Geografia delle relazioni internazionali PDF

Title Geografia delle relazioni internazionali
Author Daniele Gagliardi
Course Geografia delle relazioni internazionali
Institution Università degli Studi di Napoli Parthenope
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Tracce di storia. 1.1 All’inizio del XX secolo i paesi economicamente più forti erano gli Stati Uniti e l’Europa Occidentale. Questo grazie alla forte crescita economica provocata dalla diffusione di molte innovazioni: sfruttamento energia, motore a scoppio, nuovi strumenti manifatturieri, mezzi di comunicazione (ferrovia, telegrafo), diffusione del fenomeno dell’investimento estero. Tale periodo venne interrotto dalla 1^ G.M. che determinò un blocco del commercio europeo. 1.2 L’inizio degli anni ’30 fu caratterizzato da una crisi economica denominata la Grande Depressione, che determinò l’aumento dei tassi di disoccupazione e il fallimento di molte economie. Da tale situazione si uscì grazie all’aumento delle industrie meccaniche ed elettrotecniche e dall’introduzione di politiche a sostegno dell’occupazione. 1.3 Con la fine della 2^ G.M. si creò una netta differenza fra i sistemi economici: USA, Europa Occ. e Giappone erano in una fase di crescita economica dovuta alla crescita della domanda industriale soddisfatta grazie agli ammodernamenti degli impianti. Successivamente alla 2^ G.M. tra USA e URSS si creò un clima politico molto teso che scatenò la Guerra Fredda. Gli Usa crearono la NATO e il Piano Marshall (progetti di ricostruzioni delle infrastrutture dei paesi europei non comunisti colpiti dalla guerra). L’URSS istituì il COMECON (unione politica ed economica fra stati comunisti dell’Europa orientale). Inoltre, in questi anni l’opera più significativa fu la nascita di 3 organismi sovranazionali con gli accordi di Bretton Woods del 1944:  FMI: finanziava il debito pubblico degli stati in via di sviluppo, che però dovevano soddisfare alcuni obiettivi;  Banca Mondiale: nasce con l’obiettivo di risanare le economie dei Paesi colpiti dalla 2^ G.M.;  ITO: venne formato per creare un commercio internazionale rimuovendo dazi e le restrizioni sulle importazioni. Nel 1948 venne sostituito dall’accordo GATT che porterà all’Uruguay Round e la fondazione del WTO (liberalizzazione, non discriminazione, nazione più favorita).

1.4 Successivamente al dopoguerra la crescita continuò fino agli anni ’70:  USA e Europa Occ.: diffusione di beni e servizi, autoveicoli, elettrodomestici; l’industria prende il sopravvento sull’agricoltura introducendo nuove tecnologie più efficient;  URSS: si registrarono alti tassi di crescita fino a quanto gli investimenti vennero spostati dalla ricerca scientfica agli armament, anche a causa dell’instabile clima politico tra paesi socialisti;  Cina: lo sviluppo fu altalenante, la maggior parte degli investimenti vennero indirizzati all’industria a discapito dell’agricoltura. Mao Zedong cambia questa direttiva mettendo sullo stesso piano gli investimenti nei due settori, tale mossa si rivelò fallimentare a causa delle condizioni climatiche che distrussero parte delle coltivazioni. Verso la fine degli anni ’60 si diffonde la fallimentare “Rivoluzione Culturale” la quale determina il trasferimento di intellettuali specializzati nelle industrie alle agricolture;  Giappone: segue i modelli occidentali abbandonando gli investimenti agricoli e riuscendo ad affermare sul mercato mondiale molti dei suoi prodotti meccanici, metallici, elettronici; 1.5 L’inizio degli anni ’70 fu caratterizzato da una crisi che colpì molti Paesi. Tra i motivi ci sono l’indebitamento elevato dei paesi in via di sviluppo verso le banche e le economie più potenti e l’inizio della crisi petrolifera (1973). L’aumento dei prezzi del petrolio rappresentò un grave problema economico per i paesi industrializzati, i quali reagirono incentivando l’utilizzo di fonti di energia alternativa come il carbone e il nucleare. Tale periodo finisce negli anni ’80 successivamente ad una seconda crisi petrolifera. 1.6 La Globalizzazione è un fenomeno mondiale che ha messo in relazione varie aree del mondo con l’obiettivo di sviluppare tutti i paesi. Tale fenomeno è ancora oggi in evoluzione ed ha finora determinato 5 effet sostanziali:  Crescente centralità delle reti finanziarie;  Crescente importanza della conoscenza, elemento chiave per lo sviluppo (questo elemento è più diffuso nei paesi sviluppati in quanto più in grado di investire nella ricerca);  Internazionalizzazione della tecnologia;  Diffusione dei grandi centri distributivi, determinando la fine della piccola impresa;

