don chisciotte riassunto 1 parte PDF

Title don chisciotte riassunto 1 parte
Author Federica Falco
Course Letteratura spagnola
Institution Università degli Studi di Catania
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Summary

Riassunto dettagliato capitolo per capitolo (52 capitoli) 1 parte opera "Don Chisciotte" Cervantes...


Description

riassunto don chisciotte

PROLOGO: Cervantes dice che non poteva che produrre la storia di un uomo strambo, secco come lui. Risponde un amico che dice che lui è un uomo intelligente e che anche se non ha scritto sonetti di persone importanti, riuscirà a scrivere un buon prologo. Gli fornisce vari spunti dalla storia come il fiume Tago, il gigante Golia, le incantatrici come Calipso di Omero e Circe di Virgilio. Cervantes ritiene il suo discorso ideale per la prefazione. CAPITOLO PRIMO Che tratta della condizione ed esercizio del famoso e ardito gentiluomo don Chisciotte de la Mancha Nel Chisciotte del 1605, il qualificativo di ingenioso si applica al protagonista unicamente nel titolo e nelle epigrafi delle 4 parti e di 3 capitoli (2-6-16) del volume; titolo ed epigrafi, d’altra parte si introdussero solo quando il libro era ormai sostanzialmente terminato. La divisione dell’opera in 4 parti, così come si presentano oggi [1-8/9-14/15-27/28-52] si stabilì anch’essa nell’ultimo momento e fu revocata quando si pubblicò come Segunda parte la continuazione del 1615 Descrizione dell’hidalgo (sopranominato Chisciada, nome Ciciana), gentiluomo sulla 50ina dedito alla lettura di molti romanzi cavallereschi, che gli fanno perdere la testa. La prima caratterizzazione di don Chisciotte è più sociale: il personaggio si presenta come “un hildago di quelli..”, un esponente tipico degli hildagos rurali con pochi mezzi di fortuna (di rango inferiore, dunque, a quello di Caballeros, hildagos ricchi e con diritto al titolo di don) e senz’altra occupazione che quella di mantenersi oziando, al fine di non decadere allo stato di pechero (contribuente obbligato a pagare il pecho, tributo dovuto al re o al signore del territorio in funzione dei propri possedimenti) e perdere così i pochi privilegi che ancora conservavano (in special modo l’esenzione di numerose imposte). Si noti che i “possibili cognomi” del nostro eroe, seppure comuni, hanno il sapore comico: - Quijada significa “ganascia” - Quesada è il nome di una specie di torta a base di queso, ossia formaggio - Quijana “lagnanza” C’è un elenco dei libri di cavalleria che lui amava leggere di più, tra cui quello di Feliciano de Silva (Autore delle varie continuazioni dell’Amadis de Gaula) Annebbiato dalle letture, decide di partire come cavaliere errante, prendendo le sue vecchie armature, il suo vecchio ronzino (a cui dà il nome di Ronzinante) e decidendo di chiamarsi Don Chisciotte de la Mancha. Inventa anche una dama di cui innamorarsi e per cui combattere. Dulcinea del Toboso, che in realtà è una contadina di un paese vicino. (Dulcinea= la terminazione in –ea riecheggiava il nome di Melibea, la protagonista della Celestina e di altre opere letterarie. CAPITOLO SECONDO Che tratta della prima sortita dell’ingegnoso don Chisciotte dalla propria terra Decide di partire per l’avventura, ma più tardi si rende conto di non essere ancora armato cavaliere. Le cerimonie per essere armato cavaliere erano oggetto di speciale attenzione nella letteratura e si rivestivano di grande solennità nella vita reale. Cervantes gioca con il doppio senso di “armas blancas”, cioè armi di cavaliere inesperto e allo stesso tempo armi pulite. E decide di farsi nominare cavaliere dal primo venuto

