Didattica della lingua e cultura latina - Renata Raccanelli (2021-2022) UniVr PDF

Title Didattica della lingua e cultura latina - Renata Raccanelli (2021-2022) UniVr
Author Elisa Popolizio
Course Didattica della lingua e cultura latina
Institution Università degli Studi di Verona
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Appunti didattica della lingua e cultura latina - Amphitruo di Plauto...


Description

Didattica della lingua e cultura latina

27.09.21

A.Balbo, Insegnare latino. Sentieri di ricerca per una didattica ragionevole, Novara, 2007

L’Amphitruo è una tragicommedia che costituisce un unicum nella produzione di Plauto perché pone la compresenza in scena di esseri umani e di divinità, quindi personaggi che non appartengono per statuto alla commedia, ma alla tragedia. Questa commedia è stata la base di una lunga tradizione di Anfitrioni moderni che arrivano fino al 900 diventando un testo che si può attraversare in un’ottica di tradizione classica (vedi collana Variazioni sul Mito della casa editrice Marsilio). L’anfitrione è una commedia che mette al centro il tema del doppio poiché Giove assume l’aspetto di Anfitrione e giace con la moglie di questo generando con questa Eracle. Al centro di questa commedia sta dunque anche il tema attuale del furto di identità che ha molto stimolato il tardo Ottocento e il primo Novecento ponendo il problema del cosa definisce l’identità (vedi saggio OnigaBettini) e del perturbante. Siamo all’interno di una tematica che dal punto di vista didattica può fornire infiniti allacciamenti senza però scadere nell’appiattimento e nel trasporto dei testi nella modernità. 28.09.21 Traduzione del prologo dell’Amphitruo L’Amphitruo è un’opera che dà parecchi spunti dal punto di vista didattico perché la si può utilizzare per logiche di riferimento diverso, quello testuale, linguistico e storico-letterario, la logica tematica, in questo caso il furto dell’identità, del doppio, con raccordi nella cultura moderna molto utilizzabili per gli studenti; un altro filone è quello della storia della tradizione perché come abbiamo visto l’Amphitruo è stato riscritto molte volte. Dobbiamo dunque cercare dei testi che ci piacciono, ma anche testi che possano avere tanti appigli che permettano esercizi di attraversamento interdisciplinare. Plauto è la prima opera completa che abbiamo su questa figura mitica, ma non è la prima, in realtà se andiamo in retrospettiva nella cultura greca vediamo che viene conservato in frammenti di vario genere letterario e di tipo letterario e figurativo. Dunque una prima cosa su cui è importante riflettere è come funziona il mito. Questo funziona come un fascio di varianti narrative, particolarmente versatile per l’insegnamento, poiché vale per la sua compiutezza di ogni variante, ma in ogni variante riecheggiano anche le altre. D’altra parte ci dice anche moltissimo sugli elementi funzionali all’interno di culture diverse per illuminare tratti diversi a seconda dei destinatari (vedi anche studio di Jean Pierre Vernant Edipo senza complesso --> studi di Freud sono una delle mille varianti del mito). C’è un Anfitrione nella tradizione epica poiché sposa di Anfitrione e madre di Eracle nell’Odissea ed emerge nello Scudo di Eracle, operetta pseudo-esiodea, una cinquantina di versi di origine eterogenea e che pare avvicinarsi agli Eoia. È un mito che conoscono i lirici (es. Pindaro). Viene consolidato e razionalizzato in tradizione erudita e mitografica (scolia a Iliade e Odissea). Sappiamo

