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Course Storia Contemporanea
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riassunto manuale storia contemporanea Salvatore Lupo Storia Contemporanea Università degli Studi di Milano 41 pag.

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SINTESI ESAME STORIA CONTEMPORANEA L’ OTTOCENTO CAPITOLO1 L’ ALBA DI UNA NUOVA ERA Durante l’ età contemporanea si è verificata una lunga fase di sviluppo economico, si è creato un mondo tecnologico e artificiale percepito come progresso, in Occidente all’ inizio del XIX secolo i figli potevano aspirare ad un vissuto migliore di quello dei genitori, oggi purtroppo siamo alla fine di questa fase storica. Ricchezza e povertà sono distribuite in un modo disomogeneo in tutto il mondo producendo gratificazioni e oppressioni. L’ origine di tutto ciò si può identificare con LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, in cui il progresso tecnologico iniziò in Inghilterra intorno al 1760 nel settore della tessitura, della filatura e di molti macchinari per la manifattura che divennero indispensabili fin dal 1780, Inizialmente azionate dalla forza dei corsi d’ acqua e successivamente aiutate dall’ utilizzo del vapore. L’ aumento della produzione portò anche alla ricerca e all’ innovazione, insieme all’ industria tessile, anche quella mineraria assunse un ruolo importante. Tutto ciò generò il SISTEMA DI FABBRICA dato dal capitale alto che portò ad un ampio capitalismo, per rendere più efficiente il meccanismo si concentrò l’ attività sotto capannoni con concentrazione di lavoro degli operai sotto rigide regole e ritmi. Alla metà del 1800 l’ Inghilterra era l’ officina del mondo, sia nel settore siderurgico (ghisa ed erro), sia in quello tessile (cotone nel Lancashire e a Manchester), il cotone grezzo veniva da paesi come l’ India, l’ Egitto e il su degli stati Uniti. Nel resto d’ Europa l’ industrializzazione si espanse in Belgio, in Germania in Francia, Spagna, e nell’ impero asburgico, questo comportò un aumento demografico con il miglioramento delle condizioni di vita grazie al vivere di agricoltura e commercio integrato al lavoro domiciliare o in fabbrica. Si verificò la cosiddetta RIVOLUZIONE AGRICOLA, dovuta ad innovazioni delle tecniche di coltivazione e all’ uso della rotazione insieme a concimi naturali, adottata prima in Gran Bretagna e poi in Olanda. Ci fu un miglioramento anche nei trasporti commerciali con le ferrovie e le navi da commercio. Il capitalismo ottocentesco è regolato dalla oggi definita globalizzazione, attraverso commerci a lunga distanza per cui si aveva bisogno di denaro, sostegno politico, navi, cannoni e relazioni internazionali, tra i maggiori esponenti oltre all’ Inghilterra ci furono i portoghesi, gli olandesi e i francesi che trafficavano con l’ America, l’ Africa, l’ Asia e l’ Oceania. Ci fu anche la conquista del Nuovo Mondo, gli spagnoli e i portoghesi in primis operarono una colonizzazione, parte dei nativi venne sterminata e parte morì dalle malattie portate dai conquistadores, inoltre la superiorità delle armi era imbattibile. Un aspetto importante fu il mercato triangolare della tratta degli schiavi Europa-Africa-Americhe, venivano inviati navi con armi in America passando dall’ Africa in cui venivano caricati schiavi portati poi a destinazione per lavorare nelle piantagioni coloniali in cui prevalentemente si producevano the e cotone. Si adottarono politiche mercantilistiche con monopolio legale del commercio su certi prodotti come le spezie o le pellicce. Il monopolista più grande fu LA COMPAGNIA DELLE INDIE a cui il governo britannico delegò il commercio con l’ India per spezie e tessuti, il the della Cina veniva scambiato con L’ Oppio, tra il 1765 e il 1772 acquisì il controllo del Bengala e l’ imperatore musulmano Moghul col tempo divenne un vassallo di questo commercio appoggiando uno pseudo stato- capitalistico. Il governo di Londra obbligava i consumatori angloamericani ad acquistare il the dalla compagnia delle Indie anche se costava meno dagli Olandesi, la conseguenza fu il BOSTON TEA PARTY nel 1773 un carico di the venne rovesciato dai cinesi e si diede inizio ai conflitti di tutte le rivoluzioni compresa quella dell’ indipendenza degli usa, le mutazioni furono molte comprese quelle delle abitudini quotidiane come la prima colazione borghese diventata dolce con l’utilizzo di spezie, bevande e tazze dalla Cina o di zucchero dall’ America.