come voleva la norma in quanto solo un cavaliere poteva armarne un altro. Giunge di notte in una locanda che scambia per un castello, il padrone (l’oste) diventa il castellano e le sguattere sono dame. Don Chisciotte vediamo che torna ad utilizzare un linguaggio arcaizzante, modellato su quello propria dell’epoca dorata della cavalleria e sullo stile dei libri che lo hanno fatto uscire di senno. Vuole farsi dare il titolo di cavaliere dall’oste (altrimenti non può iniziare le sue avventure!) e questo per divertimento sta al gioco dicendo di concedergli quel che desiderava. CAPITOLO TERZO Ove si narra la graziosa maniera in cui Don Chisciotte fu armato cavaliere Don Chisciotte veglia sulle sue armi in un cortile (in attesa del giorno dopo di essere investito cavaliere dall’oste che nel frattempo capita la follia di Chisciotte lo asseconda) e credendo che un mulattiere alloggiato alla locanda, intento a cambiare l’acqua alle bestie, volesse disturbarlo, (in quanto per cambiare l’acqua doveva necessariamente togliere dalla pila le armi di C) lo colpisce alla testa. Così fa anche con il successivo e i compagni dei feriti lo prendono a sassate. L’oste decide allora di velocizzare la cerimonia e gli dà una sberla, facendogli credere che facesse parte della cerimonia. Il locandiere riassume i momenti essenziali della cerimonia d’investitura di un cavaliere in caso di urgenza: il colpo con la mano aperta o con il piatto della spada sulla nuca (schiaffo) e il tocco con la spada sulla spalla (accollata). CAPITOLO QUARTO Don Chisciotte fa ritorno a casa per prendere soldi e vestiti, come da suggerimento dell’oste, e 1. Incontra un contadino che picchia un ragazzo, quindi decide di intervenire per dividerli. Gli dice che il suo padrone gli pagherà al ragazzo malmenato gli arretrati di nove mesi oppure lui tornerà a combatterlo, ma appena allontanato il padrone ricomincia a picchiare il ragazzo anche se poi lo scioglie e gli dà licenza di andare in cerca del proprio giudice- ovvero don Chisciotte-. Scorge poi un gruppo di persone (6 mercanti di Toledo) e immagina che si tratti di una nuova avventura e così fa giurare loro che la sua Dulcinea è la più bella delle dame. Questi lo prendono in giro e lui fa per attaccarli, ma Ronzinante inciampa e si ritrova a terra. Uno dei mercanti lo colpisce e lo lascia disteso a terra. La prima impresa di don Chisciotte, impresa per il momento di successi. CAPITOLO QUINTO Ove prosegue la narrazione della disgrazia del nostro cavaliere Don Chisciotte comincia a evocare i versi di altri nobili cavalieri e un contadino lo sente e lo riconosce. Don Q. è ancora convinto di essere un cavaliere (lo crede il Marchese di Mantova) e il contadino lo riporta a casa sua. Il curato, il barbiere, la governante e la nipote stanno ipotizzando su dove si possa trovare Don Q. quando questo rientra e lo mettono a letto a riposare. Era infatti da 48 ore che don Chisciotte non si faceva vedere a casa. Ci troviamo quindi nel terzo giorno di assenza. (Il contadino è SANCHO PANZA). Il curato chiede al contadino informazioni dettagliate sul modo in cui lo avesse incontrato e quello gli racconta ogni cosa. Nel presente capitolo, don Chisciotte, più che un personaggio di un libro di cavalleria, crede di essere un eroe del “romancero”. CAPITOLO SESTO Del grazioso scrutino generale che il curato e il barbiere fecero nella biblioteca del nostro ingegnoso gentiluomo

