Fai della natura la tua maestra riassunto PDF

Title Fai della natura la tua maestra riassunto
Author Valentina Di Matteo
Course Psicologia dell’educazione
Institution Università degli Studi di Macerata
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Summary

riassunto del libro "fai della natura la tua maestra" di Paola Cosolo Marangon...


Description

Fai della natura la tua maestra CAPITOLO 1: PERCHE’ LA NATURA PUO’ ESSERE MAESTRA? Vivere in fretta non è il paradigma migliore per i bambini. Si tratta di una modalità che porta ad anticipare ogni cosa: diventare sempre il primo della classe, voler emergere e competere e via dicendo. Quando diciamo natura oggi difficilmente pensiamo a qualcosa che ci appartiene o che fa parte della nostra vita; rappresenta necessariamente qualcosa fuori da noi. Se proviamo a pensare ai luoghi dove la natura è intatta il pensiero va subito a posti come isole, parchi naturali, Australia o Antartide. In realtà la natura incontaminata è un’ idea fabbricata dall’ uomo. La presenza umana, in termini di caccia, distruzione dell’ habitat naturale, disboscamento, incide molto sulla fauna locale. È quindi necessario istituire aree libere dall’ uomo in cui la natura possa riprendersi i suoi spazi. Vivere secondo natura è cosa più logica e collegata al nostro bioritmo. Nel corso del tempo vari artisti, a partire da pittori e scultori, si sono fatti incantare dalla bellezza della natura. Dalla preistoria in poi la natura è stata maestra e ispiratrice di ogni forma artistica e lo è ancora oggi. Eppure dire Natura è come riferirsi a un’ entità spesso astratta perché se ne fa sempre meno esperienza. bambini e bambine vedono la natura nei film, nei cartoni animati o nei videogiochi, ma difficilmente la vivono come componente essenziale per la loro crescita. Negli ultimi anni scienziati e ingegneri si sono lasciati istruire da Madre Natura. Esiste una scienza detta biomimesi che studia e imita le caratteristiche degli esseri viventi come modello cui ispirarsi per il miglioramento di attività e tecnologie umane. Quindi rappresenta uno stimolo per migliorare la vita dell’ uomo sulla terra ma anche per mettersi in relazione con la natura a partire dalla nostra mente. Daniel Goleman ci parla di intelligenza ecologica, in grado di connettere le abilità cognitive con un’ empatia per la vita nella sua totalità. Per poter mettere in uso questo tipo di intelligenza è importante superare il pensiero che l’ umanità sia al di fuori della natura. Vivere in mezzo alla tecnologia e aver costruito un mondo artificiale ha fatto sì che non potessimo più contare sull’ adattamento al mondo naturale, smarrendo anche quell’ intelligenza del corpo, importante per la naturale crescita di un individuo. L’intelligenza ecologica che Goleman propone oggi è un’ intelligenza collettiva. Egli suggerisce tre regole per riattivare una mente ecologica collettiva: conoscere gli impatti, favorire i miglioramenti e condividere ciò che si è imparato. Con queste tre regole il mondo adulto potrebbe acquisire quella consapevolezza necessaria per preparare un terreno buono e sostenibile per le giovani generazioni. Quindi esplorare la Natura come Maestra, focalizzando l’ attenzione sulla possibilità di compiere esperienze che aiutino i bambini a crescere secondo ritmi non forzati, ma naturali. Nascere secondo natura Parlando di bambini, proviamo a pensare alla nascita, a quanto sia stato medicalizzato il momento del parto, momento in cui i bambini vengono tolti subito alla madre. Oggi qualcosa è cambiato, ma non moltissimo. Un testo molto interessante a tal proposito è quello di Jean Liedloff, una signora che si è ritrovata a fare un’esperienza nella foresta amazzonica. Ha avuto modo di osservare una comunità di indios con cui ha vissuto insieme per un periodo. Da lì ha scritto un testo dove cerca di spiegare l’importanza del vivere “secondo natura”, seguendo cioè i ritmi che la natura detta. Ha avuto modo di notare come i neonati siano sempre con la madre nei primi 7/8 mesi di vita, stando a contatto con la pelle della madre, con il suo odore e calore, per poi allontanarsi progressivamente perché il neonato pian