Docsity benedict anderson comunita immaginata PDF

Title Docsity benedict anderson comunita immaginata
Author Usama Hafeez
Course Pensiero politico della colonizzazione e della decolonizzazione
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Riassunto fatto bene per il libro ...


Description

COMUNITA’ IMMAGINATE BENEDICT ANDERSON 1. INTRODUZIONE A noi contemporanei la nazione sembra un orizzonte naturale della società e della politica e l'indipendenza nazionale ci sembra un bene da salvaguardare; così come nella società indiana ognuno appartiene ad una casta, così nella nostra modernità ci pare ovvio che ognuno abbia una nazionalità. Questa però è un'ovvietà ingannatrice in quanto per secoli gli uomini hanno vissuto e agito in strutture sociali del tutto diverse dalle nazioni: in imperi che oggi chiameremo multinazionali. Per un patriota la nazione è qualcosa di originario, sepolto dalla memoria e riaffiorato di recente; la nazione infatti pensa a sé stessa come antichissima. I nazionalismi sono nati tra la fine del '700 e l'inizio dell' '800, ma per quell'epoca parliamo di risveglio dei nazionalismi, come se fossero emersi da un lungo sonno. Un modo tipico con cui la modernità produce il domani è quello di costruirsi un passato, cioè plasmare il nuovo inventando una tradizione; si crea dunque una comunità inedita immaginando di appartenere ad una comunità remota e dimenticata. Intorno al 1980 nel mondo anglosassone si è cominciato ad indagare su questo meccanismo e il libro di Anderson, COMUNITA' IMMAGINATE ha aperto il varco. Anderson esamina la nazione come “artefatto culturale” cioè come prodotto quello che invece esige di essere pensato come dato. Chiedersi infatti da chi, quando e come la nazione sia stata immaginata, impone un mutamento prospettico che rende visibili fenomeni che prima non percepivamo. Ci sono nazionalismi buoni e cattivi: Marx era favorevole al movimento nazionale dei polacchi e degli ungheresi e contrario a quello dei cechi e degli jugoslavi, poiché mentre i cechi e gli jugoslavi erano allora “popoli reazionari”, ”avamposti russi in Europa” e quindi avamposti dell'assolutismo, i polacchi e gli ungheresi erano “popoli rivoluzionari ” che si battevano contro l'assolutismo. Allo stesso modo, al cattivo nazionalismo dei fascisti viene contrapposto il buon nazionalismo dei popoli del terzo mondo nella loro lotta per l'indipendenza e contro l'imperialismo (i fascisti però vedevano il proprio nazionalismo in termini di lotta di classe mondiale, in cui le nazioni proletarie come l'Italia, si battevano contro le nazioni capitaliste.) Anche oggi per noi è possibile distinguere tra nazionalismo buono, quando si oppone globalizzazione e il nazionalismo cattivo quando si oppone all'immigrazione. Ma persino quando la condanniamo nelle sue manifestazioni xenofobe, in realtà restiamo imprigionati nell'immagine che la nazione offre di sé, oggetto e fonte di un sentimento oscuro, ancestrale, risalente alla notte dei tempi, ecco perché il titolo di Anderson risulta provocatorio. Applicata all'idea di nazione, la parola comunità spiazza: in inglese la parola community designa l'insieme degli abitanti di una piccola cittadina che non ha bisogno di essere immaginata perché si conoscono tutti, mentre la nazione è una comunità politica immaginata in quanto nessuno conoscerà mai tutti i suoi compatrioti, eppure nella mente di ognuno vive l'immagine del loro essere comunità. Un ulteriore disorientamento è dato dal verbo “immaginare”. Gellner aveva usato il termine “inventare” che però implica che una comunità immaginata sia falsa, mentre per Anderson le comunità vanno distinte non in base alla loro genuinità, ma dallo stile con cui sono immaginate. Anderson classifica il nazionalismo in diversi tipi: 1.

Nazionalismo creolo: persona di origine europea nata nel Nuovo Mondo (America). Alle persone eurocentriche Anderson fa notare che i primi nazionalismi sono emersi nel Nuovo Mondo e che quindi il primo è il nazionalismo creolo.

