Esame Sociologia Fabio Berti 20/21 PDF

Title Esame Sociologia Fabio Berti 20/21
Course Sociologia
Institution Università degli Studi di Siena
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Esame Sociologia Fabio Berti 20/21...


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La Sociologia è una scienza relativamente nuova rispetto ad altre scienze sociali Lo studio della società nacque e si intensificò dopo tre grandi avvenimenti: ● La rivoluzione scientifica che donò sia alle scienze che al mondo umanistico una nuova impostazione metodologica. ● La Rivoluzione Francese che destò impressione per l’imponenza della massa di persone che si rivoltava contro il potere; ciò indusse nuove riflessioni volte a trovare il motivo di tale malessere. ● La rivoluzione industriale (soprattutto tra il XIX e il XX secolo) che, modificando il precedente sistema produttivo, apportò cambiamenti sociali (spopolamento delle campagne, affollamento delle città, disoccupazione, sfruttamento del lavoro minorile, nascita di organizzazioni di mutuo soccorso tra operai) ○ Dalla rivoluzione industriale nasce il capitalismo → sorsero dunque grandi burocrazie economiche per fornire i servizi necessari all’industria e al nascente sistema economico capitalistico. L’ideale era un mercato libero in cui poter scambiare la gran quantità dei prodotti del sistema industriale. Ma in questo sistema, pochi godevano di grandi profitti mentre la maggioranza lavorava molte ore per un magro salario. Contro queste condizioni si sviluppò il movimento operaio e vari movimenti radicali (volti a rovesciare queste istituzioni). ■ A contribuire al capitalismo (teoria di Marx) ci fu sicuramente il colonialismo cioè quella pratica per cui uno stato esercita un potere politico diretto su un altro stato straniero; ben presto però il colonialismo si è trasformato in una vera e propria “colonizzazione” che assume altri caratteri oltre a quelli politici, cioè caratteri sociali ed economici. Dal colonialismo arriviamo al fenomeno del razzismo moderno: per giustificare lo sfruttamento becero delle colonie, emergono teorie razziali volte a giustificare il suprematismo dei bianchi sui neri. Auguste Comte (1798-1857) Nascita della sociologia Comte fu il prima coniare il termine “sociologia”. In primis egli riteneva che lo studio della sociologia dovesse essere scientifico, essendo infatti Comte un positivista, Comte vedeva la sociologia come una scienza e in quanto tale, conoscibile solo tramite l’esperienza empirica. Comte detestava l’anarchia (che si stava diffondendo nella società francese) e criticava fortemente quei pensatori che avevano posto le basi dell’Illuminismo e della rivoluzione Partendo da questa premessa elaborò il proprio sistema filosofico: il “POSITIVISMO” o “FILOSOFIA POSITIVA” che andava contro la “filosofia negativa” dell’Illuminismo. La scienza inaugurata da Comte fu la “fisica sociale” detta poi sociologia nel 1839. “Fisica sociale” Termine preciso per identificare la sociologia come una “scienza dura” che sarebbe divenuta poi la scienza principale che doveva riguardare: La statica sociale – strutture sociali esistenti La dinamica sociale – il mutamento (Per Comte la dinamica era più importante della statica Supportare il progresso rifiutando però l’anarchia). Comte evidenziava la necessità di elaborare teorie astratte e di fare ricerca sociale, fortemente convinto del fatto che la sociologia avrebbe finito per diventare la forza dominante nel mondo a motivo della sua specifica capacità di interpretare leggi sociali e di promuovere riforme volte a risolvere i problemi all’interno dei rispettivi sistemi. A questo punto è importante definire cosa sia, ad oggi, la SOCIOLOGIA: 1

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Lo studio sistematico del rapporto tra individui e società sulla base di un determinato contesto storico Lo studio del rapporto tra la biografia del singolo ed il suo coinvolgimento nel flusso degli eventi storici La comprensione del contesto nel quale la dimensione storica strutturale collide con una data forma della società ○ La sociologia è tale nel luogo e nel momento in cui si studia un determinato fenomeno Þ Ogni evento sociologico è legato al luogo ed al suo tempo in cui accade, impedendo qualsiasi forma di generalizzazione