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La rivoluzione portò una rottura di equilibri storici e politici che iniziarono già con la rivoluzione francese e chiamò in causa anche quella americana e inglese seicentesca e che diedero vita a pensieri quali liberalismo, democrazia e nazionalismo: •

Inghilterra: gloriosa rivoluzione 1688-89, ci troviamo con Locke e il contrattualismo in cui il governo non si deve intromettere nella vita dei cittadini e non deve interferire con i suoi diritti inalienabili e Montesquieu con la sua divisione dei poteri, legislativo del Parlamento, esecutivo del re e giudiziario della magistratura. Il Parlamento si divide in Camera (per diritto ereditario, nobili e anglicani e dei Lord e dei Comuni, della gentry, e si occupava dell’ imposizione fiscale, della spesa pubblica etc. l’ amministrazione locale era affidata alla gentry e agli Yemen che lavoravano la terra, con lo spirito della common law in cui il popolo entrava a far parte delle giurie



America= dichiarazione di indipendenza 1776 i cittadini delegano il potere ai governi, i diritti valgono per tutti ma non per gli schiavi. Costituzione 1787 con carattere federale a cui aderirono 13 stati definiti colonie con un self-governement. Si verifica una continuità politico-costituzionale dal basso con le istituzioni locali all’ alto con i singoli stati e il presidente eletto in via indiretta, i cittadini delegano a delle persone del governo prescelte. Si ha un modello presidenzialista



Francia: si arriva alla dichiarazione dei diritti dell’ uomo e del cittadino 1789, con i diritti inalienabili che vengono fatti rispettare da una Costituzione, su modello diverso da quella inglese che aveva norme ma non è scritta e non esiste tuttora. Dopo la rivoluzione ci fu instabilità e discontinuità con guerre civili tra partiti e nei confronti delle potenze europee a favore della monarchia, si alternarono diverse costituzioni ma nessuna regolò i conflitti politici. Le fratture tra 1789-1814 furono in 4 fasi: monarchico-costituzionale (1789-92) finita quando venne accusato Luigi XVI Borbone di aver cospirato per riportare l’ antico regime, repubblicano-radicale (1792-94) con giacobini intellettuali e i sanculotti artigiani e lavoratori e l’accusa al re e Maria Antonietta nel periodo del terrore, repubblicano-moderata (1794-99) i giacobini accusati e ghigliottinati, nasce il direttorio che propone la sovranità del popolo ma non sa come portarla avanti, bonapartista (1799-1814) Napoleone si fece nominare primo console e si attribuì il titolo di imperatore con un plebiscito nel 1804.

In Europa venne sovvertito l’ antico regime a cui seguì una fese ricostruttiva in cui si abolì il feudalesimo e il sistema feudatario maggioritario, vennero espropriati i possedimenti del clero, della vecchia aristocrazia che fuggirono all’ estero, le terre divennero beni nazionali venduti alla borghesia provinciale. Con la Francia abbiamo un esempio di codificazione che è opposto alla common law inglese e americano. Il Codice Civile del 1804 unificava sia la condizione giuridica sia quella delle proprietà. La tutela dei diritti si fermava però all’ ambito familiare, alla donna non era riconosciuta nessuna autonomia. Si stabilì inoltre il centralismo amministrativo, si può dire una piccola vittoria della borghesia che in genere era opposta all’ aristocrazia ma se diventa colta come nel caso del Regno di Prussia non mostra più nessuna differenza, portando ad un’ osmosi tra aristocratici e possedenti borghesi. Si sviluppò una società rurale con imprenditori che potevano contrattare con i proprietari l’ entità della rendita fondiaria, cioè la somma da versare per poter coltivare la terra, il prezzo saliva dato che i terreni buoni erano pochi. Il 1815 con il CONGRESSO DI VIENNA ridisegnò l’ ordine europeo dopo la sconfitta di Napoleone. Si aprì il varco al conservatorismo che considerava l’ antico regime come l’ unico legittimo e ne invocava la restaurazione, troviamo intellettuali, nobili e contadini. I personaggi che presero le decisioni cruciali furono METTERNICH che puntava ad un ordine duraturo, infatti ammise al congresso anche rappresentanti della Francia sconfitta, e ALESSANDRO I