2.

Nazionalismo linguistico: Tipico dell'Europa.

3.

Ufficial-nazionalismo: l'ufficial-nazionalismo tipico delle dinastia che fino ad allora furono cosmopolite ma, da fine '800 scoprono un'identità nazionale, la svolta nazionalista fu indispensabile e necessaria per la loro sopravvivenza.

L'ultima ondata di nazionalismi assembla i tre tipi precedenti nelle indipendenze asiatiche e africane. Anderson considera anche i fattori che plasmano l'immaginazione moderna in comunità nazionali:



capitalismo a stampa



mutata percezione del tempo



Pellegrinaggio laico



Analisi delle carte geografiche, dei musei e dei censimenti (nazionalismo di teleselezione).

Quella di Anderson è un'inversione di prospettiva che dimostra come i conflitti etnici siano un portento della modernità. “cercherò di dimostrare che… Il nazionalismo di fine ‘700 nasce da una spontanea distillazione di forze storiche discontinue, ma che una volta create, esse divennero ‘modulari’, in grado quindi di venir trapiantate, con vari gradi di consapevolezza, in varietà di terreni sociali, per fondersi con un’altrettanto ampia varietà di politiche ed ideologie” (p. 23).

2. RADICI CULTURALI L’immaginario nazionalista, suggerisce una notevole affinità con l’immaginario religioso, per questa ragione è utile cominciare l'analisi delle radici culturali del nazionalismo con la morte e le fatalità, elementi a cui la religione prima ed il nazionalismo dopo, cercano di dare un senso. La continuità la non mortalità, la rigenerazione tramite la procreazione, e la risposta religiosa alle pene della vita ha avuto un primato su una serie di domande a cui liberali e marxisti non hanno saputo rispondere. Il 700 segnò la fine del pensiero religioso, ma il razionalismo e il criticismo non rimossero la sofferenza che la fede affrontava. L'idea di nazione offre una risposta laica in cui integrare i concetti di fatalità e continuità, dove il caso diventa misticamente destino. Gli stati-nazione sono considerati nuovi ma danno espressione politica ad un passato antichissimo. Il nazionalismo va interpretato usando come elementi non tanto le ideologie politiche, ma i sistemi culturali precedenti o in contrasto alla nazione. I due sistemi rilevanti sono: 

Comunità religiosa: la cultura sacra precede quella statale. Il mondo arabo come quello cinese prima di riconoscersi come tali hanno imparato a conoscersi tramite gli stessi ideogrammi , dal momento che sono gli stessi dei testi sacri, perciò la religione si presenta come uno strumento di linguaggio sacro ad un ordine sovra -terreno di potere. Le comunità connesse da lingue sacre erano diverse dalle comunità immaginate delle nazioni, per via della fede nella sacralità unica di lingue diverse. Le grandi culture sacre danno vita a concetti di comunità immense. Declino: Con la fine del medioevo si allargano i confini geografico-culturali e le possibili forme di vita, la religione passa da vera a più vera, e sorge il principio della territorializzazione che precede i moti nazionalisti, ed inoltre lo stesso linguaggio sacro perde valore. Con il decadimento del latino, le comunità sacre che presentavano il volgare, furono gradualmente frammentate, pluralizzate e territorializzate.



Regno dinastico: Il governo monarchico organizzava tutto intorno ad un centro superiore, con legittimazione divina. Nella concezione antica lo stato era definito da centri di potere, aveva confini fragili e sovranità non definite, i cittadini erano sudditi, inoltre le guerre e le politiche matrimoniali (come nel caso degli Asburgo) portavano alla conquista di popolazioni eterogenee e non contigue. Declino: Dopo la rivoluzione francese, il principio di legittimità venne standardizzato con criteri ristretti di continuità, mentre agli albori della grande guerra molte dinastie cercavano di darsi un impronta nazionale.

