La fine del mondo nel medioevo - Jean Flori - Copia PDF

Title La fine del mondo nel medioevo - Jean Flori - Copia
Author Alessandra Baio Ruggeri
Course Storia Medievale
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
Pages 54
File Size 572.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 97
Total Views 133

Summary

l'attesa della fine del mondo nell'età medievale ...


Description

LA FINE DEL MONDO NEL MEDIOEVO Jean Flori Introduzione Da mezzo secolo a questa parte tre motivazioni principali hanno portato a rivedere l’atteggiamento che riteneva la “fine del mondo” un argomento incongruo, antiscientifico che evocava il fanatismo settario e l’oscurantismo:  La prima è connessa alla scoperta dell’energia atomica. Dopo Hiroshima (1945), gli uomini compresero di essere in grado di distruggere l’umanità e si resero conto di poter essere essi stessi, non più Dio, gli artefici del proprio destino (laicizzazione del tema della Fine);  Più recente scoperta delle ineluttabili conseguenze dell’inquinamento nelle sue diverse forme (surriscaldamento globale… ). Che le civiltà fossero destinate a perire si sapeva già, oggi si ammette che lo sia anche la vita sulla terra, anche in questo caso sono gli uomini ne sono responsabili; nelle società precedenti che credevano fosse Dio a dirigere l’universo, nell’Antichità e nel Medioevo la Fine del mondo non poteva essere immaginata se non come effetto di un intervento divino. In tutte le religioni i testi sacri evocano, in maniera più o meno definita, il momento e i segni precursori di questo intervento.  Un terzo elemento ci deve far riflettere di quanto sopravviva di questa attesa nella mentalità degli uomini, ivi compresi gli occidentali: all’avvicinarsi dell’anno 2000 si assistito in effetti al manifestarsi (anche nella laicissima Francia) di strane credenze, di sorprendenti profezie, che per la maggior parte dei casi non avevano origine religiosa, basate soltanto sulla “rotondità” della cifra 2000. Primo capitolo: I fondamenti rivelati Tutti e tre i testi sacri delle grandi religioni monoteiste la Bibbia per gli ebrei, il Nuovo Testamento per i cristiani e il Corano per gli islamici, insegnano che questo mondo avrà un inizio e una fine. Tra questi due avvenimenti si svolge la storia, nel corso della quale si realizza il destino di ciascun individuo. Se egli si comporta in maniera conforme alle attese di Dio e ai suoi comandamenti gli sarà dato in premio di condurre in eterno una vita felice nel “Regno di Dio”; per il credente questo regno si realizzerà proprio alla Fine dei tempi. Per lui la “Fine del mondo” non è quindi una catastrofe: indica il termine della storia umana, intrisa di dolore e sofferenza, ma

