Didattica DEI Linguaggi Simbolici PDF

Title Didattica DEI Linguaggi Simbolici
Course Didattica dei Linguaggi Simbolici
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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Appunti presi a lezione/slide...


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DIDATTICA DEI LINGUAGGI SIMBOLICI Tematiche del corso        

La mente simbolica I processi simbolici e i sistemi di rappresentazione La mente ingenua La mente disciplinare Intelligenze multiple e modelli di insegnamento mirati al loro potenziamento Insegnamento vs apprendimento La mediazione didattica I mediatori didattici

La mente simbolica è un modo per definire la capacità simbolica della mente umana, una capacità estremamente importante perché distingue l’essere umano da molte altre specie animali. La capacità di mettere in atto processi di simbolizzazione, di usare e produrre codici simbolici anche molto sofisticati, è una caratteristica prettamente umana. I processi simbolici e i sistemi di rappresentazione sono collegati alla mente simbolica. Spesso per linguaggi simbolici si intendono i processi legati al linguaggio naturale, umano e ordinario. Le capacità sottese alla possibilità di produrre e capire i diversi linguaggi sono alla base anche di altri fenomeni simbolici. Emergerà una sorta di logica comune a più fenomeni simbolici che ci consentirà di tracciare degli elementi comuni e di vedere come determinate capacità e competenze possono essere sviluppate sul piano linguistico e su altri piani diversi e questo è molto importante se si va ad interagire con diverse fasce d’età minori. La mente ingenua è un altro costrutto. LA MENTE SIMBOLICA Mente simbolica è un costrutto che sta a indicare la capacità simbolica della mente umana: la capacità di effettuare processi di simbolizzazione che sono caratteristici della specie umana. Questi processi sono per noi estremamente importanti perché vanno poi a determinare una serie di attività cognitive che sono proprie dell’uomo. Schematizzare qualcosa significa riportarla alla sua struttura generale, quindi esplicitarne la forma e spesso questo si fa utilizzando delle variabili. Il concetto di simbolo/segno La nozione tradizionale di segno è: “aliquid stat pro aliquo”. -

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Il segno è qualcosa che sta per qualcos’altro (per qualcuno). Il segno è governato da una relazione inferenziale (da x posso inferire/dedurre y) schematizzabile come: se x allora y. Se si da x (il segno), allora si è autorizzati a credere che y (lo stato di cose di cui x è segno). Questa particolare interpretazione della formula generale “se x allora y” viene definita RELAZIONE DI SIGNIFICAZIONE. Queste parole hanno un significato perché per qualcuno hanno un senso, io le posso interpretare e sulla base dell’interpretazione che do posso agire in un modo o nell’altro. Il segno induce un determinato tipo di comportamento, ma prima deve essere compreso, per cui è necessario possedere gli strumenti adatti per decodificarlo e interpretarlo correttamente. I segni veicolano un’informazione che, se ritenuta affidabile, induce un certo comportamento in chi la riceve. Tutti e tre gli esempi sono pertanto formalizzabili attraverso uno schema complesso, formato dalla combinazione di due schemi inferenziali: [se x allora y; se y allora z], dove la prima è una relazione di significazione mentre la seconda è una regola di comportamento.

