Riassunto Sociologia della Devianza e della criminalità PDF

Title Riassunto Sociologia della Devianza e della criminalità
Author Benedetta Piu
Course Sociologia della Devianza
Institution Università degli Studi di Padova
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Riassunto...


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Capitolo 1 Devianza e ordine sociale 1. Coesione sociale e violazione delle norme L’ordine sociale è un assetto normativo (insieme di norme coordinate tra loro) socialmente e storicamente collocato che ci consente di gestire le nostre interazioni sulla base di aspettative condivise di comportamento (prevedibilità). Le norme sociali definiscono la possibilità di agire socialmente senza essere continuamente esposti all’incertezza, stabilizzano i nostri schemi cognitivi, limitano la percezione dell’altro come minaccia. La devianza (secondo l’approccio interazionista -> Becker) è la violazione che incide su questi assetti normativi che caratterizzano i rapporti sociali. Concettualizzazioni di devianza (definizioni): atto deviante; soggetto deviante; gruppo deviante. Approccio interazionista e costruzionista significa: - privilegiare il linguaggio dei rapporti piuttosto che quello degli attributi; - concepire la devianza solo all’interno di un quadro relazionale; - affermare la relatività della devianza cioè la devianza è un concetto relativo. La sociologia conflittuale sostiene che le pratiche di definizione sono connesse agli assetti del potere caratteristici di ogni specifico contesto sociale e produttivo. Ogni società è attraversata da conflitti. La devianza minaccia o rinsalda la coesione sociale? Da un lato, le pratiche di etichettamento hanno la capacità di delineare i confini dell’appartenenza a un contesto sociale e di rinforzarli attraverso l’indicazione di gruppi e soggetti pericolosi che minacciano l’ordine costituito -> coesione sociale fortificata. Dall’altro lato, l’aggressione agli assetti normativi può essere intesa come in fattore di disequilibrio -> coesione sociale minacciata. Seconda ambivalenza: relazione tra ordine sociale e mutamento sociale. 2. Anomia: differenziazione sociale e tono morale Durkheim fa la prima osservazione tra anomia e ordine ed è la prima riflessione su una forma di devianza di cui ci si interessa in termini di effetti sulla società, non di cause. L’anomia è “la mancanza o inadeguatezza delle norme morali rispetto al livello raggiunto dallo sviluppo della divisione sociale del lavoro”. Per Durkheim è problema sociale. L’anomia è deficit delle rappresentazioni collettive. Nelle società moderne le persone stanno insieme per bisogno (convergenza) l’uno dell’altro, non perché si somigliano. La differenziazione del lavoro crea diversi interessi sociali. Le società moderne presentano una densità morale molto più bassa. Il mantenimento dei legami sociali diventa più difficile. La modernità sfida la coesione sociale. Il problema della coesione sociale (legame sociale) e delle rappresentazioni collettive (legame morale) sono in continua trasformazione nella società moderna. Funzionalità e ambivalenza di criminalità e devianza come espressioni anomiche e di conflitto normativo: Da un lato, secondo Durkheim, devianza e criminalità rappresentano un’anticipazione dell’avvenire (mutamento sociale= innovazione). Dall’altro lato, la devianza ha la funzione di ribadire le norme perché provoca una reazione nel corpo sociale (coesione sociale= conservazione). Il criminale è un elemento costitutivo, regolarmente operante della vita sociale. La sua posizione agisce soprattutto sulle persone oneste tra le quali rinforza i legami di solidarietà per opposizione. Il carcere ha l’obiettivo di ribadire la validità delle norme sociali.

