Relazioni Internazionali PDF

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Course Relazioni internazionali
Institution Università degli Studi di Milano
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RELAZIONI INTERNAZIONALI: UNITÀ 3: COSA SONO LE RELAZIONI INTERNAZIONALI? Politica Internazionale – Governi internazionali senza stato: POLITICA INTERNAZIONALE  Politica sotto le condizioni di anarchia  Non esiste un'autorità centralizzata con un monopolio della forza generalmente riconosciuto. ANARCHIA  Assenza di una qualche situazione determinata (non “caos”) MA  Problema  Chi ha il mandato di prendere importanti decisioni, e come è possibile ottenere che una volta che tali decisioni vengano prese, vengano poi eseguite dai contraenti o firmatari di un accordo. Oggi gli stati non riconoscono alcuna istanza per principio superiore a loro.  Lo stesso Diritto Internazionale lega solo quelli, che legano essi stessi a questo insieme di regole. EU  È un’istituzione, che già dimostra alcune caratteristiche statali.  Sono gli stati a decidere volontariamente di affidare ad un’organizzazione parte della propria sovranità.  Tali istituzioni dipendono dalla volontà dei propri membri di seguire l'esempio di altri.  L’ONU è il più alto rappresentante degli interessi degli stati ( advocacy Nazioni Unite).

Politica internazionale e Relazioni internazionali:  I RAPPORTI INTERNAZIONALI sono così suddivisi: - Politica internazionale: Normali accordi tra politiche esteri. - Relazioni internazionali: Complesse relazioni sistematiche tra stati nazionali e attori transnazionali.

Il soggetto della politica internazionale:  Karl Deutsch: Ha definito il tema delle relazioni internazionali lungo un totale di dieci temi di ricerca, ciascuno dei quali ha delineato il tema di indagine.  Ad essi appartengono “Nazione e Mondo”, “Guerra e Pace”, “Politica internazionale e Società internazionale” o “Libertà e Oppressione”.  “War is no longer a viable option”  In alcune definizioni vi è una divisione tra l’”economia di maggiore importanza” e l’”economia di minore importanza” come la questione ambientale e i diritti umani  MA  Queste definizioni di soggetto delle relazioni internazionali sono state violentemente criticate.  Nella GLOBALIZZAZIONE sempre più campi politici diventano rilevanti per la politica internazionale, subendo pertanto un processo di “denazionalizzazione”.  Altri propugnavano come soggetto delle relazioni internazionali le differenti classi di attori e i modelli di interazione già nominati in precedenza per “catturare” tutte quelle interazioni politiche oltre a quelle statali e inter-statali (e quindi “sovra-statali” o “trans-statali”).  Lothar Brock classifica per esempio gli attori del sistema internazionale: 1) Processi comunitari transnazionali/transfrontalieri in cui le competenze vengono trasferite a un nuovo centro politico di livello superiore, e quindi diventano materia di “politica sovranazionale”.

2) I processi politici tra organizzazioni sovranazionali rientrano nell’ambito della “politica multinazionale”. 3) La presenza/impatto di attori non-statali viene invece fatta rientrare nell’ambito della “politica transnazionale”. La politica tra le singole istanze del sistema politico in diversi paesi è “politica transgovernativa”. (per esempio i collegi di ministri di diversi paesi  es. “Consiglio d’Europa”). - Una qualche convenzionalità delle categorie e processi reprime “la riflessione sulla soggettività” e mostra in fin dei conti, come nella disciplina sia ancora aperto il problema di definizione della comprensione del problema.  Czempiel vide nella classificazione di campi politici e i loro rispettivi modelli di cooperazione e probabilità di cooperazione una forma di risposta alla domanda.