che è presente poi nella tradizione storiografica (interesse per l’origine delle città ecc.) di Diodoro Siculo. Infine emerge nel teatro del V sec. Sappiamo che Sofocle scrisse un Anfitrione, abbiamo qualche frammento di un’Alcmena di Euripide e abbiamo indicazioni che il mito fu trattato anche da comici di area attica e in quelle forme di teatro variegato in Magna Grecia: è presente un Anfitrione di Ilario di Taranto (ilaro-tragedia). Sappiamo infine che a Roma Ennio scrive un’Alcmena e Accio un Anfitrione ma poco abbiamo di questa tradizione. Il prologo viene recitato da Mercurio che ha assunto le sembianze del servo di Anfitrione. Haec --> deittico, attenzione quando i personaggi in scena utilizzano questi pronomi dimostrativi, quindi dobbiamo immaginarci anche una certa gestualità e una scena in cui è presente un fondale con indicate di solito le tre porte (nell’Amphitruo era presente anche un piano superiore, curioso per il teatro latino a differenza di quello greco). In illisce (con il –ce rafforzativo quindi proprio in quella casa lì) --> altro deittico, importante perché il pubblico deve memorizzare da dove usciranno i personaggi. Alcumena --> versione arcaica Electri --> sarebbe Elettrione Is Amphitruo --> di nuovo deittico = quell’Anfitrione Profectust --> prodelisione = profectus est + dativo (sto davanti a / sono a capo) Poplo --> arcaismo con sincope Teloboi popolazione mitica antagonista dei Tebani, nella tradizione greca si trova spesso Teleboi Hinc --> deittico Ipsémet --> rafforzativo

Questa parte del racconto è quella che sta fuori dalla scena. Anfitrione non è un tebano anche se abita a Tebe. Questo lo sappiamo da altre tradizioni; egli è stato bandito perché omicida di Elettrione, patre di Alcmena. Da altre varianti apprendiamo che questo antefatto è presente in una tradizione popolare secondo cui il personaggio può sposare la principessa solo vendicando (?) un’altra versione racconta che deve vendicare i fratelli di lei contro i Teleboi. La vendetta è la prova per sposare Alcmena. Al suo ritorno trova qualcuno che ha preso le sue sembianze. C’è dunque un personaggio che è omicida e vendicatore e che è dunque già un doppio, in seguito appunto si trova di fronte al suo doppio divino che produce un altro doppio con i gemelli partoriti da Alcmena. Giove è un seduttore seriale sempre controllato da Era, gelosa delle donne con cui giace Giove e dei figli che produce. Dal punto di vista della narratologia, del racconto folklorico, affiancate alle classiche fiabe, la figura di Giove entra nel racconto come quella del falso eroe (La morfologia della Fiaba – Propp), cosa che succede spesso nelle fiabe quando il vero eroe parte. Di solito il falso eroe viene sconfitto perché l’eroe deve dimostrare la sua identità e sconfiggere l’antagonista. In realtà pero, lo statuto divino di Giove pone davanti a un paradosso perché non può essere sconfitto. Ecco che questo racconto mitico ci pone davanti a un nucleo problematico che le culture risolvono in maniera diversa. Alla fine la