2.2 Devianza come difetto o come eccesso di socializzazione? Parsons e il funzionalismo: il sistema sociale ha come obiettivo riprodursi ed è mantenuto in equilibrio da tutti i sottosistemi che lo compongono. L’obiettivo è il mantenimento dello status quo (così com’è). Merton è allievo di Parsons ma si differenzia da lui. Merton e il funzionalismo critico: devianza come deficit legato ai processi di socializzazione. Il deficit è una mancanza nell’interiorizzazione delle norme in particolare nella socializzazione primaria. Il sistema sociale deve provare a correggere questo deficit e se non ce la fa deve contenerlo. Merton parte da questo assunto ma poi prende un’altra prospettiva. Nasce la figura dell’innovatore: deviante che non mette in discussine gli obiettivi culturali ma intraprende percorsi alternativi per raggiungerli. La devianza è il risultato di un eccesso di socializzazione degli obiettivi culturali -> prospettiva di Parsons ribaltata. Per la prima volta si parla di diseguaglianza sociale: le scelte che si fanno dipendono dalla collocazione/stratificazione sociale. La struttura sociale è ancorata a una gamma limitata di possibilità. L’individuo può razionalmente scegliere il crimine che gli “conviene” nel raggiungimento della meta prefissata. La razionalità relativa mette in evidenza la gamma di possibilità di un individuo nel momento in cui si pone degli obiettivi in base alla collocazione che l’individuo ha nella società. La figura del ribelle rifiuta mete socialmente condivise e mette in evidenza il tema del conflitto sociale che dipende dalla stratificazione sociale di un determinato contesto. Spesso dietro alla ribellione c’è un sentimento di risentimento. La ribellione intesa come desiderio di essere condannato. 3. Cattive compagnie e devianza di gruppo TEORIE DELL’APPRENDIMENTO SOCIALE - Teorie del controllo sociale: vedono tutti i soggetti possibilmente devianti ma è la società a definire questo in ognuno (reti di controllo sociale) - Teorie della reazione sociale: ritengono i soggetti devianti ma è una cosa definita dalla teoria dell’etichettamento - Teorie dell’apprendimento sociale: la devianza è un comportamento che si impara attraverso dei processi sociali (non è una cosa naturale), processi di socializzazione (come apprendo e cosa apprendo). MERTON: IN-GROUPS E OUT-GROUPS - Classificazione di Merton: conformità e conflitto tra strutture culturali e normative in rapporto alle strutture di opportunità (es: sono ricco e ho un obiettivo, posso raggiungerlo con i mezzi che ho/ sono povero e ho lo stesso obiettivo, farò più fatica a raggiungerlo non avendo gli stessi mezzi a dispozione). - In-goups e out-groups: conflitti tra strutture normative e culturali dei diversi gruppi di appartenenza. APPROCCIO CULTURALISTA Sutherland e Cressey (1947): devianza e affiliazione gruppale. Fanno una scomposizione della natura del soggetto (tipo sociopatico e introverso e contrario). Quello estroverso è più probabile che ventri in contatto con gruppi devianti; quello introverso che sta in casa no. L’apprendimento della devianza avviene attraverso l’associazione differenziale in base ai gruppi. TEORIA DELLE SUBCULTURE: esistono diverse appartenenze di gruppo.