Abbiamo bisogno di una teoria delle relazioni internazionali?:  Perché ci sono così tante teorie delle relazioni internazionali? - Una volta le relazioni internazionali erano accusate di non possedere alcuna teoria e di speculare semplicemente sulla comunità internazionale.  D'altra parte, la critica espressa oggi ad un eccesso di teorie dovrebbe essere valutata come un progresso. - Più motivi: 1) Il primo mira all'importanza della teoria per ogni forma di descrizione e scienza, cioè la necessità della teoria. 2) Il secondo mira al tipo di progresso della conoscenza nelle relazioni internazionali. 3) La terza risposta è pragmatica e sottolinea la necessità di disponibilità di dati per una più forte concorrenza teorica.  TEORIA  3 funzioni principali: 1) SELEZIONE: La funzione di selezione permette di ridurre la complessità della realtà. 2) SPIEGAZIONE: Le teorie pretendono di spiegare i fenomeni del mondo reale, cioè di stabilire relazioni di causa-effetto. 3) PROGNOSI: In determinate condizioni (restrittive) di conoscenza che abbiamo, consentono di trarre conclusioni sulla conoscenza che ancora non possediamo.  Le scienze sociali lavorano con “TEORIE” e “CONCETTI TEORETICI”, senza i quali non si potrebbero scoprire nuovi aspetti della realtà.

Perché non vi è un “sorpasso di teorie”?: Nelle Relazioni Internazionali non vi è concorrenza per il superamento di un paradigma teorico.  L'ampia introduzione di procedure statistiche nelle scienze sociali ha permesso di scoprire nuovi fatti e contesti, come il fatto che le democrazie non fanno quasi mai guerre tra loro.  Il progresso nella conoscenza su di un piano dimensionale più profondo significa che le regolarità empiriche vengono sostituite a lungo termine da regolarità formulate matematicamente, che a loro volta sono incorporate in teorie più complete.  Il procedere metodologicamente nella ricerca verso il sapere implica un’automatica INTELLIGIBILITÀ dei risultati.  Migliori teorie: Sono quelle più severe in termini di formulazione dei concetti, formalizzazione e controllo, e quelle che prevedono in modo più preciso gli sviluppi della politica internazionale.  Vi sono teorie “morbide” e teorie “dure”.

 Molti rappresentanti delle cosiddette teorie "morbide" non pretendono di fornire prognosi e - al contrario rifiutano persino una comprensione positivistica della scienza basata sulle scienze naturali con argomenti radicati nelle relative teorie scientifiche.  I rappresentanti di una scienza post-positivista sostengono che le scienze sociali non possono essere trattate come le scienze naturali e che non è possibile scoprire leggi causali.  Non mancano i tentativi per avviare un tale processo di superamento teorico.  I vari dibattiti teorici che sono stati condotti più e più volte nelle relazioni internazionali dagli anni '40 mostrano che l'idea del superamento delle teorie o del cambio di paradigma è efficace anche nella disciplina. Ma mentre questi dibattiti hanno indubbiamente consentito lo sviluppo di nuove teorie, non hanno avuto tuttavia l'effetto di rimpiazzare le vecchie.  L'ultima risposta al processo di superamento, forse necessario, ma finora in gran parte mancante, tra paradigmi teorici è la mancanza di disponibilità di dati a un livello molto pragmatico.  Senza questi dati molte teorie non possono essere verificate empiricamente.

Grandi dibattiti – Ecletticismo Pragmatico: (=Atteggiamento filosofico fondato sulla coordinazione di principi o dottrine particolari, scelti fra più autori o correnti)  Lo sviluppo del pensiero orientato alla teoria ha la priorità sulla semplice trasmissione della massima conoscenza possibile sui vari approcci e costituisce la base dello studio delle relazioni internazionali.

UNITÀ 4: REALISMO E NEOREALISMO  Le annessioni territoriali contrarie al diritto internazionale sono possibili anche dopo la fine del conflitto Est-Ovest (ad esempio Crimea-Ucraina).  La guerra e la conquista territoriale sono ancora una possibilità realistica.  L’insicurezza esistenziale ha ricondotto molti stati ad operazioni militari di riarmo, per proteggersi. REALISMO: Teoria che vede queste controversie sul potere come la caratteristica più importante della politica internazionale.

