Courbet e Daumier (realismo) PDF

Title Courbet e Daumier (realismo)
Course Storia dell'Arte Contemporanea
Institution Università degli Studi di Padova
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COURBET Conosciuto soprattutto per essere stato il più significativo esponente del movimento realista Courbet fu pittore di composizioni figurative, paesaggi terreni, marini e donne; si occupò anche di problematiche sociali, prendendosi a cuore le difficili condizioni di vita e lavoro dei contadini e dei poveri. GLI SPACCAPIETRE (1849)

Gli spaccapietre raffigura con crudo realismo un vecchio operaio mentre spacca le pietre a colpi di martello, così da ricavarne pietrisco, aiutato da un garzone che regge una pesante cesta di ciottoli già lavorati. La povertà dei due uomini, oltre che materiale (rimanendo fedele ai canoni del Realismo, Courbet indaga fino in fondo le due figure, ritraendone le calze bucate, il panciotto lacerato, gli zoccoli consunti, le toppe sulle maniche della camicia), è anche psicologica: volto inespressivo, che testimonia la consapevolezza dell'ineluttabilità del loro destino, che condanna entrambi a spaccare pietre per tutta la vita. Courbet, con l'esecuzione de Gli spaccapietre, intendeva realizzare un'opera di denuncia sociale della fatica del lavoro, introducendo nello scenario artistico francese temi come la povertà, la precarietà della vita, e soggetti fino a quel momento considerati indegni di raffigurazione; per questo motivo, il dipinto suscitò aspre polemiche da parte del pubblico. IL FUNERALE A ORNANS (1850)

Il dipinto raffigura un anonimo funerale di Ornans (cittadina natale di Courbet) del quale sono visibili una trentina di partecipanti: vi riconosciamo, in particolare, il sindaco, il sagrestano con l'abito rosso da cerimonia, i chierichetti, il giudice, i contadini, alcune donne, il padre di Courbet, il notaio, e il becchino in attesa. Tutte persone comuni dunque, perlopiù sconosciute e anonime, compresse e appiattite sullo sfondo e disposte come se fossero in un fregio antico. In primo piano troviamo infine l'apertura della fossa, sul bordo della quale vi sono alcuni teschi, che invitano lo spettatore a riflettere sulla tragica condizione umana. L'atteggiamento profondamente innovatore di Courbet si manifesta non solo nella scelta dei soggetti, sino ad allora ritenuti indegni di una rappresentazione pittorica, ma anche nelle dimensioni della tela. La superficie del Funerale a Ornans, infatti, supera i diciotto metri quadrati: queste dimensioni erano tradizionalmente riservate ai quadri di storia, o almeno alle scene di genere, non certo a un'opera raffigurante una situazione banale e priva di un qualsivoglia carattere mitico e divino. L'ATELIER DEL PITTORE (1854)

«È il mondo che viene a farsi dipingere da me: a destra gli eletti, ovvero gli amici, i lavoratori, gli appassionati del mondo dell'arte. A sinistra, gli altri, coloro che conducono un'esistenza banale, il popolo, la miseria, la povertà, la ricchezza, gli sfruttati, gli sfruttatori, le persone che vivono della morte altrui».

Egli è benevolmente assistito da due figure: una figura femminile, in rappresentanza della «nuda» verità, e un bambino che allude all'innocenza con la quale bisognerebbe accostarsi all'arte. Il resto dei personaggi de L'atelier dell'artista è suddiviso in due gruppi a destra e a sinistra di Courbet, secondo una partizione già operata nelle opere medievali raffiguranti il Giudizio universale. A destra del pittore riconosciamo «la gente che vive della vita», ovvero tutti coloro che erano vivi dal punto di vista intellettuale e spirituale: questo pubblico, in particolare, è composto da quei committenti di Courbet che apprezzavano la sua arte e di cui era pertanto amico. Le figure allegoriche sono: poesia, amore, amicizia. A sinistra, nella parte più fosca del dipinto, troviamo «la gente che vive della morte», ovvero tutti coloro che preferiscono rifugiarsi nei beni materiali, nelle passioni o in una fede dogmatica piuttosto che affrontare la dolorosa presa di coscienza dell'infelicità della loro tragica condizione. Non sono quindi personaggi reali, ma presenze allegoriche che alludono a tutti quelli che conducono una «vita banale» e alle miserie della realtà sociale. Nell'opera è presente la pittura di paesaggio, ritratti, natura morta, pittura di genere, pittura d'interno.

LE VAGLIATRICI DI GRANO (1854)

Nel quadro Courbet ritrae la povertà di chi, con magri guadagni, lavora la terra. Eppure la calma rassegnazione delle donne non ci induce a compassione; al contrario, l'impegno espresso dona loro dignità e suscita ammirazione. L'ampio gesto della donna al centro condensa su di sé l'attenzione dell'osservatore e le fa assumere un'importanza paragonabile a quella di una figura rinascimentale. La gamma dei colori è limitata, ma non priva di toni forti, come il rosso nella figura centrale. Il nostro sguardo si sofferma così, in particolare, su alcuni elementi visivi. Spesso le donne erano così povere che

dovevano portarsi al lavoro i figli. Come si può notare sulla destra, un bambino, dovendo restare molte ore a non fare niente, incuriosito apre un armadietto per vedere cosa c'è dentro. DAUMIER La modernità stava emergendo nella seconda metà dell’Ottocento in Europa. Honoré Daumier, però, non era interessato a celebrare le innovazioni tecnologiche che non favorivano le classi più umili. Il vagone di terza classe non fu, quindi, bene accolto dall’ambiente ufficiale della cultura, vicino alle classi dominanti. Venne contestata, infatti, la scelta di Daumier di raccontare il disagio dei viaggiatori di terza classe. Daumier dipinse opere come Il vagone di terza classe per trasmettere il suo messaggio ad una vasta platea sociale. Il suo scopo fu quello di realizzare una denuncia sociale a favore delle classi più disagiate.

Daumier adattò il suo talento di caricaturista per caratterizzare i suoi personaggi e renderli molto espressivi. I volti e le figure del Il Vagone di terza classe sono ripassati da una linea nera di contorno molto scura. Il chiaroscuro utilizzato per dare volume alle forme è costruito con ombre molto profonde. In primo piano sono seduti due viaggiatori, probabilmente una famiglia. La giovane madre allatta un neonato al seno. L’anziana donna, con il capo coperto da un cappuccio e indosso un mantello, sembra guardare nel vuoto. Sulle gambe ha un cesto sul quale poggia le mani. I colori sono bruni e tendenti all’ocra nelle parti chiare. L’abito dell’uomo è verde, unico colore presente in dialogo con ocra e marrone. Accanto a loro, sulla destra, dorme un figlio adolescente, completamente in ombra. L’interno de Il Vagone di terza classe è scuro e di colore marrone scuro. Dalle finestre entra una luce giallognola che illumina debolmente le figure. La composizione pone al centro geometrico la donna anziana, la vera protagonista del dipinto. La donna, infatti, è la figura di maggiori proporzioni e con la sua espressione seria e dolente rappresenta il focus emotivo della composizione....


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