SOCIETà - differenziata - attraversata da conflitti di valori - critica dell’analisi eziologica - superare il nesso tra randagio sociale e comportamento deviante. 4. Disordine urbano e ordine sociale Figura dello straniero nella sociologia: davanti allo straniero si crea un senso di ansia, paura, insicurezza -> relatività della devianza -> processo di definizione sociale. Lo straniero per Simmel è una figura relativa. Simmel si concentra sulla corrispondenza tra lo straniero e la società in cui si trova ovvero i rapporti tra gruppi sociali e singoli soggetti. Questi rapporti cambiano nel corso del tempo a seconda di come cambia la società. I gruppi sociali sono costretti ad entrare in rapporto con lo straniero (intermediario): tendono ad aprirsi; si mescolano con l’esterno; mettono in discussione i confini dell’appartenenza e tornano a vedere lo straniero con ostilità. Park parla dell’uomo marginale: un ibrido culturale che vive nel confine di due società. La teoria ecologica mette in rilevanza la collocazione di un individuo in un contesto sociale. Si passa da patologia individuale a patologia collettiva. È l’ambiente ad essere deviante, non l’individuo. C’è rapporto tra concentrazione urbana, sviluppo metropolitano e forme di devianza. La Scuola di Chicago parla di patologia della società: malattia legata a fattori esterni. I flussi migratori sono elemento di disturbo in una società coesa e sono responsabili di disorganizzazione sociale, conseguenza di alti tassi di devianza e criminalità. Ciò porta preoccupazione e si cercano soluzioni a livello sociale. Non c’è causa ed effetto ma rapporti di corrispondenza, come fosse un circolo vizioso. La Scuola di Chicago promuove integrazione come progetto di prevenzione sociale. Non fa ricerca solo su dati e/o libri ma va a vivere la situazione in prima persona. 5. Interazione, controllo e ordine contingente ∙ PROSPETTIVA INTERAZIONISTA (anni ’60-‘70) Fenomenologia: le azioni sociali devono essere interpretate attraverso l’intenzionalità del soggetto. L’obiettivo è descrivere i conflitti. L’ordine sociale non è un fine ma un fatto. Interazionismo simbolico: i significati attribuiti alle cose sono un prodotto dell’interazione sociale, risultato di processi interpretativi del soggetto; l’individuo si specchia nell’immagine che gli altri hanno di lui (Mead). Etnometodologia: la realtà viene costruita nel corso della vita quotidiana attraverso l’attività interpretativa dei soggetti coinvolti. La determinante della società non è l’ordine ma il conflitto. ∙ PROSPETTIVA INTERAZIONISTA E DEVIANZA COME COSTRUZIONE SOCIALE Visione microsociologica: la devianza non c’è se non all’interno dell’interazione. Per esserci devianza dev’esserci sanzione ovvero stigmatizzazione. La devianza si costruisce nel tempo infatti si può parlare di vere e proprie carriere criminali attraverso l’interiorizzazione dell’etichetta “deviante”. Possiamo distinguere devianza primaria (non c’è stigmatizzazione) e devianza secondaria (lo stigma si solidifica). Visione macrosociologica: le norme che stanno alla base del comportamento deviante sono al centro del conflitto politico. Le istituzioni totali giocano un ruolo importante nell’acquisizione dell’identità deviante.

∙ TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO Goffman: ciò che conta è il linguaggio dei rapporti e non quello degli attributi. Un attributo che stigmatizza una persona in un determinato contesto può essere accettato quando si riferisce ad un’altra persona. Becker: la devianza è una conseguenza dell’applicazione da parte di altri di regole e sanzioni ad un trasgessore. Erikson: la devianza è una proprietà conferita a certe forme di comportamento da coloro i quali ne sono direttamente testimoni. Il comportamento deviante dev’essere visibile.

Capitolo 2 Reazione sociale e sistema penale 1. Sociologia e criminalità Il crimine è una costruzione del diritto penale. Senza diritto penale non esisterebbe nessun crimine. Questa è una concezione giuridica della criminalità intesa come il prodotto di una legge che formalmente vieta e sanziona penalmente un comportamento. Devianza e criminalità sono due universi distinti: non tutti i comportamenti devianti sono sanzionati dal diritto penale come criminali ma tutti i comportamenti criminali sono devianti. La penalità moderna si dirige quasi esclusivamente contro chi è condotto al delitto dalla propria origine, da un’educazione trascurata o dall’abbandono morale. Due filoni di critiche verso la selettività del controllo istituzionale e della repressione penale: -primo filone: sostiene categoria di crimine orientata verso una politica criminale che tuteli le classi subalterne anziché vittimizzarle ulteriormente. -secondo filone: propone di rinunciare alla categoria di crimine visto che la selettività penalizza i soggetti e i gruppi svantaggiati e garantisce vie di fuga agli individui di status più elevato. 1.1 Criminologia e sociologia del crimine La criminologia come studio scientifico della criminalità nasce a cavallo tra il XVIII e XIX secolo. La prospettiva criminologica guarda al crimine come problema sociale, ne ricerca le cause e ne le modalità più adeguate di trattamento. La prospettiva sociologica, invece, intende investigare anche le forme della reazione sociale e istituzionale a quei comportamenti. 1.2 L’approccio eziologico nella sociologia della criminalità L’analisi eziologica consiste nella ricerca delle cause della criminalità e le conseguenti preoccupazioni. Esistono però altre prospettive. La prospettiva funzionalista ricerca le cause nelle carenze dei processi di socializzazione. La prospettiva ecologica studia la distribuzione dei comportamenti illegali nelle aree urbane a rischio. Le teorie delle subculture e dell’associazione differenziale spiegano il comportamento criminale in relazione all’appartenenza a culture che si contrappongono a quella dominante. Le teorie del controllo sociale individuano le cause della criminalità nella debolezza o nell’assenza di adeguati incoli sociali; utilizzate per spiegare crimini ”senza senso” come i comportamento vandalico.