Il curato e il barbiere decidono di bruciare i libri di cavalleria per il male che gli hanno procurato su richiesta esplicita della nipote di Chisciotte. Tuttavia il curato e il barbiere ne selezionano alcuni che non sono degni di essere distrutti, come i 4 libri di AMADIGI DE GAULA, la DIANA di Giorgio di Montenars e la GALATEA di Cervantes. Il curato stanco di selezionare i libri, fa bruciare i restanti. CAPITOLO SETTIMO Della seconda sortita del nostro buon cavaliere don Chisciotte della Mancia Il curato e il barbiere decidono poi di murare la stanza dei libri e di far credere a Don Q. che fosse opera di un incantatore che gli aveva portato via tutti i libri. Don Chisciotte da lì a due giorni si alza e la prima cosa che fece fu andare a vedere i suoi libri: non li trovò e la nipote gli disse che era stato un incantatore. Don Q. sostiene che questo incantatore è suo grande nemico e decide di uscire di nascosto con il contadino come scudiero (lo scudiero nel Medioevo era l’hidalgo giovane, figlio di cavaliere, in attesa di essere armato a sua volta cavaliere, che, durante l’apprendistato serviva il cavaliere portandone lo scudo e la lancia. All’epoca di Cervantes si chiamava scudiero il domestico che accompagnava regolarmente un signore. Nella letteratura cavalleresca si dava anche l’immagine dello scudiero come contrappunto comico dell’eroe) (che prende il nome di Sancio), a cavallo del suo asino. Sancio parte lasciando moglie e figli con la promessa di diventare padrone di un’isola e altre promesse. “Devi sapere, amico Sancio Panza, che fu costume assai comune dei cavalieri erranti nominare i propri scudieri governatori delle insule o dei regni che conquistavano e che io ho deciso, che per causa mia, non debba venir meno una sì grata usanza” CAPITOLO OTTAVO Della vittoria che il valoroso don Chisciotte riportò nella spaventevole e giammai immaginata avventura dei mulini a vento con gli altri casi degni di felice memoria. Don Chisciotte si scontra con dei mulini che crede dei giganti e viene spazzato via dalle pale dei mulini. S.P. aveva tentato di avvertirlo invano. Il pensiero di DQ va sempre alla sua dolce Dulcinea. Durante il percorso Sancio beve vino fino a dimenticare le promesse del “cavaliere”. DQ incontra due frati benedettini che scortano, insieme a individui a cavallo, una carrozza. DQ li scambia per degli incantatori che tengono in ostaggio delle principesse (Sancio nuovamente come i mulini lo avverte di ciò che sono realmente) e si batte con loro, impossessandosi poi della tunica di uno di loro come trofeo di battaglia. I servitori si scagliano su Sancio che le prende. DQ si batte con lo scudiero. (La narrazione è interrotta dicendo il narratore che l’autore di non aveva trovato il seguito) [Lo stratagemma di interrompere la narrazione in un punto di particolare interesse, adducendo come scusa la mancanza di documentazione, aveva antecedenti letterari e folcloristici, ne mancava nei libri di cavalleria] (QUI FINISCE LA DIVISIONE DELLA PRIMA PARTE 1-8) CAPITOLO NONO Ove si dà conclusione e fine alla stupefacente battaglia tra il gagliardo biscaglino e l’ardito mancego. [Si ricordi che il Chisciotte del 1605 apparve diviso in 4 parti, per quanto la continuazione del 1615 consideri tale divisione inesistente] Cervantes dice di aver comprato un racconto arabo sul Don Chisciotte dal quale continua la battaglia.

[A partire d questo punto il Chisciotte si presenta regolarmente come la traduzione, opera di un moresco bilingue, della Historia scritta in arabo da Cide (signore) Benengeli (melanzana). Cervantes, il narratore che dava inizio al proprio racconto “ricordar non voglio” si mostra ora come una specie di editore o commentatore] Il biscaglino lo colpisce, ma lo sfiora, disarmandolo e tagliandogli un orecchio. DQ pieno d’ira lo attacca facendolo sanguinare. La mula su cui era seduto scappa per la campagna e caduto a terra, intervengono le dame della carrozza che lo supplicano di risparmiarlo. CAPITOLO DECIMO Di quanto ancora successe a don Chisciotte con il biscaglino e del pericolo d lui corso con una caterva di yanghesi [Il titolo non corrisponde al contenuto del capitolo: l’episodio del biscaglino è già concluso e quello degli yanghesi si narra nel capitolo 15. L’anomalia si deve, senza dubbio, alle modificazioni di che Cervantes introdusse nell’ultimo momento nel primitivo originale. Tale svista fu poi corretta dalla Reale accademia spagnola con “dei graziosi ragionamenti di don Chisciotte e Sancio Panza, suo scudiero] In questo capitolo, dopo la battaglia di Don Chisciotte e Sancio Panza decidono di riprendere il loro cammino. Sancio Panza pensa che dopo aver vinto la battaglia gli spetti l’isola che Don Chisciotte gli aveva promesso ma Don Chisciotte gli dice che questa combattute fin ora non sono avventure d “conquista isola” e che deve saper portare pazienza. Allora Sancio gli fu nuovamente grato della rinnovata promessa e si incamminarono nuovamente. Sancio ritiene che sia poco opportuno rifugiarsi in un convento dopo l’offesa fatta nei confronti dei domenicani e a proposito Sancio decide di curare l’orecchio ferito di Don Chisciotte con un balsamo che lui dice si ottiene istantaneamente A proposito Sancho decide di curare orecchio di Don Chisciotte e quest’ultimo parla di un balsamo che si ottiene istantaneamente e che lo curerà da tutte le battaglie future. Sancio allora gli chiede di prepararlo alla svelta e di mostrargli tale procedura. Ma Chisciotte afferma che per lui ha in serbo ben altri segreti da insegnarli. Dopo aver curato l’orecchio decidono di mangiare qualcosa: Sancio ha con se cipolla, pane e formaggio. Poi non trovando un posto per dormire decidono di dormire nei pressi di alcune capanne di alcuni caprai all’aperto. CAPITOLO UNDICESIMO Di quanto avvenne a don Chisciotte con alcuni caprai Dopo aver vagato in cerca di un castello dove poter pernottare (che non trovano), DQ e SP si imbattono in delle capanne di alcuni caprai, dai quali vengono ben accolti e nutriti. DQ fa una lunga orazione per ringraziarli, spiegandogli di appartenere all’ordine dei cavalieri erranti e ringrazia per la buona accoglienza. Questo discorso è scaturito dalla vista delle ghiande che gli ricordano l’età dell’oro. [Il mito di un paradiso perduto, di una primitiva età dell’oro pienamente felice nella sua semplicità, è esistito in molte culture. Don Chisciotte riprende la formulazione poetica ispirata a Virgilio e Ovidio e ricreata specialmente dalla letteratura pastorale del Rinascimento e la integra nella propria spiegazione dell’origine e della ragion d’essere della cavalleria errante, come punto di partenza di tutta la propria visione utopistica]