REALISMO CLASSICO:  La “vecchia scuola” delle relazioni internazionali.  Molti realisti citano nelle loro teorie il sociologo Max Weber.  “POLITICA” per Weber: “Das Streben nach Machtanteil oder nach Beeinflussung der Machtverteilung” (= Sforzarsi per una quota di potere o per influenzare la distribuzione del potere). - Hans Joachim Morgenthau:  Teorico di riferimento del Realismo (fino agli anni Settanta)  “Politics Among Nations” (1948)  L'ambiente internazionale come sfondo di continui conflitti di potere e di interessi che vengono ripetutamente espressi in modo violento.  Lo scopo immediato è sempre il potere: 1) Eterna/Costante lotta per il potere. 2) Influenza su altri  Natura degli uomini imperfetta in termini socio-etici.  Nella sua opera Morgenthau afferma molto chiaramente, che né nobili ideali né i principi del diritto internazionale possono realmente porre dei limiti ai rappresentanti politici di uno stato, i quali perseguono una politica di potere unilaterale.  Il potere può essere unicamente limitato da un “contropotere”.  Le leggi, che Morgenthau ha definito per la politica internazionale, sono: 1) La tensione al potere come costante degli accordi politici. 2) La legge dell’EQUILIBRIO DI POTERE, che secondo lui spiegherebbe, come gli stati riescono nell’intento di costruire un sistema internazionale stabile.

REALISMO STRUTTURALE: - Kenneth N. Waltz  Rappresentante principale del Realismo Strutturale  “Theory od International Politics” (1979). - Due interrogativi: 1) Perché la politica di equilibrio sono una costante della politica internazionale? 2) Ci sono degli ordini nel sistema internazionale più stabili di altri ordini?  I VINCOLI STRUTTURALI del sistema internazionale sono responsabili per le guerre.  WALTZ spiega gli esiti della politica internazionale Problematizzando la questione dei LIVELLI DI ANALISI (individuo, Stato, sistema).

Presupposti cerdine del Realismo Strutturale:

 ANARCHIA  Non vi è alcun ordine o potere sanzionatorio superiore che sia comparabile al monopolio della violenza interna agli stati.  La politica estera è orientata alla lotta per la sopravvivenza. 1) In primo luogo, vi sono le necessità di sopravvivenza e/o sicurezza  “high politics” vs “low politics” (tutti gli altri campi politici). 2) Gli stati sono gli attori più importanti del sistema internazionale. 3) Nel sistema internazionale non c'è differenziazione funzionale dal sistema di governo. 4) Gli stati lottano per l'autonomia perché questo è l'unico modo per garantire la loro sopravvivenza. 5) Gli stati sono visti come attori unitari e unificati al loro interno. Le decisioni vengono prese con il criterio della razionalità “mezzo giustificato da un fine”. 6) Gli Stati devono ricorrere a strategie di auto-aiuto. 7) Il potere è un mezzo per raggiungere la sicurezza.  Gli stati sono “POSIZIONALISTI DIFENSIVI”. 8) La loro distinzione deriva dalla distribuzione delle risorse nazionali.  La politica internazionale dipende essenzialmente dalla distribuzione del potere nel sistema internazionale. - Dinamiche e comportamenti determinanti per gli stati: 1) Dilemma della SICUREZZA 2) Una politica estera che mira a bilanciare gli squilibri di potere è una “strategia razionale”. 3) Una cooperazione durevole è comunque improbabile, poiché gli stati devono sempre temere per i loro profitti relativi. - Anche nessuna differenza a favore di stati originariamente meno potenti può sorgere a lungo termine, di modo che lo stato originariamente inferiore diventi più potente.  Di conseguenza le organizzazioni internazionali possono essere classificate come fenomeni marginali.  Devono essere considerate come strumenti ad uso delle grandi potenze.

Dilemma della SICUREZZA:  Risale e John Herz (1950). - Risultato della struttura del sistema internazionale.  L’anarchia internazionale costringe gli stati a tendere a più potere.  Essi si riarmano militarmente.  MA  In questo modo aumentano l’insicurezza di stati terzi, che a loro volta si riarmano, costringendo anche lo stato originario ad un ulteriore riarmo.  Ogni stato agisce individualmente e razionalmente per aumentare la propria sicurezza. - Quando è possibile una situazione di STABILITÀ per il Realismo?  Uno stato non deve diventare più potente di altri.

Equilibrio di potere: La tensione ad un equilibrio di potere è la strategia dominante degli stati in condizione di anarchia.  Gli stati vogliono eguagliare la posizione di uno stato più forte.  L'impegno a tutto tondo per la sicurezza giunge a creare un vero e proprio dilemma di sicurezza e una competizione per il potere.

