Filofofia Politica prof. Vale PDF

Title Filofofia Politica prof. Vale
Author egidio fasano
Course Filosofia Politica
Institution Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
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Lezione 1 La filosofia politica e la polis greca La parola politica ha origine in Grecia nel VIII secolo a.C. e deriva dalla polis o Città stato . La polis era una comunità politica indipendente dotata di territorio politico e di cittadini . Lo sviluppo della polis fu legato alla colonizzazione delle sponde del Mediterraneo da parte dei Greci. In essa vi erano 3 classi sociali: 1) gli schiavi che erano esclusi dalla cittadinanza e dalla partecipazione alla vita politica, 2) gli stranieri residenti o meteci che come gli schiavi erano esclusi dalla cittadinanza e non partecipavano alla vita politica della città pur essendo uomini liberi, 3) i contadini membri della città e partecipanti attivi alla vita politica. La cittadinanza, che era un privilegio di nascita, dava il diritto alla partecipazione alla vita politica o agli affari pubblici (es. assistere alle assemblee cittadine, eleggibilità a cariche). La cittadinanza per i greci non era un possesso ma qualcosa di cui si faceva parte, come si fa parte di una famiglia. La polis nacque come forma di politica nuova dopo periodi in cui il potere politico era stato proprietà di uno solo (tirannia) o delle aristocrazie.

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Con la nascita della polis il potere passava alla piazza della città. L’agorà era lo spazio pubblico comune di tutti i cittadini . Il potere quindi era di tutti. Nella polis greca per la prima volta comparve la discussione politica nello spazio pubblico. Il comando, la legge (nomos ) non erano più proprietà esclusiva di qualcuno . Si passava così dall’eteronimia ( legge che viene da di fuori, dall’alto) all’autonomia ( la comunità e’ la fonte della legge ). La nascita della polis coincise con la nascita della legge. Per uguaglianza dei cittadini si intendeva l’uguaglianza di tutti davanti alla legge. Il cittadino era di volta in volta comandato e comandava.. La prima figura importante della storia della democrazia ateniese fu Solone che ebbe l’incarico di riordinare la costituzione e di eliminare i contrasti tra le classi sociali in lotta ( possidenti ed indigenti). Solone non instaurò di fatto la democrazia ma attuò una riforma moderata che preparava alla democrazia. Dopo Solone, ad Atene vi furono lotte civili, poi tirannide poi seguì Clistene che con le sue riforme a favore del popolo segnò l’inizio della democrazia. La costituzione di Clistene rimase invariata fino all’arrivo di Pericle che introdusse la nomina dei magistrati per sorteggio.

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Durante il dominio di Pericle iniziò la guerra del Peloponneso che vide contro Sparta ed Atene con conseguente contrasto nelle città tra democratici e oligarchi ( oligarchia = governo dei pochi in cui i diritti dei cittadini comuni sono limitati rispetto a quelli dei ricchi). Ad Atene vi fu un breve ritorno all’oligarchia con il governo dei 30 tiranni a cui seguì la democrazia che durò fino alla battaglia di Cheronea nella quale i Macedoni trionfarono sui Greci e finì la polis greca. Durante il periodo di massima potenza ateniese , le riforme democratiche di Clistene, fissarono la costituzione che rimase anche dopo il periodo breve di tirannia. Vi erano 2 istituzioni alla guida della democrazia: - l’assemblea popolare - il consiglio dei 500 La sovranità politica dei cittadini era rappresentata dall’Assemblea dei cittadini (ekklesia) aperta a tutti i cittadini maschi ultra ventenni. In essa tutti avevano diritto alla parola e le decisioni erano prese dalla maggioranza. Si riuniva 10 volte l’anno più le sessioni straordinarie. I suoi atti corrispondevano agli atti legislativi moderni. L’attività’ amministrativa veniva svolta dal Consiglio dei 500 (bulè) . Era una commissione esecutiva che governava per l’Assemblea. Poiché 500 persone erano troppe per un organo di governo, si seguiva il criterio della rotazione delle cariche : una commissione di 50 membri che a rotazione aveva il controllo effettivo e trattava gli affari pubblici in nome del Consiglio intero. Ogni giorno veniva eletto a sorte un presidente tra i 50.

