Saggio Breve - guicciardini PDF

Title Saggio Breve - guicciardini
Course Letteratura italiana 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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Analisi approfondita dei temi e dei motivi prevalenti ne "I Ricordi" del Guicciardini...


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SAGGIO BREVE – TEMI E MOTIVI PREVALENTI NE “I RICORDI” DEL GUICCIARDINI I “Ricordi” sono un’opera a cui Francesco Guicciardini comincia a lavorare nel 1512 e che termina nel 1530. Il genere di quest’opera anticipa l’aforisma, ovvero una tipologia di testo costituito da brevi pensieri a carattere frammentario che tratta argomenti filosofici e morali. Il genere dell’aforisma fa la sua prima comparsa nel ‘600, con autori quali Montaigne e Pascal, e successivamente si sviluppa in Età Romantica, con altri celebri autori come La Rochefoucauld e la Bruyère. Tra la caratteristiche ideologiche più importanti dell’opera vi è il motivo del ‘particulare’, inteso come ‘interesse personale’. Il modello antropologico del Guicciardini, infatti, consiste in una tipologia di uomo che deve essere sempre e necessariamente attento al proprio ‘particulare’ (interesse personale), poiché è proprio questo amore verso sé stessi e verso i propri beni ad assicurare, oltre al vantaggio del singolo, la salute della famiglia e dello stato. A conferma della propria tesi, il Guicciardini riporta l’esempio della sua parabola esistenziale e professionale (ricordo 28): pur essendo avverso agli uomini di Chiesa e condannando la loro condotta immorale, il Guicciardini si mette al loro servizio come diplomatico per puro interesse personale. Secondo il De Sanctis, il motivo del ‘particulare’ del Guicciardini è profondamente negativo, in quanto espressione di un vero e proprio opportunismo. L’uomo attento al proprio ‘particulare’ fa dell'interesse personale un codice di vita, rivelando, secondo il critico, il crollo di ogni ideale e vincolo religioso, morale e politico. Secondo la critica moderna, l’attuale corruzione presente in Italia è da ricondurre, sotto certi aspetti, proprio al pensiero del Guicciardini, poiché il motivo del ‘particulare’, inteso, appunto, come interesse personale, si rispecchia nella mancanza di ideali civili da parte dell’odierno popolo italiano. In temi più recenti, questa interpretazione è stata addolcita, e la critica, oggi, si limita ad intendere per ‘particulare’ non più un interesse concreto e materiale, quanto una continua ricerca di dignità, di fama, di decoro. Nella realizzazione del ‘particulare’, non è possibile rifarsi alla storia e trarre insegnamenti da fatti già accaduti per risolvere i fatti del presente, perché nella storia i fatti non si ripetono mai. Guicciardini, dunque, rifiuta la ciclicità della storia e con essa il principio di imitazione seguito dal Machiavelli. Egli giudica la realtà come qualcosa di molto complesso e mutevole, ovvero costituito da una moltitudine di fatti ed eventi differenti che non possono essere analizzati in base ad una teoria generale. L’essere umano non è in grado di formulare una legge così assoluta, che possa risultare valida per ogni caso. A conferma di questa tesi, all’interno della sua opera Guicciardini afferma quanto la teoria sia effimera ed inutile se essa non è frutto di una reale esperienza pratica (pensiero 35). Inoltre, il futuro è sempre incerto e denso di pericoli per l’essere umano (pensiero 70), e la conoscenza del passato, come quella verso il popolo romano, spesso si rivela essere poco utile per affrontare i problemi del presente (pensiero 110). Secondo Guicciardini, vi sono numerosi limiti alla ricerca umana, la quale serve più ad esercitare l’ingegno che a conoscere la vera essenza delle cose (pensiero 125). Essa non è in grado di districare la complessità della realtà, poiché tenta di formulare regole assolute basandosi su dati raccolti in passato, ma gli eventi, i fatti non si ripetono mai in forma identica, e non possono esistere leggi universali valide per ogni caso. L’unico modo per capire la realtà, a questo punto, è quello di analizzarla caso per caso, con una virtù propria dell’essere umano, detta ‘discrezione’ (o prudenza). La "discrezione” (da ‘discerno’, ovvero ‘saper distinguere’) è una qualità innata nell'uomo, che fornisce la capacità distinguere caso da caso e di analizzare con ponderazione le varie circostanze, al fine di realizzare il proprio vantaggio e difendersi dai pericoli della vita. A conferma di questa tesi, Guicciardini afferma nel testo che la natura dell’uomo è capace e che egli è in grado di dare una senso alla sua esistenza solo mettendo in relazione il proprio fare con i vari ostacoli che gli si presentano. Le sue azioni si rivelano giuste e determinanti solo se precedentemente calcolate e valutate con cura, senza che egli si sia mai lasciato prendere dall’impulsività del momento (peniseri 78-145). E’ necessario, quindi, non farsi mai trasportare dal flusso degli eventi, ma fare uso dell’unica risorsa umana, la virtù somma della prudenza, che consiste nell’avvedutezza di analizzare, per mezzo della ragione, tutti i particolari di una determinata circostanza (pensieri 147-187).