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che invocò la formazione di una SANTA ALLEANZA tra le potenze come misura preventiva controrivoluzionaria, la sottoscrisse insieme agli austriaci e al regno di Prussia, l’ alleanza aveva un principio assolutistico, il potere monarchico non andava limitato. In Francia lasciarono le riforme varate, in Spagna ea Napoli si mantenne una monarchia amministrativa, in Spagna si ottenne una costituzione sul modello liberare richiamando quello rappresentativo britannico. La restaurazione borbonica dal 1812 era contro il regime napoleonico, ci furono i legittimisti e i liberali i quali dominavano le Cortes che vararono la costituzione di Cadice ripudiata però dal sovrano Ferdinando VII di Borbone. Sempre più si distinguevano movimenti indipendentisti e massonici, società segrete con prospettiva costituzionalista, nel 1822 si arrivò appunto al liberalismo che si caratterizzava per la convinzione che la città di dio con la sua perfezione non potesse essere raggiunta da quella degli uomini, la ragione umana si muove su un piano del verosimile e non della verità assoluta per questo si deve dare la libertà di scelta e il libero arbitrio, lo stati deve intervenire sul meno possibile nella vita dei cittadini. Il liberalismo si basa: 1. Sui diritti individuali di Locke e di Montesquieu 2. I principi devono essere garantiti dalla costituzione 3. Il Parlamento deve rappresentare la cittadinanza

La tendenza moderata era monarchica e voleva a capo una persona che non dipendeva da nessuno per il mantenimento dell’ ordinamento sociale e si assumevano il modello della Gran Bretagna del bicameralismo con Camera alta e Camera Bassa, le persone collocate ai vertici della società avevano il livello di autonomia necessario per partecipare al governo della nazione e si dovevano tenere lontani dalla piccola borghesia. Si sviluppava poi la tendenza democratica che puntava sul monocameralismo dato che il popolo era uno ed era contro l’ aristocrazia. Nel 1791-92 Mary Wollstonecraft insieme alla francese Olympe de Gouges richiedevano il diritto di voto per le donne e questo venne negato perché gli uomini pensavano di essere gli unici a mantenere la società con regole, nemmeno in America si ebbe facilmente una considerazione delle donne. NAZIONE, questo termine porta un concetto fondamentale dell’ età moderna e contemporanea, Gran Bretagna e Francia era unificati come stati con un unico re, un’ unica corte, un’ unica lingua e con dei confini più o meno definiti. Questa comunanza portò alla definizione di Stati-Nazione, e non c’è nazione senza nazionalismo cioè un movimento politico-ideale che affermi la sovranità della nazione stessa, lo status venne rivendicato anche da Germania e Italia. Napoleone aveva conquistato l’ Europa Orientale procedendo verso est prendendo in considerazione tre grandi regni: dando vita all’ altra prospettiva, gli imperi. Impero ottomano, asburgico e zarista che si rifacevano ad un principio dinastico e religioso, si trattava di dispotismo orientale, quello ottomano si estendeva a cavallo di Europa, Asia e Africa, quello zarista divideva l’ Europa orientale dall’ Asia, quello asburgico si estendeva fino ai Balcani e la Lombardia. Si delinea così la dicotomia Occidente/Oriente portando a 4 tipi di imperi: I.

