Docsity nicolodi g maestra guardami PDF

Title Docsity nicolodi g maestra guardami
Author Andrea Pellegrino
Course Scienze Delle Attivita' Motorie, Sportive E Dell'Educazione Psicomotoria
Institution Università degli Studi di Salerno
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Summary

Riassunto del libro maestra guardami per l'esame di didattica dell'educazione psicomotoria...


Description

MAESTRA GUARDAMI Giuseppe Nicolodi Il bisogno di movimento,di pratica sportiva e di gestione del tempo libero sono tra gli aspetti più significativi caratterizzanti la nostra società moderna: questa esigenza sembro però caratterizzare solo gli adulti mentre ai bambini è lasciata ormai poca libertà per le esigenze di movimento e sport. Eppure la nostra epoca si caratterizza per notevoli richieste riferite alla pratica sportiva ma soprattutto al modo in cui condurla e veicolarla ai bambini specialmente dai 10 anni in su. I forti cambiamenti anche a livello pedagogico hanno spesso creato incomprensioni circa la natura dell’educazione motoria nelle scuola, anche alla luce di studi che hanno introdotto nuovi punti di vista e pareri. CAPITOLO 1: MODELLI DI LETTURA DEL MOVIMENTO Le problematiche inerenti al corpo e al movimento sono spesso state inquadrate all’interno di quadri teorico-metodologici di riferimento, cioè modelli epistemici diversi e validi al contempo. Primo modello: EDUCAZIONE FISICA TRADIZIONALE questo modello si è basato sul dualismo culturale proprio del sapere scientifico occidentale. Esso contempla il corpo e il movimento secondo una valenza anatomo-funzionale, regolata da leggi anatomiche e della neurofisiologiche, a loro volta basate su leggi chimiche e fisiche; secondo questo modello il corpo è un oggetto su cui applicare le stesse leggi usate per gli altri oggetti naturali, verso cui rivolgere un interesse scientifico. Esso però non può essere vero e proprio soggetto di conoscenza” perché è fonte e recettore di sensazioni mutevoli e ciò che muta viola il principio di identità e non contraddizione su cui si fonda la verità scientifica. Questo tipo di visione era stata già sottolineata da Galileo e Cartesio che consideravano ingannevoli le percezioni del corpo perché non riconducibili al metodo della scienza nascente. L’educazione motoria tradizionale si sviluppa secondo una visione fortemente dicotomica che interpreta il corpo e la mente, il fisico e lo psichico, come due entità fortemente separate: il corpo in questo senso è una macchina organica e funzionale il cui movimento delle parti appare regolato da leggi scientifiche e naturali. Questo modello si basa quindi sull’idea della “mens sana in corpore sano” e fissa come obbiettivi generali educativi e formativi l’addestramento del corpo e la sua performance. Un percorso educativo così definito è fortemente orizzontale nel senso che propone attività uguali per tutti da cui si discrimineranno i più capaci dai meno capaci. Questo modello risulta efficace quando il soggetto riesce a convogliare nella performance sportiva anche lo stato mentale perché in effetti la prestazione atletica richiede un equilibrio psicofisico completo. Questo stato in cui convergono nella pratica le componenti fisiche, emotive e mentali sembra essere caratteristico di un momento particolare dell’infanzia cioè la

