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Title -Corso-Di-Lingua-Italiana-medio pdf
Author Lona Nako
Course Didattica dellitaliano come lingua non materna
Institution Universiteti i Vlorës Ismail Qemali
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Italian Intensive Classe Corso intensivo di lingua italiana / Curs intensiv de limba italiană ****************************

LIVELLO MEDIO

DETTAGLI SULLA LINGUA ITALIANA: VOCABOLARIO – FINEZZE DI GRAMMATICA – CONVERSAZIONE

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Italian Intensive Classe Corso intensivo di lingua italiana / Curs intensiv de limba italiană ****************************

Unità n. 1 DIMMI COME TI CHIAMI Secondo gli elenchi telefonici, i nomi italiani più diffusi sono sempre Giuseppe, Giovanni e Antonio per i maschi e Maria, Anna e Giuseppina per le donne. Sono nomi "tradizionali" che in realtà, fra le nuove generazioni, non hanno grande successo. Fra i giovani infatti è più facile trovare parecchi Andrea, Lorenzo, Luca e Simone, mentre un numero sempre maggiore di ragazze si chiama Alessia, Ilaria o Alice. Resistono naturalmente i nomi classici di origine romana come Massimo, Giulia, Valerio o Marco, quelli germanici come Roberto, quelli greci come Alessandro o quelli biblici come Maria e Sara. E resistono anche i nomi "augurali" come Felice, Gaia, Letizia, Allegra. Ma per l'influenza "esotica" di film e soap opera qualche volta si sentono anche nomi come Alan, Alex, Gessica, Kabir, Kevin, Nikita, Samantha, Solange; fino all'incredibile Geiar e Suellen; e più di recente Ridge. Allo stesso modo una serie di nomi che erano diffusi fino a qualche decennio fa oggi sono quasi spariti. Pochissimi bambini per esempio si chiamano Adolfo, Arturo, Benito, Cesare, Ermanno, Fausto, Gioacchino, Gustavo, Italo, Tarcisio, Ugo. Ma si sa, i nomi seguono le mode e i periodi storici: ai tempi del fascismo e dell'impero coloniale italiano c'erano nomi come Abissino, Cirenaica, Libia, Tobruk, Tripolino, e addirittura Rommel; nello stesso tempo le famiglie socialiste, spesso dell'Emilia Romagna, reagivano con nomi come Anarchia, Avanti, Oppressa Italia, Rivolta e Scioperino per arrivare negli anni Cinquanta anche a Stalino. Molto famoso è poi il caso di quei genitori che avevano chiamato i primi sei figli Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Quinto e Sesto. Quando è nato il settimo figlio hanno deciso di chiamarlo Ultimo con la chiara intenzione di non continuare la serie. Ma poi ne è nato un altro. E l'hanno chiamato Definitivo. E quando a sorpresa è nata ancora una femminuccia l'hanno battezzata Finiamola. Allo stesso modo in una famiglia c'era un figlio maschio che si chiamava Romeo. Quando è arrivata la sorellina tutti aspettavano Giulietta. E invece la sorella si è chiamata Alfa. Assolutamente inspiegabili sono poi nomi come Regasten, Eustronzio, Regittimo, Iorik; più chiari nel significato, ma comunque strani come nomi di persona, Astemia, Algebra e Incrociatore. Un evidente omaggio invece ai grandi dell'arte e della letteratura nomi come Dartagnan, Darvin, Rubens, Scespir, Sciopen e Tolstoi. Quando tre fratelli si chiamano Turiddu, Alfio e Santuzza è invece chiaro che i genitori hanno una certa passione per l'opera (Cavalleria Rusticana). Sempre in Emilia Romagna un bambino è stato chiamato Aller: un 2

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omaggio al giocatore di calcio tedesco Haller che per alcuni anni è stato nella squadra del Bologna? Molto imbarazzanti nomi come Imene, Godimento e Sessualdo; e estremamente imbarazzante il nome Violanda (forse una fusione di Viola e Iolanda) che suona come un gerundio del verbo violare e come un invito a occuparsi carnalmente della signorina. Ma forse questi richiami sessuali sono una reazione a religiosissimi nomi come Crocifissa e Addolorata. Qualcuno, forse intimidito da un nome inusuale, l’ha modificato. Il celebre musicista italiano Uto Ughi per esempio all'anagrafe è registrato come Bruto Ughi e l'attore Nino Manfredi in realtà si chiamava Saturnino; Anche la campionessa olimpionica degli anni Trenta Ondina Valla si chiamava in realtà Trebisonda Valla. Certo bisogna stare attenti a dare i nomi ai figli. Non solo perché il nome resta tutta la vita, ma anche perché insieme con il cognome può creare strani effetti. Se il cognome è Giro, perché chiamare il figlio Secondo? Rosa Di Maggio suona certo benissimo, ma Sveltino Dalpasso, Caduto Dalla Torre, Catena D'Amore e Settembrino Nebbioso suonano decisamente ridicoli. Ma soprattutto confesso che è molto difficile dare un giudizio su quei signori Sepolcro che hanno chiamato il figlio Imbiancato!