Interpretazioni della formula generale ‘se x allora y’ REGOLA DI COMPORTAMENTO “Se c’è traffico in centro allora evito di passarci e prendo la tangenziale”. Se si da x (una certa informazione sull’ambiente), allora si adotta un certo comportamento y (comportamento che si ritiene opportuno in base all’informazione ricevuta). Questa particolare interpretazione della formula generale ‘se x allora y’ in questo caso esprime una REGOLA DI COMPORTAMENTO. Relazione INFERENZIALE: se x allora y Relazione di SIGNIFICAZIONE:  Se x allora y  Se y allora z, dove: x = oggetto percepibile; y = oggetto non percepibile; z = comportamento che assumo di conseguenza. Se si da il segno x (Fabrizio dice a Carla di prendere la tangenziale per evitare il traffico del centro), se il soggetto assume x come indicazione affidabile dello stato di cose y (se Carla crede a Fabrizio e assume le sue parole come segno affidabile del fatto che il centro sia trafficato), allora in presenza di x (parole di Fabrizio) il soggetto adotta il comportamento z (Carla evita il centro e prende la tangenziale). Ovvero il comportamento che avrebbe adottato se il soggetto fosse stato direttamente in presenza di y. I FENOMENI SEMIOTICI La Semiotica (dal termine greco ‘semeion’ che significa segno) è la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi abbiano un senso (significazione). Considerato che il segno è in generale qualcosa che rinvia a qualcos’altro, possiamo dire che la semiotica è la disciplina che studia i fenomeni di significazione. Per significazione si intende ogni relazione che lega qualcosa di materialmente presente a qualcos’altro di assente (la luce rossa del semaforo significa ‘stop’). Fenomeni semiotici: tutti i fenomeni che coinvolgono SEGNI, e quindi relazioni di significazione. Sull’ampiezza dell’insieme dei fenomeni semiotici esistono diverse posizioni: 1) COSMOSEMIOSI: la totalità dei fenomeni fisici, biologici, antropologici. Ogni regolarità fisica è riconducibile ad un fenomeno di semiosi (Charles Peirce 1839 - 1914); 2) BIOSEMIOSI: sfera semiotica identificata con la biologia (Thomas Sebeok 1920 – 2019); 3) ANTROPOSEMIOSI: sfera semiotica che coincide con la cultura umana, concepita nella sua interezza come un’attività di interpretazione dei segni (Umberto Eco 1932 – 2016); 4) SEMIOSI RISTRETTA: sfera semiotica ristretta al linguaggio umano e a pochi altri codici dello stesso genere, tipici della specie umana (Ferdinand de Saussure 1857 – 1913).

COSMOSEMIOSI BIOSEMIOSI ANTROPOSEMIOSI

AUTORI Peirce Sebeok (e altri) Eco, Greimas ecc.

SEMIOTICA RISTRETTA

Saussure ecc.

COSA E’ SEMIOTICO Ogni regolarità naturale Vita = scelta = interpretazione Semiosi come ponte tra natura e cultura Lingue; comunicazione intenzionale e istituzionalizzata

Il soggetto intenzionale Come aveva osservato Agostino di Ippona (Sant’Agostino), la definizione di segno come “qualcosa che rinvia a qualcos’altro” va integrata necessariamente con l’espressione ‘ per qualcuno’. Ci vuole quindi un SOGGETTO INTENZIONALE (qualcuno dotato di una mente e quindi capace di avere intenzioni) che prenda qualcosa come segno di qualcos’altro. Il segno e la relazione di

significazione richiedono necessariamente la presenza di un soggetto intenzionale; il soggetto che deve interpretare il segno come tale, cioè come qualcosa che rinvia ad altro che non è presente. Agostino distingue i segni in 2 categorie: 1) NATURALI: ad esempio delle nuvole che indicano l’imminente arrivo della pioggia. Le nuvole non sono un segno prodotto da intenzionalmente da qualcuno, ma sono un evento naturale che un soggetto (in base a ciò che ha appreso dalla sua esperienza passata) può interpretare come segno di un imminente acquazzone. Le nuvole non sono segni prodotti intenzionalmente da qualcuno per comunicare qualcosa, sono fatti di natura. Le nuvole portano la pioggia, questo lo sappiamo per esperienza perché più volte abbiamo constatato questa correlazione. 2) INTENZIONALI: ad esempio un enunciato in una lingua umana. Esso è infatti un segno prodotto e trasmesso intenzionalmente (volontariamente) da un soggetto (e spesso rivolto ad un altro soggetto o a più soggetti). I semiotici distinguono tra: - emittente (o mittente): il soggetto che produce un segno; - destinatario: il soggetto che riceve il segno. In sintesi per Agostino tutti i segni esigono un destinatario, cioè un soggetto intenzionale che li riceve e li interpreta come tali. Tra questi, alcuni segni (segni intenzionali in senso stretto) hanno anche un emittente, quindi sono prodotti da un soggetto, mentre altri no (segni naturali).  