preadolescenza. Secondo quest’ottica il modello tradizionale risulta efficace perché basato su adeguate modalità psicologiche di vivere sé stessi, il corpo e il suo sviluppo. È solo verso i 9-10 anni che il bambino entra in una fase più “mentale “ e meno “corporea” cioè è in grado di convogliare energie e piacere nella prestazione orientandosi al contempo al risultato finale. Nella fase precedente invece è ancora molto forte il legame mente-corpo per cui il bambino è caratterizzato da un vissuto ancora prevalentemente emozionale perché il bambino trae piacere e divertimento dalla pratica in sé mentre il controllo,l’obbiettivo e la misura sono elementi tipici dell’età adulta. Quindi , in sintesi, questo modello, in sé scientificamente valido, trova il suo valore pedagogico che applicato in modo corretto e nel periodo giusto anche se non è particolarmente flessibile e adattabile alle varie forme di diversità Secondo modello ovvero la PSICOMOTRICITA’ La prima apparizione del termine psicomotorio risale circa al 1870 negli studi neurologici in contrapposizione al modello anatomo-clinico che postulava per ogni manifestazione patologica legata al movimento una corrispondente lesione cerebrale. Per psicomotricità si volle fare riferimento alla zona della corteccia cerebrale vicina alle aree motorie dove si ipotizzava avvenisse l’unione tra movimento e immagine Tale concetto fa riferimento a due termini antitetici cioè mente/spirito e movimento e sta a indicare uno sviluppo contiguo e parallelo, e un’interdipendenza tra l’uno e l’altro. Esso permette quindi di superare il modello dualistico filosofico tradizionale che per tanto tempo ha impedito l’interdisciplinarietà delle scienze umane. Il superamento di questa dicotomia si deve a numerosi studi che misero in risalto il legame esistente tra corpo e sviluppo cognitivo: Campo psicologico e psicoanalitico: 1) Piajet fu uno dei primi ad introdurre il concetto di psicologia genetica nella quale individua il movimento come l’origine della strutturazione dell’intelligenza intesa come una forma di adattamento dinamico dell’organismo all’ambiente. Tale intelligenza si sviluppa per tappe attraverso il rinnovato equilibrio tra le pratiche di “accomodamento”( modifica dello schema cognitivo interiorizzato per accogliere altre azioni o rappresentazioni) e “assimilazione”( interiorizzazione di uno schema di acquisito) e passa dall’intelligenza senso-motoria a intelligenza rappresentativa data dalla capacità di figurarsi azioni solo mentalmente. Quindi per Piajet il pensiero di costruisce a partire dall’azione e lo sviluppo dell’intelligenza si identifica con lo sviluppo della motricità. 2) Wallon introdusse nei suoi studi il concetto di psicobiologia in riferimento all’idea secondo cui la comunicazione con il mondo esterno nasca in prima istanza dal movimento. Nel rapporto con il mondo esterno si afferma l’unità funzionale, nella quale psichismo e motricità divengono espressione totale dell’essere, del soggetto nel suo rapporto

con l’ambiente. Nel bambino in particolare la comunicazione tonicoemozionale avviene attraverso l’integrazione delle funzioni sensoriali( enteropercettiva,priorpercettiva,estro percettiva) e fenomeni motori(posture, gesti…) 3) La psicoanalisi di Freud riconosce l’esistenza accanto al corpo concreto dell’individuo anche un corpo fantasmatico( cioè non puramente fisico) come manifestazione dei fenomeni patologici legati ai bisogni primordiali del corpo. Si riconosce in questo senso l’importanza assegnata proprio a questi bisogni primordiali e nascosti , necessari per la strutturazione della personalità dell’individuo. Freud studia il movimento anche nella sua variabile pulsionale ed erotica in quanto proprio il movimento risponderebbe alla legge del piacere e fuga dal dispiacere perché il corpo non ha solo un valore funzionale ma anche emotivo ed affettivo. 4) La fenomenologia di Merleau-Ponty individua nel corpo e nel movimento l’espressione del modo di essere originale e tipico di ciascun individuo: il corpo infatti è un segno di presenza nel mondo. Secondo questa visione psichismo e motricità coincidono nell’unità spaziotemporale e senso-motoria. Gli approcci pedagogici: 1) Si fa riferimento alle teorie elaborata da Froebel, Decroly, Claparede e Montessori che per la prima volta rivalutano l’aspetto senso-motorio nell’ducazione della prima infanzia e riunificano nel concetto di sviluppo psichico globale i vari campi:intellettivo ,sensoriale, motorio e affettivo. 2) Le Boulch si interessa dell’educazione fisica e della ginnastica correttiva e individua in molte deformazioni evolutive non tanto delle cause patologiche ma degli atteggiamenti di origine caratteriale e psicologica: un reale cambiamento a livello motoria quindi deriva non tanto dalla ripetizione degli esercizi ma anzi è necessario incidere sugli aspetti emotivi e comportamentali. Inoltre nell’educazione motoria il movimento va preso nel suo complesso per cui nn può identificare una pratica segmentaria. Egli mette a punto la disciplina della psicocinetica che si prefigge lo sviluppo completo del bambino utilizzando come materiale pedagogico tutte le forme del movimento. 3) Vayer accentua l’attenzione sullo sviluppo psicomotorio del bambino inteso come processo di maturazione e acquisizione di competenze cognitive, affettive e neurofisiologiche globale che avviene per tappe successive. A Vayer si deve l’invenzione di un test psicomotorio attraverso la raccolta di dati produce uno schema globale e completo dello sviluppo motorio del bambino e dei diversi settori; sulla base di questo schema e poi possibile strutturare esercizi specifici per ciascuno e adatte alle varie fasi di sviluppo al fine di garantire il corretto equilibrio tra sé stessi e il mondo esterno e controllo del proprio corpo.