Comte, visto il mutamento e l’evoluzione della società dopo la Rivoluzione francese, parla della legge dei tre stadi, dove afferma che gli sforzi umani per comprendere e giustificare il mondo (per mondo intende: gruppi, società, scienze, individui e menti) : Stadio Teologico: la società come espressione della volontà di Dio. In questa fase la conoscenza si basa sulla lettura delle sacre scritture; la società è governata da regimi teocratici-militari. 2. Stadio Metafisico: la società è spiegata da principi astratti. In questa fase vengono abbattute le colonne mitico-religiose e sostituite con le astratte entità della riflessione filosofica. Dal punto di vista sociale si afferma l’individualismo e l’egoismo. Sul piano politico, non c’è più la figura del sovrano, ma quella dei giuristi. 3. Stadio Positivo: la società è indagata tramite il metodo scientifico. L’uomo inizia a non chiedersi più il “perché” di certi avvenimenti, ma il “come”. Questo stadio sarà attuato quando tutte le attività umane avranno il proprio metodo scientifico. 1.

→ Un nome importante è quello di Condorcet che vedeva la storia come progresso. Lui credeva che l’umanità non fosse perfetta ed è per questo che parlava di un’umanità in continua evoluzione, un’umanità che progrediva verso una società sempre più sviluppata, verso un’utopica società perfetta. Possiamo in generale dire che il pensiero “positivista” è un pensiero ottimista, e nonostante sia un pensiero progressista vuole e crede in una società ordinata. → Malthus è l’unico che si distanzia dal coro degli ottimisti evocando un futuro minaccioso: le risorse non crescono abbastanza in relazione alla crescita mostruosa della popolazione. Già pensava al controllo delle nascite, e sperava in fenomeni come guerre o pandemie. Andava inoltre contro la politica di “welfare”.

IL POSITIVISMO Cos’è il positivismo? È un movimento filosofico e culturale, nato in Francia nella prima metà dell'Ottocento e ispirato ad alcune idee guida fondamentali riferite in genere all'esaltazione del progresso scientifico. Il positivismo non si configura dunque come un pensiero filosofico organizzato in un sistema definito come quello che aveva caratterizzato la filosofia idealistica, ma piuttosto come un’ideologia (forma di rappresentazione della realtà tramite interessi personali). Rappresenta un movimento per certi aspetti simile: ● Alla concezione romantica della storia che vede nella progressiva affermazione della ragione la base del progresso o evoluzione sociale. ● All'illuminismo, di cui condivide la fiducia nella scienza e nel progresso scientifico-tecnologico: ○ Nell’età positivista la scienza era diventata un secondo dogma,

