Geopolitica del mondo contemporaneo - Jean PDF

Title Geopolitica del mondo contemporaneo - Jean
Course Finanza Globale e Geopolitica
Institution Università degli Studi di Genova
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GEOPOLITICA DEL MONDO CONTEMPORANEOCAPITOLO 1 La geopolitica: definizione e metodi1 - CHE COS E' LA GEOPOLITICA?Nata alla fine del 19° secolo come teoria generale e filone letterario, essa è il risultato della fusione di diversi approcci geografici e storiografici e delle dottrine, progetti e prassi...


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GEOPOLITICA DEL MONDO CONTEMPORANEO CAPITOLO 1 La geopolitica: definizione e metodi 1 - CHE COS E' LA GEOPOLITICA? Nata alla fine del 19° secolo come teoria generale e filone letterario, essa è il risultato della fusione di diversi approcci geografici e storiografici e delle dottrine, progetti e prassi politiche nell'era dello Stato Potenza, degli imperialismi e dell'assalto della Germania al potere mondiale. Caratteristica della disciplina è mettere in relazioni le grandi generalizzazioni geografiche e storiche. La geopolitica classica si fonda su due presupposti di base della scuola realista: l'anarchia internazionale ( i rapporti internazionali sono dominai da una conflittualita intrinseca al concetto di politica e sovranità degli stati) e il primato della politica estera ( l'ordinamento e la politica dello stato sono organizzati sulla base dei suoi imperativi di sicurezza, del suo senso dello spazio. La geopolitica del 19° secolo è normativa, non descrittiva; studia le correlazioni tra politica interna ed estera e analizza l afflusso dei fattori istituzionali, demografici, culturali ed economici sulla politica estera. Secondo alcuni studiosi la geopolitica classica è finita nel 1945, per altri intorno al 1989/91; infatti essa ha esercitato notevole influenza durante la Guerra Fredda. In Occidente veniva vista come una disciplina nazista, ponendo al centro delle sue analisi lo stato e la sua completa socvranità, andando in contrasto con la coesione dell'Alleanza del mondo libero e con la leadership degli USA. Stalin invece la riteneva una scienza borghese incompatibile con la lotta di classe e il progetto marxisistaleninista.

2- I PADRI FONDATORI: FRIEDRICH RATZEL E RUDOLPH KJELLEN I padri della moderna geopolitica sono il tedesci Ratzel e lo svedese Kjellen, che elaborarono i concetti base della disciplina: frontiera mobile, spazio vitale, senso dello spazio, stato come organismo vivente ecc. Ratzel era un patriota tedesco che porponeva la costruzione di una grande Marina tedesca che si opponesse a quella britannica, fautore di una politica espanisonistica a est e a sud, portando avanti l'idea di Friedrich List di costrutire la ferrovia BerlinoBaghdad. Ratzel anche se non usò il termine geopolitica, ne è considerato fondatore perché aveva una concezione globale dell'influsso della geografia sulla politica, rifiutando il determinismo geografico e sostenendo l'importanza della volontà dello stato di espandersi nel proprio spazio vitale in funzione della crescita della popolazione, dell'economia e della sua influenza culturale. In contrasto con questa visione, Kjellen fu il primo a usare il termine geopolitica, e ha di tale disciplina una concezione piu ristretta, concentrata su considerazioni geografiche, più correlate alla geografia fisica che quella umana (invece centrale per Ratzel). Per Kjellen la geopolitica è la scienza dello stato come organismo geografico che tende a coincidere con il territorio della nazione. Viene inoltre suddivisa in: topopolitica (posizione della nazione), morfopolitica (forma della nazione) e fisiopolitica(territorio della nazione).