Dopo la cena viene intrattenuto dal canto di un giovane e il suo orecchio viene medicato da uno dei caprai con rosmarino e sale. CAPITOLO DODICESIMO In questo capitolo ci viene detto come un capraio annuncia la morte di un pastore – Grisostomo- morto per l'amore di una bella ragazza, Marcela. [La storia di Grisostomo e Marcella è il primo dei vari rifacimenti che nel Chisciotte si offrono dei motivi base dell’egloga e del romanzo pastorale (come la Galatea, il primo libro di Cervantes), con la loro visione idilliaca della vita e dell’amore tra contadini. La trama romanzesca si mescola con gli interventi di don Chisciotte, con il quale i protagonisti coincidono nella scelta di modelli foggiati dalla letteratura e difficilmente conciliabili con la realtà. ] Don Chisciotte chiede al pastore Pietro di avere interesse in questa storia e il pastore volentieri accetta di raccontarla. Il pastore stava dicendo a don Chisciotte che questa buona ragazza ricca e giovane (la madre era morta dandola alla luce e il padre Guglielmo per il dispiacere la lasciò allo zio) aveva tutti gli uomini per il suo incanto e per la sua bellezza. Suo zio la custodiva con grande riserbo ma ciò non impedì a molti di cercarla. Gli venne offerta alla fanciulla-dallo zio- la possibilità di scegliersi liberamente un marito ma ella tuttavia non si sentiva affatto pronta per il matrimonio. Così deciso divenne una pastorella in brevissimo tempo. Ugualmente da tutti era amata e adorata: tutti compreso Grisostomo morto appunto per l’immenso amore che aveva nei suoi confronti. Poi il pastore Pietro invita Don Chisciotte a non mancare il giorno dopo al funerale del ragazzo per conoscere qualcuno in più circa la vicenda. Alla fine tutti sono andati a dormire normalmente, ma Don Chisciotte dormiva nella capanna pensando alla propria signora Dulcine, a imitazione degli amanti di Marcella. CAPITOLO TREDICESIMO Ove si dà fine al racconto della pastora Marcella, insieme con altri casi diversi In questo capitolo ci viene detto della continuazione della conversazione di Don Chisciotte con i l pastori durante il funerale. Don Chisciotte si sveglia e i caprai vanno da lui per chiedergli se ha voglia di andare a vedere il famoso funerale di Grisostomo in modo da far anche compagnia a loro. Don Chisciotte accetta. Lungo la strada vedono venire incontro un gruppo di 6 pastori ognuno con in mano un bastone di agrifoglio (simbolo de lutto e del disamore). Si salutarono e poiché erano tutti diretti allo stesso funerale proseguirono e si incamminarono insieme. Don Chisciotte chiede ad uno di loro cosa sapesse a proposito della vicenda di Marcella e Grisostomo. Tuttavia rispose dicendo che anche a loro era stato solo accennato e che non sapevano più di quanto Pietro non gli avesse già raccontato. Poi un altro viaggiatore chiede a Don Chisciotte il perché fosse così armato e Don Chisciotte rispende (ovviamente da folle) che lui era un cavaliere errante, il più giovane di tutti. I viaggiatori intuiscono subito la sua follia e stando al gioco lo prendono un po’ in giro chiedendogli cosa si debba intendere con il termine “cavaliere errante”. Dopo il suo discorso i viaggiatori prendono atta della completa follia di Don Chisciotte e compresero il grado di pazzia che lo denominava restandone ammirati. La cosa va avanti nella totale pazzia di Don Chisciotte. Mentre discutono vedono venti pastori che stavano portando la bara di Grisostomo. Don Chisciotte e gli altri arrivano a destinazione, vanno a vedere la bara che viene portata là dove il defunto stesso aveva dato ordinanza. Il perché lo dice un pastore suo amico: in quel luogo aveva visto per la I volta la sua amata, lì fu dove si innamorò e lei lo rifiutò ponendo fine alla tragedia della sua miserevole vita. Ritratto di Grisostomo. Il viaggiatore Vivaldo chiede di

