Creta approfondimenti PDF

Title Creta approfondimenti
Author Rossana Chiaratti
Course Archeologia Greca
Institution Università degli Studi di Padova
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CIVILTÀ MINOICA

LO STILE DI KARAMES

(https://www.geometriefluide.com)

Durante il Miceneo Medio si afferma uno degli stili più originali dell'arte cretese: lo stile Kamares, riferito a particolari ceramiche realizzate tra il XX e il XVII secolo a. C. Il nome, Kamares, deriva dal primo luogo di ritrovamento. Nella grotta di Mavrospilion di Kamares sul Monte Ida, di fronte al Palazzo di Festo uno scavo archeologico condotto nel 1900 da A. Taramelli portò alla luce numerosi oggetti ceramici di qualità altissima, sia per la fattura che per le forme e le decorazioni. Le ceramiche Kamares comprendono una vasta gamma di oggetti molto diversi tra loro, caratterizzati da uno stile originalissimo e facilmente riconoscibile. I manufatti venivano realizzati mediante il tornio girevole e con una lavorazione che richiedeva grande perizia tecnica. Gli gli artisti riuscivano a realizzare vasi di dimensioni anche considerevoli e spessori sottilissimi, fino ad un millimetro, chiamati "a guscio d'uovo". Vasi, coppe, crateri, brocche, erano rese sottilissime per imitare i modelli originali di metallo e decorati a colori vivaci e forme stilizzate e geometriche, ispirate alla natura. Su un fondo bruno spiccano ornati chiari, inizialmente in bianco, poi si aggiunsero anche il giallo ocra, l'arancione e il rosso mattone. I motivi geometrici e fitomorfi, si sviluppano in forme stilizzate ed eleganti. Sono presenti spirali, inee curve, ovaloidi, e immagini che ricordano foglie, semi, baccelli, racemi, fiori, pesci e altri soggetti appartenenti al repertorio marino. Sembra che l'invenzione di questo tipo di decorazione derivi da Cnosso e che da qui vennero poi diffuse in tutti i centri orientali dell'isola di Creta. Si trattava di prodotti di lusso, poichè gli acquirenti di questi oggetti erano soprattutto aristocratici e sacerdotesse. Nonostante il notevole successo, i vasi di Kamares vennero realizzati per un tempo relativamente breve, poichè nel 1700 a.C. non si usavano più, soppiantati da oggetti in oro o argento, forte preferiti da una clientela sempre più ricca. Alcuni vasi risalenti al 1600 a. C., ritrovati a Cnosso e Festo presentano già uno stile nuovo, con motivi simili a quelli di Kamares, con conchiglie, granchi, alghe, rocce e delfini, ma realizzati su una lavorazione a rilievo. Verso il 1500 a. C. venne introdotta una nuova variante stilistica con rilievi increspati a guscio di tartaruga.

Vaso dipinto in stile Kamares. Proveniente da Festo. 1900-1700 ca. a. C. Heraklion, Museo Archeologico. Creta.

Brocca dipinta in stile Kamares. 1900-1700 ca. a.C. Da Festo. Heraklion, Museo Archeologico. Creta.

Pithos dièpinto in Stile Kamares. 1800-1700 ca. a. C. altezza cm.69,5. Heraklion, Museo Archeologico. Creta.