 Nascita di una diplomazia internazionale tra governi ed imprese per permettere una crescita economia e lo sviluppo;.

Lo sviluppo, idee e ideologie. La globalizzazione fino ad ora ha accentuato la differenza tra i paesi, essendo quelli poveri più lenti a svilupparsi. In termini di ideologie di sviluppo delle società ci sono 3 correnti di pensiero:  Ideologia della modernizzazione;  Meccanismi della dipendenza;  Sistema mondo (secondo Wellestein) 2.1 L’ideologia della modernizzazione descrive il termine “sviluppo” come il processo evolutivo di un organismo verso la sua forma naturale e completa. Ma tale è considerata semplicistica e criticabile siccome lo sviluppo è in realtà l’evoluzione qualitatva, mentre invece la crescita (evoluzione quanttatva) rappresenta il processo giusto per l’aumento di un paese. Il modello evolutvo di Rostow spiega lo sviluppo di una società in 5 stadi successivi: Società tradizionale: limitate conoscenze tecnologiche; Condizione preliminari per il decollo: sviluppo delle strutture; Decollo: fase di transizione; Passaggio alla maturità: diversificazione delle attività produttive con nuovi investimenti;  Società dei consumi di massa: diffusione beni sofisticati;    

L’ideologia della modernizzazione vide la sua fine negli anni ’60. Dalla modernizzazione si passò al Neoliberismo, il quale nacque in Cile dove Pinochet successivamente al colpo di stato aprì il paese ad investimenti esteri, alla deregolamentazione, privatizzazione delle imprese statali. Una simile politca si rivide anche in UK con M. Thatcher dove venne abbandonato il regime socialdemocratico considerato dispendioso ed inefficace, a favore di un ridimensionamento del debito pubblico, liberalizzazione dei servizi e appoggio alle attività imprenditoriali. In USA invece Reagan si occupò di ridurre la pressione fiscale, e affidò la politica monetaria alla Federal Reserve.

2.2 La tesi della dipendenza esprime che la relazione tra Nord e Sud si fonda su un meccanismo di dipendenza, e che i paesi sottosviluppati possono essere compresi con l’analisi del sistema capitalistico mondiale. Le metropoli rappresentano il centro di sviluppo, mentre le aree sottosviluppate i suoi satelliti, dove vanno a beneficiarne del surplus. Si attiva quindi un meccanismo di scambio ineguale a favore dei paesi più ricchi. Si può quindi affermare che il sottosviluppo non è una condizione naturale che si presenta nel processo di sviluppo, bensì un effetto dei rapporti che si hanno con i paesi del Nord. I paesi industrializzati acquistano risorse e beni dai paesi poveri a un costo molto basso, nel frattempo i paesi poveri sono costretti ad importare beni a prezzi elevati trasferendo così il surplus dai secondi ai primi, alimentando sempre di più il divario tra Nord e Sud. Il sistema-mondo secondo Wellestein individua 3 modi diversi di produzione:  Reciproco-familiare: produzione molto differenziata per età e genere;  Redistributiva-tributaria: società organizzata dividendola in classi;  Capitalistico: basata sulla divisione in classi e caratterizzata dal processo di accumulazione e in base al mercato (meccanismo di domanda-offerta); 2.3 Negli anni ’70 è stata diffusa un’idea di politica che intendesse lo sviluppo come soddisfacimento delle esigenze della popolazione locale, definendolo “sviluppo dal basso”, e rendere accessibile tutti ai beni primari. Il processo di sviluppo ed industrializzazione ha dato vita a due approcci:  Economia di frontiera: economia e ambiente sono due aspetti separati, l’ambiente è fonte di risorse e deposito di scarti;  Economia profonda: ecologisti propongono uno sviluppo che rispetti la relazione tra uomo e natura; Dallo scontro di queste due tematiche si è andati incontro alla formazione del concetto di Sviluppo Sostenibile, tale ormai e il pilastro di tutte le politiche ambientali siccome nei processi di sviluppo è fondamentale riuscire a garantire il soddisfacimento dei bisogni presenti senza però compromettere alle generazioni future* di poter soddisfare i propri.