1.3 Sociologia del diritto e critica del diritto penale I processi di criminalizzazione primaria riguardano la definizione delle norme. I processi di criminalizzazione secondaria riguardano l’applicazione selettiva delle norme (non tutte le persone che commettono reati finiscono in carcere). Il crimine è qualsiasi fatto offensivo previsto da una legge (nessuno può essere condannato se il reato viene compiuto prima dell’esistenza della legge che ne prevederebbe la pena). Questo fatto dev’essere ascrivibile attraverso un giudizio che ci dice chi ha compiuto tale fatto. Questa persona dev’essere imputabile ovvero deve aver compiuto il fatto in un momento in cui sia stato in grado di intendere e di volere. Il sociologo svolge compito teorico e descrittivo (stabilisce correlazioni tra fenomeni, descrive successione di eventi, dà una spiegazione teorica). Spetta a giuristi o politici trarre dalle info del sociologo elementi utili per prendere decisioni e progettare interventi. Per Durkheim il crimine rinforza il sentimento collettivo che sostiene la conformità alle norme sociali. Per Merton il crimine costituisce il comportamento innovativo che pretende di rispondere alle costrizioni imposte da una struttura sociale ingiusta. Per i teorici delle subculture il crimine può essere visto come reazione di minoranze svantaggiate alla impossibilità di agire in modo conforme per il raggiungimento dei propri fini. Per la teoria dell’etichettamento la distribuzione del potere all’interno di una società fa sì che determinati gruppi o individui possano stabilire quali comportamenti e quali soggetti devono essere perseguiti. La legge penale in realtà non si applica in modo eguale a tutti: chi ricopre status privilegiati può più facilmente non essere investito dalla reazione istituzionale; chi viene etichettato come criminale e stigmatizzato può vedere invece rinforzata la propria identità deviante. 2. Conoscere la criminalità Per Durkheim un atto è criminale perché urta la coscienza collettiva. Per Becker i gruppi sociali creano la devianza istituendo norme la cui infrazione costituisce la devianza stessa, applicando quelle norme a determinate persone e attribuendo loro l’etichetta di outsiders. Diritto, polizia e tribunali producono, applicano e amministrano la giustizia. (in particolare l’attività di polizia che seleziona i comportamenti ad essa riferibili e l’attività dei tribunali che interpreta i comportamenti e ne convalida l’assunzione alla fattispecie prevista dal diritto. Il risultato di questo processo ad imbuto è la criminalità. A sua volta la criminalità va incontro alla sanzione istituzionale (la pena) che può svolgersi all’interno del carcere o attraverso modalità alternative alla detenzione (es. arresti domiciliari). 2.1 Statistiche sulla criminalità La criminalità nascosta (nota come dark number, numero oscuro della criminalità che dipende da tipologia di reato, autore, contesto) consiste nel fatto che molti atti e comportamenti, pur definibili come reati, non giungono mai allo scoperto o perché non vengono denunciati dalle vittime o perché non vengono scoperti dalle forze dell’ordine (quindi non sono oggetto di criminalizzazione secondaria). Quindi le statistiche sulla criminalità non possono rappresentarne il fenomeno nella sua interezza. Il dark number è un’ipotesi più o meno realistica dell’effettivo fenomeno deviante (non ancora definibile come criminale).

