Saggio Breve Michele Senes Lingua e letteratura latina PDF

Title Saggio Breve Michele Senes Lingua e letteratura latina
Author Michele Senes
Course Letteratura latina
Institution Università di Bologna
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Summary

Saggio breve di storiografia...


Description

La storiografia e Sallustio Sallustio fu il primo grande storico della letteratura latina anche se la sua figura riprende, in parte, quella di Catone il Censore, che fu uno dei suoi modelli storiografici. Rispetto a Catone però Sallustio era un homo novus, essendo il primo della sua famiglia a raggiungere le più alte cariche dello stato, e ripudiava la nobilitas, causa, secondo l’autore, della corruzione all’interno delle istituzioni e degli usi e costumi nella società romana del tempo. Ulteriore differenza con questo illustre personaggio è il fatto che Catone riuscì ad affiancare impegno politico e attività storiografica contemporaneamente, considerandola la più nobile e utile attività da dedicare al proprio otium; Sallustio si dedicò a questa solo dopo essersi ritirato a vita privata, pur continuando a credere nei propri ideali politici. Nato probabilmente intorno al’86 a. C. ad Amiterno, iniziò la sua carriera politica a Roma ricoprendo la questura e il tribunato della plebe probabilmente appoggiato da un influente personaggio. Venne espulso dal Senato intorno al 50 a.C. con l’accusa di probum, cioè vita scostumata, ma venne reintegrato poco dopo per volontà di Cesare, suo mentore. Ricoprì diversi incarichi militari e venne successivamente nominato Governatore della nuova Provincia di Africa Nova, nel territorio fino a quel momento appartenuto al Regno di Numidia. Rientrato a Roma arricchito venne accusato di concussione (de repetundis), e venne salvato da Cesare al processo. Morto il dittatore si ritirò a vita privata nei suoi Horti Sallustiani dedicandosi all’attività storiografica fino alla sua morte nel 35 a.C. La funzione della storiografia L’attività storiografica di Sallustio si sviluppa in due principali opere; il De Catilinae Coniuratione e il Bellum Iugurthinum, due opere monografiche incentrate su personaggi e fatti che sottolinearono la crisi e la situazione travagliata vissuta dalla Repubblica in questo periodo. Allontanandosi dalla tradizione romana annalistica Sallustio individua nella monografia la forma più adatta alla sua opera. L’obiettivo infatti non è solo quello di raccontare metodicamente dei fatti storici e i suoi protagonisti, ma quella di sottolineare i problemi e le cause che li hanno generati e come questi sono stati risolti. La monografia risultava dunque essere ideale permettendo all’autore di concentrarsi su un fatto limitato e ben definito nel tempo, con l’obiettivo però di avere più ambito di manovra, e individuando in questi due gravi episodi la crisi che la Repubblica romana stava affrontando in questa fase storica. Riprendendo la tradizione della storiografia greca Sallustio inizia entrambe le monografie con un Proemio, che dava all’autore la possibilità di sviluppare, in breve, le tematiche dell’opera spiegandone soprattutto la sua utilità. Proprio questo fu uno degli aspetti innovativi dell’autore, il

dover sottolineare l’importanza di un’opera letteraria sin dalle sue prime battute, elemento che si scontrava con la tradizione in cui l’unica attività fondamentale era quella della partecipazione alla vita politica, vedendo con sospetto qualsiasi altra attività, soprattutto quella letteraria. Questo aspetto mette in evidenza il ruolo che l’autore dà alla sua opera ma soprattutto a quella della storiografia e dello storiografo; Non più un semplice diletto legato all’otium quotidiano ma attività fondamentale per lo Stato e la vita pubblica, una naturale prosecuzione dell’azione politica tanto cara e centrale nella società romana. In un contesto simile, dove i vizi e la corruzione dilagavano soprattutto negli ambienti più alti della società, l’attività di Sallustio doveva essere un monito a tale decadenza ma anche una fonte di ispirazione e emulazione per le nuove generazioni, nel voler replicare le grandi e celebri imprese del passato. Ovviamente questo progetto non poteva realizzarsi se a raccontare la storia fosse stato l’autore in persona, visti i suoi trascorsi e le varie accuse. Sallustio quindi crea un personaggio a cui affidare non solo l’esposizione ma anche l’interpretazione dei fatti storici; Un personaggio ineccepibile che, vedendo la gravità della situazione e la corruzione delle istituzioni, preferisce ritirarsi a vita privata utilizzando la storiografia per portare avanti il suo impegno verso la res publica. Un elemento fondamentale era anche quello di creare un personaggio inattaccabile, senza alcuna colpa passata a cui il lettore poteva affidarsi e fidarsi della veridicità dei fatti raccontati. Si evidenzia quindi l’imparzialità che l’autore usa nelle sue opere mantenendo un atteggiamento distaccato e esterno capace di dare maggior obiettività. Seppur fosse un grande seguace di Cesare, suo mentore, e un grande sostenitore del partito dei populares Sallustio rimane quasi estraneo nelle opere, cercando di non influenzare il racconto degli avvenimenti con le sue simpatie e nel caso criticando anche l’operato dei rappresentanti della sua fazione politica come Mario, homo novus come lui, o la stesse plebe e i suoi tribuni. La sua vicinanza stilistica con Catone risulta evidente nella scelta di uno stile arcaico, con termini non più utilizzati dalla letteratura del tempo, ma che servono a indicare il legame con il genere annalistico romano tipico dei tempi antichi, puri e senza vizi di sorta, chiaro riferimento ai tempi passati tanto decantati dall’autore. Altra vicinanza stilistica la si nota con Tucidide, per gli argomenti trattati e per l’obiettivo di fare dell’opera oggetto di discussione e confronto morale, criticando la situazione sociale del tempo e la decadenza dei costumi. Questo aspetto evidenzia anche la consapevolezza e la conoscenza dell’autore che si dedica alla stesura di queste opere non per un mero fine artistico e letterario ma per trattare le condizioni etico - sociali che lui in prima persona aveva vissuto e che stavano attanagliando la società in cui egli viveva. De Catilinae Coniuratione Il De Coniuratione Catilinae fu la prima opera storica scritta da Sallustio. È una monografia incentrata sulla vicenda di Catilina, un senatore che cercò, con la forza, di sovvertire l’ordine della