Il cerchio A rappresenta alla totalità dei fenomeni (fisici, biologici, antropologici) che esemplificano lo schema inferenziale “se x allora y”; Il cerchio mediano B rappresenta il sottoinsieme di A dei fenomeni di significazione, in cui un soggetto interpreta lo stato di cose x come segno affidabile di un altro stato di cose y. Fa parte di B l’inferenza dalle nuvole alla pioggia che un soggetto effettua sulla base della correlazione oggettiva che si da tra nuvole e pioggia; Il sottoinsieme di B dei fenomeni di comunicazione, nei quali il segno x (a partire dal quale il destinatario realizza l’inferenza) è prodotto intenzionalmente da un soggetto.

MESSAGGIO: -

Contesto: situazione in cui avviene la comunicazione; Referente: tema di cui si parla; Ricevente: chi riceve il messaggio; Codice: linguaggio utilizzato per comunicare; Canale: mezzo attraverso cui passa la comunicazione; Emittente: chi manda il messaggio.

Le lingue umane come peculiare sottoinsieme dei fenomeni comunicativi intenzionali Le lingue umane (segni verbali) sono un sottoinsieme particolarmente importante dell’insieme C dei segni intenzionali, e dovrebbero perciò essere rappresentati da un ulteriore cerchio D inscritto in C. Non tutti i fenomeni comunicativi avvengono per mezzo del linguaggio verbale.

PEIRCE: la distinzione tra indici, icone e simboli (segnali)  INDICI: segni motivati naturalmente, ossia mediante una correlazione governata da leggi di natura. Ad esempio: l’impronta di un animale, fumo e fuoco e nuvole e pioggia.

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ICONE: segni motivati analogicamente, ossia per il fatto di essere simili sotto qualche aspetto a ciò cui si riferiscono. Ad esempio: disegni, suoni onomatopeici ecc. SIMBOLI: segni che non hanno nessuna motivazione, né naturale né iconica, rispetto a ciò cui si riferiscono. L’esempio paradigmatico sono i segni verbali, che proprio in questo senso si dicono arbitrari.

Volontario = intenzionale. Peirce indica i segni artificiali e volontari con il termine ICONA (se motivato) o SEGNALE (se arbitrario). Involontario = non intenzionale. Peirce indica i segni naturali e involontari con il termine INDICE. I segni verbali sono un sottoinsieme dei segni intenzionali

La concezione del segno di Ferdinand de Saussure SAUSSURE: segno = entità a due facce, perché è composto da: 1) Una componente materiale (ad esempio, il materiale sonoro di cui sono fatti gli enunciati verbali), che Saussure chiama significante. 2) Una componente immateriale (non percepibile attraverso i segni) che rappresenta il significato. Comunicazione non verbale: SEGNO SIGNIFICANTE Acustico Il grido Visivo La luce rossa del semaforo Gestuale Alzare la mano Tattile Ci stringiamo la mano Comunicazione verbale: SEGNO SIGNIFICANTE Acustico Il gruppo di suoni e di lettere

SIGNIFICATO Richiamare l’attenzione Divieto di passaggio Chiedere la parola Segno di amicizia SIGNIFICATO L’immagine nella mente (concetto)

La concezione del segno di Ferdinand de Saussure  Il significante è la parte fisicamente percepibile del segno linguistico (elementi fonetici o grafici) che evocano nel soggetto un certo significato.  Il significato (contenuto) è l’insieme di conoscenze che consente di identificare il referente del segno.  Il referente è la realtà extramentale a cui il segno si riferisce mediante il significato. Il segno, mediante il proprio significato, si riferisce al referente come a qualcosa di esterno ad esso. Il significato fa parte del segno (insieme al significante), ed è distinto al referente. Segno (significante + significato)  Referente (esterno al segno). Quando Saussure afferma che i segni delle lingue verbali sono arbitrari intende che: 1) La relazione tra significante e significato è arbitraria (cioè immotivata); 2) Il significato è il modo in cui determiniamo il referente. Di conseguenza, la relazione tra significante e referente è ARBITRARIA. Esempio: non c’è nessuna relazione motivata che lega la parola (insieme di lettere/segno grafico) “cane” al quadrupede che associamo a tale sostantivo.

