Don Milani - riassunto PDF

Title Don Milani - riassunto
Author tamara castagna
Course Pedagogia generale
Institution Università degli Studi di Firenze
Pages 5
File Size 127.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 108
Total Views 143

Summary

riassunto...


Description

DON LORENZO MILANI (1923-1967) -Nasce nel 1923 a Firenze da una famiglia agiata. Muore nel 1967 -Il padre era un chimico. Era appassionato alla letteratura -La madre era ebrea; studiò Freud -1930  si spostarono a Milano x la crisi economica -Per l’antisemitismo i genitori si sposarono con rito cattolico e battezzarono i figli -Lorenzo si convertì al cattolicesimo nel 1943 quando fece la cresima -Svolta grazie ad un colloquio con don Raffaele Bensi (padre spirituale e confessore di don Lorenzo Milani) -Settembre 1943 entrò nel seminario di Castello do Oltrano. Periodo molto dure perché comincio fin dall’inizio a scontrarsi con la mentalità della Chiesa e della curia: non riusciva a comprendere le ragioni di certe regole -1947 fu ordinato sacerdote del Duomo di Firenze -Altra figura imp è Don Giulio Facibeni: parroco nel quartiere di Rifredi, fonda l’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa a favore degli orfani, è a favore degli Ebrei -1947 viene mandato a san Donato di Calenzano. Lavorò per una scuola popolare di operai e strinse amicizia con altri sacerdoti. In questi anni scrisse “esperienze pastorali” -Lorenzo soffre molto il tema della politica; sperava in una grande rivoluzione cristiana per il riscatto dei poveri -Scuola popolare di Calenzano: 1) Educare i giovani a convivere, lettura dei giornali e ascolto della radio 2) Problemi di attualità e del mondo 3) Preparare uomini liberi 4) Aiutare la comprensione dell’insegnamento cristiano

L’esperienza fatta nella Scuola Popolare ci dice che quando un giovane operaio o contadino ha raggiunto un sufficiente livello di istruzione civile, non serve fargli lezione di religione per assicurargli l’istruzione religiosa. -A primo impatto sembra che Don Milani si avvicini al comunismo -Marzo 1958 esce “ESPERIENZE PASTORALI”  denuncia errori di carattere pastorale -1954 viene mandato a Barbiana, minuscola frazione di montagna nel Mugello. Entrò in contatto con una realtà di povertà ed emarginazione ben lontana rispetto a quella in quella in cui aveva vissuto gli anni della sua giovinezza. -iniziò il primo tentativo di scuola a tempo pieno. Rivolto a coloro che sarebbero stati destinati a rimanere vittime di una situazione di subordinazione sociale e culturale. -Sperimentò il metodo della scrittura collettiva -Gli ideali della Scuola di Barbiana erano quelli di costituire un’istruzione inclusiva, democratica, con il fine di far arrivare, tramite un insegnamento personalizzato, tutti gli alunni a un livello minimo d’istruzione garantendo così l’uguaglianza -Scuola di Barbiana era un vero e proprio collettivo dove si lavorava tutti insieme e la regola principale era che chi sapeva di + aiutava e sosteneva chi sapeva di meno. LETTERA A UNA PROFESSORESSA -Esce nel maggio 1967, dopo la morte di Don Milani -Autore = “Scuola di Barbiana”. È scritto da Don Lorenzo Milani insieme agli alunni della Scuola di Barbiana. -Non è scritto x gli insegnanti ma per i genitori -E’ un invito a organizzarsi. A prima vista sembra scritto da un ragazzo solo. Invece gli autori sono 8 ragazzi della Scuola di Barbiana. -I ragazzi denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico che favoriva l’istruzione delle classi + ricche -Don Milani abolì ogni forma di punizione corporale -Attività sportiva poco imp nel modello educativo di Don Milani

-La sua concezione pedagogica è detta del professore-amico in contrapposizione al modello prevalente di un docente distaccato e autoritario -VALORE DELLA SCUOLA  la scuola non è un aula di tribunale. La scuola siede tra il passato e il futuro. -La scuola è aconfessionale e non può essere fatta da un cattolico e non può essere fatta che x amore. Trama. Questo libro fu scritto dagli scolari di Don Milani con l’aiuto del priore ed è basato su una polemica all’istruzione italiana che, a quel tempo, privilegiava istruire i bambini provenienti dalle classi sociali agiate, i cosiddetti “pierini” ossia “i figli del dottore”. Essi infatti erano intenti nel muovere una critica contro la scuola tradizionale che ,oltre a preferire i ricchi , si rifiutava totalmente di aiutare quelli meno ricchi,con maggiore difficoltà. Nel libro si trovano anche le esperienze scolastiche dei ragazzi ed i principi su cui si fondava la scuola di Barbiana: ne è un esempio il motto “I care” ossia “io mi prendo cura” che riassume gli scopi della scuola orientata a formare i “cittadini sovrani”; si evitano le bocciature,poiché un povero ,siccome si trova in una condizione svantaggiata, se viene bocciato sarà obbligato a frequentare talmente tante ripetizioni che alla fine si arrenderà e ripeterà lo stesso mestiere del padre senza aver avuto l’opportunità di migliorare la sua vita, e così vale anche per i voti e le promozioni.