3 - I RAPPORTI TRA GEOGRAFIA E POLITICA. LE DIVERSE “SCUOLE” GEOPOLITICHE Vi sono vari filoni riguardanti l'idea di rapporto tra geografia e politica. Una prima categoria di studiosi ritiene che la geopolitica sia una geografia politica applicata e i fattori politici influenzino le scelte politiche senza però determinarle: non devono descrivere la situazione esistente ma individuarne l'evoluzione. Ad esempio per quanta riguarda la Russia, la mancanza di frontiere naturali difendibili e l'immensita del territorio spiegano l'esigenza di un forte potere centrale. In assenza di esso, influenze esterne e tendenze scissioniste interne provocherebbero il collasso del paese. Per mancanza di barriere inoltre Mosca deve ricercare la sicurezza attraverso una fascia cuscinetto che stanno ricostituendo dall'ex impero. Una seconda categoria di studiosi vissuti in Germania durante il positivismo e darwinismo, hanno una concezione determinista della geografia nei confronti della politica, concezione che si creò per giustificare l'assalto al potere mondiale da parte della Germania. Per tali studiosi gli interessi nazionali e le politiche necessarie per conseguirli sarebbero imposti dalla geografia che sarebbe una sorta di geologia della politica influenzata dalla tecnologia e dalle telecomunicazioni. Tale concezione fu di K. Haushofer della Scuola di Monaco di Baviera. La tentazione deterministica, la mistica dello spazio e la tendenza a contrabbandare come oggettive e indispensabili le proprie proposte soggettive, costituiscono una tentazione costante della politica e di tutte le attività umane. In tal modo i decisori tendono a rappresentare come necessarie le proprie scelte opzionali, a esorcizzare l'incertezza sul futuro, a ottenere il consenso interno ed esterno e a evitare dibattiti sulle loro decisioni. Cercano di arruolare sotto la loro bandiera la necessità, in imprese che nulla hanno a che vedere con essa, ma che derivano da scelte soggettive collegate a motivazioni di politica interna e di potere personale. In questo senso la geopolitica costituisce un potente strumento di manipolazione, di propaganda politica e di public diplomacy. Un terzo filone presente soprattutto nella scuola politica possibilista francese sostiene che la geografia non impone le scelte politiche, ma offre possibilità tra le quali i responsabili politici scelgono la migliore in funzione dei propri valori, interessi e principi. Collegata a tale scuola possibilista c'è il quarto filone della scuola probabiliste. In funzione dell'ordine di preferenza attribuita alle opzioni possibili e alla probabilità di possibili evoluzioni della situazione, tale concezione tende ad assegnare a ciascuna di esse un indice espresso in senso cardinale od ordinale. I probabilisti sono influenzati da costanti o tendenze forti, derivanti dalle esperienze storiche proprie dello stato e del popolo di cui fanno parte, dalla loro identità e dalle ideologie prevalenti, che sono sovrastrutture rispecchianti le strutture economiche sociali e politiche, oltre che gli interessi materiali e in parte ideologici. Una quinta concezione della geopolitica è stata suggerita dagli italiani Giorgio Roletto ed Ernesto Massi, fondatori negli anni '30 della rivista italiana di geopolitica. La rivista poneva alla base delle scelte geopolitiche il volontarismo derivante da una personalità volitiva e carismatica, capace di indicare al popolo il suo futuro e mobilitarne le energie per realizzarlo. Tale concezione faceva riferimento alle teorie di Ratzel su come il senso dello spazio fosse modificabile ma anche alle scelte dell'Italia fascista e alle ambizioni di dominio sul mare nostrum e di espansione in Africa e dai Balcani fino al Danubio. Di tale scuola resta valida la considerazione che la popolarità di tale regime politico costituisce la potenza di uno stato, per la sua capacità di mobilitare le energie materiali e psicologiche e di ottenere consenso sugli interessi nazionali al di là di un semplice compromesso tra gli interessi particolari delle varie lobby e corporazioni. La rivista Herodote fondata da Yves Lacoste, è influenzata dalla fine delle ideologie laiche che avevano dominato il XX secolo, dal moltiplicarsi degli stati e degli attori non statuali che