TRADIZIONALE EUROPERO es asburgico

II. TRADIZIONALE ESTRAEUROPEO es cinese III. NAPOLEONICO, NON TRADIZIONALE IV. IMPERI COLONIALI EUROPEI es britannico e francese

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CAPITOLO 2: LA GRAN BRETAGNA 1815-1861 Come già ribadito la Gran Bretagna è stato nel 1800 il paese dell’ innovazione, uno dei fenomeni che lo resero possibile fu l’ unione dei suoi paesi, Inghilterra, Galles e Scozia e Irlanda, cosa che avvenne nel 1801. Il parlamento irlandese confluì in quello britannico a Westminster, Galles e Scozia mantennero le loro lingue gaeliche che erano marginali e popolari rispetto all’ inglese, ma nonostante questo ci fu un sottofondo di libertà portato da questa unione, come quella di stampa ed opinione ad esempio. Il modello inglese porta modernità ma anche contraddizioni con tratti tradizionali. David Landes storico noto, parla di economia e afferma che a Londra prevalevano le piccole imprese artigiane che producevano oggetti di lusso o di prima necessità e materiali per l’ edilizia, stando al censimento del 1815 le imprese cotoniere erano talmente piccole che avevano ognuna circa 50 dipendenti. Il settore più salariato e importante era il servizio domestico, i massimi rappresentanti della ricchezza e del prestigio sociale erano i membri dell’ alta nobiltà e accanto a questa i grandi finanzieri, la forza della sterlina rappresentava la principale moneta di scambio, il denaro era impiegato nelle obbligazioni di stato e nella carriera politica oltre che nelle aziende industriali. L’ organizzazione politica affidata alle camere, alla Camera dei comune potevano votare solo i ceti abbienti e non tutti i voti pesavano allo stesso modo, veniva attribuito un numero uguale di deputati a collegi rurali spopolati e controllati dalla gentry. Alla camera dei lord non c’era il voto perché composta da membri per eredità quindi non ha una logica paritaria e rappresentativa, i maggiori partiti erano whig liberali e tory conservatori. Anche la chiesa anglicana faceva parte della camera dei lord, i suoi fedeli godevano di privilegi, i cattolici erano esclusi da tutto. La discriminazione verso di loro aveva effetti più gravi in Irlanda dove i cattolici erano la maggioranza, inoltre il fattore politico-religioso si sommava a quello politico-sociale e a quello nazionale, i latifondisti erano protestanti, il ceto popolare era cattolico, prevaleva l’ elemento protestante solo nella regione dell’ Ulster colonizzata dagli scozzesi intorno al XVI secolo e fu la parte che spinse per l’ unione e diventare parte della Gran Bretagna. Nell’ età della restaurazione, il paese fu governato dal partito dei tory con leader aristocratici come Arthur Wellesley, duca di Wellington, insieme al fratello entrò in politica ma ben presto si trovarono su due fronti opposti, perché nel 1828 il fratello si schierò con i whig proteggendo l’ Irlanda e l’ emancipazione dei cattolici, irritò il re e dovette dimettersi. In questo periodo L’ india offriva all’ aristocrazia grandi occasioni per arricchirsi, e la questione cattolica rimaneva una ferita aperta, whig e tory venivano dallo stesso strato sociale per ciò nella loro diversità erano contigue. Tra gli esponenti dei whig ci fu Daniel O’ Connel che proponeva una riforma democratica, si faceva politica nel paese ma non in parlamento, il punto di giunzione erano le petizioni da sottoporre. Nel 1829 questo sistema portò all’ ammissione anche se malvolentieri dei cattolici nel parlamento. Nel 1832 ci fu la riforma elettorale con cui vennero modificate le circoscrizioni elettorali, definite sulla base del numero di abitanti e non dall’ estensione geografica. Le aree più povere furono però ulteriormente danneggiate, in Inghilterra votava 1 maschio su 5, in Scozia 1, in Irlanda 1 su 20. Nacque così il movimento del CARTISMO che rappresentò il primo movimento democratico di massa e prendeva il nome dalla carta del popolo stipulata nel 1838, voleva aspirare al suffragio universale maschile. Siamo già nell’ età vittoriana che rappresenta la stabilità del modello inglese. il liberalismo è una corrente filosofica che va di pari passo con la teoria economica del LIBERISMO teorizzata da Smith entrambe convergono sulla tutela della sfera privata e individuale delle ingerenze governative. Secondo la teoria liberista la ricchezza delle nazioni è dovuta all’ aumento della produttività (per singolo lavoratore in una singola unità di tempo) e al pieno sviluppo della dimensione del mercato( domanda e offerta che determinano i prezzi in base a cui si decide di produrre o vendere i prodotti), in questa logica rientra il mercato del lavoro nel quale imprenditori e lavoratori decidono quale salario concedere e accettare, se il mercato è lasciato libero è capace di