I. Completate con la parola mancante: 1. I nom...... italian...... più diffusi sono sempre Giuseppe, Giovanni e Antonio per i maschi e Maria, Anna e Giuseppina per le donne. 2. Fra le nuov...... generazion...... non hanno un grand...... successo. 3. Resistono naturalmente i nom...... classic......, quell...... germanic......, quell...... grec...... o quell...... biblic...... 4. I nomi seguono le mod...... e i period...... storic...... 5. Il nome resta tutt...... la vit...... ed insieme con il cognom...... può creare stran...... effett......

II. Completate con la preposizione opportuna (articolata o semplice): 1. ...... i giovani infatti è più facile trovare parecchi Andrea, Lorenzo, Luca e Simone, mentre un numero sempre maggiore di ragazze si chiama Alessia, Ilaria o Alice. 3

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2. Resistono naturalmente i nomi classici ...... origine romana. 3. Allo stesso modo ...... una famiglia c'era un figlio maschio che si chiamava Romeo. Quando è arrivata la sorellina tutti aspettavano Giulietta. E invece la sorella si è chiamata Alfa. 4. Qualcuno, forse intimidito ...... un nome inusuale, l’ha modificato. 5. Anche la campionessa olimpionica ...... anni Trenta, Ondina Valla si chiamava ...... realtà Trebisonda Valla. 6. Certo bisogna stare attenti ...... dare i nomi ai figli. Non solo perché il nome resta tutta la vita, ma anche perché insieme ...... il cognome può creare strani effetti.

III. Esprimete la vostra opinione sul testo di sopra.

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NOME Sono, generalmente, maschili i nomi che: a) finiscono in o: l’uomo, il libro;

Fanno eccezione: la radio, la foto, la dinamo, l’auto, la mano; b) finiscono in e: il cane, il maiale, l’amore, il dolore; c) sono finiti in ma: il problema, l’emblema, il tema, il dramma; d) sono finiti in ta: il pilota; e) sono finiti in ista: il farmacista, l’autista, l’artista, la socialista; f) sono finiti in cida: l’omicida; g) sono finiti in una consonante: il tram, lo sport, il film, il gas, il camion;

Fanno eccezione: la gang, la star; h) sono finiti in ore: il fiore, il dolore, il direttore, l’onore; i) sono finiti in one: il ciclone, il balcone, il cartone; j) sono finiti in ile: il fucile, il canile; k) sono finiti in ale: l’animale, lo stivale, lo scaffale, il pugnale, il tribunale;

Fanno eccezione: la valle, la spirale, la cambiale (poliţă); l) che definiscono occupazioni maschili, però fanno eccezione i nomi femminili che

definiscono occupazioni maschili: la guida, la spia, la sentinela, la recluta; m) che definiscono gli alberi: il melo, il pero, il cigliegio, il pino;

Fanno eccezione: la quercia, la vite, la secuoia, la palma; n) che definiscono certi elementi chimici: il fero, l’argento, l’ossigeno, l’idrogeno; o) che definiscono i mesi dell’anno ed i giorni della settimana; p) che definiscono i punti cardinali: il sud, il nord, l’est, l’ovest, il meridione, il

settentrione, l’Oriente, l’Occidente; q) che definiscono i fiumi: il Volga, il Danubio, il Po;

Fanno eccezione: la Loira, la Senna.

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Sono, generalmente, femminili i nomi che: a) finiscono in a: la parola, la donna, la casa;

Fanno eccezione: il duca, il monarca, il papa, il boia, il collega, il gorilla; b) finiscono in e: la fame, l’azione, la sete; c) finiscono in i: la sintesi, l’analisi, l’ipotesi, la crisi, la perifrasi;

Fanno eccezione le parole di origine latina: il brindisi, il bisturi, l’alibi; d) sono parole tronche: la città, la gioventù;

Fanno eccezione: il caffè, il bambù, il cauciù, il colibrì, il fallò, il tutù; e) finiscono in ione: la regione, l’opinione, la nazione, la riunione; f) finiscono in trice: l’attrice, la pittrice, la scrittrice, la lavatrice; g) finiscono in aggine: la stupidaggine; h) finiscono in iggine: la lentiggine (pistrui); i) finiscono in uggine: la ruggine; j) che definiscono occupazioni femminili: la studentessa; però fanno eccezioni le

voci: il soprano, l’alto, il contralto, il mezzossoprano; k) definiscono le frutta: la mela, la pesca, l’albicocca, la castagna;