Lo Sviluppo Sostenibile si fonda su 3 principi: integrità dell’ecosistema, efficienza economica e equità sociale*.

Rappresentazione del sistema-mondo. 3.1 L’economia è la materia che studia regole e meccanismi di tutti i fenomeni economici. La Geografia economica si occupa di descrivere le relazioni orizzontali (i vari soggetti economici del mercato) e le verticali (legame tra soggetti e ambiente in cui vivono). Questa materia si esprime tramite immagini e metafore che non vanno interpretate testualmente. 3.2 Una delle più comuni metafore diffuse e quella dei “tre mondi”:  “Primo mondo”: paesi industrializzati, capitalismo occidentale;  “Secondo mondo”: economie comuniste;  “Terzo mondo”: paesi in via di sviluppo; Altra metafora diffusa è quella del centro-periferia.  Raynaud distingue periferia dominata (che produce flussi utili al centro) da periferia integrata (che valorizza i flussi utili al centro). La distinzione si caratterizza quindi per la differenza di ruolo che ogni area geografica ha.  Hettne invece distingue il terzo mondo emergente (paesi in via di sviluppo meno svantaggiati, favoriti da potenziale militare), dal terzo mondo periferico (paese poveri e con difficoltà politiche, economiche, geografiche).  Ohmae ipotizza invece un’economia intera organizzata intorno alla macroregione degli Usa, Ue, e Giappone che domina l’economia mondiale. Da aggiungere a tale regione anche Cina e India che si sono sviluppate negli ultimi anni. Fase molto importante per le varie economie è la misurazione dello sviluppo di ogni Paese. Il più noto indicatore è il PIL, che dà una visione imprecisa della realtà. Oltre a saper misurare la ricchezza di un Paese è fondamentale anche misurare la povertà e ciò avviene considerando una soglia minima di reddito o la determinazione di standard di consumo. Le nazioni unite hanno creato l’Indice di Sviluppo Umano (ISU) che determina il tasso di povertà tenendo conto anche di altri fattori oltre quello prettamente economico, come la qualità della vita, l’educazione, qualità ambientale, tasso di scolarizzazione.

Effettuate le varie misurazioni si collocano i paesi in 4 categorie: elevatissimo, elevato, medio, basso.

Le imprese multinazionali e la divisione internazionale del lavoro 4.1 Non esiste una definizione esaustiva di multnazionale, essa si identifica in una società che svolge le sue attività in più di un paese e che rispetta 3 caratteristche:  Coordinamento e controllo della catena di produzione;  Capacità di trarre vantaggio dalle varie diversità geografiche in cui opera;  Potenziale flessibilità di variare i propri prodotti in base all’area geo grafica; Le multinazionali si manifestano intorno gli anni ’60 con l’internazionalizzazione di imprese statunitensi, ciò reso possibile grazie: agli accordi di BW (facilitarono l’ingresso di multinazionali in Europa), maturazione di innovazioni tecnologiche, rivoluzione verde anni ’50 (ammodernamento agricoltura paesi del Sud con nuove sementi, concimi e tecniche). Nel periodo dal secondo dopo guerra alla prima crisi petrolifera la grande impresa beneficiò di una crescita dovuta soprattutto alla rapidità della diffusione della tecnologia e gli elevati investment in ricerca e sviluppo, tanto da dover cambiare le proprie strategie per ampliare le reti commerciali. Si passò da una struttura aziendale decentrata nei paesi più poveri a un sistema multinazionale “globale” che determinava nuove alleanze, accordi di cooperazione e una certa flessibilità organizzativa. Come detto le multinazionali si diffondono dagli anni ’60 e alcuni studiosi hanno provato negli anni ad attribuire un significato alla loro esistenza: 1. Hymer: descrive le multinazionali come società che decidono di investire all’estero senza tenere conto delle prospettive macroeconomiche, dà molto valore ai fattori locali (conoscenza, finanziamenti) che possono influenzare la resa dell’investimento; 2. Vernon: individua 3 fasi evolutive di un prodotto rifacendosi al “modello del ciclo di vita del prodotto”. L’introduzione, (di un prodotto o processo) in cui è fondamentale avere elevata conoscenza e capacità imprenditoriale; la crescita, (si creano i presupposti per far partire la produzione in serie); la maturità, (il prodotto è considerato al massimo della sua utilità e non va più modificato).