CONTESTO STORICO LETTERA A UNA PROFESSORESSA Un altro principio esposto nel testo è il momento di fare scuola: dopo il lavoro nei campi, tutto il giorno, sette giorni su sette. La sua è una scuola aperta, impegnativa, seria e punitiva per uso delle punizioni corporali; si utilizza il metodo della “scrittura collettiva” e si condivide il programma con gli scolari. Inoltre vengono insegnate ben quattro lingue, ossia quelle che verranno utili a coloro che andranno a compiere un lavoro all’estero, la matematica, la grammatica, ma anche sport come nuotare o sciare e si legge e commenta insieme il giornale quotidiano. La materia che però Don Milani predilige è la lingua italiana , poiché egli stesso

afferma che consiste nel mezzo principale per inserirsi all’interno della società, aiuta ad essere capiti ed allo stesso tempo a capire e soprattutto ti pone alla pari del linguaggio elaborato degli studenti ricchi provenienti da scuole privilegiate. L’opera riflette l’esperienza sociale e didattica di don Milani che, nel 1954, si era dedicato attivamente all’organizzazione di una scuola popolare. I ragazzi dunque pubblicarono la “Lettera” (grazie all'aiuto di don Milani), che si presenta come un'accusa contro la scuola selettiva che, pur essendo "scuola dell’obbligo", determina una grande ingiustizia sociale. La lettera è indirizzata ad un'insegnante che ha bocciato alcuni ragazzi di Barbiana. Da questa occasione nasce una immagine amara e realistica del mondo della scuola, segnata da profonde contraddizioni sociali, una scuola che sembra "tagliata su misura dei ricchi". Nella lettera, arricchita da un’appendice costituita da tavole statistiche e documenti come prova delle affermazioni contenute nel testo, i ragazzi descrivono la cosiddetta scuola dell’obbligo dove si verifica la selezione che, naturalmente, colpisce con maggior frequenza i figli degli operai e dei contadini. Questi ragazzi vengono classificati come diversi perchè privati di un patrimonio culturale che è a disposizione dei ricchi e subiscono profonde umiliazioni anche a scuola, dove le differenze sociali e culturali vengono messe in evidenza. Anche perché i metodi di valutazione, eguagliano tutti, generando la più grande ingiustizia. La proposta è quella di una scuola nuova dove non si bocciano quelli che sembrano cretini perchè come riportato nell'opera agli svogliati basta dare uno scopo. Questo metodo, già attuato a Barbiana, dovrebbe produrre una scuola veramente giusta dove si realizzi un’uguaglianza socio culturale, in cui rientrino anche i ragazzi diversi. A Barbiana lo studio si svolge in modo collettivo e tutti gli allievi vengono responsabilizzati, mentre l’insegnante, diviene la guida di un più efficace lavoro. La lettera evidenzia le carenze più comuni della scuola italiana e i rimedi da attuare come la mancanza di volontà politica per realizzare le riforme. La lettera, infine, è rivolta ai genitori dei ragazzi bocciati perché si organizzino. IL NON BOCCIARE DI DON MILANI Una delle critiche più frequenti mosse all'azione educativa di don Milani è quella di aver inaugurato una scuola permissiva e ideologicamente antiselettiva, enunciata nel titolo della prima parte di Lettera a una professoressa: "La scuola dell'obbligo non può bocciare".

Il "non bocciare" di don Lorenzo significa una cosa apparentemente molto semplice: dare di più a chi parte con meno, valorizzando comunque il background culturale d'appartenenza. Per sostenere questa "rivoluzione" pedagogica, don Milani ricorre, com'è solito fare, ad un linguaggio metaforico, provocatorio, paradossale, che ricorda il suo testamento spirituale nel quale confessa di aver voluto più bene ai suoi ragazzi che a Dio. Anche per questo a Barbiana non esisteva il libro di testo; al suo posto c'erano vocabolari per approfondire i problemi della lingua, della storia, della geografia, dell'astronomia, della trigonometria, delle lingue straniere... Attorno ai tavoli, i ragazzi trattavano i temi legati alla realtà, discutevano dei problemi che scaturivano dalla lettura dei quotidiani, progettavano il miglioramento della vita dei parrocchiani, dando vita ad una forma di apprendimento costruttivo, scevro da noiosi nozionismi e inutili ripetizioni. In altre parole, non si riempivano "vuoti con parole vuote"....


Similar Free PDFs