Fanno eccezione: il limone, il pompelmo (grapefuit), il mandarino, il bergamotto (varietà di arancia), il chinotto (varietà di mandarino), il fico (smochin), il dattero (curmala), il mango, il kiwi, il maracuja, l’ananaso, il lampone (zmeura), il pistacchio (fistic); l) definiscono le città, gli stati, le provincie, i continenti, le isole e le penisole: la

Roma, la Lombardia, l’Asia, la Sicilia, la Creta; Fanno eccezione: il Cairo, il Veneto, il Piemonte, il San Marino, il Lussemburgo, il Portogallo, il Canada, gli Stati Uniti, il Messico, il Cilé, il Brasile, l’Ecuador, il Paraguai, il Giapone, il Vietnam, il Chenia, il Cipro, il Madagascar; m) definiscono le scienze: la storia, la filosofia, la medicina, la chimica, la geografia;

Fa eccezione: il diritto.

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FORMAZIONE DEL FEMMINILE 1. Il modo più normale di formare il femminile è di sostituire il maschile “o” nel femminile “a”: ragazzo – ragazza signore – signora gatto – gatta 2. Un altro modo consiste nell’aggiungiamento del suffiso “essa”. Di solito, questo tipo di formazione appare nel caso dei nomi che indicano titoli o cariche professionali: il professore – la professoressa il leone – la leonessa 3. Il maschile “ore” diventa la femminile “trice”: attore – attrice direttore – direttrice scrittore – scrittrice 4. Quando un sostantivo ha la stessa forma per il singolare e per il plurale, il valore grammaticale che fa la distinzione è l’articolo: il nipote – la nipote il farmacista – la farmacista il pianista – la pianista 5. Esistono anche dei nomi che hanno forme diverse per il maschile e per il femminile: uomo – donna padre – madre marito – moglie fratello – sorella 6. Ci sono delle parole che formano il femminile in “ina:” gallo – gallina re – regina eroe – eroina

FALSO CAMBIAMENTO DEL GENERE il capitale – la capitale

il morale – la morale

il lotto – la lotto

il camerata – la camerata

il boa – la boa

il collo – la colla

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il cero – la cera

il foglio – la foglia

il baleno – la balena

il costo – la costa

il colpo – la colpa

il fine – la fine

il baio – la baia

il filo – la fila

il fodero – la fodera

il fronte – la fronte

il gambo – la gamba

il limo – la lima

il mento – la menta

il manico – la manica

il mazzo – la mazza

lo spigo – la spiga

il lama – la lama

il cenere – la cenere

il pianto – la pianta

il pianeta – la pianeta

il modello – modella

il pozzo – la pozza

il punto – la punta

lo scalo – la scala

il radio – la radio

il razzo – la razza

il mitra – la mitra

il modo – la moda

il tena – la tena

il velo – la vela

il sego – la sega

il tappo – la tappa

il salmo – la salma

il fallo – la falla

il testo – la testa

il torto – la torta

il porto – la porta

il posto – la posta

il tappo – la tappa

il trombetta – la trombetta

il tasso – la tassa

il picco – la picca

il corso – la corsa

il pizzo – la pizza

il box – la box

il bolla – la bolla

il moto – la moto

il radio – la radio

il panno – la panna

il mostro – la mostra

il banco – la banca

il cappello – la cappella

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IL PLURALE DEI NOMI 1. La desinenza tipica del plurale maschile è “i” che risulta dal singolare “o, a, e”: tema – temi cane – cani ragazzo – ragazzi 2. I nomi finiti in una consonante rimangono invariabili: tram – tram gas – gas 3. Certi nomi finiti in “a” possono rimanere invariabili: gorilla – gorilla cinema – cinema boia – boia boa – boa 4. Certi nomi finiti in “i” restano invariabili: giovedì – giovedì

5. Le parole tronche restano invariabili: caffè – caffè tutù – tutù 6. Le parole finite in “co” / “ go” fanno il plurale in: a) “chi” / “ghi”: parco – parchi drago – draghi b) “ci” / “gi”: medico – medici teologo – teologi 7. La desinenza tipica del plurale femminile è “e” che risulta dal singolare “a” / oppure “i” che risulata dal singolare “ e”: casa – case situazione – situazioni 8. Le parole finite in “i” restano invariabili: 9

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crisi – crisi 9. Le parole tronche restano invaribili: virtù – virtù 10. Le parole finite in “o” restano generalmente invariabili (eccezione: mano – mani): radio – radio 11. Le parole in “ca” / “ga” formano il plurale in “che” / “ghe”: mucca – mucche strega – streghe