Brocchetta di Gurnià Uno degli reperti ceramici più belli risalenti al Periodo Neopalaziale è la famosa Brocchetta di Gurnià, un vasetto (1700-1400 a.C.) alto 20 centimetri conservato nell'importante Museo Archeologico di Heraklion. L'oggetto proviene da Gurnià (Gournia), una località situata nell'area nord-orientale dell'Isola di Creta, presso il Golfo di Mirabello. In epoca minoica, Gurnià è stata una delle poche città di una certa importanza lontano dai grandi centri dell'isola. L'abitato di Gurnià, unica città cretese ritrovata completa, venne riportato alla luce dall'archeologa americana Harriet Boyd-Hawes, durante una campagna di scavi iniziati nel 1901. Da questo industrioso centro artigianale e commerciale provengono moltissimi oggetti, tra i quali le pregiate ceramiche in Stile Nuovo, di cui fa parte la Brocchetta di Gurnià. Il vaso, di raffinata fattura, è stato realizzato con il tornio girevole, uno strumento usato dagli artisti cretesi fin dall'epoca dei Primi Palazzi e presenta una forma globulare, che ricorda una cipolla, con una pancia molto sviluppata e due piccole anse rotonde unite ad un piccolo collo. I colori della pittura si riducono a due sole tinte: il fondo coccio e le figure dipinte in bruno. La decorazione naturalistica segue una composizione asimmetrica, si basa sull'uso delle linee curve e si adatta alla forma del vaso, seguendo un disegno molto dinamico e avvolgente. Viene rappresentato un polipo che nuota immerso nel fondale marino e allarga i suoi tentacoli tra alghe, coralli, conchiglie e animaletti acquatici. Le forme si dispongono in modo molto libero, spostandosi fuori dagli assi di simmetria del vaso. Non c'è una rappresentazione realistica, la natura è stilizzata nelle forme e ripresa nei suoi aspetti essenziali, ma vengono trasmessi con grande sensibilità il senso del movimento e di vita, l'effetto di traparenza e fluidità dell'acqua, la spontaneità dell'animale. I tentacoli sembrano muoversi seguendo l'oscillazione delle onde, la capacità prensile è evidenziata dalle ventose rappresentate con tanti piccoli cerchietti, sulla testa stilizzata, gli occhi, ingranditi quasi come in un fumetto, suggeriscono la vivacità naturale del polipo, che sembra vivere perfettamente in sintonia con il suo ambiente. Anche se le forme seguono un criterio sostanzialmente bidimensionale e sono realizzate con un solo colore, l'immagine suggerisce anche un senso di spazialità, attraverso accorgimenti come le sovrapposizioni di alcune parti, l'inclinazione della testa del polipo, la visione dal basso che mostra l'attaccatura dei tentacoli, quasi come uno scorcio.

La capacità di cogliere la bellezza della natura rendendo la sua spontanea armonia in modo così semplice e immediato fa di questo oggetto uno dei capolavori più affascinanti dell'antichità. Il tema e la composizione ha avuto grande diffusione e si trova riprodotto in numerosi esemplari di vasi dipinti fino all'età più tarda.

Brocchetta di Gurnià. Ceramica dipinta in stile marino. 1700-1400 a. C. h 20 cm. Da Gurnià. Heraklion, Museo Archeologico. Creta

Brocca con polipo. Ceramica dipinta in stile marino. 1550-1500 a. C. h 28 cm. Da Paleokastro. Heraklion, Museo Archeologico. Creta.

SIMBOLO DI CRETA: DUE API CHE TENGONO TRA LE ZAMPE IL POLLINE

DISCO DI FESTO

ll disco di Festo è un reperto archeologico ritrovato nell'omonima città di Festo, sull'isola di Creta, sotto un muro del palazzo minoico della città cretese di Festo. É stato trovato nel 1908 da una team di archeologi italiani guidata da Luigi Pernier e Federico Halbherr. Oggi lo si può ammirare nel Museo Archeologico di Heraklion a Creta. È un disco di terracotta, delle dimensioni di 16 centimetri di diametro e 16 millimetri di spessore. La datazione stratigrafica ne attribuisce l'età al 1700 a.C. Mentre il disco contiene 241 simboli impressi quando l'argilla era ancora fresca. Il suo scopo e significato, e anche la sua originaria ubicazione geografica della manifattura, restano ancora discussi, facendo di esso uno dei più famosi misteri dell'archeologia.

ACROBATA STATUETTA IN AVORIO RITROVATA A CNOSSO (NON A FESTO)

DEA DEI SERPENTI La Dea dei serpenti è una dea della civiltà minoica, riferibile a rituali della fecondità, figura ricorrente della scultura minoica. È spesso in maiolica, di altezze varianti dai 29,5 cm ai 38,5 cm. Sono state reperite nella camera sotterranea del tesoro del santuario centrale del palazzo di Cnosso, del medio minoico. La datazione è 1600-1580 a.C. La statuetta ha il tipico abito a falde ricadenti bloccato sui fianchi da un elemento a selle che sembrerebbe realizzato in stoffa più pesante. Uno stretto corpetto, che comprime e lascia scoperti i seni, cinge anche la parte superiore delle braccia. Le mani della piccola dea stringono e mostrano due serpenti abitanti della terra e portatori, a volte, di morte. Identificazione con la Dea Madre cretese La Dea dei serpenti è spesso vista come la Dea Madre cretese, divinità femminile venerata da almeno il 3000 a.C. fino al 1200 a.C. legata alla fertilità e alla vita, ma anche alla morte, ed identificata dagli antichi greci con Potnia theron. La religione cretese vuole che la Dea Madre abbia guidato il suo popolo lontano dalla loro terra originaria per condurli altrove, ma non trovando ospitalità per il suo popolo in nessuna terra. La Dea, allora, creò Creta e vi fece stabilire coloro che la veneravano. A Creta sono state trovate statue di dee con serpenti in mano, ma anche statue di dee con altri simboli; fra queste ricordiamo la Dea dei Papaveri e la Dea della Morte. Alcuni pensano che siano varie dee, ma prevale l'ipotesi che quelle divinità siano aspetti di un'unica Dea Madre invocata con diversi nomi e attributi a seconda della richiesta.