I segni non-arbitrari vs i segni arbitrari I segni non arbitrari come i segni iconici (esempio i disegni) pongono dei vincoli di interpretazione e quindi di utilizzo. Non ha senso dire che per rappresentare un cane un disegno vale l’altro: un disegno di una casa non è adatto a rappresentare un cane. La caratteristica dei segni iconici di essere simili a ciò cui si riferiscono impone un vincolo su ciò che può essere considerato segno di qualcosa. Solo quando la relazione di significazione è arbitraria è necessaria la coordinazione tra i diversi individui affinché tutti facciano le stesse scelte. L’arbitrarietà dei segni, quindi, rende necessaria una qualche forma di coordinazione sociale. Occorre quindi stabilire una CONVENZIONE: un complesso di abitudini individuali che però non sono lasciate al capriccio dell’individuo, bensì devono accordarsi con le abitudini degli altri membri della collettività. Un segno verbale, oltre ad essere arbitrario, è anche convenzionale perché è il risultato di un accorso, stabilito all’interno di un gruppo di persone, in base al quale a determinati significanti è stato attribuito il compito di esprimere determinati messaggi. Non c’è nessun collegamento necessario tra il significato di “albero” e la catena di suoni attraverso la quale quel significato viene espresso. Se ad un certo punto tutta la comunità dei parlanti che usano la lingua italiana decidesse di adoperare un’altra catena di suoni per esprimere il concetto di albero, il sistema della comunicazione continuerebbe a funzionare perfettamente. Già il filosofo Aristotele nel “De Interpretazione” sostiene che le lingue umane esistono in virtù di un consenso sociale e NON per un semplice fatto di natura. Linguaggi umani SONO CONVENZIONALI: - La loro esistenza si basa su una forma di consenso sociale - I sistemi di segni convenzionali esigono un apprendimento: sono, in questo senso, culturali, ovvero trasmessi per tradizione - Ciascun individuo deve apprendere la lingua della comunità a cui appartiene. Linguaggi animali NON SONO CONVENZIONALI: Sono il prodotto di istinti e quindi non cambiano da una comunità all’altra della medesima specie. - Sono largamente (spesso interamente) fissati in modo innato, quindi non hanno il carattere di convenzioni. Pertanto, non hanno bisogno di essere tramandati culturalmente, e appresi dalle nuove generazioni. In sintesi La nozione di segno che abbiamo adottato richiede che ci sia almeno un destinatario, cioè un soggetto capaci di interpretare qualcosa come un segno. Abbiamo distinto tra segni naturali (non prodotti da un soggetto intenzionale) e intenzionali (prodotti da un soggetto intenzionale). Tra i segni intenzionali ci sono: - I segni arbitrari, privi cioè di qualsiasi relazione di motivazione (i simboli di Peirce); - I segni motivati da somiglianza (icone); - Infine, possono essere usati intenzionalmente anche i segni motivati da leggi di natura (indici). A loro volta tra i segni arbitrari troviamo:

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Le lingue verbali che sono costituite da segni intenzionali, arbitrari e convenzionali.