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aveva preso il posto della religione. Gli uomini adesso avevano fede solo nelle teorie scientifiche (che a differenza della fede, non permettono un’interpretazione personale) Positivismo → Scientismo quando tende ad attribuire alle scienze fisiche e sperimentali e ai loro metodi, la capacità di soddisfare tutti i bisogni dell’uomo. L’oggettività della scienza è qualcosa di difficile perché anche nella scienza possono coesistere pluralità di modelli diversi, ognuno con la sua funzionalità ma le teorie scientifiche non rispecchiano mai il reale ma contribuiscono alla costruzione della realtà stessa. → Heisenberg e il “Principio di indeterminazione”: L’osservazione di ogni fenomeno è sempre disturbata da qualcosa e ciò non permette un’oggettività totale → Secondo Heisenberg la scienza dipende sempre dall’osservatore, ed è per questo che non è mai oggettiva. Inoltre, l’osservazione di un fenomeno non è sempre veritiera sotto tutti i punti di vista. Non posso, ad esempio, calcolare contemporaneamente la velocità e la posizione di una particella perché il metodo che utilizzo per calcolare un aspetto, disturba l’altro fattore. Secondo Heisenberg “più la scienza cresce e più scopre i suoi limiti”. È anche importante ricordare che Heisenberg paragonò le scienze sociali a quelle naturali, mettendo in evidenza ciò che differisce tra le due: i fenomeni sociali sono più complessi perché impossibili da riprodurre in laboratorio. → Gödel parlava del “teorema dell’incompletezza” nel quale diceva che la scienza e la conoscenza scientifica si basano su assiomi→ dogmi → quindi su verità non sempre dimostrabili: Proprio per questo motivo non è possibile giungere alla lista completa di assiomi che permetta di dimostrare tutte le verità. La scienza, nella sua teoria non è neutrale poiché è al servizio delle strutture politiche, economiche e amministrative dominanti. → Popper e il “falsificazionismo” che “Distingue la scienza da ciò che non lo è”; Falsificazionismo → Teoria filosofica elaborata nel 1934 dall'epistemologo Popper (epistemologia: branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungerla) secondo la quale un'ipotesi o una teoria sono scientifiche solo quando è possibile dimostrarne la falsità. La teoria di Popper espone tre punti: 1. Non esiste un esperimento cruciale che dimostri la validità di una teoria; 2. Una teoria può solo essere confutata da una teoria ritenuta migliore (la “bontà” di una teoria risiede proprio nella sua disponibilità ad essere confutata); 3. Un’ipotesi è valida solo fino a prova contraria. Secondo Popper un bravo scienziato non è colui che vuole dimostrare a tutti i costi la veridicità della sua tesi, ma colui che vuole trovare elementi che possano disconfermarla perché solo così è possibile una nuova conoscenza. → Kuhn: ogni conoscenza è un (prodotto sociale) possibile solo a partire dall’uso di regole condivise. Kuhn ci presenta il concetto di

“paradigma scientifico” → Modelli teorici condivisi all’interno di una data comunità scientifica, considerati validi in quel momento per affrontare quel problema. Kuhn ci espone anche la differenza tra scienza normale e scienza rivoluzionaria: ● Scienza normale (fase 1)→ una ricerca fondata su risultati raggiunti dalla scienza del passato, la scienza normale procede sulla base di paradigmi condivisi; Fase di crisi (fase 3)→ Nascita delle anomalie: si accumula una grande massa di dati che i paradigmi esistenti non possono spiegare ● Scienza rivoluzionaria (fase 5) → si scopre un nuovo paradigma che può spiegare le discrepanze fra i vecchi paradigmi e le osservazioni. → Un paradigma non è più vero di un altro, ma solo più adeguato. Kuhn usa il termine “conversione” per spiegare come gli scienziati arrivano ad accettare un nuovo paradigma. La sociologia è essenzialmente una scienza applicata, anche se la sua vicinanza con la filosofia mantiene al suo interno un vasto dibattito teorico. Sotto questo aspetto possiamo dividere la sociologia in due parti, naturalmente e fortemente interconnesse: 1. Una parte formata soprattutto di grandi teorie che hanno lo scopo di creare modelli macro di spiegazione della società, modelli eminentemente (=assai) teorici che nascono però come grandi sintesi teoriche di osservazioni della realtà sociale; 2. Un’altra parte costituita da studi maggiormente focalizzati su fenomeni sociali circoscritti per tempo e luogo Questa seconda parte rappresenta la sociologia applicata, quella che maggiormente lo avvicina alle scienze naturali. Tutti i fenomeni sociali hanno vari aspetti che vanno presi in considerazione quando esaminati: SOCIOLOGIA → RICERCA EMPIRICA (ricerca che basa le conclusioni sull'osservazione diretta o indiretta dei fatti. Lo studio di questo metodo di ricerca parte sempre da un fenomeno e si sviluppa con una analisi successiva ai fatti.) ● Elementi qualitativi: Viene presa in analisi l’esperienza vissuta del soggetto e le sue impressioni. ● Elementi quantitativi: Viene creato un sondaggio d’opinione dove il numero del campione preso in esame influisce significativamente sull’accuratezza del risultato. Le cause alla base dei fenomeni sociali possono avere due nature: ● Strutturali → Quando è la società tutta ad essere causa di un determinato fenomeno (macrosociologia); ● Individualistiche → Quando è l’insieme dei singoli e delle loro azioni, che avvengono fuori dal tessuto unitario della società, a causare modificazioni della società. Gli individui, nella loro sfera individualistica, valutano vantaggi o svantaggi di determinate situazioni sociali. Le strutture sociali a cui noi facciamo riferimento nella nostra quotidianità, come la famiglia, il “gruppo” e il sistema di istruzione, sono frutto di scelte individuali.