Repubblica romana dando maggior peso alla fazione dei populares, a cui lui apparteneva, e protagonista della famosa congiura sventata dall’intervento di Cicerone. L’opera come detto precedentemente è una monografia distaccandosi dalla tradizione romana degli Annales e dalla precedente opera di Celio Antipatro sulla Seconda Guerra Punica. Riguarda un periodo di tempo limitato, circa 18 mesi, dal 64 al 62 a.C., e racconta tutti gli episodi salienti della congiura e della definitiva sconfitta del senatore in Etruria. Nel Proemio iniziale l’autore dichiara la sua intenzione di raccontare memoria digna, episodi memorabili, res gestae populi romani carptim, cioè per sezioni staccate, evidenziando come la congiura di Catilina sia stato un episodio speciale e straordinario per la gravità e il rischio che ne ha rappresentato. L’obiettivo dell’autore però non è solo quello di raccontare gli accaduti con un punto di vista imparziale ma anche quello di denunciare, tramite questo particolare evento, la crisi e l’involuzione dei principi che le istituzioni e la Repubblica stavano vivendo. Una delle particolarità presenti nel testo è sicuramente la presenza degli excursus, che servono ad approfondire e sviluppare i temi che vengono esposti nella storia. A due excursus posti ai capitoli 5 e 53, che hanno carattere digressivo e trattano della storia di Roma e della sua grandezza, si contrappone un excursus centrale che taglia l’opera in due parti, affrontando il discorso delle condizioni politiche e sociali di Roma. In questa parte lo scrittore sottolinea la corruzione esistente trattandola come una malattia morbosa, una malattia spirituale pericolosa per i principi tradizionali dello Stato. L’excursus iniziale gioca un ruolo importante nell’esposizione sallustiana soprattutto perché non si limita a raccontare i fatti accaduti in questo arco di tempo ma si basa su una valutazione complessiva dei mores, dei vizi e delle virtù utilizzate. Sorge quindi la tematica della decadenza dei costumi e il particolare confronto con i tempi antichi, simboli di rettitudine e purezza, contrapposti agli stravolgimenti contemporanei. È proprio in questo punto che l’autore individua nella vittoria della Terza Guerra Punica la causa di questa decadenza. La consapevolezza del proprio potere e la brama di ricchezza furono le cause principali che, secondo Sallustio, portarono a questa decadenza e allo sviluppo di determinati vizi come l’ambitio e l’avaritia. Questi due vizi vengono evidenziati in modo evidente proprio con la Congiura di Catilina, con la sua brama di potere e di lusso sfrenato. Il lavoro dell’autore quindi, tramite gli excursus, è quello di denunciare in ogni modo la malattia che si sta sviluppando nelle istituzione del suo tempo, sintomi evidenti di una decadenza da contrastare il prima possibile. All’interno dell’opera ha poi un ruolo centrale il ritratto, la descrizione dei personaggi protagonisti della storia raccontata. Il ritratto di Catilina, presente nel capitolo 5, è un esempio di come Sallustio descriva i personaggi. Sin dalle prime battute Catilina viene descritto come uomo energico e vigoroso, ma padrone di tutta una serie di vizi come l’ambizione e la bramosia di potere e ricchezze;