anche l’inizio di un’eterna felicità. Per questo motivo la Fine dei tempi è sempre seguita dal “giudizio finale” che stabilirà l’eterno destino degli uomini (o con Dio o con Satana). In tutte le religioni queste attesa della Fine del mondo e la promessa del “Regno di Dio” che le è connessa, costituiscono l’essenza stessa della speranza dei fedeli. Questa esperienza è legata anche ad una duplice inquietudine (di ordine morale e storico/psicologica): i fedeli erano combattuti tra la speranza della prossima realizzazione del Regno di Dio e il terrore di dover attraversare le ultime convulsioni del secolo ( persecuzioni, flagelli, guerre.. ). Nella maggior parte dei testi cristiani dell’Antichità e del Medioevo si ritrovano entrambe queste dimensioni. Nell’Antico Testamento il libro di Daniele pone i fondamenti della teologia della storia che ispira le tre religioni monoteiste: Dio dirige la storia degli uomini e la conduce fino al suo termine. Pur essendo liberi gli uomini che fanno la storia portano a termine il progetto divino, magari a loro insaputa. Per oro tramite Dio castiga il suo popolo quando gli è infedele, lo perdona e lo ristabilisce quando si pente. Malgrado l’opposizione dei cattivi asserviti a Satana, il diavolo, al termine della storia umana il Bene finirà per trionfare, allora Dio realizzerà il suo Regno. il tempo della storia è quindi un tempo lineare, che ha un senso e una direzione. GLI AVVENIMENTI PIU’ IMPORTANTI DELLA STORIA POLITICA SERVONO DA PUNTI DI RIFERIMENTO NEL CAMMINO DEL TEMPO VERSO LA SUA FINE. È questo il più importante degli insegnamenti di Daniele (pone le basi della concezione della storia ebraica e cristiana) che si crede sia vissuto nel V secolo (400) prima della nostra era, nell’epoca in cui Nabucodonosor sconfisse i giudei e deportò a Babilonia i membri della sua classe dominante: tra questi si trova Daniele, a cui viene chiesto di interpretare un sogno del re, in cui aveva visto una grande statua la cui testa era d’oro (regno di Babilonia), il petto e le braccia d’argento (regno inferiore), il ventre e le cosce di bronzo (regno ancora inferiore)e le gambe e i piedi in parte d’argilla e in parte in ferro (diviso, una parte debole e una parte forte). Poi una pietra caduta dal cielo (regno direttamente voluto da Dio, indistruttibile) aveva colpito i piedi e a statua era crollata. La pietra era invece diventata sempre più grande fino ad occupare tutta la terra. Si tratta di una “cronologia relativa” che non menziona alcuna data, ma soltanto le potenze che domineranno il mondo, succedendosi l’una all’altra, fino alla fine.

Nel capitolo 7 vi è poi un’altra visione che completa la precedente, questa volta è Daniele a ricevere la visione: egli vede uscire dal mare uno dopo l’altro 4 animali, il primo assomiglia a un leone con ali da aquila; il secondo assomiglia ad un orso che tiene tra i denti, tre costole; il terzo assomiglia ad un leopardo, con quattro ali e quattro teste. A questo punto sopraggiunge un quarto animale, più terribile di tutti i precedenti: divora e distrugge tutto, sulla testa ha 10 corna; ben presto però spunto un undicesimo piccolo corno che comincia a crescere, ha occhi e bocca umani e parla con arroganza. Al suo comparire tre corna delle precedenti cadono. La scena successiva è quella del Giudizio Universale: i giudici condannano colui che aveva proferito quelle parole arroganti; alla fine sopraggiunge sulle nubi del cielo il figlio dell’uomo a cui l’Antico dei Giorni = il giudizio universale conferisce potere e dominio eterno su tutti i popoli e le nazioni, i cristiani lo assimilano alla figura di Gesù (ritorno del Cristo alla quale verrà riconsegnato il mondo). Le indicazioni di Daniele vengono arricchite nel cap. 8 da un’altra visione che si ricollega a quelle precedenti: il quarto animale, le cui dieci corna rappresentano dei regni, rappresenta la stessa potenza indicata dalla quarta parte della statua ovvero quella con le 10 dita. Le altre profezie di Daniele che riguardano la Fine dei tempi, si trovano ai capitoli 10, 11 e 12 del suo libro, gli elementi principali che ne risultano, ripresi dall’Apocalisse di Giovanni, riguardano quell’ultimo empio che i testi cristiani chiameranno l’Anticristo. Queste cose meravigliose si compiranno tra “un tempo, più tempi e la metà di un tempo”, Daniele confessa di non capire bene questa rispostane il personaggio terrestre gli ribatte che si tratta di un tempo molto lontano “e che lo comprenderà in pieno solo al momento della fine”. Aggiunge però qualche indicazione cifrata: 1290 giorni dopo la fine del “sacrificio quotidiano” e “beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a 1335 giorni”, su queste cifre scorreranno fiumi d’inchiostro. L’Apocalisse di Giovanni = si ispira al libro di Daniele e ne è il prolungamento, riprende a sua volta questa simbologia e aggiunge altri elementi alla prefigurazione profetica della fine del mondo, che i primi cristiani hanno creduto molto vicina se non quasi imminente.