piano cresce e inizia a fare esperienze di autonomia. Già dal momento della nascita quindi la natura potrebbe esserci maestra. Più i bambini sono piccoli e più traggono beneficio da esperienze che si avvicinano alle loro “attese evolutive”. Un neonato nasce con aspettative da “bambino primitivo”, quindi cerca un contatto con la madre, una protezione ma anche uno stimolo a sperimentare e a lasciarsi andare. Se queste aspettative non vengono soddisfatte, i processi di sviluppo si possono alterare. Ad esempio, se viviamo gran parte della nostra giornata al chiuso, con la luce artificiale, davanti a uno schermo, senza la possibilità di osservare il mondo naturale, di respirare aria vera e di abituare gli occhi alla luce del sole, il sistema cerebrale potrebbe non svilupparsi secondo le attese evolutive. Deficit di natura: di cosa stiamo parlando? Il primo a parlare di deficit di natura è stato un ricercatore statunitense, Richard Louv. Intervistando

genitori, bambini e ragazzi ha scoperto che il raggio medio di allontanamento di un bambino dalla propria casa è di nove volte inferiore a quello dei bambini di 30 anni fa. I bambini oggi stanno molto più volentieri rinchiusi tra le mura domestiche, piuttosto che uscire a giocare nei parchi. I bambini americani, ha scoperto Louv, sono spaventati dalla vita all’aria aperta, i genitori sono iperprotettivi per cui preferiscono che i figli rimangano tra le mura domestiche. La mancanza di vita all’aria aperta, di osservazione della natura e degli animali, di contatto con gli alberi e con la terra porta i più piccoli a essere meno in sintonia con tutto il pianeta, ma anche con gli altri esseri umani. Il rischio è che le giovani generazioni crescano disinteressandosi di ciò che le circonda, chiudendosi in un mondo virtuale scollegato dalla realtà. Lo stile di vita fa la differenza Lo stile di vita di un bambino è ovviamente determinato da quello dei suoi genitori. C’è molta inconsapevolezza riguardo all’ importanza del saper rispettare i ritmi e i tempi di un singolo individuo. La vita di famiglia è senza dubbio complessa: conciliare ritmi e tempi non è facile, soprattutto per chi vive in città – in cui gli spazi a misura di bambino sono poco adeguati. Però possiamo riflettere sull’ importanza degli elementi naturali all’ interno del processo di crescita infantile. La Natura sa curare, sa far crescere e sa aiutare a stare dentro il mondo. CAPITOLO 2: LO SGUARDO DEGLI ANIMALI Il mondo animale ha molto da insegnare a noi esseri umani. Il gallo sa esattamente quando è ora di svegliare le galline, quando è ora di mangiare e quando è ora di andare a dormire. Anticamente il mondo rurale seguiva questi ritmi e se guardiamo un bambino piccolo tutto sommato li segue ancora. Si mangia quando si ha fame e si dorme quando si ha sonno: gli animali fanno così, non hanno gli orologi che li comandano. I bambini che possono vivere secondo il ritmo della natura riescono a crescere in modo armonioso. Un pollaio è una società che ci consente di osservare un’ organizzazione impeccabile con un determinata logica. Tutto è funzionale e tutto mira a soddisfare precisi bisogni. L’ autrice spesso propone ai bambini di prendere in mano un uovo e di osservarlo; questo consente di fare un’esperienza fantastica: il guscio è duro ma fragile, sembra un paradosso vivente. Anche tenere in mano un pulcino è un’ esperienza unica, aiuta a coltivare un elemento fondamentale per nostra vita, ovvero la tenerezza. L’esperienza con il mondo animale è sempre stata maestra per i più piccoli e lo è anche per noi adulti. Il richiamo del volo I volatili dispongono di senso dell’ orientamento e della loro capacità di volare a grandi altezze. Ma possiedono anche l’astuzia per non diventare prede di altri, il mimetismo e la capacità di costruire il nido. Si tratta di architetture perfette, allo stesso tempo resistenti e fragili, disposte in alto tra i rami. Capita di provare invidia per gli uccelli, anche noi vorremo alzarci oltre questa terra, oltre il nostro quotidiano per stare tra le nuvole. Il passero è un uccellino capace di adattarsi, infatti se ne vedono quasi di più in citta che in campagna e questo è