storia di Anfitrione è doppiamente leggibile, con Anfitrione sconfitto e Anfitrione con una genealogia arricchita da una presenza semidivina. Se viene narrato un racconto all’interno dell’epica è solito svilupparsi lungo tutta la narrazione; a differenza il teatro ha dei limiti, non certo l’unità di tempo aristotelica, ma comunque il teatro vive di una condensazione dell’azione inquadrata in tempi brevi, quindi l’antefatto viene tagliato via e viene raccontato in quella zona preliminare che è già fabula, ma allo stesso tempo non lo è poiché si informano gli spettatori. In unvaso apulo del V secolo possiamo vedere Alcmena su un altare molto allarmata e che ha vicino Zeus ed Hermes; interessante perché ci vuole dire che c’era già Hermes che accompagnava Zeus. Le rappresentazioni vascolari non rappresentano il mito, ma le rappresentazioni teatrali del mito. Un altro vaso apulo tra il V-IV secolo abbiamo sempre Alcmena sopra la sua pira, a destra Anfitrione, ma è presente Giove rappresentato come un lampo e al centro abbiamo Hermes alato. Questi vasi apuli ci fanno capire che era una tradizione che i romani conoscevano bene, e non solo gli eruditi, poiché i romani arrivano a conquistare Taranto nel 271 a.C. Gli Anfitrioni magnogreci insistono sulla tradizione che vede l’Anfitrione che vuole vendicarsi della moglie che lo ha tradito mettendola su una pira; chiedendo questa aiuto viene in soccorso Zeus. Un ultimo cratere sempre magnogreco presenta le maschere con lineamenti deformati, quindi riconosciamo una natura comica del modello. Riconosciamo Hermes con il caduceo e il petaso e vediamo Zeus rappresentato come un senex con la scala che userà per raggiungere Alcmena al piano superiore della casa. Una rappresentazione più antica (480-470 a.C) in uno Stamnos presenta la scena dopo la nascita dei figli in cui è presente anche Atena. Un’altra raffigurazione degli ultimi decenni di Pompei è un affresco con Alcmena, Anfitrione pensoso, Eracle che strozza i serpenti ed un’aquila a rappresentare Giove. Questo racconto può avere dei rimaneggiamenti scenici e di conseguenza dei risvolti tragici o comici. Dunque questo testo ci può essere utile per lavorare sulla differenza di genere. Proloquar e argumentum --> termini tecnici della tradizione teatrale Commutavero --> interessante il futuro anteriore = sono un dio e la mia azione sarà talmente veloce che sarà già fatta Vosribus --> vocalismo arcaico da = versibus Voltis --> “ = vultus Divos = divus = deus Siem = congiuntivo presente arcaico per sim Si vede l’efficacia del dialogo con il pubblico Teneo = significato base tengo, qui tengo a mente, sapere (so bene quale sia il vostro pensiero su ciò) Quo --> con valore locale = una (fabula, commedia) in cui È mostrata una conoscenza delle caratteristiche proprie dei due generi per cui appunto non sembra giusto trattare come una commedia una fabula in cui sono presenti re e dei quando la commedia ha personaggi pari o inferiori a noi. Di conseguenza la commedia ha uno stile quotidiano e misto a differenza di quello alto e solenne della tragedia. Tragico[co]moedia --> sillaba scritta ma espunta perché il verso diventa a-metrico.

Nell’Anfitrione sarà divertente indagare dove lo stile si alza per parodiare la tragedia e dove invece si abbassa. C’è anche poi una diversità di registri anche per la presenza di racconti di guerra portando dunque un elemento epico. Questo testo è fondamentale poi per tutta una serie di tradizioni e influisce sul teatro rinascimentale producendo una tradizione che si avvicina alla Mandragola di Machiavelli.

La normativa italiana è collocata nel quadro europeo ed è una serie di indirizzi susseguiti nel tempo. L’ultima raccomandazione è del 2018. Il documento è diviso in due parti, una più ideale ed una più pragmatica. Partendo dai diritti si afferma che ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni del mercaato del lavoro. L’istruzione porta a occupazione, giustizia sociale, cittadinanza attiva e mezzi per sperimentare l’identità europea. Nella seconda parte del documento si possono lettere le otto competenze chiave europee: -

Competenza alfabetica funzionale Competenza multilinguistica Competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria Competenza digitale Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare Competenza in materia di cittadinanza Competenza imprenditoriale Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali

29.09.21 C’è una tensione tra un diritto alla formazione permanente, life long learning, e le finalità di introduzione nel mondo del lavoro. L’occupabilità sembra fondamentale nel quadro europeo. Nelle griglie di valutazione dei saperi si tengono presenti tre livelli: quello della conoscenza (il sapere), delle abilità (il saper fare applicativo), degli atteggiamenti (le competenze) che descrivono la disposizione e la mentalità per proporre e applicare, anche in maniera creativa, le nostre conoscenze. Una forma di riflessione linguistica va fatta anche già a livelli precoci. Nella competenza multilinguistica è compresa l’acquisizione delle lingue classiche come il greco e ill latino, lingue all’origine di molti idiomi moderni e capaci di facilitare l’apprendimento delle lingue in generale. L’Europa riconosce il multilinguismo come valore in un mondo che invece è dominato dalla ricerca e dall’editoria anglosassone. Spesso grosse fasce di popolazione, soprattutto negli Stati Uniti, sono escluse dagli studi di Classics. Per risolvere questa distinzione si è allora puntato su una bibliografia completamente in inglese, lingua individuata come elemento inclusivo.