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Il Consiglio, tramite la commissione proponeva le misure che dovevano essere esaminate dall’Assemblea la quale poteva approvare , modificare o respingere . Il Consiglio aveva anche potere esecutivo : faceva imprigionare i cittadini, controllava le finanze, imponeva le tasse, dichiarava guerra, stipulava trattati di pace e alleanza. Ma tutte queste misure dovevano essere approvate dal popolo nell’Assemblea. Altra istituzione importante erano le Corti, giurie popolari che giudicavano in sede civile e penale ed avevano potere esecutivo o legislativo. I membri delle Corti venivano nominati dai demi ( circoscrizioni ateniesi), un elenco di 6.000 che ogni anno si formava per elezione. Le corti garantivano il controllo popolare sui magistrati e sulle leggi. Le cariche politiche erano attribuite per sorteggio ed era previsto un compenso. Vi era un gruppo di magistrati ateniesi che erano più indipendenti degli altri ed erano al di fuori di questo schema di scelta; i 10 Strateghi , scelti per elezione diretta ed erano rieleggibili. In teoria erano militari ma in pratica esercitavano importanti poteri sulle decisioni del Consiglio e dell’Assemblea. Come stratega, Pericle rimase per molti anni a capo della politica ateniese.

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Lezione 2 Gli ideali politici democratici della polis Lo storico Tucidide ci ha raccontato l’importanza della democrazia per gli Ateniesi. Nella sua opera “Orazione funebre sui primi morti della guerra del Peloponneso”, pronunciata da Pericle, capo della democrazia al Ceramico ( cimitero di Atene), elogia i meriti della sua città Atene e la partecipazione alla vita civile e alla democrazia dei suoi cittadini per suscitare negli animi dei suoi ascoltatori la consapevolezza che la polis era il loro bene supremo. Durante il funerale dei suoi soldati, Pericle pronuncia un appello patriottico a favore di Atene. La maggiore gloria e virtù per gli Ateniesi consiste nella loro appartenenza alla città per la quale devono sacrificare averi, famiglia e se è il caso, la vita. Tutti gli interessi degli Ateniesi gravitavano intorno alla polis: arte, religione, riti, cerimonie. La polis era una vita in comune. Quindi la stessa filosofia politica era rivolta all’armonia di questa vita in comune. Le stesse istituzioni politiche ( rotazione delle cariche, sorteggio….) avevano lo scopo di far partecipare al governo il maggio numero possibile di cittadini , rendendoli liberi e uguali. Anche se non ricopriva cariche politiche, l’Ateniese poteva partecipare 10 volte l’anno alla discussione di questioni politiche all’interno dell’Assemblea dei cittadini. L’individualismo, il guardare solo agli interessi privati era considerato una diminuzione di valore.

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L’ideale di vita della polis fu realizzato considerevolmente dall’Atene di Pericle. Ma rimaneva un ideale e non una realtà. Quanto al raggiungimento di una vita armonica in comune, la polis ebbe un successo limitato. Le virtù della vita in comune generavano difetti , portando a faziosità e rivalità. Quindi l’ideale di una vita armoniosa in comune fu il pensiero dominante della filosofia politica greca. Il nostro concetto di cittadino inteso come individuo dotato di diritti privati o di stato che tramite la legge protegge i diritti dei cittadini ed esige degli obblighi , erano impensabili nel mondo greco. Giustizia per il cittadino greco significava la costituzione o l’organizzazione di una vita in comune per i cittadini e la legge aveva il compito di trovare a ciascuno il suo posto nella vita della città. Le attività della polis si svolgevano mediante la volontaria collaborazione dei cittadini ed il principale strumento era la piena e libera discussione politica. L’età d’oro della filosofia politica ebbe inizio dopo la caduta di Atene nella lotta contro Sparta.