positivo, in quanto anche i bambini che vivono in città hanno la possibilità di ascoltare il loro cinguettio. I bambini hanno bisogno di sentirsi in sintonia con gli animali, basta far sì che li possano frequentare. La relazione con un animale domestico è qualcosa di molto importante, non solo per l’aspetto affettivo, ma anche per tutti gli insegnamenti che possono derivare da tale relazione. Addomesticare ed essere addomesticati L’autrice racconta della sua occasione di aver vissuto per 12 con un pastore tedesco. Grazie a lui ha imparato la fedeltà e il legame dato da una sorta di addomesticamento. Ha imparato anche la vera spontaneità, la naturalezza, l’affetto puro e la gioia del ritrovarsi. Il sesto senso degli animali è straordinario. Tuttavia è necessario aiutare gli animali a rimanere tali, a mantenere la loro dignità, non umanizzandoli o manipolandoli a nostro piacimento. Vivere dentro natura è un’ esperienza che non solo arricchisce e fa crescere, ma è vitale e necessaria. È dunque fondamentale cercare in tutti i modi di far vivere ai nostri bambini esperienze di questo tipo, anche quelli che vivono nelle metropoli, perché la natura c’è anche se apparentemente nascosta o regolata dalla mano dell’uomo. Animali in casa: relazione possibile? Per molti bambini l’unica esperienza a contatto con gli animali è data dall’animaletto domestico. Fare esperienza di condivisione con un animale, imparare a prendersi cura, a rispettarlo è molto importante. Può creare uno sintonia interessante ed è una fonte di osservazione. Un gatto non è un cuscino è un libro molto interessante, destinato a bambini di scuola primaria, dove l’autrice stimola ala riflessione sul rapporto tra bimbi e animali domestici. Il gattino o il cagnolino è un perfetto compagno di giochi ma ha bisogno di avere un suo tempo e un suo spazio, quindi giocare sì, ma con le dovute cautele. È un bellissimo esercizio alla vita, questa opportunità di vivere con un animale che da la possibilità di imparare ad accudire. Tutti conosciamo gli importanti progetti di pet therapy: sono gli animali che curano, ma anche i bambini che possono crescere imparando a curare a loro volta. CAPITOLO 3: IL SILENZIO COME INSEGNAMENTO ALLA CONCENTRAZIONE Per molti l’esperienza del silenzio è collegata direttamente alla natura, alla montagna dove il vento è l’unico suono che entra nel campo acustico, dentro il bosco, dove ad accompagnare i pensieri vi è solo il passo attutito dalle foglie. Di per sé la natura è un luogo di silenzio. Abbiamo bisogno di fare

esperienza di silenzio e di natura. Ogni volta che abbiamo la possibilità di trascorrere un po’ di tempo dentro un bosco, su una spiaggia in inverno, lungo un fiume a passeggiare, ci accorgiamo che al nostro rientro a casa siamo cambiati. È l’ esperienza di natura che va a modificare qualcosa dentro di noi. A contatto con la natura lasciamo correre via i nostri pensieri. La natura è anche suono e a volte rumore. Si tratta di un suono non prodotto da cose artificiali, quindi un suono che mette in relazione, che fa stare in contatto. L’esperienza del bosco è una delle più pregnanti, l’ascolto di ciò che accade apre a mondi lontani che ci riportano alla nostra infanzia, per andare a recuperare la parte più profonda di noi stessi. È il contatto stesso con la terra, è il rendersi conto che si è parte di un ecosistema. Di conseguenza ci modifichiamo, diventiamo un tutt’uno con quello che ci circonda e questo ci consente di diventare maggiormente consapevoli di noi stessi e iniziamo a intuire che nella natura opera un’intelligenza particolare. A volte sentiamo il desiderio di andare in un luogo solitario, immerso nella natura. Il fatto è che la natura concede la possibilità di crescere e maturare, di diventare diversi. È per questo che sentiamo un forte bisogno di fare esperienze di questo tipo, perché è proprio grazie all’intelligenza naturale che ritroviamo noi stessi. Il deserto rappresenta per eccellenza la dimensione del silenzio, una sorta di solitudine interiore che fa trovare sé stessi. L’esperienza del silenzio ci consente di fare uno scambio con la natura stessa: abbandoniamo i pensieri, la quotidianità e