Saggio breve - Modulo 1 CLIL per corso docenti PDF

Title Saggio breve - Modulo 1 CLIL per corso docenti
Author Roberta Cannata
Course Inglese
Institution Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria
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Saggio breveModulo 1 – IL CLILL’importanza della collaborazioneRoberta CannataIl metodo CLIL, acronimo che sta per “ Content and Language Integrated Learning” , consente un apprendimento di nuovi contenuti attraverso l’utilizzo di una lingua straniera. Per essere più precisi, nel 1995 è la Commissio...


Description

Saggio breve Modulo 1 – IL CLIL L’importanza della collaborazione

Roberta Cannata

Il metodo CLIL, acronimo che sta per “Content and Language Integrated Learning”, consente un apprendimento di nuovi contenuti attraverso l’utilizzo di una lingua straniera. Per essere più precisi, nel 1995 è la Commissione Europea, grazie all’idea di David Marsh del 1994, ad aver proposto che la prima lingua straniera scelta dalle scuole diventasse veicolo di contenuti, per questo motivo il più delle volte in Italia è l’inglese. Anche in questo caso, però, come per ogni attività didattica progettata a scuola, è più funzionale con uno scambio di conoscenze e competenze tra i vari docenti. Proprio per questo motivo ho scelto come titolo di questo saggio “l’importanza della collaborazione”, interrogandomi su quale possa essere il miglior modo per formare un docente e dare gli strumenti necessari per attuare un percorso CLIL. Indire, cioè l’Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa, riporta che “il profilo del docente CLIL è caratterizzato dal possesso di competenze linguistico-comunicative nella lingua straniera veicolare di livello C1 e da competenze metodologico-didattiche acquisite al termine di un corso di perfezionamento universitario del valore di 60 CFU per i docenti in formazione iniziale e di 20 CFU per i docenti in servizio”; anche il Miur definisce le stesse caratteristiche (ad eccezione dei 60 CFU). Tale quesito è diffuso in modo capillare sia in Italia che in Europa, ad oggi si è provato a rispondere offrendo agli insegnanti diversi corsi, quindi manca un’omogeneità. A tal proposito mi ha colpita la visione di Serragiotto (2008, p. 183) che afferma “un docente CLIL deve avere una conoscenza generale della letteratura riguardante la metodologia CLIL, deve essere in grado di pianificare e organizzare dei moduli CLIL secondo obiettivi precisi. Inoltre, il docente CLIL deve essere in grado di gestire la classe, di usare le tecnologie più adatte per sviluppare le competenze degli studenti, di selezionare materiali autentici da usare in classe, di trovare delle risorse disponibili per gli studenti, di verificare e valutare il processo di apprendimento e i risultati prodotti dagli studenti”. Rispetto alle definizioni di Indire o del Miur, Serragiotto dà una visione più ampia, spiegando che per far sì il CLIL abbia dei risultati efficaci occorre il docente abbia delle competenze pedagogiche, ad esempio sulla gestione della classe. In conclusione, le caratteristiche che cita sono più trasversali ed ampie. Nonostante ciò, tutte le spiegazioni che ho citato non tengono conto di una cosa molto importante: ovvero dei diversi background dei soggetti coinvolti. Questo comporta di conseguenza, il non prendere in considerazione che i soggetti, partecipanti ai vari corsi, potrebbero avere delle risorse personali da condividere con il gruppo. E’ un aspetto da mettere in risalto perché pone le basi per una collaborazione futura tra docenti e questo è un discorso che vale per qualsiasi percorso, non soltanto per il CLIL. Con la definizione di Serragiotto, ad esempio, si riportava quanto fosse importante la scelta delle tecnologie da utilizzare in classe e quest’ultima potrebbe dipendere da uno 2

scambio costruttivo tra docenti più esperti con altri meno abili in questo settore. Tutto ciò è arricchente sia per gli insegnanti sia per gli alunni che per il percorso in sé. E’ stato dimostrato, infatti, come “il grado di collaborazione tra insegnanti porti a un migliore apprendimento da parte degli alunni; per un docente entrare in un gruppo collaborativo significa crescere, diventare migliore in termini di esperienza, di competenza, di relazione con l’altro”, come riporta Berger (direttore della Divisione della scuola ticinese). Inoltre, un pregiudizio da sfatare, in quanto limitante e riduttivo, è quello di ritenere che per insegnare attraverso CLIL sia sufficiente avere un’ottima preparazione linguistica o contenutistica. CLIL, di fatto, è molto di più. Lo stesso Gilardoni (2019) scopre che, seguendo questa metodologia, “si diventa un altro insegnante, abbandonando definitivamente l’idea che per insegnare basti conoscere qualche contenuto in modo più o meno approfondito e imitare ciò che facevano i nostri insegnanti.” Con questo non bisogna dimenticare, però, che per seguire questa metodologia sia necessario certificare le proprie competenze linguistiche attraverso enti riconosciuti dal Miur con Decreti Direttoriali, i quali sono in costante aggiornamento; l’ultimo è il Decreto del direttore generale 118 del 28 febbraio 2017. Detto ciò, si può affermare che il CLIL sia un buon modo per “suscitare il desiderio di imparare”, come sostenuto da Dewey (Nigris, Teruggi, Zuccoli, 2016, p. 199), in quanto integra le discipline con lo studio di una lingua straniera; è quindi una modalità diversa e innovativa di apprendere che può motivare gli alunni dando un senso al loro percorso didattico. Di solito, il rischio che si corre quando si insegna una lingua (o una disciplina in generale) è che gli alunni apprendano in modo passivo. Il più delle volte manca la sperimentazione del parlato in contesti reali e funzionali (ad esempio conversazioni che potrebbero risultare utili nel saper stare al mondo). In più il CLIL mette alla prova le capacità di progettazione degli insegnanti e il loro spirito di condivisione. Lee Shulman (Nigris. Teruggi, Zuccoli, 2016, p.203), aggiunge un’altra cosa fondamentale per una buona riuscita di una progettazione, ossia che un docente si domandi sempre quale rappresentazione ha di quel particolare ambito del sapere che vuole trasmettere. Come procedere? Shulman suggerisce di partire dalle seguenti domande; 1. Cosa so di quella disciplina e quando ne sono venuto a conoscenza? 2. Da dove vengono le spiegazioni che ho acquisito e quali sono le loro fonti? 3. Come decido cosa insegnare e quando lo rappresento? Successivamente ogni insegnante potrebbe, ad esempio, scrivere quali sono le risorse da condividere e mettere a disposizione con gli altri attori coinvolti nel processo di apprendimento.