PERCEZIONE DEL TEMPO È sbagliato pensare che i fattori religiosi vengano rimpiazzati dalla comunità nazionale, perché in realtà è grazie alle comunità religiose se la nazione fu possibile, pensabile e percepibile. Avvenne un mutamento essenziale nel modo di percepire il mondo, che più di ogni altro rese possibile pensare la nazione.

Benjamin parla di tempo messianico, in cui passato e futuro si fondono in un presente istantaneo. A sostituire quest'idea è stata quella di tempo vuoto e omogeneo scandita da orologi e calendari. Questo passaggio è fondamentale per la nascita di comunità immaginate. Nel 700 nascono due forme di rappresentazione, il romanzo e il giornale. Nei romanzi il tema del tempo vuoto e omogeneo è visibile tramite il termine “nel frattempo” cosi assistiamo a storie diverse in cui però i diversi personaggi sono legati anche non conoscendosi. L'autore mette in relazione tante azioni compiute nello stesso tempo da personaggi ignari l'uno dell'altro. Il movimento ordinato della società in tempo vuoto e omogeneo è analogia di nazione, concepita come solida comunità che si sposta lungo la storia. Esempio può essere il romanzo filippino “Noli me tangere”, José Rizal, 1887. La sua vita e le sue opere furono ispiratrici del movimento nazionalista filippino. E’ considerato il più grande eroe martire nazionale filippino. L'anniversario della sua morte è festa nazionale nelle Filippine. In Noli Me Tangere l’immagine iniziale di un ricevimento discusso da centinaia di persone anonime, che non si conoscono, di varie zone di Manila, in un dato mese di un dato anno, evoca la comunità immaginata. Il tempo interiore del romanzo, si fonde con quello esteriore della vita quotidiana di un comune filippino, coinvolgendo il lettore, offrendo l’immagine di una comunità che si muove in avanti lungo un tempo ordinato. Se pensiamo ad un giornale come prodotto culturale noteremmo un profondo carattere immaginario. Su un giornale si leggono diversi eventi, in cui gli attori non sanno l'uno dell'altro, ma l'arbitrarietà di inclusione e giustapposizione rivelano che il legame tra essi è immaginario. Il legame è scaturito da due fonti: la coincidenza cronologica ; e la relazione che lega un giornale o un libro al mercato. Il libro fu la prima merce a moderna produzione di massa. Il giornale è una forma effimera di libro ma venduto su scala colossale.

Conclusione: La possibilità di immaginare la nazione si presenta con tre concetti culturali: 1.

Il primo fu l'idea che un linguaggio sacro fosse garante di verità poiché inseparabile dalla verità stessa, portando alla nascita di fratellanze cristiane.

2.

La seconda fu la credenza di una società organizzata naturalmente intorno a centri superiori, cioè i monarchi, persone superiori che governavano per diritto divino. La lealtà verso di essi era gerarchica.

3.

La terza era la concezione del tempo in cui cosmologia e storia si fondevano, offrendo comuni fatalità dell'esistenza ed offrendo vie per la salvezza.

Il declino di queste certezze a causa del mutamento economico e delle sempre maggiori scoperte sociali e scientifiche, spinse a cercare un nuovo modo per tenere insieme fraternità, potere e tempo. Fu a questo punto che la nascita del capitalismo a stampa permise a molte persone di pensare a sè e di porsi in relazione agli altri, in modi profondamente nuovi. Ma perché diventa popolare proprio la nazione come forma di comunità immaginata?

3. LE ORIGINI DELLA COSCIENZA NAZIONALE Lo sviluppo della stampa come merce da vita alle prime forme di impresa capitalista: l’editoria. All'interno delle stampe la nazione diventa popolare. La stampa negli anni a partire dal 1500 era divenuta una grande industria sotto il controllo di capitalisti che per vendere miravano ad opere per il maggior numero di contemporanei. Il mercato iniziale fu composto da lettori latini, alla metà del ‘600 il mercato in latino è in declino e la produzione si sposta su testi in lingua volgare. La spinta verso il volgare si ha per tre ragioni:

1.

mutamento del latino: Con le recenti scoperte di testi antichi, il latino venne riavvicinato a quello ciceroniano, allontanandosi dal latino ecclesiastico, e diventando esoterico e lontano da quello parlato

2.