RHYTON IN ALABASTRO (LEONESSA – CNOSSO)

RHYTON IN STEATITE (TORO)

VASO DEI MIETITORI IN STEATIE

HAGIA TRIADA Il sarcofago Il sarcofago rappresenta scene cultuali. Da un lato, una processione sacrificale: le donne, seguite da una suonatrice di cetra, portano dei recipienti il cui contenuto è versato nel bacile posto tra due colonne sormontate da bipenni, su cui sono posati degli uccelli. Gli uccelli sono una ierofania delle divinità[4]. Dall'altro, la scena rappresenta il sacrificio di un toro da parte di una sacerdotessa vestita di una gonna di pelle. Dietro il corteo, un suonatore di flauto accompagna il rito. Secondo Nanno Marinatos[5] , il santuario posto di fronte alla sacerdotessa è un edificio con un cancello sormontato da corna. Sopra la porta sporge un albero sacro che, evidentemente, era al centro della funzione religiosa prendendo il posto di una statua. Sull lato più corto dello stesso, si nota che gli dèi sono rappresentati da due donne che giungono al santuario per mezzo di un carro trainato da un grifone. Il santuario rappresentato dall'albero ha funzione equivalente a un tempio, ovvero abitazione del dio.

CIVILTÀ MICENEA http://www.duepassinelmistero.com/Micene.htm

MASCHERA DI AGAMENNONE La Maschera di Agamennone è una maschera funebre in lamina d'oro rinvenuta nel 1876 a Micene dall'archeologo tedesco Heinrich Schliemann. È attualmente conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene. Fu scoperta dall'archeologo tedesco sul volto di un corpo trovato nella tomba

PORTA DEI LEONI È un'apertura architravata costituita da un sistema trilitico. È l'entrata di una possente cerchia di mura megalitiche, dette anche ciclopiche, che circondava e difendeva la città di Micene, all'interno della Grecia, nel Peloponneso. Sopra l'architrave è presente un unico blocco (monolite) triangolare, in cui è scolpito un bassorilievo che rappresenta due leoni (o leonesse, dato che non presentano la criniera) di profilo, con il capo rivolto verso l'alto, in posizione rampante (che salgono) verso una colonna, posta al centro fra loro. Presentano le stesse dimensioni e sono specularmente uguali. La colonna liscia, rastremata verso il basso, presenta un capitello costituito da abaco ed echino. Il modellato è volumetrico, la composizione risulta simmetrica e statica. Si nota un accenno di prospettiva per la presenza di tutti gli arti dei quadrupedi, ma sovrapposti. Il blocco triangolare presenta uno spessore inferiore rispetto al resto della struttura muraria, in modo da essere più leggero, e la sua forma triangolare è funzionale alla sua posizione, che in altre situazioni viene lasciata completamente vuota, per evitare di gravare sull'architrave, che altrimenti potrebbe spezzarsi al centro (azione di taglio). Infatti questa tecnica costruttiva viene chiamata triangolo di scarico.

SORGENTE PERSEIA

TOMBA DI ATREO

Il Tesoro di Atreo, detto anche Tomba di Agamennone, è una maestosa tomba a tholos situata nei pressi della Rocca di Micene, in Grecia e fu scavata dall'archeologo da H. Schliemann nel 1874-76. Curiosità  

Prima degli scavi ottocenteschi si pensava che la tholos fosse stata un enorme forno. La camera funeraria annessa al tholos ha un nome specifico. Infatti si chiama naos.

INGRESSO DELLA TOMBA...


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