I modelli europei di conoscenza delle lingue sono stati presi come esempio per creare delle griglie di valutazione delle lingue classiche. Nato con progetti pilota in Italia, la sperimentazione si sta espandendo anche oltralpe. Le prime occasioni di indagine si sono tenute in Liguria e Sicilia. Il tipo di progetto ha preso in considerazione solamente le competenze di ricezione e non di produzione. Sapere le lingue ci porta ad essere capaci di apprezzare le diversità culturali.

Per edizione critica --> Amphitruo di Lindsay Il paratesto è l’apparato di annotazioni e testi aggiunti entrati nell’edizione manoscritta, ma non propriamente testo. La tradizione plautina ad un certo punto si fissa in una versione filologica. Nella seconda metà del II a.C. si vive un periodo di filologia plautina e in questa generazione si fissa un testo che va tramandato non soltanto ai fini della scena, ma è qualcosa che viene prodotto per i lettori che si avvicinano filologicamente al testo. Qui nasce dunque la prima edizione, la stesura di un testo uniformato entro certi limiti, del testo di Plauto. Abbiamo sicuramente delle epoche non plautine, ma egli piace di nuovo nell’epoca di Gellio, che ne parla nelle Notti attiche. A questo punto si vengono a formare questi elementi del paratesto. Questi testi a corredo del testo servono al lettore per capire quello che troverà all’interno del volume. Rientrano gli Argumenta, dei testi di origine di studiosi di grammatica. Gli argumenta non acrostici sono generalmente attribuiti a Sulplicio Apollinare, maestro di Gellio. Il prologo è una sezione liminare in cui il personaggio prologante deve conquistare l’attenzione del pubblico nonché il favore di questo stabilendo una relazione positiva. La captatio benevolentiae di Mercurio ha lo stesso tipo di esigenze di quella di tipo giuridico.

04.10.21 Fino agli anni ‘90 la didattica del latino era legata ai programmi ministeriali, prescrittivi e molto schematici. È dunque chiaro che il programma prevedeva un elenco di autori e attività quali letture antologiche di opere (es. Sallustio, Cesare e Cicerone il primo anno del triennio, Cicerone e Lucrezio il secondo anno ecc.) molto restrittivo e uguale per tutti. Il quadro in cui ci stiamo muovendo è molto cambiato dal ‘97 con la legge Bassanini che porta all’applicazione del principio di autonomia nella pubblica istruzione. Di conseguenza, ogni scuola si orienta con un suo piano e documento programmatico specifico (POF) che deve coniugare indicazioni molto generali con la realtà del territorio e lasciando anche delle specificità di approcci e interessi alla singola scuola. Si arriva dunque a mettere in primo piano l’esperienza locale che deve avere un quadro molto ampio ed elastico per muoversi proposto dagli OSA (obiettivi specifici di apprendimento) fissati da una serie di ragionamenti che raccolgono in parte i risultati della sperimentazione Brocca, in parte si orientano sulla direttiva europea e sono applicati dalla riforma Moratti nel 2003. Negli OSA abbiamo dei grandi obiettivi declinati in relazione al quadro delle competenze europee, quindi i termini che si usano sono i saperi, il saper fare, orientati ad acquisire queste competenze di tipo più ampio e astratto e di tipo comportamentale. Eliminati i programmi tassativi, che davano un’idea di un canone in cui le scuole italiane si riconoscevano, le spinte all’autonomia hanno portato anche ad una serie di discussioni. Il documento che entra più da vicino il discorso è il DM 211/2010 in riferimento ai nuovi licei e alla riforma Gelmini.

La scuola tradizionale era vista con una configurazione “a canne d’organo”, mentre con la riforma Gelmini si tende ad una base comune nel biennio al fine di agevolare gli eventuali passaggi dovuti alla precoce scelta della scuola. Ciò che diventa fondamentale è l’esplicitazione di nuclei fondanti e di contenuti imprescindibili, nonché la rivendicazione di un’unitarietà della conoscenza, senza separazione tra nozione e sua traduzione in abilità; è necessario porre enfasi sulla necessità di costruire, attraverso il dialogo tra le disipline, un profilo coerente e unitario dei processi culturali. Inoltre, va data importanza alla competenza linguistica nell’uso dell’italiano come responsabilità condivisa e obiettivo trasversale comune a tutte le discipline. Ad ogni modo le indicazioni non dettano alcun modello didattico-pedagogico, infatti le scuole scelgono di volta in volta il modello didattico che preferiscono poiché è un valore favorire lo scambio di esperienze metodologiche.