Inesorabilmente lo pongono nella parte del “cattivo”. Il personaggio non subisce alcuna evoluzione nella storia e mantiene la sua figura malvagia fino alla fine; Per l’autore risulta essere un esempio lampante ed evidente della corruzione in atto, il risultato, tramite i suoi vizi, della degenerazione che aveva colpito la res publica all’indomani della caduta di Cartagine. Il ruolo da protagonista di Catilina è testimoniato anche dal fatto che l’autore gli concede ben due discorsi diretti, che rivelano, seppur con animo malvagio, la forza e la determinazione del personaggio, aspetto, questo, apprezzato dall’autore. Tra i suoi antagonisti spicca invece Cicerone, un personaggio che non gode della sua stessa visibilità all’interno dell’opera, ma che incarna gli ideali di legalità e rettitudine tipici del mos maiorum. Nonostante, da quello che sappiamo, Sallustio non avesse particolare simpatia per questo personaggio, Cicerone risulta essere il simbolo della giustizia e lo strumento principale per combattere la corruzione e la decadenza, tanto dal definirlo optimus consul. Nei capitoli 51-54 sono presenti invece i discorsi di altri due personaggi, importanti quanto Catilina, all’interno dell’opera, Cesare e Catone. Questi due personaggi, più che protagonisti, risultano essere dei simboli delle rispettive parti politiche; il rispetto della tradizione di Catone e l’innovazione politica di Cesare. Queste due diverse posizioni servono all’autore a sottolineare ancora di più l’entità e la gravità di quanto successo, una denuncia manifesta contro i cambiamenti in negativo delle istituzioni politiche. Il Bellum Iugurthinum La seconda opera storica di Sallustio tratta una vicenda precedente alla congiura di Catilina, la guerra contro Giugurta, re della Numidia, dal 111 al 105 a.C. Anche in questo caso l’autore oltre a dare risalto agli eventi storici si sofferma sulle condizioni e le vicende etiche e politiche che caratterizzarono questo particolare evento. In quest’opera, a differenza della precedente, l’autore cerca di incentrare il proprio discorso su due fatti principali che continuamente si intrecciano; la guerriglia nel paese africano e la lunga lotta etica e politica all’interno della società romana. Anche in questo caso si tratta di un lavoro di denuncia contro la corruzione della nobilitas, che impedisce una rapida conclusione del conflitto, fatta tramite degli excursus che servono a individuare le cause principali della decadenza della res publica. Come nella precedente anche in quest’opera una delle cause principali della decadenza viene indicata nella vittoria della Terza Guerra Punica e nella situazione di prosperità vissuta dalla Repubblica; ma se nella precedente furono i due vizi principali a renderla così tragica in questo caso è la discordia interna e i vari conflitti tra popolo e Senato a essere al centro della questione; È la scomparsa della paura di un nemico a portare a una fase di rilassatezza e di decadenza morale. Anche in questa sono presenti diversi excursus che però hanno una valenza diversa rispetto alla precedente; sono infatti più digressivi, generici, e vanno a trattare della geografia e etnografia

dell’Africa e, l’altra, della storia di una città, Leptis. Anche in questo caso la narrazione risulta selettiva, si alternano fatti durati anni spiegati brevemente a episodi ampiamente approfonditi. Gli avvenimenti non hanno tutti la stessa valenza e vengono privilegiati episodi, spesso non centrali nel racconto della guerra, come discorsi o lettere, che servono all’autore per spiegare e approfondire la figura dei vari personaggi, il loro modo di pensare e agire, e questo era il modo più utile per lo scrittore per effettuare quella analisi politica perno dell’opera. Episodio importante è il discorso di Mario al capitolo 85 in cui, dopo aver ottenuto il consolato, si scaglia contro i nobiles e contro coloro che gli sono ostili, esaltando gli homines novi come lui, legati al sacrificio e al lavoro, e all’ottenimento dei riconoscimenti per meriti e non per l’appartenenza a una determinata classe sociale. Per quanto riguarda i personaggi anche in questo caso vi è la presenza di una figura negativa, Giugurta; Rispetto a Catilina però Giugurta non viene descritto da subito come personaggio malvagio, la sua è una figura che si va definendo. Inizialmente viene descritto come un giovane valoroso che si batte al servizio dei romani, suoi alleati, per poi puntare all’intrigo e alla corruzione prima per ottenere il suo regno, la Numidia, e poi per scontrarsi con i romani rendendolo particolarmente deciso e astuto. La sua personalità è molto più complessa di quella di Catilina, descritto dall’inizio alla fine come ostinato e deciso sovversivo; Giugurta passa dall’essere un giovane con ottime capacità e un grande avvenire al delitto e all’intrigo per concludere la sua storia come un perdente, diretto inevitabilmente alla sconfitta. Rispetto alla monografia su Catilina Sallustio utilizza numerosi personaggi che si oppongono a questa figura, essendo questo un nemico esterno, oppositore del Senato di Roma. In questo caso infatti i personaggi non sono più caratterizzati dall’onestà o meno delle loro azioni ma dal dovere di difendere e combattere per la patria. Si alternano infatti personaggi della nobiltà, che si fanno facilmente corrompere, personaggi appartenenti alla nobilitas capaci ma presuntuosi come Metello, e uomini dediti ma ambiziosi come Mario. A lui si oppone Silla, un personaggio con ottime capacità militari e politiche, ma che viene descritto negli ultimi capitoli con accento critico preannunciando aspetti terribili che caratterizzeranno la figura del futuro dittatore. Bibliografia Giovanna Garbarino, Electa dalle origini alla crisi della repubblica, Paravia, Bruno Mondadori Edizioni, 2005. Gian Biagio Conte Emilio Pianezzola, Storia e testi della letteratura latina, Le Monnier, 1994. Aldo Manetti, Storia della letteratura latina, Juvenilia, 1969....


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