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autoregolarsi grazie alla concorrenza. Un altro grande economista è David Ricardo che afferma che in una situazione di libero mercato il paese che vende acquistando da un altro ne trae vantaggio perché il prezzo viene mantenuto basso dal fatto che ognuno sfrutti le proprie materie prime. In sostanza il liberismo prevede il controllo del prezzo dei beni di prima necessità, il sostegno dei livelli dell’ occupazione e dei salari, l’ incoraggiamento di certi settori economici, la protezione della produzione interna. Tra le battaglie più celebri al liberismo ci fu quella dell’ ANTI-CORN LAWS LEAGUE presieduta da Richard Cobden, industriale cotoniero di Manchester, fu varata nel 1815 dal governo dei tory e colpì le importazioni di grano con dazi che crescevano ogni volta che il prezzo del prodotto straniero era in grado di far concorrenza al prodotto interno e di mettere quindi in difficoltà i produttori nazionali. Le necessità alimentari venivano soddisfatte coi prodotti provenienti dalla Danimarca o i Paesi Bassi, i liberisti criticavano i protezionismo del grano perché favoriva la proprietà fondiaria dell’ aristocrazia e danneggiava i consumatori operai che acquistavano un prodotto con un prezzo elevato, inoltre danneggiava indirettamente gli industriali esportatori di prodotti manufatti. Le Corn-Laws vennero abolite nel 1846 con la decisione di Robert Peel che cercò la via del compromesso. Questo modello fu d’ ispirazione per gran parte dell’ Europa, l’ influenza liberiste era universale. La questione sociale vedeva paragonato il libero mercato alla provvidenza divina, definendolo come la mano invisibile capace di regolare il mondo grazie alla sua razionalità. La teoria di David Ricardo divideva le classi sociali in 3 gruppi contrapposti: proprietari fondiari, gli imprenditori e i lavoratori, alla sua argomentazione attinse Marx soprattutto per la scrittura de IL CAPITALE del 1867, lui però unì la teoria delle classi alla filosofia di Hegel riguardo alla lotta fra classi come motore della storia, nasce da questo la teoria SOCIALISTA-COMUNISTA che prevede una pars destruens, ovvero il mercato distrugge il mondo e porta ingiustizie e una parte costruens, secondo cui va creata una comunità di eguali con lavori divisi equamente, e gli interessi comunitari devono prevalere su quelli individuali, le risorse base sono comuni, questa parte estremizzata diventa utopistica ì, in questa fazione vediamo Engels, che opera una critica tutta sulle macchine di lavoro e l’orario denunciando le ingiustizie dietro il mondo delle fabbriche, lo fa descrivendo la città di Manchester, con le malattie, la denutrizione, lo sfruttamento minorile di cui si occupano alcuni scrittori tra l’ altro tra cui Dickens con Oliver Twist ad esempio o David Copperfield. Lo sfruttamento degli operai è a capo della questione sociale quindi, ma la teoria liberista non voleva intervenire tramite lo stato, i governi di lord Grey e Melbourne portarono nel 1833 alla prima legge riguardo il lavoro in fabbrica portando la giornata a 8 ore, vietava il lavoro minorile sotto i 12 anni, nel 1834 nacquero però le case lavoro per raccogliere i mendicanti e portarli a fare qualcosa di utile, non si sa se fosse una prigione o un aiuto con le umiliazioni che subivano solo per non finire di nuovo per strada, inoltre si aspirava ad un modello diverso guardando alla Scozia in cui Owen nelle sue fabbriche non sfrutta...


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