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NOMI DIFFETIVI 1. Esistono dei nomi che si usano soltanto al singolare: a) nomi astratti: il sete, la fame, il buio b) nomi di feste: Natale, Pasqua, Capo d’Anno, Ferragosto, Ascensio c) nomi unici: sole, luna, universo, equatore d) nomi di sostanze: il miele, il fiele, l’oro, il pepe, il sale, il burro, l’ossigeno. 2. Esistono dei nomi che si usano soltanto al plurale: a) le nozze, i funerali, le calende, le idi, le ferie, le vacanze; b) nomi di oggetti composti da due parti simetriche: gli occhiali, le forbici, le cesoie, i pantaloni, i calzoni, le mutande, le narici, le manette; c) gli spaghetti, i dintorni, le spezie, le posate, le stoviglie, gli spiccioli, le fatezze, le moine, i viveri.

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NOMI CON DUE FORME DI PLURALE Ci sono dei maschili che hanno un plurale in “i” e un altro in “a” con l’articolo femminile “le”. I plurali hanno significati diversi l’anello

- gli anelli (inele) - le anella (i riccioli dei cappelli)

il cervello

- i cervelli (intelligenza) - le cervella (farsi saltare le cervella)

il ciglio

- i cigli (margine) - le ciglia (gene)

il labbro

- i labbri (margine – il labbro di un vaso) - le labbra (della bocca)

il braccio

- i bracci (i bracci di un fiume / di una poltrona) - le braccia (dell’uomo)

il calcagno

- i calcagni (călcâi) - le calcagna (stare sulle calcagna di qualcuno / voltare le calcagna)

il membro

- i membri (di un gruppo) - le membra (del corpo umano)

il tergo

- i terghi (il rovescio di un foglio) - le terga (la schiena, il dorso)

l’osso

- gli ossi (quelli separati / mangiati da un cane) - le ossa (lo scheletro)

il dito

- i diti (presi separatamente) - le dita (presi insieme tutte le dieci)

il gesto

- i gesti (movimenti) - le gesta (acte milităreşti)

il grido

- i gridi (delgi animali) - le grida (dell’uomo)

l’urlo

- gli urli (degli animali) - le urla (dell’uomo) 12

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il riso

- i risi (varietà del cereale) - le risa (râsete)

il corno

- i corni (instrument de suflat) - le corna (degli animali)

il fuso

- i fusi (i fusi orari) - le fusa (del gatto)

il muro

- i muri (di una stanza) - le mura (di difesa, di una fortezza)

il legno

- i legni (pezzi di legno, presi separatamente) - le legna (quelli che si mettono nel fuoco per brucciare)

il lenzuolo

- i lenzuoli (presi separatamente) - le lenzuola (del letto)

il filo

- i fili (di telefono) - le fila (di un tessuto)

il frutto

- i frutti (dell’albero) - le frutta (che si mangiano alla tavola)

il miglio

- i migli (borne, pietre kilometrice) - le miglia (mile)

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NOMI ALTERATI L’alterazione dei nomi oppure i nomi alterati significa l’aggiunta di un suffisso o prefisso al nome, ma anche un cambiamento parziale del senso della parola. I suffissi possono essere: diminutivi che diminuiscono l’oggetto e accrescetivi che lo fanno crescere. I suffissi possono determinare anche una sfumatura di senso (in riferimento alla qualità dell’oggetto). Cosi sono i vezzeggiativi che fanno riferimento a un atteggiamento positivo e i peggiorativi che alludono a un atteggiamento negativo.

I diminutivi sono:

Gli accrescetivi sono:

- ino / - ina: gattino, paesino;

- one: portone.

- etto / - etta: casetta; - ello / - ella: vinello, alberello; - iccino / - iccina: libriccino. I vezzeggiativi sono:

I peggiorativi sono:

- uccio / - uccia: casuccia;

- accio / - accia: ragazzaccio;

- uzzo / - uzza: occhiuzzo;

- astro / - astra: poetastro;

- icello / - icella: venticello;

- ucolo / - ucola: librucolo;

- olino / - olina: cagnolino;

- onzolo / - onzola: mediconzolo;

- ettino / - ettina: librettino;

- upolo / - upola: casupola;

- otto / - otta: giovanotto;

- iciattolo/ - iciattola: mostriciattolo;

- erello / - erella: piogerello.

- aglia: gentaglia.

FALSI ALTERATI: torrone = halviţă;

orecchino = cercel;

burrone = prăpastie;

rossetto = ruj;

focaccia = plăcintă;

spallina = epolet; bretea; 14

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colletto = guler (da collo);

spaletta = dig;

polsione = mâner (da polso);

pagliaccio = paiaţă;

boccone = îmbucătură (da bocca);

storione = sturion

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I. Indicate con ...


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