agiscono in campo internazionale (terrorismo, criminalita organizzata etc..) che stanno determinando un disordine globale poichè erode la coesione degli stati, regionalizza la globalizzazione e fa emergere tendenze profonde esistenti nella psicologia collettiva delle varie popolazioni. Secondo Lacoste, l'analisi geopolitica deve innanzitutto effettuare una mappatura delle rappresentazioni geopolitiche di ciascun popolo e del suo senso di spazio. Tali rappresentazioni vengono utilizzate dai leader politici per elaborare progetti che possono suscitare il consenso della popolazione. I condizionamenti storici e sociali hanno una notevole importanza perche sono strumentali ad ottenere consenso. Inoltre influiscono sulla politica concreta perche ciascun politico rimane prigioniero della narrativa e della retorica sostenute nella sua campagna elettorale. Un'altra più recente scuola geopolitica è quello della geopolitica critica. Essa parte dalle narrative politiche e dalle scelte adottate. Parte dall'assunto che esse siano il risultato di manipolazioni funzionali a interessi o che derivino da preconcetti che determinano le interpretazioni soggettive di dati geografici. La geopolitica critica considera la politica estera una sua diretta emanazione. Tale scuola si presta all'analisi delle relazioni di competizione o di collaborazione tra i vari attori geopolitici e dei loro rapporti e interessi politici interni. Le scelte politiche vengono ricondotte alle percezioni, ai valori e ai principi, cioè ai preconcetti e agli interessi materiali, psicologici e ideologici dei gruppi dominanti. A differenza delle scuole precedenti, la geopolitica critica è caratteristica del dopo guerra fredda e cerca di tener conto non solo della complessità e imprevedibilità del mondo globalizzato, ma anche della maggiore rilevanza della potenza soft rispetto a quella hard, che dominava nella geopolitica classica.

4 – LA “MORTE” DELLA GEOPOLITICA DOPO IL II CONFLITTO MONDIALE E LA SUA “RISCOPERTA” DOPO LA GUERRA FREDDA Dopo il secondo conflitto mondiale il termine geopolitica venne espulso dal linguaggio politico. Le precedenti teorie geopolitiche sono entrate in crisi nel periodo bipolare anche a causa di fenomeni che globalizzavano strategicamente il mondo come i missili intercontinentali, le navi a propulsione nucleare ecc. La ricchezza si era dematerializzata, le frontiere erano diventate porose, il rapporto territorio-stato-ricchezza si era spezzato, il mercato si era reso indipendente dalla politica e la finanza dall'economia reale . Lo Stato non doveva più fronteggiare la rivolta dei poveri che restavano legati al territorio, ma quella dei ricchi. Essi erano i nuovi nomadi in grado di delocalizzare le proprie imprese e trasferire capitali e capacità tecnologiche e materiali là dove le dotazioni d'ambiente erano più favorevoli ai loro profitti. Le imprese non erano più tassate dagli Stati ma sceglievano lo Stato da cui farsi tassare. La competizione non era più solo fra gruppi industriali ma fra sistemi paese che manipolavano le normative e le proprie monete per aumentare la propria competitività. La globalizzazione la finanziarizzazione e la diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione dei trasporti hanno accresciuto il valore dei flussi a discapito di quelli degli spazi. Nessuno stato cerca piu colonie. Il controllo dei territori diventa difficile anche perchè la diffusione della tecnologia conferisce una capacità distruttiva a piccoli gruppi e singoli individui e perchè le economie e le società avanzate hanno visto aumentare la loro vulnerabilità. La hard power può addirittura annullare i benefici conseguiti con il soft power e spesso viene posto al servizio di quest'ultimo invertendo così il rapporto che in passato intercorreva tra loro. Lo Stato risulta delegittimato rispetto ad altri attori non statali come le agenzie di rating, sia a causa della popolarità di formule quali "meno Stato più mercato" sia per il ritorno della religione nella politica e nella storia sia per l'affermarsi della regionalizzazione. In essa non vi è solo più una