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Lezione 3 La discussione politica nel V secolo a.C. Nel V secolo il popolo Ateniese viveva in un’ atmosfera di discussione e di conversazione che coinvolgevano tutte le questioni politiche . I cittadini ateniesi erano degli straordinari produttori e consumatori di discorsi: il dibattito pubblico era una delle loro più tipiche esperienze. La cultura del discorso e del dibattito fu dunque il vanto di Atene di fronte ai suoi contemporanei e la sua eredità per i posteri. Ad ogni Ateniese era ben chiaro il contrasto tra Atene e Sparta, tra la polis democratica e la polis aristocratica, tra la polis progressista e la polis conservatrice. Ma realtà politiche , costumi, leggi ed istituzioni diverse dalle sue con cui confrontarsi, il popolo greco le trova in Egitto e a Cartagine. Erodoto è famoso per aver descritto paesi e persone da lui conosciute in numerosi viaggi. A stimolare la nascita della filosofia politica nella polis furono i cambiamenti nel governo ateniese e le lotte che ne scaturivano. Sparta era sempre politicamente stabile, ad Atene invece venivano sempre messe in discussione le consuetudini che la regolavano. Da Solone in poi le motivazioni dei contrasti erano sempre le stesse: contrasti di carattere economico tra l’ aristocrazia e la democrazia. La differenza tra ricco e povero, secondo Platone era la causa principale di contrasto del governo greco.

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Nella “Costituzione degli Ateniesi” l’autore, il Vecchio Oligarchico, sostiene che la democrazia favorisce i cattivi e danneggia i buoni e che il popolo è ignorante, perverso e disordinato. Inoltre sostiene che la democrazia è una trovata per sfruttare il ricco e favorire il povero. La democrazia quindi e’ una forma di governo corrotta. L’ideale di vita armonica in cui tutti i cittadini erano partecipi era alla base della concezione della polis. I concetti di armonia e di giustizia erano fondamentali .

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Lezione 4 Natura e convenzione : i Sofisti A partire dal 450 Atene è il centro da cui partono nuove idee . E’ il luogo in cui prosperano i sofisti e la sofistica, la cui grande influenza provocò la reazione socratica . I sofisti erano maestri di virtù che si facevano pagare per i propri insegnamenti agli altri. Per questo motivo essi furono aspramente criticati dai loro contemporanei, soprattutto da Socrate (e poi da Platone e Aristotele). La figura del sofista si poneva come precursore dell'educatore e dell'insegnante, poiché si guadagnava da vivere vendendo il proprio sapere, riscuotendo successo soprattutto tra i ceti altolocati. I sofisti, a differenza dei filosofi greci precedenti, si concentrano sulla vita umana, diventando così i primi filosofi morali. Vengono distinte due generazioni di sofisti: 1.

Grandi sofisti: Protagora, Gorgia, Prodico e Ippia

2. Sofisti della seconda generazione: solitamente allievi dei primi, e sono a loro volta distinguibili in: - Sofisti politici: Crizia, Trasimaco - Sofisti della physis, si interessano del rapporto natura-uomo, spesso non disprezzando gli studi naturalistici: Antifonte, Callicle, 9

Trasimaco Quello che sappiamo di lui lo leggiamo nella Repubblica di Platone, dove Trasimaco parla con Socrate a proposito della giustizia. Trasimaco afferma che la giustizia è l’utile del più forte, infatti l’uomo chiama giustizia il seguire le leggi e ingiustizia il non seguirle. Accade così che i giusti hanno sempre la peggio, mentre gli ingiusti se riescono a non farsi scoprire saranno felici, questo poiché le leggi sono fatte dai governanti con l’unico scopo di preservare il loro governo e il loro utile. Trasimaco non sta dichiarando giusta e migliore l’ingiustizia, ma in lui non vi è alcuna prospettiva ottimista nei confronti della giustizia. Antifonte Antifonte analizza il rapporto tra nomos (legge) e physis (natura), affermando che le leggi non sono altro che delle convenzioni, delle opinioni, tant’è che una cosa può essere legale in una città e illegale in un’altra città; le leggi di conseguenza hanno come effetto quello di aumentare la distanza fra cittadini e città differenti. Inoltre i complessi apparati burocratici avevano l’effetto collaterale di rendere sempre più difficile da attuare la giustizia. La superiorità delle legge naturale, rispetto a quella convenzionale delle città, è evidenziata dal fatto che chi viene meno alla legge della città se non viene scoperto non paga alcuna pena, mentre chi viene meno alla legge naturale pagherà sempre e comunque la propria pena, poiché non sta contravvenendo ad un’opinione, ma alla verità. Callicle Callicle, di cui abbiamo testimonianza nel Gorgia di Platone, si fa portavoce della posizione secondo cui è proprio la legge di natura a legittimare il dominio dei più forti sui più deboli. Infatti è per natura che alcuni uomini sono più forti 10