4) La Pierre e Aucouturier elaborano una teoria secondo cui l’intelligenza si sviluppa attraverso degli schemi senso-motori; il corpo in questo senso è mediatore delle conoscenza per cui l’educazione fisica non deve essere impartita attraverso esercizi predeterminati ma anzi deve essere scoperta attraverso continue esperienze corporee. L’accento quindi non è tanto sugli esercizi ma sulla situazione che permette al bambino di scoprire e vivere le nozioni fondamentali alla base dei processi cognitivi. Si contesta così l’immagine di un corpo organico e meccanico a cui si richiede una prestazione perfetta e ottimale nei confronti invece di un corpo complesso e comprensivo di diverse dimensioni: questi autori per esempio riconoscono la relazione esistente tra emozioni e strutture motorie secondo un modello organizzativo tonico-emozionale. Aucouturier elaborò anche una terapia psicomotoria utilizzata nei casi in cui il deficit psicomotorio è primariamente legato ad aspetti emotivorelazionali attraverso pratiche che agiscono utilizzando la comunicazione non verbale e il dialogo tonico-emozionale. Questo approccio aveva comunque alcuni limiti significativi per esempio non si interessava delle variabili ambientali che potevano essere correlate al disturbo e in alcuni casi non risulta sufficiente per il recupero dei disabili verso un orizzonte di equilibrio personale e inserimento nella società 5) Orlic è ricordato per aver pubblicato un manuale che permette al bambino di entrare in sintonia con sé stesso e il proprio copro attraverso l’educazione ai gesti, alla mimica e alla musica. Contributi nel campo medico e sanitario: 1) De Ajuriaguerra elabora una teoria particolare secondo cui l’interazione tonico-emozionale è alla base della nascita della relazione e dei rapporti del bambino con il mondo esterno che in un primo momento è rappresentato dalla figura materna con cui il bambino interagisce attraverso il dialogo tonico. Delle difficoltà legate alla gestione di questa dimensione sono chiamate “turbe psicomotorie” le quali possono assumere forme molto diverse. Questi disturbi sarebbero legati non tanto ad una lesione cerebrale ma ad un problema riguardante il rapporto tra corpo e affettività. Per questo motivo egli elabora una terapia psicomotoria correttiva di queste difficoltà proclamando l’unità psicosomatica dell’individuo cioè la completezza della persona data dall’unione mente e corpo. La psicomotricità attuale è il risultato complessivo del contributo apportato da questi molteplici approcci, come un’evoluzione delle pratiche educative e pedagogiche fornite da questi diversi studi. Il merito della psicomotricità, oltre al superamento dell’approccio dualistico e alla riscoperta della dialettica mente -corpo, è dato dalla forte sensibilità rivolta nei confronti della persona e della sua unicità. Si è così realizzato un passaggio dal