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La conclusione a cui si arriva è che l’esperienza personale influenza il sapere del docente, anche per questo bisognerebbe tenerne conto quando si offrono dei corsi per prepararli a nuove metodologie. Un altro quesito che mi sono posta è se, l’insegnante di lingua, rivesta un ruolo prioritario rispetto al CLIL. In realtà, è sconsigliabile affidare l’intero progetto sia al docente di lingua, perché potrebbe mancare di competenze di materia, sia all’insegnante disciplinare, definito come DNL (docente di disciplina non linguistica), che potrebbe non avere gli attrezzi linguistici necessari. In sostanza le competenze linguistiche devono essere al pari di quelle di materia. Durante l’analisi dei vantaggi e degli svantaggi del CLIL si è rilevata anche la motivazione che gli insegnanti hanno nel voler metterlo in atto. In realtà non è scontato che tutti abbiano l’interesse, la volontà e la determinazione necessaria per impegnarsi ad insegnare la loro materia in lingua straniera, incoraggiando soprattutto quest’ultima. Il rischio che si corre, però, è che i concetti vengano molto semplificati pur di utilizzare l’altra lingua, creando un senso di frustrazione nei docenti; i quali potrebbero sentirsi anche poco abili. Uno degli aspetti che influisce sulla motivazione dei soggetti è proprio il senso di autoefficacia, cioè “si riferisce alle percezioni individuali riguardo alle capacità (o meno) di compiere una determinata azione e di ottenere un certo risultato” (Bier, 2018, pp. 13,14). Se gli insegnanti non si sentissero utili rispetto a qualcosa potrebbero incorrere, ad esempio, nel burnout, cioè esaurimento emotivo e ridotta autoefficacia (Bier, 2018, p. 39). A maggior ragione la collaborazione tra le diverse figure è fondamentale, ricavando dei momenti in cui, oltre alle risorse/competenze, si affronta anche l’andamento del CLIL nelle varie classi. Così facendo le figure possono condividere le loro perplessità e ricevere supporto da chi, invece, utilizza strategie che sembrano funzionare nel proprio contesto di insegnamento. Il percorso CLIL, per di più, come sostenuto da Kiely (2011, p. 156) è un’innovazione in quanto implica sia la produttività (mirando ad un apprendimento molto alto) sia la diversità (perché assume caratteristiche diverse portando a diversi risultati nei vari contesti). Pertanto, è giustificabile il fatto che non tutti i docenti si sentano pienamente competenti in questo. In buona parte del saggio non è stata citata un’altra parte necessaria per un buon funzionamento del CLIL, cioè i genitori degli studenti. Per quale motivo? Perché sono proprio loro che potrebbero contribuire a mantenere alta la motivazione degli alunni nell’apprendimento, sostenendoli. Ma di base serve un intervento da parte dei docenti, i quali devono smentire eventuali pregiudizi su tale metodologia e spiegare in modo efficace in cosa consiste. In che modo? Ad esempio, pubblicando sul sito della scuola un documento che espliciti bene le ragioni del CLIL, lasciando aperte eventuali domande; come svolto dall’Istituto Comprensivo Statale di Cervia 1. 1 https://www.iccervia2.edu.it/index.php/clil/1584-introduzione-al-clil-per-genitori 4

Concludendo, per la buona riuscita di qualsiasi progetto, a maggior ragione se innovativo, è necessario coinvolgere tutti i soggetti coinvolti e far in modo possano collaborare e condividere risorse tra loro. Altrimenti si rischia soltanto un mero apprendimento mnemonico/passivo, il quale può causare superficialità nella trasmissione dei contenuti e, a catena, sentimenti negativi rispetto al proprio operato.

Sitografia https://www.indire.it/progetto/clil-content-and-language-integrated-learning/ https://www.miur.gov.it/clil1 http://ojs.uniba.it/index.php/glottodidattica/article/viewFile/197/68 https://www.indire.it/wp-content/uploads/2015/08/clil_demaurissens_2018-1.pdf https://m4.ti.ch/fileadmin/DECS/DS/Rivista_scuola_ticinese/ST_n.322/ST_322_Berg er_per_una_cultura_collaborazione.pdf https://miur.gov.it/normativa1 https://edizionicafoscari.unive.it/media/pdf/books/978-88-6969-214-7/978-88-6969214-7_0FiwNdg.pdf https://www.iccervia2.edu.it/index.php/clil/1584-introduzione-al-clil-per-genitori

Bibliografia Nigris, E., Teruggi, L. and Zuccoli, F., 2016. Didattica generale. Milano: Pearson Italia.

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