PARADIGMI La sociologia non è una scienza unitaria, e molti esperti spesso non sono d'accordo sui presupposti dai quali far partire la propria analisi sociale, giungendo a conclusioni anche fortemente discordanti. Thomas Kuhn, storico e filosofo statunitense, decise di intendere per “paradigma scientifico” la bussola, l'orientamento di studio per il sociologo: una griglia di lettura della realtà che porta alla formulazione di teorie → questo portò alla creazione di quattro distinti paradigmi scientifici, sulla base dei quali vennero

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classificate tutte le successive teorie e modelli sociali: I paradigmi sono quattro, e sono il paradigma dell'ordine, del conflitto, della struttura e dell'azione

1. Il paradigma dell’ordine (Durkheim) ↳ Cosa unisce o divide una società? Qual è il suo ordine sociale? Questo paradigma nacque dagli sconvolgimenti di natura rivoluzionaria che attraversarono il XVIII secolo. Venute meno la sacralità di alcune istituzioni che tenevano insieme la società, come le convinzioni religiose o le dottrine di diritto naturale, ci si chiese dove dovesse essere ricercato il fondamento dell'ordine sociale. La soluzione fu di cercarlo all'interno della società, e non al suo esterno. Durkheim compie un passo in avanti e analizza gli aspetti di stabilità e abitudine all’interno della struttura della società quindi le domande che si pone sono: In sostanza, iniziò a circolare l'idea che il processo di unione societaria operi all'interno dell'organismo sociale. I modelli organicisti della società furono la prima reale soluzione alla ricerca del collante societario interno alla società. Secondo tali modelli la società è come un organismo le cui parti sono connesse da relazioni di interdipendenza. L'equilibrio della società non è statico, ma dinamico, cioè continuamente in evoluzione, dalle forme più semplici a quelle più complesse, da quelle più omogenee a quelle più eterogenee. Per Simmel, divenne sempre più importante il tema della divisione del lavoro. Per Simmel l’ordine nasce dall'interno della società. La divisione del lavoro produce differenziazione sociale e accentua il processo di individualizzazione e accresce il bisogno di entrare in interazione (diretta o indiretta) con gli altri per soddisfare le proprie esigenze. Quindi nelle condizioni della modernità, l'ordine sociale non è qualcosa di imposto dall'esterno, ma qualcosa che cresce spontaneamente dall'interno. La società è possibile perché non si può fare a meno di quella rete di interdipendenza che lega insieme individui sempre più diversi gli uni dagli altri. Ulteriori passo in avanti furono compiuti da Durkheim e da Tönnies. Entrambi vedevano nel problema dell'ordine la questione centrale della sociologia. ● ●

Durkheim riteneva che in quelle società dove c’è scarsa divisione del lavoro, con unità poco differenziate, ciò che unisce gli individui è un vincolo di solidarietà, di natura sacrale o religiosa. Tonnies riteneva che le unità organiche sono quelle rappresentate da vincoli di sangue, di luogo, di spirito, dove gli individui si sentono uniti in modo permanente, perché si considerano simili gli uni con gli altri.

La società quindi continua ad essere ritenuta una costruzione artificiale dove individui separati perseguono solo il proprio interesse; essa entra in gioco soltanto come garante del fatto che tutti gli appartenenti alla società rispetteranno gli obblighi contratti. Nulla viene fatto senza aspettarsi una contropartita, sia nei rapporti personali che in quelli istituzionali.

2. Paradigma della struttura (Durkheim e Parsons)

↳ Qual è la struttura sociale? Com’è organizzata la società?