Altro punto fondamentale è la relazione di significazione, cioè il rapporto tra segno e suo referente (ma anche tra significante e significato, nel senso di Saussure). Questa relazione è espressa tramite lo schema inferenziale: “se x allora y”, dove x è il segno e y è il referente a cui quel segno rinvia. Questo schema è importante perché mette in luce la medesima logica che “accomuna” il funzionamento delle lingue verbali e alcuni altri fenomeni apparentemente disparati. ANIMALI SIMBOLICI La rivoluzione simbolica nello sviluppo umano Piaget sostiene che la capacità simbolica si sviluppa nel bambino tra i 18-24 mesi: capacità di agire col pensiero sulla realtà. Quindi la capacità simbolica è legata ai processi immaginativi, cioè al fatto di poter pensare qualcosa di diverso da quello che attualmente è. In realtà, la capacità simbolica ci apre il mondo dal possibile, non solo la realtà che abbiamo davanti, ma ci consente di pensare a tanti scenari diversi. Il gioco simbolico che i bambini sviluppano a questa età consiste nell’usare qualcosa come se fosse qualcos’altro. È difficile dire quali aspetti della vita umana siano indipendenti dai simboli. Molti studiosi sostengono che proprio la conquista dei comportamenti simbolici avrebbe costituito il passaggio decisivo nel processo che ha portato all’essere umano così come lo conosciamo (processo di ominazione). L’elenco di ciò che non potremmo concepire se non in termini simbolici è lungo: ne fanno parte la sfera dei riti e della religione, l’arte e la storia. Il linguaggio, nella sua accezione più generale, può essere inteso come un “sistema simbolico di comunicazione”, cioè come un sistema in cui l’informazione che passa tra un emittente e un destinatario è codificata in modo simbolico. Il linguaggio costituisce un fenomeno simbolico considerato paradigmatico per la sua fondamentale importanza. Dialogo a distanza tra i due linguisti e semiologi, Ferdinand de Saussure e Roland Barthes sulla priorità o meno del linguaggio rispetto ad altri fenomeni simbolici: Viene prima il linguaggio, ed è esso che fonda la possibilità di avere altri codici simbolici, oppure viene prima la capacità simbolica, e solo grazie ad essa abbiamo il linguaggio? Probabilmente le due cose si sono sviluppate insieme. È difficile immaginare che si possa avere un linguaggio se non si può contare su un’attitudine cognitiva di tipo simbolico che verosimilmente si manifesterà anche in altre attività. D’altra parte, è improbabile che le altre attività simboliche umane avrebbero avuto uno sviluppo significativo in assenza del linguaggio.  Per un verso il linguaggio è manifestazione di una più generale attitudine al simbolo che si manifesta anche in altri modi;  Per un altro verso, esso appare il fondamento di attività simboliche pienamente sviluppate. Nostro obiettivo: Chiarire come il linguaggio, insieme ad altre pratiche simboliche, abbia prodotto nuove condizioni di esistenza proprie della nostra specie (una nuova “forma di vita”, come direbbe Wittgenstein). Secondo alcune ipotesi paleoantropologiche (disciplina dell’Antropologia nata dallo studio dei resti fossili dell’uomo e dei tipi umani ormai estinti), la rivoluzione simbolica è ravvisabile in alcuni comportamenti tipici dei Cro-Magnon (un’antica forma di Homo sapiens diffusa nel paleolitico superiore – fra i 40 000 anni e i 10 000 anni fa – in Europa, Asia, Nordafrica e Nord America). Secondo il paleoantropologo Ian Tattersall i Cro-Magnon, a differenza dei Neanderthaliani, condussero una vita costellata da simboli. I comportamenti giudicati da Tattersall come simbolici sono molti: - I Cro-Magnon producevano sculture di bella fattura;

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Dipingevano spettacolari disegni policromi sulle pareti delle caverne; Producevano musica con sofisticati strumenti a fiato e forse anche a percussione; Incidevano annotazioni su placche ossee, che chiaramente costituivano una sorta di archivio; Seppellivano spesso i defunti con modalità piuttosto complesse; Ornavano il corpo (di vivi e morti) con braccialetti, collane, ciondoli e una serie di altri orpelli; Decoravano anche oggetti di vita quotidiana; Inventarono gli aghi d’osso, prefigurando l’avvento della sartoria; e, soprattutto, nessuno metterà in dubbio che i Cro-Magnon possedessero un linguaggio più o meno simile a quello che oggi consideriamo un linguaggio.

Secondo Tattersall i Cro-Magnon erano noi, nel senso più profondo del termine e furono il primo tipo di umani che noi possiamo sperare di comprendere nei termini della nostra psicologia e del nostro apparato cognitivo. Le attività riportate nell’elenco sono riconducibili a 3 tipi distinti: 1) In primo luogo, alcune attività hanno un carattere estetico e/o rituale: così il fare musica, l’ornare vivi e morti e il decorare oggetti. 2) Infine, le invenzioni di strumenti. La produzione e l’uso di utensili La capacità di produrre e utilizzare utensili è considerata una delle conquiste tipicamente umane, che ci rendono diversi dalle altre specie animali. Tuttavia l’esempio di alcuni comportamenti animali ridimensiona l’idea che l’uso (persino quello culturalmente trasmesso) di utensili sia una prerogativa esclusiva dell’essere umano. Un esempio è fornito dalle esperienze dello psicologo Kohler (188...


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