ci ricarichiamo di positivo, di interiorità. Educare al silenzio significa educare a ritrovare sé stessi e a mettersi in relazione con le proprie esperienze e i propri vissuti. L’uomo non può rinunciare a questo e il bambino può essere aiutato a sviluppare l’”intelligenza naturalistica”, ovvero la capacità di compiere distinzioni all’interno del mondo naturale, quindi distinguere una pianta dall’altra, un animale dall’altro. Educare al silenzio I bambini hanno il diritto al silenzio, un diritto che spesso viene negato per il semplice fatto che oggi è difficile, se non impossibile, trovare ambienti privi di inquinamento sonoro. L’orecchio umano è sottoposto continuamente alle sollecitazioni esterne. Si è abituati al rumore al punto da temere il silenzio. È facile partecipare a feste di compleanno di bambini accompagnate da musiche assordanti, e così è anche a scuola. Educare al silenzio non è pretendere che stiano zitti Capita che quando si parla di silenzio riferito ai bambini si caschi nell’idea che una classe dove regna l’armonia è una classe che sa stare in silenzio. Quindi l'immagine di bambini che stanno zitti e seduti al loro posto. Si tratta delle solite prescrizioni impossibili in un mondo dove gli stimoli sono sempre più alti. Bambini e bambine sono continuamente spinti a sentire mille voci, rumori, suoni che spesso si sovrappongono. Proporre ai bambini di mettersi in contatto con la natura non vuol dire insegnare loro strategie per stare zitti. La natura insegna a percepire un esterno e un interno a noi. Il gioco del silenzio di Maria Montessori Maria Montessori ha scoperto quasi per caso una nuova attività da proporre ai suoi piccoli allievi un giorno in cui, avendo in braccio un bambino di pochi mesi addormentato e non volendo che venisse disturbato dagli altri bambini, li ha raccolti tutti intorno a sé e li ha fatti sedere in cerchio. A quel punto ha chiesto ai bambini di osservare il sonno di quel neonato. Ha invitato tutti i bimbi a imitare quel silenzio e loro incuriositi da quel nuovo gioco hanno iniziato a cogliere prima i rumori vicini e poi quelli dell’esterno, come le gocce di pioggia o gli uccellini in giardino. Da quell’attività Maria Montessori ha ricavato una pratica pedagogica per aiutare i bambini ad essere maggiormente consapevoli di sé stessi. Si potrebbe utilizzare questa pratica a scuola fornendo la possibilità di imparare dal silenzio delle cose che non possono essere colte quando c’è rumore o confusione. È un’attività per imparare a concentrarsi. Basta un prato Può bastare un prato in mezzo agli alberi per far fare esperienza di silenzio ai bambini. Anche chi vive in città può accedere a luoghi dove ci possano essere alberi, erba, piante, qualche animaletto. Si piò chiedere ai bambini di sedersi a terra, di chiudere gli occhi e rimanere fermi in modo da poter attivare tutti i sensi . immaginare che le orecchie possano diventare più grandi e cogliere i suoni lontani. I bambini possono dirci che cosa sentono, una alla volta, con calma. Si chiederà poi di restringere il campo dell’osservazione uditiva per riconoscere i rumori vicinissimi e anche quelli dentro di sé. Pian piano il bambino sentirà il proprio respiro e il battito del proprio cuore. Solitamente i bimbi apprezzano molto questo genere di giochi, apprendono suoni inconsueti e imparano a riconoscere elementi già noti. Dal punto di vista fisico il suono è prodotto da oscillazioni rapide e regolari, invece il rumore da vibrazioni discontinue e casuali. I versi degli animali sono quindi percepiti come suoni mentre il motore di una macchina come rumore. Aiutare i bambini a fare una loro classificazione può essere importante tanto quanto metterli nella condizione di esplorare attraverso il silenzio il riconoscimento di tutti questi elementi. Fare esperienza di silenzio all’interno di un contesto naturale significa aprirsi a imparare, non occorre