 Molti stati si comportano dunque come “Posizionalisti Difensivi”, ovvero, essi sono portati soprattutto a mantenere e difendere la propria posizione e non ad aumentare necessariamente il proprio potere ad ogni costo. - “POLITICA DELL’EQUILIBRIO”  O creazione di alleanze con altri stati.  Anche i piccoli stati vogliono veder riconosciute la propria sovranità e autonomia.

Ordinamenti all’interno del sistema internazionale: 3 ordinamenti principali della distribuzione del potere tra gli stati: 1) “IL SISTEMA UNIPOLARE”  Rappresenta una forma stabile dell’ordine internazionale.  La potenza egemone detta le regole del gioco per le interazioni tra gli stati e possiede il potere e la volontà per farle perseguire. 2) “IL SISTEMA BIPOLARE”  È costituito da due stati dominanti, che si dividono il potere e l’influenza sul resto del mondo. 3) “IL SISTEMA MULTIPOLARE”  È costituito tipicamente da 5 a 6 potenze, che non sono tra loro in alleanza.

Ulteriori sviluppi delle teorie neoliberali: - La struttura del sistema internazionale determina comportamenti offensivi o difensivi?  John Marscheimer: Ha sostenuto l’argomento che gli stati non siano “posizionalisti difensivi”, bensì “POSIZIONALISTI OFFENSIVI”  Essi tentano sempre di aumentare il loro potere, perché solo questo può soddisfare la loro “NECESSITÀ DI SICUREZZA”. - Cosa spiega l’instabilità del sistema multipolare? Un sistema multipolare essenzialmente complica la formazione di alleanze. - Uno dei motivi dei motivi della lunga pace tra il 1945 e il 1990 è stato per lui l’EQUILIBRIO MILITARE tra gli USA e l’URSS durante la Guerra Fredda. - REALISMO OFFENSIVO: La massima aspirazione di uno Stato è l’EGEMONIA GLOBALE e il raggiungimento di una POSIZIONE DI DOMINIO sugli altri Stati

2 STRATEGIE: 1) La strategia del “buck passing” (“passare la palla a”), sperando che altri stati si assumano la responsabilità di ripristinare un ordine di potere. 2) La strategia del “chain ganging” (“incatenamento reciproco”), in cui gli stati nel bene e nel male si affidano ad un unico stato, perché esso è necessario al raggiungimento di un equilibrio di potere.

REALISMO NEOCLASSICO: Si rivolge a fattori politici interni agli stati per spiegare il loro comportamento in politica estera.  Randall Schweller: Gli stati possiedono interessi differenti.  La distinzione è determinata a livello nazionale, non dalla struttura del sistema internazionale.  Fareed Zaccaria: Egli introduce la variabile “CAPACITÀ STATALI”.

Il Realismo e il Realismo Strutturale sono teorie che sostengono la guerra? I realisti e i neorealisti vedono la guerra sempre come possibilità sull’orizzonte delle relazioni internazionali.  MA  Il Realismo e il Realismo Strutturale non sono delle teorie che sostengono la guerra come fondamento delle relazioni internazionali.  PESSIMISTI  Solo un equilibrio di potere può evitare le guerre.  Il Realismo e il Realismo Strutturale vedono le relazioni internazionali in tutta la loro chiarezza, così come sono, e non come esse intendono essere.  Essi ritengono di essere teorie “ANALITICHE” e non “normative”.

La Germania e l’Europa hanno dimenticato la propria aspirazione al potere?  Perché la politica estera europea sembra utilizzare relativamente pochi strumenti militari.  Con la deriva dell’importanza militare scompare tuttavia anche l’influenza globale dell’Europa.  Le strutture coercitive del sistema internazionale permettono una deviazione dalla coazione alla concentrazione di auto-aiuto.  3 Conseguenze di politica di sicurezza per l’Europa: 1) Il rafforzamento di una Germania unitaria 2) La crescente concorrenza economica di USA e Giappone 3) L’instabilità politica nell’Est-Europa.