L’impatto della Riforma protestante: fu considerevole, con l'avvento di Lutero ci fu una vera e propria letteratura popolare alla portata di ognuno. Nella battaglia propagandistica i protestanti seppero incentivare il ruolo della stampa e si diffuse rapidamente il volgare.

3.

Il volgare: diventa la lingua amministrativa delle monarchie assolute. bisogna riconoscere il sorgere di particolari idiomi volgari come strumenti di accentramento da parte di monarchie potenti e aspiranti all'assolutismo.

La scelta della lingua appare come uno sviluppo graduale e caotico, nessuno pensava di imporre le lingue alle popolazioni successive alle dinastie. L'elevazione del volgare a lingua del potere, diede il suo contributo al declino della comunità immaginata cristiana. Quello che rese le nuove comunità immaginabili fu una quasi casuale, ma esplosiva, interazione tra capitalismo, stampa e fatalità della diversificazione linguistica umana. Le lingue scritte volgari prodotte dal capitalismo furono alla base di una coscienza nazionale in tre diversi modi: 1.

crearono un terreno comune di scambio e comunicazione, le diverse lingue parlate si facevano comprensibili una volta su carta, e i lettori legati dalla stampa formarono l'embrione delle comunità immaginate.

2.

In secondo luogo, l'editoria diede fissità alla lingua aiutandola a costruire quell'immagine di antichità per il futuro e l'idea soggettiva di nazione.

3.

In terzo luogo l'editoria creò linguaggi di potere di un tipo diverso dagli antichi volgari amministrativi. Tutti questi processi furono non intenzionali.

Quindi, in conclusione: la convergenza tra capitalismo, tecnologia e diversità linguistica crea la possibilità di una nuova forma di comunità immaginata, che nella sua morfologia pone le basi delle nazioni moderne.

4.

PIONIERI CREOLI

(Persone di origine europea nata nel Nuovo Mondo )

I nuovi stati americani nati tra fine e inizio di 700 -800 erano Creoli, fondati da chi condivideva lingua e origine con chi aveva combattuto. Il motivo che spinse all'indipendenza da Madrid paesi come il Venezuela, il Messico e il Peru, fu la paura di una mobilitazione politica dei ceti inferiori (indios e schiavi neri). I motivi che portarono alla nascita dei nazionalismi prima che in Europa e a produrre consapevolmente patrioti furono due: 1.

Il controllo soffocante esercitato da Madrid che impose nuove tasse, sostenne monopoli commerciali e limitò gli scambi nelle colonie a proprio vantaggio e favorì una notevole immigrazione.

2.

il flusso di idee liberalizzanti dell'illuminismo: Grazie al miglioramento delle comunicazioni ci fu una rapida trasmissione delle dottrine economiche e politiche e la spinta scaturita dalla rivoluzione francese del 1789 esercitò una forte influenza.

Tutte le nuove repubbliche sudamericane erano state delle unità amministrative tra il 500 e il 600, e crearono un pungente contrasto con i nuovi stati europei sorti tra la fine del 800 e l'inizio del 900. Il plasmarsi delle unità amministrative americane fu arbitrario e casuale, ma la vastità dell'impero, l'enorme varietà di territori e climi, e l'immensa difficoltà delle comunicazioni nell'era pre-industriale resero queste società autocentrate. Per capire come unità amministrative abbiano potuto concepirsi come patrie si deve guardare a come le organizzazioni amministrative producano senso. L'antropologo Victor Turner scrisse molto sul tema del viaggio come esperienza creatrice di significati. Il pellegrinaggio religioso verso luoghi sacri riuniva sotto la stessa fede e lo stesso scopo (arrivare al luogo sacro) persone provenienti da località remote e lontane tra loro. Per questo motivo un berbero che incontra un malese davanti alla Kaaba, si rende conto che entrambi pregano e fanno le stesse cose pur parlando lingue diverse e provenendo da luoghi diversi, ma uniti sotto l’unica fede, uniti sotto la stessa comunità immaginata religiosa “Noi siamo Musulmani”. Un certo viaggio non ha senso se non sentito come comunitario. I nuovi modelli di viaggio furono quelli creati dalle monarchie assolute e dagli stati imperialisti europei. Le monarchie assolutiste intendevano creare un apparato unificato di potere fedele al sovrano, contrapposto alla nobiltà feudale. Reclutavano homines novi privi di un potere indipendente che facevano da emanazione del potere del sovrano. Gli Homines Novi venivano scelti in base al talento che tracciava la rotta del loro successo, a differenza dei funzionari feudali che invece si susseguivano per successione e parentela. In questa scalata sociale gli Homines Novi incontrano altri colleghi funzionari che diventano compagni di viaggio e danno la consapevolezza di essere legati.