Capitolo secondo: La Fine dei tempi del Nuovo Testamento

I VANGELI Quando la folla acclama Gesù al suo arrivo a Gerusalemme, la domenica delle Palme, è perché in lui vede . Luca aggiunge “essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’atro”; ma Gesù con grande sgomento dei suoi seguaci, non prende il potere: si lascia arrestare e crocifiggere. Prima di entrare a Gerusalemme Gesù aveva fatto ammirare loro la città e il Tempio, di cui aveva annunciato la prossima distruzione (che avrà in fatti luogo sotto Tito nel 70), per i discepoli in quel momento, una simile catastrofe era concepibile solo alla fine della storia. Per questo gli chiedono “quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo”; Gesù dà quindi loro una lista di segni annunciatori destinati a far loro riferimento: gli avvenimenti profeticamente annunciati dovranno essere per loro pietre miliari che, lungo la strada, ne scandiscano l’avvicinarsi al suo ineluttabile termine, la definitiva realizzazione del Regno Celeste. Pietre miliari che indichino la strada senza però segnalare l’esatta distanza che resta ancora da percorrere, egli infatti aggiunge “ quanto a quel giorno e a quell’ora, però nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il figlio, ma solo il padre”(Matteo). Ne trae quindi l’ovvia conclusione morale: i fedeli dovranno prestare attenzione a questi segnali per non esserne sorpresi come i contemporanei di Noè on occasione del diluvio. In un’altra occasione Gesù dà ai suoi discepoli un preciso segno premonitore della fine dei tempi. Anche in questo caso si tratta di Gerusalemme e dei luoghi santi, la cui rovina deve precedere la Fine del mondo: “ quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto” (Luca) Matteo, più preciso, fa anche riferimento ad una profezia biblica più antica, quella del libro di Daniele, “quando vedrete dunque l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, e stare nel luogo santo, allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti…”. Evoca poi gli ultimi segnali della fine: grande tribolazione, apparizione di falsi Messia e di falsi profeti, diversi fenomeni celesti seguiti dal glorioso ritorno del Cristo. La chiesa cristiana ha evidentemente visto inizialmente nell’anno 70 la realizzazione di queste profezie quando Gerusalemme fu effettivamente investita dagli eserciti romani e il tempio distrutto.

L’Apocalisse di Giovanni redatta intorno all’anno 96 è per eccellenza il libro delle profezie sugli avvenimenti a venire fino alla fine dei tempi che il suo autore crede imminente. Questi avvenimenti sono esposti in maniera allegorica sotto l’immagine di sette sigilli che chiudono sette lettere, destinate alle diverse chiese che si succederanno sulla terra fino ala fine dei tempi. I sigilli sono aperti dall’”Agnello che è stato immolato” cioè Gesù. L’apertura del settimo sigillo avviene quando gli ultimi tempi della storia sono ormai vicini. Quest’epoca è a sua volta divisa in 7 periodi, annunciati da un angelo che suona la tromba, ognuno di è caratterizzato da avvenimenti terribili, e in particolare da persecuzioni rivolte contro i veri credenti. Seguono poi indicazioni di durata che hanno dato luogo a diverse valutazioni:  La prima riguarda la profanazione della Città Santa, il testo dice che dovrà essere calpestata dai nemici di Dio per 42 mesi. Dio allora manderà due testimoni che avranno il potere di profetizzare per 1260 giorni (42 mesi di 30 giorni). Trascorso questo periodo di testimonianza, una “bestia che sale dall’abisso” li vincerà e ucciderà. I loro cadaveri resteranno esposti su una piazza della grande città dove il Signore fu crocifisso. Poi resusciteranno, suscitando il terrore deli uomini che renderanno gloria a Dio fino a quando il settimo angelo suona la sua tromba, poi vi seguirà il Giudizio.  Si ritrova questa stessa durata di tribolazione (1260) in un’altra visione apocalittica del cap. 12. Il profeta vede una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di 12 stelle; essa è in procinto di partorire. Davanti a lei si trova un enorme drago rosso con 7 teste e 10 corna e sulle teste 7 diademi. Questo dragone vuole divorare il neonato, ma il bambino “destinato a governare tutte le nazioni” è rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna fugge invece ne deserto dove è nutrita per 1260 giorni. Il profeta vede poi uscire dal mare un’altra bestia che ha 7 teste e 10 corna. Il drago la investe di autorità per 42 mesi, per perseguitare i credenti. Questa bestia è seguita da un’altra che invece, sale da terra. Essa realizza miracoli e prodigi, e costringe gli uomini ad adorare la prima bestia, che è stata guarita da una ferita mortale. Tutti coloro che non portano il marchio di questa bestia non potranno né comprare né vendere. Nel corso dei secoli essa darà luogo a