Nel liceo classico la Lingua e cultura latina vede 5 ore settimanali nel biennio e 4 nel triennio, nel liceo linguistico si hanno 2 ore settimanali, ma solo nel biennio, nel liceo scientifico si fanno 3 ore per tutta la durata, infine, nel liceo delle scienze umane con 3 ore al biennio e 2 al triennio.

I prologhi plautini sono dei prologhi in cui tradizionalmente ci sono varie fasi. Egli cerca di istituire una relazione con il pubblico nonché di dare degli indizi su cosa sta per succedere. Qui ci sono degli elementi pratici anche in vista del fatto della duplice natura dei personaggi. Importante è la captatio benevolentiae, funzionale a stabilire un rapporto positivo con il pubblico e prepararlo all’applauso. Una cosa che spesso viene detta nei prologhi plautini e se c’è un modello greco di riferimento, ma qui manca. Spesso la persona che prologa rappresenta una divinità poiché ha il vantaggio di essere onnisciente e dunque credibile narratore del passato, ma anche del futuro. Il luogo in cui l’azione si colloca precede infine i saluti. I prologhi plautini sono in senari giambici, il metro che più assomiglia alla lingua parlata, perché devono essere chiari, non ci sono mai prologhi cantati o elementi che possano disturbare la comprensione. Voltis = vocalismo arcaico per vultis; spesso fino al latino classico si trova mantenuta la o laddove preceduta dal suono u (es. Servos per servus nom. Sing. II decl) Emundis, vendundis = gerundivi concordati con mercimoniis; in latino classico si troverebbero come emendis e vendendis Expedio = ex + pedio --> pes, -dis --> far procedere liberamente Domi = locativo che ha il significato di “in patria” C'è un forte principio allitterativo tipico della forma arcaica orale che presenta Mercurio come un personaggio autorevole Auctare = frequentativo di augeo --> amplificare, accrescere

Quasque incepistis res quasque inceptabitis = poliptoto/ figura etimologica con forma base e frequentativo (incipio - incepto) Perpetuo = per + pet- --> un movimento senza interruzioni, quindi ininterrotto o continuo C'è una volontà di coprire tutte le opzioni possibili in quanto agli affari del pubblico, elemento tipico delle forme giuridiche romane, quasi come fosse una clausola di contratto. Adficere = avvantaggiare Bonis … nuntiis = iperbato Uti --> in anastrofe (uti) ea adferam, ea nuntiem Quae maxime in rem vostram communem sient --> consecutiva (rel. Impr) (ut) nuntiis praesim et lucro Adnitier = infinito passivo, deponente in forma arcaica --> -ier per -i; funzionale per la riuscita del verso

I testi scenici non ci danno una descrizione dei personaggi, ma il testo ci fa comprendere che all’entrata in scena il pubblico non ha dubbi su chi sia. Il latino di Plauto presenta dei costrutti che non ritroviamo nelle grammatiche standardizzate.

Verum = avversativo --> però Precario --> da prex = con le preghiere Malum --> in Plauto è un’espressione comica che intende le bastonate e non il male astratto collegato alla questione che gli attori potevano venire picchiati Praetimet = temere prevedendo il malanno Qui vediamo che si tratta di un discorso quasi colloquiale, con anacoluto

05.10.21

Comicità verbale di Plauto Ricorrente uso del poliptoto Nam iuste ab iustis iustus sum orator datus: -

Infatti, giustamente, da giusti, giusto, sono mandato come oratore Infatti, giustamente, sono giusto oratore mandato da giusti

Orator = sia oratore che figura diplomatica come messaggero o ambasciatore Impetrari = in + petrari Senari giambici penultima breve Mereo (o mereor) + abl = avere acquisito dei meriti nei vostri confronti: sono stato benemerito nei vostri confronti e quindi mi merito d...


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