corpo organico, meccanico e dualistico ad un corpo dinamico capace di coinvolgere molteplici dimensioni dell’essere: Cognitivo,relazionale,emotivo, espressivo e funzionale. La psicomotricità riconosce inoltre la valenza del corpo informazionale ossia un corpo capace di ricevere,organizzare e memorizzare informazioni e messaggi che provengono dal suo stesso funzionamento e dal mondo circostante. Se si sottolinea questa valenza allora ogni intervento educativo deve essere predisposto in modo da creare tre momenti essenziali: mettere il corpo in condizioni di ricevere messaggi sensoriali, favorire la presa di coscienza di tali informazioni, favorirne l’elaborazione mentale. Il modello educativo psicomotorio pone l’allievo in situazioni di ricerca attiva e relazione con il mondo(interno ed esterno), questo percorso oltre a garantire lo sviluppo del corpo e del movimento predispone il soggetto alla disponibilità di apprendere come prerequisito base del processo formativo. Questo modello si origina in un clima di sicurezza e fiducia favorite da un insegnante che sia riferimento e contenimento, che sappia ascoltare a valorizzare. La valenza dell’educazione psicomotoria come conferma Rossini, l’obbiettivo dell’educazione psicomotoria è fondare un’esperienza corporea positiva in modo tale che tali esperienza lascino tracce positive caratteristiche della “memoria corporea” , la quale comprende tutte le manifestazioni corporee sia funzionali che relazionali. Più tali tracce sono positive più il soggetto, nell’esperienza quotidiana, si sentirà in grado di compiere con successo una prestazione. Rispetto al modello educativo prima visto, l’educazione psicomotoria è fortemente obliqua perché presenta condizioni di lavoro superabili da tutti e da ciascuno nel rispetto delle peculiarità individuali. In questo caso l’atteggiamento dell’insegnante sarà orientato a sprono are ogni alunni a sperimentare le proprie risorse e potenzialità , indipendentemente dal risultato. Da un punto di vista pedagogico infine la psicomotricità ha dato due contributi essenziali: A. Ha permesso di superare la visione dualistica che considerava mente e corpo come entità distinte per cui introduce un nuovo contributo a livello sia teorico che pratico per meglio definire il percorso di maturazione e crescita contigua delle due dimensioni B. Inoltre è un modello educativo fortemente interculturale e inclusivo perché è stato determinante nei confronti dell’integrazione dei bambini portatori di handicap in ragione della sua obliquità che permette ad ogni individuo di vivere la pratica sportiva indipendentemente dalle sue capacità e potenzialità

Terzo modello: il LINGUAGGIO CORPOREO o COMUNICAZIONE NON VERBALE per linguaggio corporeo si vogliono intendere tutte le modalità espressive che non presuppongo specifiche conoscenze o competenze cognitive, né complesse

capacità di decodifica; questo terzo modello nasce a seguito di una critica rivolta nei confronti della psicomotricità classica accusata di prediligere un approccio eccessivamente unidirezionale, centrato cioè solo sul cognitivo e sul mentale. Esponenti massimi di questa critica furono Lapierre e Aucounturier che misero in evidenza gli aspetti puramente emozionali ed espressivi del corpo. Aucounturier in particolare mise a punto una pratica psicomotoria basata sull'idea di Persona considerata globalmente nella sua corporeità, intelligenza ed affettività, tra loro profondamente interagenti. Si tratta di un'attività rivolta ai bambini che mira a favorire lo sviluppo, la maturazione e l'espressione delle potenzialità del bambino a livello motorio, affettivo, relazionale e cognitivo, concepite non come ambiti separati ma viste nell'ottica della globalità della Persona. La Pratica Psicomotoria aiuta i bambini a crescere armoniosamente accompagnando e favorendo il loro processo di crescita e di strutturazione dell'identità. La Pratica Psicomotoria utilizza il gioco spontaneo, il movimento, l'azione e la rappresentazione perché è tramite l'azione ed il piacere che questa genera che il bambino scopre e conquista il mondo. CAPITOLO 2: L’ASSE CORPO-EMOZIONI Nella comunicazione quotidiana il linguaggio corporeo è fortemente centrale: ogni messaggio inviato infatti è dotato di una componente corporea che informa il destinatario del contenuto delle nostre emozioni e del nostro stato emozionale relativo all’argomento di cui si sta trattando nella comunicazione. Per questo la componente corporea costituisce un elemento di validità e veridicità del messaggio; non a caso ognuno di noi è predisposto ad interpretare un messaggio nelle sue componenti semantiche(relative al contenuto) e corporee relative alla veridicità e al modo in cui l’informazione deve essere interpretata. Questi “messaggi” inviati dal corpo sono inoltre inconsci e involontari e spesso caratteristici della comunicazione relazionale piuttosto che della comunicazione relativa al sapere. Per i bambini la comunicazione corporea è un aspetto centrale: appena nati essi usano il corpo come principale fonte di comunicazione per messaggi il cui contenuto è quasi esclusivamente emozionale ecco perché la via psicomotoria è privilegiata per permettere al bambino di esprimere, ricevere ed elaborare tutta la propria emozionalità. Il docente che vuole predisporre un percorso cognitivo di questo tipo deve però ricordare che: 2) Spesso il linguaggio corporeo è inconscio e involontario per cui è essenziale essere in grado di inviare messaggi che non siano contraddittori 3) Il linguaggio corporeo spesso va semplicemente colto e non interpretato secondo uno schema cognitivo specifico perché la comunicazione corporea esiste indipendentemente dal contenuto del messaggio In definitiva, spesso con i bambini più piccoli, la comunicazione corporea è forse più utile rispetto al contenuto verbale per cui è essenziali che ciascun