diverse speculazioni: ”chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia, essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è 666”. Più avanti, il profeta vede una donna seduta su una bestia scarlatta, anche ei con sette teste e dieci corna. Queste teste spiega, sono re, alcuni dei quali hanno regnato nel passato, uno regna adesso, e un altro deve ancora arrivare. Anche le dieci corna sono re futuri, che combatteranno il Signore alla fine dei tempi e saranno da lui sconfitti. Si tratta in questo caso di una profezia apocalittica a dimensione storicizzante: i commentatori, dall’antichità e per tutto il medioevo, tenteranno di identificare questi re per conoscere la propria collocazione nel corso della storia.  Un’ultima profezia riguarda direttamente gli ultimi tempi. Il profeta vi menziona un PERIODO DI 1000 ANNI (più avanti verrà chiamato il millennio), questo periodo inizia dopo la sconfitta e l’eliminazione della bestia, del falso profeta e dei loro partigiani, e si conclude con il grande combattimento finale caratterizzato dalla vittoria di Dio sul diavolo e i suoi seguaci. “vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’abisso, afferrò il dragone, il serpente antico cioè Satana e lo incatenò per mille anni, dopo il compimento di questi Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai 4 punti della terra, Gog e Magog, per adunarli per la guerra. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo che li aveva sedotti fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta…” I libri di Daniele e l’Apocalisse di Giovanni forniscono gli elementi principali delle profezie che riguardano la fine del mondo; gli altri libri biblici, pur avendo meno a che fare con la profezia, contengono comunque in maniera indiretta alcune allusione alla fine dei tempi che hanno profondamente influenzato la sua interpretazione. 1a lettera di San Paolo ai Tessalonicesi = forse il più antico documento scritto del Nuovo Testamento cristiano Scopo di questa lettera e di quella successiva è di rassicurare i suoi lettori a proposito della sorte futura che sarà riservata ai credenti quando Cristo ritornerà alla fine dei Tempi: “il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo; e prima resusciteranno i morti in Cristo, quindi noi vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra la nubi. Riguardo poi ai tempi

