale per l’economia avere un luogo concreto dove si strutturano queste forze. I canali di connessione tra i vari centri dell’armatura urbana caratterizzano la distanza. I flussi di interazione dipendono dall’organizzazione sia dall’impresa che dagli stati. Studio oltre che l’armatura urbana e i poli anche le reti che connettono i diversi centri che si sono sviluppati nella fase del post-fordismo. Ricerca di reti gerarchiche e non. Fattore che ha caratterizzato lo studio funzionale è stato applicare le misure della gravitazione alle dinamiche economiche

CONCETTI CHIAVE: Lo spazio che era fisico metrico poi discontinuo e discreto diventa uno spazio relazionale non tanto per i fattori localizzati quanto per le relazioni che vengono ad innescarsi nei processi economici. Le relazioni economiche (di scambio) non sono simmetriche ma caratterizzate da posizioni di potere (asimmetriche). Sono relazioni di dominazione e subordinazione. Alla base di tutto ciò vi è il concetto, letto alle varie scale, del rapporto tra il centro e la periferia. I paesi del

centro dominano, sfruttano e condizionano lo sviluppo dei paesi della periferia. Le regioni ricche all’origine erano non sviluppate, il sottosviluppo non è un problema di ritardo dà colmare nel tempo, ma rappresenta una dimensione che è conseguenza strutturale dello sviluppo delle regioni ricche. Le forme della dipendenza si esplicitano secondo tre forme: -Diretta: caratteristica del periodo coloniale: il centro sfrutta/possiede direttamente la periferia -Indiretta: periodo post-coloniale: il capitale industriale del centro domina la periferia attraverso l’alleanza con le classi dominanti locali per cui il centro attraverso questi canali, struttura un sistema di relazioni per cui utilizza le materie prime a basso costo ed export manufatti in periferia. -Tecnologica-finanziaria: periodo attuale, il centro presta risorse alla periferia e questa si indebita per acquistare tecnologia dal centro e si instaura un circolo vizioso in quanto devono ripagare debito e interessi. Le dipendenze ci sono tutt’ora, tanti sono gli squilibri e il loro ripetersi all’interno del nostro mondo. Abbiamo analizzato e letto il cambiamento dall’impresa fordista a quella post-fordista: si inizia a scolpire questo modo di vita dell’impresa fordista sia per le letture sociali ed economiche legate alla teoria della dipendenza, quindi una lettura critica di questa visione economica sia per i cambiamenti nell’economia che hanno prodotto a loro volta cambiamenti nell’organizzazione dell’impresa e nell’organizzazione degli stadi e in qualche modo degli spazi e nelle loro letture. RISPOSTA: Flessibilità(?) Ristrutturazione grande impresa fordista....


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