UNITÀ 5: ISTITUZIONALISMO NEOLIBERALE 2015  Conferenza di Parigi  I risultati sono deludenti - Perché agli stati riesce così difficilmente cooperare?  Il sistema internazionale è ostile alla cooperazione.  L’ideale di uno stato-mondo rimane in primo luogo qualcosa di utopico. - SOGGETTO: Perché, come e sotto quali condizioni nascono istituzioni, che nonostante tutto permettono una cooperazione effettiva tra stati?

Sviluppo dell’Istituzionalismo Neoliberale nelle Relazioni Internazionali: - Perché gli stati cooperano? Anni Settanta: Robert O. Keohane & Joseph Nye  Svilupparono una teoria istituzionalistica delle relazioni internazionali.  Si sostenne l’idea per cui anche la cooperazione di lungo periodo fosse possibile.  Nel modo in cui le organizzazioni internazionali influenzano il comportamento in materia di politica estera e forgiano i legami di cooperazione.  Inoltre, vi sarebbero attori transnazionali che cambiano significativamente le probabilità di cooperazione.  L’Istituzionalismo condivide consapevolmente essenziali assunti di base del Realismo Strutturale: 1) Il sistema internazionale è ANARCHICO 2) Gli STATI sono gli attori più rilevanti  Gli Stati cooperano perché l'interconnessione l’interdipendenza (alleanze, obblighi e contenimento reciproco) e tra Stati creano problemi che possono e devono essere risolti insieme.  Gli stati cooperano perché è un loro interesse razionale.

INTERDIPENDENZA come competenza cardine dell’Istituzionalismo:  L'interdipendenza coglie la perdita di controllo da parte degli Stati, risultata dai cambiamenti nelle strutture del sistema internazionale.  Gli Stati hanno incentivi a cooperare volontariamente e a fornire i servizi promessi. INTERDIPENDENZA = Interazione con costi reciproci. ALLEANZA = Interazione senza costi reciproci. SENSIBILITÀ = Descrive la rapidità e la completezza con cui un paese può reagire e adattarsi a dei costi. VULNERABILITÀ = Descrive una situazione in cui un attore deve sostenere i costi di esternalità negative nel momento in cui si trova a dover adeguare la propria politica. - Come dovrebbero comportarsi gli attori d’innanzi a questa vulnerabilità?  3 opzioni: 1) Costringere gli stati a sostenere costi di adeguamento. (STRATEGIA EGEMONICA) 2) Potrebbero unilateralmente ridurre la loro vulnerabilità. (STRATEGIA UNILATERALE) 3) Potrebbero tentare da ultimo di gestire assieme ad altri la loro vulnerabilità. (STRATEGIA MULTILATERALE) - Il MULTILATERALISMO mira a indurre altri stati a fondare istituzioni internazionali.

A) Il multilateralismo richiede una miscela di motivazioni ( mixed motives). Se gli interessi sono gli stessi, le istituzioni non sono necessarie, perché il risultato collettivo si ottiene attraverso l'azione unilaterale di ogni singolo Stato. B) In caso di conflitto senza interessi generalizzati la formazione di istituzioni è improbabile, dal momento che diventa difficile se non impossibile, trovare dei compromessi. C) Solo nell’eventualità in cui si hanno sia interessi generalizzati che conflitti è probabile la costituzione di istituzioni.

Cooperazione tramite gerarchia e istituzioni:  KEOHANE  Una cooperazione efficace o istituzionalizzata è emersa laddove l'anarchia del sistema internazionale è stata sospesa o almeno indebolita.  Le istituzioni internazionali esistenti sono riuscite nascere e crescere perché fondate e supportate dagli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale.  L’esistenza di un’autorità che si fa carico di questi sforzi, rende possibile la cooperazione. - TEORIA DELLE ISTITUZIONI: Gli attori internazionali hanno interesse nel creare e mantenere le istituzioni internazionali.  Le istituzioni promuovono determinati sforzi e servizi per favorire la cooperazione.  Gli attori razionali anticipano queste funzioni, il che rende più facile per loro crearle concretamente.  CIONONOSTANTE  La mancanza di un’istanza centrale di tipo coordinante rappresenta un’enorme sfida alla cooperazione.  L’Istituzionalismo Neoliberal...


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