potenza dominante capace di fornire un bene pubblico mondiale ma tante potenze regionali egemoniche la cui politica tende ad essere più rapace. Eppure la geopolitica sta conoscendo ovunque un revival perchè essa cerca di rispondere alle esigenze di inertezza e di previsione del futuro in un mondo divenuto più complesso più incerto e in sempre più rapida evoluzione. Il revival della geopolitica tenta di fornire una chiave di interpretazione dell'evoluzione del mondo dei diversi futuri possibili e dei mpdì in cui facilitare l'avvento dell'assetto futuro più favorevole ai propri interessi e principi. Nonostante la fine delle ideologie la geipolitica ha assunto caratteristiche diverse da quelle della geopolitica classica inclusa quella della guerra fredda che era statocentrica. Nel dopo guerra fredda la geopolitica deve affrontare problemi come quello delle imprese multiazionali la criminalità organizzata le religioni il terrorismo la finanza interazionale che penetrano senza ostacoli oltre i confini territoriali degli stati rendendo impossibile ogni controllo come dimostrato nella primavera araba del 2011. La crisi economica della 2007 2008 ha registrato un prepotente ritorno dello Stato nell'economia. La fine della storia era divenuta anche fine della politica: liberalizzazione e deregolamentazione avevano svincolato l'economia e soprattutto la finanza dalla politica in favore del mercato. Molti problemi si possono risolvere solo a livello mondiale ma manca una governance globale. Le istituzioni internazionali restano intergovernative perchè la base della loro legittimità risiede ancora nello Stato che garantisce l'ordine interno ma che si sta indebolendo. Con esso si indeboliscono anche le istituzioni regionali come l'Unione Europea e la NATO. Più che dare indicazioni sul futuro e su quali politiche adottare, la geopolitica moderna e in particolare quella critica cerca di individuare i presupposti geografici impliciti nelle decisioni e nel comportamento politico dei vari attori ossia nelle costituzioni Internazionali degli Stati e dei gruppi transazionali che agiscono sulla scena internazionale. Le loro scelte rispecchiano i preconcetti, valori e interessi a volte inconfessabili dalle classi dirigenti. Le disuguaglianze sono sempre esistite ma in passato avevano effetti politici marginali perchè non esistevano le moderne tecnologie dell'informazione e della comunicazione che fanno conoscere alle masse, le mobilitano politicamente come oggi invece avviene attraverso le reti sociali degli sms, di Facebook e Twitter che sono orizzontali, estremamente flessibili, rapidi e capaci di mobilitare le folle ed organizzare dimostrazioni e rivolte battendo le forze di sicurezza le cui strutture e comunicazioni restano piramidali. L'aumento della popolazione mondiale e dei consumi dei paesi emergenti fanno intravedere la possibilità di vere e proprie guerre ,non solo commerciali, per l'acquisizione delle necessarie risorse naturali e alimentari. Il centro della conflittualità e della geopolitica si è spostato dall'Europa al Medio Oriente allargato e sta slittando verso l'Asia meridionale e orientale regioni prive di costituzioni di sicurezza e che quindi producono il sistema di rapporti tra gli Stati esistente in Europa dalla fine del 19° secolo. Il baricentro economico del mondo si sta spostando dall'Atlantico al Pacifico con conseguenze verosimilmente simili a quelle prodotte dalla globalizzazione geografica del quindicesimo e sedicesimo secolo.