non dar fuoco alle sue carte in onore della sua vita e del suo dolore. Apre una delle sue ultime lettere e la legge. CAPITOLO QUATTORDICESIMO Ove si riportano i versi disperati del defunto pastore, con altri non sperati casi Viene riportata la poesia/canzone scritta da Grisostomo. I presenti apprezzano la canzone anche se alcuni sembrano non capire il suo scrivere di gelosie, sospetti e assenze. Allora Ambrogio, un suo amico che lo conosceva bene, disse che quando Grisostomo scrisse quella lettera era lontano da Marcella, dalla quale si era allontanato di propria volontà per vedere se la lontananza avesse aumentato il suo amore. Tuttavia la lontananza lo afflisse ancor più immaginando una gelosia inesistente. Mentre poi Vivaldo stava per leggere un’altra carta fu sorpreso da una visione meravigliosa: la pastora Marcellaincantevole-. Ambrosio indignato le parla chiedendo il motivo della sua venuta. Ella gli risponde dicendo che è venuta per discolparsi da tutte le accuse che le si muovono: lei non ha nessuna colpa se la natura le ha dato un corpo incantevole, né tanto meno è sua colpa il fatto di non voler aver nessuno uomo mantenendo l’onore, Grisostomo non è morto per la sua crudeltà, bensì per la sua ostinazione, lei non lo ha mai ingannato, al contrario gli ha resa nota la sua volontà di condurre una vita in solitudine nei campi e di non essere pronta per nessuno amore. Dice la ragazza che ciò sia di lezioni anche per gli altri che la amano ma non sono affatto ingannati da lei. Dopo aver detto ciò senza ascoltare risposte va via lasciando tutti a bocca aperta. A questo punto Don Chisciotte sfociando nella sua pazzia alza la spada proclamando di difendere Marcella in quanto non colpevole. La sepoltura di Grisostomo fu chiusa. Si concedono tutti e i viaggiatori chiedono a Don Chisciotte di accompagnarli a Siviglia, luogo ideale per nuove avventure. Don Chisciotte rifiuta e decide di andare in cerca di Marcella per offrirgli i suoi servigi. (QUI TERMINA LA SECONDA PARTE 9-14) CAPITOLO QUINDICESIMO Ove si narra la disgraziata avventura nella quale ebbe a imbattersi don Chisciotte per essersi imbattuto in alcuni maledet yanghesi Don Chisciotte prese congedo da tutte le persone che erano al funerale e si dividono. Per un paio d'ore cerca di seguire Marcela, ma dopo un po’ si fermarono con Sancio in un prato d’erba e decisero di riposarsi. Nel frattempo Ronzinante vede un branco di cavalline galiziane di alcuni mulattieri yanghesi e decide di rinfrescarsi con loro. Queste tuttavia lo accolsero in malo modo rompendogli le cinghie e lasciandolo senza sella. A ciò si aggiunse l’ira dei mulattieri che lo bastonarono pesantemente facendolo cadere a terra. Arrivano don Chisciotte e Sancio Panza ansimando e sbuffando. Don Chisciotte propone a Sancio di fare vendetta a Ronzinante (ma dice Sancio “ma quale vendetta loro sono 20 noi 2!!dice Don C: io valgo per 100). Don C. afferrò la spada e si lanciò contro gli yanghesi e lo stesso fece Sancio Panza. Gli yanghesi vedendosi così trattare presero i bastoni e cominciarono a menarli facendoli cadere a terra e poi ripreso il bestiame e si rimisero in cammino. Sancio dopo un dialogo con Chisciotte maledicendo e imprec...


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