insegnante in questa fase sia in grado di utilizzare al meglio la propria espressività e le proprie emozioni regolando la comunicazione corporea. Il percorso corpo-emozione nell’educazione il corpo e il suo linguaggio esprimono il mondo emozionale dell’individuo per cui un modello educativo che i definisca globale deve tenere in conto anche di questa dimensione relativa all’asse corpo-emozione che rispetto all’asse corpomente, pare essere ancora poco sviluppato. La riflessione di un qualsiasi percorso educativo deve centrarsi innanzitutto sul concetto di affettività intesa come il mondo emozionale interno del bambino e le relative manifestazioni esterne ed espressioni di tali vissuti emotivi le quali si sviluppano attraverso tappe fondamentali evolutive di costituzione della personalità individuale; al contempo si richiede che il docente stesso,consapevole di questa dimensione sviluppi due tipi di competenze : 1) Capacità di ascolto , cioè saper ricevere il messaggio del bambino, leggere e comprendere il suo linguaggio corporeo 2) Sviluppare la capacità di rispondere in modo adeguato utilizzando il proprio linguaggio corporeo ed espressivo ricordando che questo canale è il PRIVILEGIATO per bambini piccoli Anche il linguaggio corporeo si dota di un ALFABETO proprio: 



Il tono muscolare è uno degli elementi più arcaici della comunicazione emozionalerelazionale. Il neonato per esempio reagisce attraverso meccanismi di tensione/distensione del corpo in relazione agli stati di agio/disagio interni e ai suoi bisogni; la madre è quindi chiamata ad interpretare correttamente questi diversi stati tonici e rispondere di conseguenza. Gradualmente le variazioni toniche del bambino si modulano ed entrano in sintonia con l’interpretazione della madre: si sviluppa così quello che viene definito come dialogo tonico. È una forma spontanea, arcaica e la più corporea delle modalità comunicative e si basa soprattutto su un investimento di stati interni e proprio percettivi. Con lo sviluppo la tonicità sarà integrata con le parole, la voce, il movimento e altre categorie che permetteranno al soggetto di intrattenere rapporti anche a distanza. Infine diverrà una modalità comunicativa inconscia e involontaria che fa da criterio di verità agli altri messaggi. La postura si può definire come la posizione del corpo a cui l’altro assegna un particolare significato. La postura è utilizzata in modo semicosciente ma anche essa trasmette informazioni circa il nostro stato emozionale. La postura richiede non solo la coordinazione di diversi schemi motori ma anche la capacità autonoma di movimento. Si compone di tre elementi: tono, posizione spaziale dei vari elementi corporei e posizione spaziale dei segmenti corporei (braccio,mano,gamba…); così il contenuto del







messaggio varierà a seconda del tono uti...


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