che nessuno insegni nulla, sono gli stimoli esterni a dare tutte le informazioni necessarie. L’adulto diventa una sorta di facilitatore dell’ascolto, consente ai piccoli di stare in un determinato luogo senza chiedere nulla, se non di ascoltare e ascoltarsi. Il resto viene da sé. Il silenzio aiuta i bambini e le bambine a entrare in connessione con sé stessi, insegna a concentrarsi. Questo ha un riscontro fantastico su tutta la quotidianità; inoltre riconoscere suoni e rumori aiuta anche a imparare a liberare il campo da rumori molesti. In conclusione i bambini comprendono che il silenzio è necessario e lo ricercheranno. CAPITOLO 4: COME FOGLIE SUI RAMI L’autunno è il periodo in cui molti alberi si spogliano e le foglie diventano la metafora di ognuno di noi. Anno dopo anno abbiamo l’occasione di riflettere sul ciclo della natura, sulla nascita e sulla morte. In tutte le scuole a partire dal nido si utilizzano le foglie per parlare della ciclicità delle stagioni e del percorso di vita: è un’occasione fantastica per consentire ai più piccoli di mettersi in relazione con il grande mistero della vita. Secondo i bambini, le foglie sono aquiloni e non hanno tutti i torti. È bellissimo giocare con loro a raccogliere, farle seccare e poi decorare cartelloni o finestre, è un modo per tenere un po’ di natura anche quando subentra l’inverno. La morte Grazie a una foglia di platano Elisa è riuscita a far elaborare il lutto alla sua nipotina. Claudia era molto affezionata alla nonna, la quale viveva nella casa accanto e una malattia l’aveva portata via. Claudia continuava a chiedere della nonna anche dopo aver assistito al funerale. Era autunno e nel viale davanti casa un grande platano stava perdendo le foglie. Così la zia di Claudia ebbe un’intuizione: associare la nonna a una foglia che stava ingiallendo. Indicò una foglia alla nipote e le disse che quella era la nonna che ben presto si sarebbe staccata e sarebbe volata via per sempre. Così ogni volta che passavano sotto l’albero salutavano la foglia, ma un giorno non la trovarono più perché era volata via nel vento. In questo modo Claudia è stata aiutata dalla Natura a capire uno dei fenomeni più antichi e dolorosi della vita: la morte. Osservare la natura vuol dire riuscire a comprendere che la morte è vita. Questo è difficile da concepire in un’epoca in cui la medicalizzazione della morte e della nascita ha impedito la convivenza con questi momenti della vita dell’uomo. Il tema della morte è stato avvicinato da moltissimi filosofi. Secondo Platone, tutti i viventi, le piante, gli uomini e gli animali sono accomunati da un soffio vitale che è la vita stessa. È tutto in un respiro Per quanto riguarda il tema della morte che è vita e della vita che è morte, l’autrice fa riferimento all’esperienza della quotidianità, dove ogni volta che respiriamo moriamo e viviamo. Il respiro fa parte del ciclo morte/vita ed essere consapevoli di questo aiuta a sentirsi in sintonia con il tutto. Saper distinguere la qualità del flusso respiratorio vuol dire aprirsi all’ascolto di sé stessi. Ognuno di noi può percepire un flusso respiratorio eccessivo quando si è affannati o nervosi. Diverso è cogliere il flusso respiratorio nel momento in cui cambia intensità, passando dal flusso al deflusso. C’è un momento in cui il respiro cresce per diventare “adulto” e un momento in cui scende, per spegnersi e poi ripartire da lì. Il punto di equilibrio, quel momento adulto e maturo, è l’attimo più delicato da catturare, è quell’immobilità che consente di sentirsi in equilibrio. È tutta una circolarità, un ritorno al tutto. La foglia che nasce, cresce, muore e ridiventa humus per ricominciare in forma diversa e dare il suo contributo alla vita. CAPITOLO 5: GLI OCCHI DEGLI ALBERI Gli alberi sono riserva di ossigeno e generatori di vita per tutti noi. Senza alberi l’uomo non può vivere, non può respirare e non può sentirsi appartenente alla vita stessa. Alberi in città Ogni città ha una zona di verde e degli alberi. I bambini non hanno bisogno di cose straordinarie per giocare, basta una castagna per mettere in moto la fantasia. È la magia e il potere degli alberi. Gli alberi come dono, come amici, come dimora per gli uccelli, scheletri immobili in inverno. Proprio sugli alberi in città l’autrice dice di aver visto tante ferite sui tronchi, tracce di stupidità umana. Anche in montagna, dice di...


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