di altri, è la natura a fare gli uomini disuguali. Callicle inoltre auspica questo ritorno alla legge naturale anche fra gli uomini, come già avviene fra gli animali. Con la morte di Pericle e la sconfitta nel Peloponneso vi fu la fine del primato di Atene sulla Grecia. Questo clima però fu propizio per lo svilupparsi della filosofia politica.

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Lezione 5 Da Socrate a Platone : la nascita della filosofia politica Secondo Socrate, la verità non va ricercata nelle leggi della physis come sostenevano i Sofisti . La verità si trova all’interno di ogni uomo, e poiché, non può essere comunicata, bisogna ricercarla all’interno del proprio io, secondo la tradizione del “conosci te stesso”. La conoscenza riguarda non solo se stessi ma anche il modo di vivere privato e pubblico . La virtù per eccellenza , l’aretè, sta nel conoscere: la virtù è conoscenza e perciò può essere appresa ed insegnata. Secondo Socrate chi guida la polis deve conoscere la sua arte e per conoscerla deve apprenderla. Non è innata negli uomini ma è difficile da apprendere e non è per tutti. Perciò Socrate critica l’estrazione a sorte dei magistrati della polis senza badare alla loro competenza. Socrate è antidemocratico. Non ammette il potere di un’Assemblea popolare costituita da chi non ha studiato la politica . Al regime democratico Socrate oppone l’aristocrazia intellettuale che si fonda sulle virtù e conduce l’uomo al conseguimento del vero bene. Socrate fu un difensore della polis. Fondamentale per la polis è il principio della vita onesta e virtuosa. Secondo Socrate l’uomo con il sapere deve apprendere dov’e’ la giustizia. La legge è espressione della giustizia .

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Contestando le tesi di Trasimaco secondo cui il governo fa le leggi solo nel suo interesse , Socrate sostiene che il governante agisce solo in vista del bene dei suoi governati. Socrate fu processato nel 399 a.C. sotto l’accusa di empietà, di ateismo e corruzione dei giovani. Pena richiesta dall’accusa: la morte. In realtà, a Socrate sarebbe bastato difendersi o abiurare le sue idee per salvarsi e pagare una multa o andare in esilio. Sarebbe anche potuto fuggire con l’aiuto degli amici e dei discepoli. Ma fuggire avrebbe significato perdere la dignità di cittadino e sottrarsi a quella vita virtuosa a cui indirizzava i suoi discepoli, e quindi sottrarsi alla sua missione di educatore. Chi si sottrae dalla legge compie un’ingiustizia, perché rinnega le proprie radici e rinnega il patto di concordia che lo rende un cittadino. Dura lex, sed lex”: per quanto ingiusta, la legge è legge, e come tale va rispettata. Socrate diventa il simbolo stesso dell’autarkeia filosofica: porta costantemente in sé stesso la sapienza e la virtù, e pur di allontanarsi da un gesto vile come sarebbe la ritrattazione delle proprie tesi ed dell’intenzione di educare i giovani alla virtù, decide di morire. Per questo Socrate accetta la condanna e anzi trasforma la sua difesa in un feroce attacco alla classe politica democratica di Atene, narratoci nell’Apologia di Socrate di Platone. Sempre attraverso Platone (nel Fedone) conosciamo la morte del filosofo, tramite avvelenamento; e le sue ultime parole sono serene e consolatori: l’uomo giusto non ha nulla da temere dalla morte. Dopo la sconfitta dovuta alla guerra del Peloponneso e con la distruzione del suo impero, Atene divenne il centro educativo del mondo mediterraneo . Le sue scuole di filosofia, retorica e scienza furono la prima grande istituzione europea dedicata all’educazione e alla ricerca a cui affluivano studenti da tutti i paesi del mondo antico.

