Determinismo e possibilismo geografico PDF

Title Determinismo e possibilismo geografico
Course Geografia economica e politica
Institution Università degli Studi del Sannio
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Summary

Confronto tra determinismo e possibilismo geografico....


Description

L’organizzazione del territorio dipende da fattori e condizioni che cambiano nel tempo: - Alcuni sono dati dalle caratteristiche storico-culturali ed ambientali del luogo. Queste rappresentano la dotazione del milieu (o capitale territoriale) e nello stesso tempo delle potenzialità che in presenza di determinate condizioni politico-sociali ed economiche possono spiegare l’articolazione geografica dei fenomeni. - Altri sono di carattere funzionale, e riguardano i rapporti orizzontali, reti di prossimità e reti lunghe. In passato erano soprattutto le reti di prossimità a contare, con la rivoluzione industriale soprattutto le reti lunghe. L’importanza delle reti è stata presa in considerazioni solo dalla metà del 900. Sino alla prima metà, le scuole davano importanza solo alle relazioni verticali, ritenute esplicative dell’organizzazione di un territorio (caratteristiche ambientali, storico-culturali). In effetti, le due principali scuole del pensiero geografico erano determinismo e possibilismo. Il determinismo geografico nasce nella seconda metà dell’800 e ha come caposcuola Ratzel. L’unità di riferimento è ancora lo Stato-nazione. Postula un nesso causale di tipo unidirezionale tra condizioni ambientali e tipo di organizzazione territoriale, quindi gli input territoriali dei diversi territori sono la causa dei diversi tipi di organizzazione. (dotazione di milieu). Quindi il nesso è tra cause naturali-tipo di organizzazione, e quindi l’interesse del geografo è scoprire le leggi che regolano la natura in modo da interpretare i luoghi. Con il determinismo la geografia diventa uno strumento di potere perché sposa la dottrina economica liberista e le ambizioni politico-nazionali, quindi convalida teoricamente e scientificamente liberismo economico e colonialismo/imperialismo. La cultura geografica diventa strategica anche per il controllo: - Per l’economia perché studia la distribuzione di risorse - Per la politica perché indica la strada e le modalità secondo cui muoversi per colonizzare. Nascono così le premesse per la concezione di superiorità della razza e di spazio vitale. Il possibilismo geografico si installa agli inizi del 900 e ha come caposcuola Vidal de Lablache. L’unità territoriale di riferimento è la regione. Si comincia a mettere in dubbio il nesso causale del determinismo, e si afferma che il condizionamento tra l’uomo e l’ambiente sia reciproco e dipenda dai diversi generi di vita. In questo modo l’azione dell’uomo è svincolata dalla dipendenza della natura. Anche in questo caso parliamo solo di relazioni verticali, che nel determinismo prendevano in considerazione solo le risorse naturali o ambientali, nel possibilismo anche quelle storico-culturali. L’approccio privilegiato nel possibilismo è di tipo induttivo, quindi si parte dall’osservazione del territorio e dai suoi processi evolutivi, per poi recuperare un metodo descrittivo. Sarà una geografia non più volta a scoprire principi generali, ma caratteristiche peculiari del territorio (ideografica). Soprattutto si occupa di spiegare e descrivere le relazioni (geografia corografica). In questo senso, si propone come scienza di sintesi.

In opposizione a determinismo e possibilismo viene coniato il termine di New Geography o geografia quantitativa nel 1968 da Peter Gould. L’elemento chiave è l’adozione di teorie e modelli matematici, nonché sulle relazioni funzionali.

Oggi, per il ruolo crescente delle reti lunghe e relazioni a distanza nelle dinamiche evolutive dei sistemi territoriali, nessuno dei tre precedenti può contribuire a dare risposte alla geografia di oggi. La globalizzazione odierna è differente da quella passata almeno per tre aspetti: - Accelerazione delle interazioni spaziali - Intensificazione - Estensione, ossia molte più interazioni a lunga distanza Questi tre fattori sono legati a diversi drivers: - Miglioramento dei trasporti - Miglioramento delle telecomunicazioni - Liberalizzazione degli scambi e creazioni di accordi regionali - Disponibilità di forza-lavoro a costi differenziati Quello che è avvenuto è una compressione dello spazio temporale, e ha fatto crescere le interdipendenze a livello locale-globale, con reti più lunghe, più dense e più costrittive. Rispetto alla globalizzazione del passato, inoltre, quella contemporanea interessa più dimensioni e aspetti: economica, culturale (pensiamo all’omologazione anche in termini di gusti), ambientale, politica....


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