CAPITOLO 2: Cenni sulle principali teorie della geopolitica classica 1 - LE TEORIE CONTINENTALISTE: MACKINDER E HAUSHOFER Le teorie geopolitiche non sono mai neutrali, ma sono influenzate dal contesto internazionale in cui vengono formulate, quindi bisogna sempre contestualizzarle. Mackinder parte dalla constatazione che a partire dalla prima globalizzazione dei secoli 15 e 16, gli oceani siano stati il motore della storia a causa della maggiore potenza navale e quindi dei traffici marittimi. Il primato degli oceani e quindi la pax britannica basata sulla Royal Navy, era pero sfidato dallo sviluppo delle ferrovie, che consentivano rapide manovre per le linee interne e permettevano di spostare, dal centro dell'Eurasia alle periferie, le forze necessarie per eliminare le teste di ponte anfibie prima che potessero penetrare in profondità. Inoltre avrebbero permesso l'unità del continente europeo e la collaborazione tra popoli germanici e slavi costituendo una minaccia per l'impero britannico delle Indie. Nella sua teoria iniziale M. sosteneva che il perno geografico della storia fosse l'Asia centrale e che la sopravvivenza dell'impero delle Indie (centro della potenza britannica) si potesse garantire solo contrastando l'egemonia russa. M. sostenne che gli equilibri in Eurasia e il primato del Regno Unito potevano essere conservati solo con una separazione permanente tra Germania e Russia che fu realizzata con la costituzione della Piccola intesa (fascia di stati dal Baltico al Mar Nero tutelata dalle potenze occidentali contro le minacce tedesche e russe) . A tal fine auspicava uno stretto legame tra l'arco interno (Francia GB India e Giappone) e l'arco esterno (Stati Uniti). Tuttavia la Francia anziche costituire un corpo corazzato, si trincerò dietro la linea Maginot. Ciò indusse Hitler a una strategia espansiva (Strategia del carciofo). Conseguenza di ciò fu l'appeasment, che terminò solo quando la Gran Bretagna vide messi in gioco la sua credibilità e il suo onore dalla sfida tedesca alla garanzia che Londra aveva concesso alla Polonia per il corridoio di Danzica. M. attribuiva molta più importanza alla “balance of power” tra gli USA , che all'autodeterminazione dei popoli. Tale tematica si è riproposta sia durante la secessione dell'ex Jugoslavia, sia oggi in Iraq. La difesa ad oltranza del principio dell'integrita territoriale e dell'inviolabilita delle frontiere che l'occidente avrebbe potuto finanziare con una piccola quota dei fondi che invece sono stati spesi per gli interventi militari nei Balcani e nel Medio Oriente, ha determinato situazioni da cui è impossibile districarsi. Alla fine del secondo conflitto mondiale, la situazione era nuovamente cambiata e M. modifico la sua teoria, per adattarla al nuovo contesto. In un articolo pubblicato sulForeign Affairs nel 1943 M. sposto l'area vitale eurasiatica verso est, a oriente della linea Leningrado – Mosca - Stalingrado. Piu a est l'Urss non poteva essere bombardata dalle basi Usa collocate nell'arco interno. Regione geopoliticamente vitale, era ritenuta quella dell'Oceano Atlantico che collegava i due Occidenti: quello europeo e quello americano. Inoltre nello stesso asrticolo M. auspicava la continuazione dell'alleanza tra Usa e Urss necessaria per controbilanciare la teuta crescita della potenza cinese e dell'India e occidentalizzare l'Unione Sovietica. Un ultima visione di M. era caratterizzata da una contrapposizione tra potenze non più lungo l'asse est-ovest ma sull'asse nord-sud,secondo i presupposti della politica del RUSSIA FIRST. All'epoca predominava la convinzione che con la collaborazione tecnologica e finanziaria occidentale, la Russia poteva modernizzare la propria economia provocandone la liberalizzazione e l'integrazione nel mercato globale relizzando tutto cio anche con la sua partecipazione al G8 e al consiglio NatoRussia. Ciò fu solo fantasia, anche se in realtà erano gli unici modi per garantire sicurezza e sovranità di un grande stato, con profonde differenziazioni interne e privo di difese e confini naturali sia ad ovest

che a sud. I rischi maggiori per la Russia è che, ai vertici del Cremlino, si possano determinare scontri tra fazioni contrapposte impedendo la modernizzazione del paese trasformandolo in un petrostato. È quanto si teme stia avvenendo ora dove tre quarti delle posizioni di maggiore importanza appartengono ai SILOVIKI (membri o ex membri dei servizi segreti russi) e i CIVILIKI, e dove solo le grandi capacità di Putin riescono a contenere lo scontro tra queste due fazioni. Il generale Haushofer si propose invece di razionalizzare la politica con cui la Germania sconfitta avrebbe acquistato il primato mondiale e conquistato il suo spazio vitale. Riprese il tradizionale programma del nazionalismo, che consiste nella collaborazione e valorizazione delle complementarietà tra Germania e Russia. Tali opinioni predominavano anche negli anni '20 quando lo stato maggiore dell'esercito tedesco concludeva degli accordi segreti con l'urss per aggirare le restrizioni al riarmo imposte alla Germania dalla pace di Versailles. L'alleanza con la Russia avrebbe consentito alla Germania di debellare la Francia, di annettersi la Mitteleuropa e di acquisire le risorse minerarie e alimentari necessarie per espandersi anche a Sud in modo da avere anche accesso alle ricchezze petrolifere del Golfo Persico, crean...


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