2.2 Altre fonti per la conoscenza della criminalità Gli studi sull’autoconfessione porta alla luce la selettività dei processi di criminalizzazione evidenziando come coloro che affermano di aver violato la legge siano molto più numerosi di quelli riconosciuti nelle statistiche. Molti studiosi indagano relazione tra criminalità e paura. 3. Dalle cause della criminalità ai processi di criminalizzazione Vi sono due prospettive circa le origini del processo attraverso cui determinati comportamenti devianti vengono definiti come criminali: la prospettiva del consenso strutturale e la prospettiva della costruzione sociale. 3.1 Consenso strutturale e diritto penale Secondo questa prospettiva la vita socialmente organizzata si basa sulla condivisione di determinati valori fondamentali basilari che hanno bisogno di tutela da parte del diritto penale. Il diritto rappresenta un accordo sui valori fondamentali protetti dalla tutela penale. Per Durkheim, il diritto è il simbolo della solidarietà e della densità morale che caratterizzano la società. In questo modo la prospettiva funzionalista dà per scontata l’esistenza di un sistema normativo condiviso associando al comportamento deviante un valore negativo nei confronti dell’azione e del suo autore. Per Parsons, il diritto è struttura portante dell’integrazione sociale. Il crimine come fatto sociale viene concepito come problema (patologia individuale o della società) e necessita di intervento. 3.2 Subculture e problematicità del controllo (penale) Secondo la prospettiva della costruzione sociale il diritto penale è il prodotto della competizione tra valori o interessi concorrenti. Le società sono una mescolanza di valori e regole che sono prodotto di una socializzazione perfettamente riuscita a norme tra loro confliggenti. Si registra il passaggio da teoria funzionalista all’approccio ecologico della devianza. Secondo la Scuola di Chicago la società è luogo di conflitti e non realtà omogenea di valori e norme. La disorganizzazione sociale (social problem) è il problema da risolvere attraverso adeguate politiche di rafforzamento dei legami sociali, riorganizzazione spazi urbani ecc. La teoria ecologica viene superata dalle teorie delle subculture: all’origine delle subculture criminali ci sono le diversità strutturali delle opportunità di cui dispongono gli individui di fruire di mezzi legittimi per raggiungere le mete sociali. Secondo Sutherland (teoria dell’associazione differenziale) le cause della criminalità non sono sempre da ricercare nelle condizioni di deprivazione, disagio sociale e povertà. 3.3 Interazione sociale e potere: teoria dell’etichettamento e diritto penale Becker e Lemert si concentrano sull’etichetta di criminale: la reazione sociale ad un primo comportamento deviante finisce per influire sull’identità dell’individuo stigmatizzato che tende successivamente a permanere nel ruolo sociale che gli è stato assegnato e ad interiorizzarlo. L’intervento penale non fa altro che consolidarne l’identità deviante. Goffman, Berger e Luckmann sostengono che il carattere criminale non è una qualità in sé, solo la reazione sociale ad un dato comportamento definisce l’atto come criminale. Sutherland e Aubert sostengono che in una data società determinati gruppi e individui hanno il potere di stabilire quali comportamenti e quali persone devono essere perseguiti. La legge penale non si applica in modo uguale a tutti gli autori del medesimo comportamento.

3.4 Dalle teorie del conflitto alla criminologia critica Secondo il manifesto originale della nuova criminologia (The New Criminology: for a Social Theory of Deviance), i fondamenti dell’atto deviante devono venire ricercati nelle basi strutturali economiche e sociali che caratterizzano la società in cui l’autore vive. Non ci si può riferire quindi a una criminologia per tutte le società, ma una criminologia che sia adatta specificamente solo a società determinate nel tempo nello spazio. 4. Sistema penale e criminalità Per Cohen la reazione sociale alla devianza e il processo del divenire devianti non possono essere studiati separatamente dai sistemi economico, educativo e di classe, dalle istituzioni come la famiglia e la scuola, dal tempo libero e dalle articolazioni del...


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