In realtà la tendenza a reclutare in base e a promuovere in base al talento piuttosto che al ceto di nascita, funzionò saltuariamente. Alla vigilia della rivoluzione messicana i creoli rispetto ai peninsulares erano in rapporto 70 ad 1, ma era inaudito che un creolo fosse promosso ad un alto incarico di funzionario. I Funzionari creoli erano ostacolati e non potevano che ricoprire incarichi nelle provincie dell'impero, nel loro difficile pellegrinaggio, egli incontravano altri pellegrini creoli, consapevoli di essere uniti dalla stessa fatalità di esser nati in America e per questo condannati ad essere subordinati, alimentava la loro coscienza. Da parte del sovrano i creoli con i loro numeri elevati costituivano un problema. Erano in possesso di mezzi politici, culturali e militari per far valere i propri diritti, in quanto Europei lontano dall’Europa, possedevano gli stessi mezzi della madre patria, erano una comunità coloniale e contemporaneamente un alta borghesia. Dovevano essere sottomessi e sfruttati ma erano essenziali per la stabilità dell'impero. I creoli possono essere paragonati ai baroni feudali, necessari ma pericolosi per il sovrano. L'illuminismo influenzò la distinzione tra europei e creoli. Si era giunti alla conclusione che i creoli nati in un emisfero selvaggio fossero di natura inferiori agli europei. Con l'arrivo del capitalismo a stampa, i creoli e le popolazioni locali iniziarono ad immaginare un paesaggio comune. Fino alla fine del 600, le tipografie erano solo a Lima e Città del Messico, una produzione ecclesiastica. Nel 700 sorsero i giornali. Le prime gazzette contenevano notizie commerciali, appuntamenti di politici e matrimoni, ma successivamente subentrarono elementi politici. Uno dei tratti più fertili, era il loro provincialismo. I gusti in fatto di giornali da parte dei lettori già divide le aree di interesse e la produzione agisce di conseguenza. Le genti dell’America Latina iniziarono a pensare a sé come Americani, perché questo termine denotava coloro che condividevano la fatalità di non essere nati in Spagna.

Conclusione: Nè il liberalismo, nè l'illuminismo, nè gli interessi economici avrebbero potuto creare di per sè il modello o l'aspetto di comunità immaginate, sebbene furono fattori importanti per creare un senso critico nei confronti dell’imperialismo e dell’ancien regime. A svolgere un ruolo decisivo storico invece, furono i funzionari creoli pellegrini e gli editori provinciali, dando vita alla periferia del campo visivo.

5. VECCHIE LINGUE, NUOVI MODELLI. Soltanto dopo la liberazione nazionale delle Americhe irrompe in Europa il nazionalismo che si distingue da quello creolo per due fattori: 1.

Per il nazionalismo Europeo la lingua nazionale è di fondamentale importanza politica ed ideologica, mentre nelle Americhe non costituì mai un problema

2.

In Europa tutti furono in grado si elaborare “modelli nazionali”.

La Nazione divenne quindi qualcosa a cui aspirare fin dall’inizio. Nel corso del 500 la scoperta di grandi civiltà, sconvolse le convinzioni Europee. Ci si rese conto che molte civiltà si erano sviluppate separatamente dall’Europa, divenne possibile pensare all’Europa come una civiltà fra le tante, non necessariamente come l’eletta o la migliore. Alla fine del 700 ...


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