3. Chandler: distingue i due concetti strategia e modalità di crescita. Per strategia intende il processo di determinazione degli obiettivi a lungo termine e come allocare al meglio le risorse, per modalità di crescita i meccanismi tramite cui applicare la strategia in modo efficace. 4. Dunning: elabora il paradigma OLI fondato su 3 principi fondamentali. Il primo vantaggio per una multinazionale è rappresentato dall’acquisto della proprietà di uno stabilimento, per la possibilità di ottenere le conoscenze del luogo e consolidare una posizione di monopolio; il secondo vantaggio è scaturito dalla posizione geografica in quanto stare in prossimità degli input o mercati di sbocco, riduce i costi e avvantaggia la produzione; ultimo punto considerato è che un’impresa che utilizza direttamente i punti di vantaggio trae maggiore beneficio rispetto a se li cedesse ad altre imprese. 4.2 Tali considerazioni e teorie trovano difficoltà nell’individuare un reale comportamento delle imprese multinazionali siccome resta difficoltoso individuare le strategie e modalità di crescita. Le global commody chain rappresentano un strumento valido per interpretare le strutture industriali del sistema mondo, si tratta di ramificazioni in cui sono presenti una moltitudine di varie attività collegate alla circolazione del capitale, come le attività di logistica e distribuzione o assistenza post-vendita. Per conoscere i vari passaggi di una filiera produtva è utile individuare le relazioni verticali (funzione tra due attori economici che comporta il passaggio di merce e connette consumatore e produttore) che instaurano con il territorio in modo da poter evidenziare la trasformazione delle materie prime nel prodotto finale. Secondo Porter un ruolo fondamentale per le multinazionali lo svolge la posizione geografica, in quanto le conoscenze, capacità e infrastrutture di una determinata area sono determinanti per le scelte strategiche dell’impresa. Inoltre sosteneva che il vantaggio compettvo sia influenzato da 4 fattori:    

Condizione dei fattori; Condizioni della domanda e capacità di interagire con l’offerta; Presenza di settori industriali correlati e di sostegno in ambito nazionale; La strategia;

Un altro aspetto importante è il grado di conoscenza di un’impresa, che a differenza dell’informazione (insieme di dati e notizie) rappresenta il vero e proprio apprendimento utile nelle scelte strategiche.

Sud-Est Asiatco Fino agli anni ’50-’60 l’area del SEA era una semplice periferia economica, successivamente negli anni ’80 si sono iniziati a registrare i più alti tassi di crescita del PIL al mondo. Gli Usa, UE, Giappone nella seconda metà del secolo delocalizzarono le proprie attività produttive nei paesi caratterizzati da un basso costo del lavoro di quest’area, e con il passare degli anni gli investimenti crescevano sempre di più. I paesi dell’area hanno inseguito l’industrializzazione articolandosi in zone economiche regionali (REZ) che spesso erano supportate anche dai governi. Le politiche erano caratterizzate da un alto livello di autoritarismo, le scelte fondamentali in ambito economico erano infatti prese da burocrazie tecniche anziché dal parlamento siccome si considerava tale soluzione più efficace. 4.3 Nel panorama mondiale la maggior parte delle multinazionali sono presenti in Europa con il 53%, poi SEA 17%, Nord America 4,7%, Giappone 5,7%. Durante il consiglio europeo svoltosi a Lisbona nel 2000 si notò come ci fosse una abissale differenza in ambito di ricerca e sviluppo dell’Europa in confronto agli USA, tant’è che venne deciso di aumentare gli investimenti in questo ambito fino al 3% del PIL per ogni paese, in modo da cercare di rendere l’Europa l’economia della conoscenza più dinamica e competitiva al mondo.