Secondo tale paradigma, ogni uomo nasce in un mondo preformato, assume valori, credenze, stili di vita della società in cui viene a crescere; la struttura sociale sarà il reticolo all'interno del quale egli si muoverà - non senza essere libero - ma con una libertà confinata nei limiti consentiti dalla stessa struttura sociale (Durkheim) Per spiegare i comportamenti umani bisogna ricondurli alle coordinate sociali nelle quali si manifestano. L'intera esistenza quindi sarà un percorso largamente prevedibile (Parsons)

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Karl Marx ad esempio, è inscrivibile in questo paradigma, poiché teorizza che i comportamenti degli individui sono definiti dalla loro posizione rispetto alla struttura del sistema di produzione. La posizione che occupano i datori di lavoro e i proletari nella struttura sociale impone ai primi di fare tutto il possibile per accrescere i profitti, e ai secondi di vendere la propria forza lavoro per garantire la propria sopravvivenza. Anche Durkheim teorizza che la società viene prima degli individui, e che i fatti sociali possono essere spiegati solo da altri fatti sociali. La sua opera più famosa, "Il suicidio", dimostra proprio che anche l'atto umano più individuale, il suicidio, è in realtà influenzato da cause sociali

3. Il paradigma del conflitto (Marx e Weber) ↳ Quali sono i conflitti all’interno della società? Perché insorgono? Cause ed effetti dei conflitti Il paradigma dell'ordine riesce a descrivere il mutamento sociale, ma non si spiega da cosa nasca. A questa domanda risposero tutti i sociologi che aderirono all'idea che il conflitto fosse alla base della società; secondo il paradigma, ciò che accade in realtà - secondo loro - è che chi ha il potere costringe il resto della popolazione all'acquiescenza e alla conformità. In altre parole, l'ordine sociale viene mantenuto non con il consenso popolare, ma con la forza o con la minaccia dell'uso della forza. I teorici del conflitto non pensano che il conflitto sia una forza necessariamente distruttiva: può avere spesso dei risultati positivi, in quanto può portare a cambiamenti sociali. I cambiamenti sociali impediscono che la società ristagni. I più importanti pensatori inscrivibili in questo paradigma furono Marx e Weber. ● Nel pensiero di Marx, i rapporti principali sono quelli instaurati nella sfera economica della produzione e distribuzione di beni e servizi, e quindi nella struttura di classe della società. Qualsiasi altra idea, come quelle religiose, culturali, politiche e filosofiche sono sovrastrutture. Il conflitto di classe quindi viene identificato come motore della storia. ● Weber sostiene che le classi non sono l'unica struttura intorno alla quale si creano interessi in conflitto fra loro, e la lotta di classe non è l'unico conflitto presente. La sfera economica è solo una dei tanti ambiti in cui si manifesta il conflitto, tuttavia, esso non è una condizione patologica della società, quanto il suo stato normale. Il conflitto non conduce alla disgregazione della società, ma alla creazione di strutture istituzionali, i cosiddetti "ordinamenti sociali", i quali esprimono rapporti di forza provvisori.

4. Paradigma dell’azione ↳ Quali sono i fenomeni microscopici dentro la società? Per spiegare i fenomeni sociali, di qualsiasi natura essi siano, è sempre necessario ricondurli ad atteggiamenti, credenze e comportamenti individuali e di questi si deve cogliere il significato che rivestono per l’attore. Il padre di questa teoria (individualismo metodologico) è Max Weber, il quale dice che: I fenomeni macroscopici devono essere ricondotti alle loro cause microscopiche (le azioni individuali) e per spiegare le azioni individuali è necessario tenere conto dei motivi degli attori. *POST MODERNISMO → Prima dell’avvento tecnologico si pensava che la società avesse raggiunto un punto d’arrivo: le tecnologie avvicinano, uniscono la società in un processo di evoluzione progressivo ed omogeneo, ma in altre situazioni la tecnologia è alla base delle differenze sociali

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più marcate all’interno del tessuto sociale → Digital Divide

DURKHEIM ↳ De...


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