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La crisi della democrazia ateniese e la condanna a morte di Socrate , suo maestro, favorirono la maturazione intellettuale e politica di Platone. Fin dall’inizio l’esperienza politica di Platone avvenne all’insegna dell’onestà intellettuale ma ben presto si disilluse osservando la realtà politica, dove la sete di potere aveva preso il posto dell’onestà e del servizio verso gli altri. Dopo l’iniziale entusiasmo per il Governo dei Trenta Tiranni egli ne prese le distanze a causa della sua immoralità. Il processo e la condanna a morte di Socrate da parte di coloro ( i democratici) che Socrate aveva difeso durante il regime dei Tiranni, fecero sì che Platone si disincantasse. Di fronte a una simile politica si rese conto dell’impossibilità di partecipare all’amministrazione dello stato restando onesti e si convinse che questo era il male di tutte le città. Alla fine di un lungo periodo passato lontano dalla vita politica, Platone si convinse che solo la filosofia era in grado di operare una rinascita dello stato garantendo un potere giusto. Il radicale rinnovamento politico e morale della società poteva avvenire solo con l’intervento della filosofia.

Lezione 6 14

Platone : i filosofi e il potere (prima parte) Secondo Platone l’unione tra politica e filosofia era necessaria per la guarigione della città, malata per i conflitti tra ricchi e poveri che erano causa di guerre civili. Nella filosofia di Platone l'espressione "pleonexia" identifica il desiderio smodato della natura umana che si univa alla vanagloria (brama di successo, onore, potere). Un’anima piena di ambizione, di competizione per il potere portava al fallimento del progetto politico e dell’ideale di comunità da cui era nata la polis.. L’ingiustizia (adikia) , il male peggiore della società, necessitava di una cura che era la giustizia e di una figura importante quale il filosofo. Il destino della polis poteva cambiare facendo in modo che dall’anima di ognuno attraverso la buona educazione e la cooperazione si allontanino l’irrazionalità, l’antagonismo e la competizione. L’educazione dell’anima doveva interessare tutta la città. Solo una città giusta sarebbe stata in grado di rendere giusti i suoi cittadini. Ma per fare ciò era necessario che al potere vi fosse chi conosceva la vera giustizia, il vero bene: il filosofo, che avrebbe generato leggi giuste e di conseguenza migliorato la natura umana e formato cittadini giusti. . La guarigione della Città era nella mani della filosofia. La città del filosofo e’ la città in cui governa chi meno lo desidera, chi non cerca potere e onori causa di rivalità . La costruzione di una città fondata sull’idea di giustizia presuppone il confronto con coloro che hanno negato il concetto di giustizia. Ed e’ ciò che accade nel libro I della Repubblica quando Socrate si confronta con il sofista Trasimaco. Questi sostiene che il giusto e’ sempre l’utile di chi comanda, del più forte. Coloro che si dicono giusti non 15

sono altro che deboli che si appellano ad un ideale di giustizia per non lasciarsi sopraffare dal più forte. Trasimaco inoltre sostiene che la vita dell’ingiusto e’ migliore di quella del giusto : egli è più felice ( il giusto paga sempre i tributi, l’ingiusto no e quindi finisce che il giusto paga sempre di più; mentre quando c’è da guadagnare l’ingiusto guadagna sempre più del giusto) ed invece di osannare la giustizia, si deve prendere atto di questa realtà.

Lezione 7 16

Platone : i filosofi e il potere (seconda parte) Platone è il primo che, a differenza dei filosofi precedenti, riconosce all’anima una natura spirituale, e quindi immortale. Egli ammette nell’uomo tre anime separate, che risiedono in diverse parti del corpo: a) anima razionale che risiede nel cervello e mira alla conoscenza e alla verità – nostra ragione; b) anima volitiva che risiede nel petto, e vuole e conquista ciò che vuole con più o meno coraggio – nostro volontà; c) anima concupiscibile che risie...


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