La rete degli investimenti diretti esteri 5.1 Gli investimenti diretti esteri (IDE) sono effettuati da investitori che comprano almeno il 10% di azioni di un’impresa straniera, instaurando un rapporto di “interessi durevoli”. 5.2 I flussi di IDE hanno avuto successo dal 2° dopo guerra fino ai primi anni 2000 dove hanno subito una flessione, per poi riprendere negli anni successivi. 5.3 Gli IDE possono essere sia orizzontali che verticali. Entrambi presentano due logiche di investimento.

IDE orizzontali: 1. Investimenti rivolti a nuovi mercati di sbocco creando nuove strutture dove svolgere il processo produttivo e avere quindi il vantaggio di rivolgere i

prodotti a nuove aree geografiche, inoltre si beneficia anche di minori cost di produzione. Tale investimenti sono vantaggiosi anche per i paesi che ospitano siccome portano nuovi posti di lavoro e nuove conoscenze portate dagli IDE. 2. Investire porta il vantaggio oltre di aumentare la propria competitività anche di indebolire quella dei concorrenti. IDE vertcali: 1. Ricerca di risorse, input produttivi strategici. 2. Ricerca di efficienza economica riducendo i costi di produzione e del lavoro per aumentare i profitti. 5.4 Gli IDE vengono fatti principalmente dai paesi più sviluppati, inizialmente i primi furono USA (

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degli IDE) UK e Francia. Successivamente nuovi investimenti

vennero fatti da Germania e Giappone. 5.5 Tutti i vari IDE è evidente come rappresentano sia una risorsa per la crescita e lo sviluppo delle regioni dove intervengono, ma anche il mezzo che determina logiche e geometrie del potere. Spesso gli IDE portano a meccanismi di controllo politco ed economico sulle società in via di sviluppo. 5.6 Agli IDE orizzontali e verticali corrispondono reti orizzontali e verticali. I primi si riferiscono alle relazioni fra paesi che hanno lo stesso livello di sviluppo e ricchezza, i secondi invece coinvolgono paesi con economie forti e deboli. IDE: Cina e India Gli investimenti diretti esteri hanno avuto una forte espansione in Cina a partire dagli anni ’80 quando sono passati dai 3,5 mld ai 69,5 mld del 2003. Per i

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sono

rivolti al settore manifatturiero e quindi alla produzione di beni di consumo, importante in questa espansione è stato il costo della manodopera molto basso e la diffusa presenza di molte materie prime. In India, invece, anche se gli IDE sono cresciuti molto (0,4mld nel ’90 ai 16,9 nel 2006) non si è riusciti ad ottenere i risultati cinesi siccome il governo indiano si è concentrato maggiormente sul mercato interno e meno sulle esportazioni. Infatti rispetto alla Cina in cui gli IDE garantiscono il 50% delle esportazioni, in India ci si ferma appena al 10%.

Lo spazio del commercio mondiale 6.1 Il fenomeno della globalizzazione fra i vari cambiamenti ha provocato una crescente intensificazione dei rapporti commerciali internazionali dando il via ad un aumento delle reti commerciali, la capacità di spostare beni e servizi in modo veloce e la nascita e sviluppo di un vero e proprio mercato globale. I motvi di questa forte crescita sono 3:  Innovazioni tecnologiche;  Divisione internazionale del lavoro con i vari processi produttivi dislocati in diverse aree;  Progressiva liberalizzazione dei mercati, che si è manifestata in due modi diversi. Multilateralismo (abbattimento globale delle barriere) e regionalismo (abbattimento regionale delle barriere tra paesi che trovavano accordi tra di loro); Il fenomeno del regionalismo commerciale è caratterizzato da 4 tipologie di accordi tra i paesi:  Aree di libero scambio, abbattendo le barriere doganali;  Unioni doganali, si creano delle politche commerciali comuni a tutti i paesi esterni;  Mercat comun...


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