Rifiutando, quindi, gli esempi del passato e soffermandosi solo sulla realtà, in tutta la sua complessità, Guicciardini elabora un pensiero profondamente pessimistico. La spiegazione di un tale pessimismo dipende proprio dall’eccesso di realismo, che porta Guicciardini a soffermarsi solo sul presente. Un presente che, nel caso dell’Italia rinascimentale, è assolutamente tragico e instabile, poiché i territori sono alla mercé degli eserciti stranieri e la popolazione è decimata da continue incursioni. E’ chiaro che il concetto della realtà derivato dall’analisi sul solo presente, implica un rifiuto sia nei confronti del passato, sia nei confronti del futuro. Viene rifiutato, perciò, l’idealismo (il superamento della realtà presente nella speranza del progresso futuro) e con esso anche l’utopia. In conclusione, quindi, è naturale che il Guicciardini, concentrandosi solo sul presente e reprimendo ogni speranza sul futuro, elabori un pensiero di matrice estremamente pessimistica. Il pessimismo di Guicciardini si riflette sulla concezione che egli ha dell’uomo e della fortuna. Per quanto riguarda il concetto di uomo, Guicciardini sostiene che l'essere umano è per natura incline a fare il bene, anche se più spesso fa il male perché le tentazioni della vita sono tante, la coscienza è debole e soprattutto è proprio facendo il male che l'uomo riesce più facilmente a realizzare il proprio tornaconto. A sostegno di questa tesi, Guicciardini inizia la sua argomentazione dicendo che la natura dell’uomo è capace, e chi sa fare tesoro del tempo che gli viene concesso procede ottimamente nel realizzare i propri obiettivi (pensiero 145). E’ il caso degli uomini capaci di affrontare un pericolo improvviso, i quali si dimostrano coraggiosi ed imperturbabili, e sono degni del rispetto altrui (pensiero 70). Infatti, tutti gli esseri umani sono per natura più inclini al bene che al male; eppure, talvolta la loro natura è fragile, e numerose sono le circostanze che inducono al male. Proprio per questo motivo, le loro azioni finiscono spesso con l’essere malvagie piuttosto che buone (pensiero 134), soprattutto nel caso in cui la sorte si rivela essergli a favore, ed il loro comportamento si inasprisce, rendendoli uomini più crudeli, superficiali, arroganti (pensiero 164). Uomini che non si rendono conto dei propri errori, e che giudicano gravi i peccati commessi dagli altri, ma di poca importanza quelli commessi da loro stessi (pensiero 122). Essi si trovano costretti a mentire, poiché trovano nella menzogna l’unico modo per sfuggire ai giudizi altrui e per realizzare il proprio tornaconto (pensiero 37). In conclusione, si può affermare che, se gli uomini fossero tutti buoni e sinceri, sarebbe possibile condurre una vita assai più felice, all’insegna della serenità e della gentilezza verso il prossimo; ma, dato che nella realtà la maggioranza degli uomini è cattiva e meschina, a parte qualche rara eccezione, è necessario trascorrere un’esistenza più rigorosa, in cui si diffida sempre degli altri e si faccia il proprio interesse (pensiero 41). Per quanto riguarda il concetto di fortuna, Guicciardini sostiene che essa esercita un dominio totale sulle vicende umane: né la prudenza, né la capacità di adattarsi alle situazioni consentono agli uomini di dirigere gli eventi o di prevederli. I personaggi che nella storia hanno avuto successo non lo devono alla loro capacità di dominare gli eventi, ma al fatto di aver agito in circostanze storiche favorevoli. A sostegno di questa tesi, Guicciardini inizia ad argomentare dicendo che il fatto che la causa sia giusta o meno non determina, rispettivamente, la vittoria o il fallimento di una determinata impresa, poiché vi sono fattori ben più importanti, quali la prudenza, la forza e la fortuna (pensiero 147). Nel caso in cui la sorte si rivela essere favorevole agli uomini, essa può spingerli ad atteggiamenti crudeli, superficiali, arroganti, al punto che è più difficile, per gli uomini stessi, opporsi ad essa piuttosto che alle avversità della vita (pensiero 164). In conclusione, la fortuna domina completamente il comportamento umano e per quanto gli uomini, con l’accorgimento e la sollecitudine, possano tentare di regolare il corso degli eventi e di realizzare i loro progetti, essi hanno bisogno della fortuna per riuscire con successo nelle loro opere (pensiero 30)....


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