e ai momenti fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva: infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore…”. Prima che arrivi il giorno del Signore però era necessario che si realizzassero alcuni fatti annunciati profeticamente come ad esempio la venuta dell'uomo iniquo=Anticristo=figlio della perdizione. La Fine dei tempi era vicina ma era comunque necessario che prima avessero luogo alcuni avvenimenti. 2a lettera di Pietro Testimonia questa impazienza dei cristiani che, a volte, faceva nascere delle inquietudini. anche all’interno della Chiesa stessa, alcuni trovavano che i tempi fossero lunghi e dubitavano delle promesse messianiche. Per confutarli l’autore della lettera:  evoca il diluvio; ai tempi di Noè, nonostante gli avvertimenti divini, la gente non credeva fosse avvenuto realmente. Mentre quel mondo scomparve tra le acque, questo scomparirà divorato dal fuoco.  Invoca anche come prima causa: la “pazienza” di Dio. egli vuole che per mezzo della fede venga salvato il maggior numero di uomini e ritarda quindi l’ora del giudizio per lasciare a tutti ancora la possibilità di pentirsi.  Egli aggiunge anche che la nozione di tempo è molto relativa: ”davanti al Signore un giorno è come 1000 anni e 1000 anni come un giorno” (Salmo). Capitolo terzo: il metodo di datazione assoluta Nella Bibbia, non vi è alcuna allusione profetica a un metodo per stabilire la data della Fine del mondo. Eppure fin dalla prima metà del II secolo (150) alcuni autori cristiani pensano di poter calcolare la durata dell’esistenza accordata al presente basandosi, estrapolandola dal suo contesto, sulla frase del Salmo citato nella seconda lettera di Pietro. Questa metafora non voleva assolutamente dare un ordine cronologico, ma il suo uso, legato all’evocazione della settimana della creazione, fece sì che nascesse un’interpretazione esegetica per lo meno azzardata e paradossale che portava ad una “cronologia assoluta”. Questa entrò in concorrenza con le “cronologie relative” che facevano affidamento sui segnali apocalittici fino, a volte, a soppiantarle.

Lo pseudo-Barnaba: verso l’anno 315, un cristiano di origine pagana, lo PseudoBarnaba redige una lettera dai forti connotati anti-giudaici. Per dimostrare agli ebrei che i cristiani celebrano il vero sabato prescritto dalle Scritture, ricorda il racconto della Genesi, che narra la creazione del mondo nell’arco di una settimana. egli vede in ciò la prova che il mondo debba durare 6000 anni, dopo di che verrà il “sabato del Signore” (che dovrà durare anch’esso 1000 anni). Anche Ireneo di Lione vescovo di Lione nel 178, attribuisce senza imbarazzo valore profetico al testo biblico della creazione. Questo periodo di 6000 anni è l’intervallo di tempo all’interno della quale dovranno realizzarsi i segni annunciatori della fine. Ma quand’è che il mondo avrà raggiunto i suoi 6000 anni?  La lettura di Ippolito di Roma tende a spingere un po’ più in là la data della fine del mondo che i primi cristiani pensavano imminente. Egli riteneva che Gesù fosse nato nell’anno 5500 dopo la creazione del mondo; nel suo Commentario sul Libro di Daniele si oppone a coloro che annunciano che il ritorno di Cristo sarà molto prossimo. Al contrario, egli afferma che il millennio= sabato di Dio non potrà giungere prima che il mondo abbia compiuto i suoi 6000 anni. A partire dalla nascita di Cristo dunque bisogna contare ancora 500 anni per completare i 6000 anni, poi inizierà un periodo di 1000 anni durante il quale i santi regneranno insieme a Cristo. L’uso della resta quindi assolutamente utile all’interno di questa durata globale fornita dalla “cronologia relativa”. Questa credenza si ritrova chiaramente espressa da Lattanzio, all’inizio del 200 (III secolo). Il metodo di datazione assoluto, che portava a fissare una data precisa per la fine del mondo sulla base di una durata prevista di 6000 anni presentava però 3 gravi inconvenienti:  Riguarda la fragilità stessa del suo fondamento esegetico, che tuttavia non sembra aver turbato la maggior parte dei commentatori antichi;  È la diversità delle date ottenuta attraverso questo metodo. Esse dipendevano infatti dall’età che il mondo aveva raggiunto all’epoca dei commentatori, ad esempio intorno al 324 lo storico della Chiesa Eusebio di Cesarea colloca la nascita di Cristo nell’anno 5199 della creazione spostando così avanti la data

della fine all’anno 800.l’attesa escatologica si troverà così allontanata per rinascere attorno all’800, tali frequenti revisioni dei calcoli avvenivano, nella maggior parte dei casi, all’avvicinarsi delle date previste per la Fine, o dopo che queste date erano passate, per preservare il valore di questo metodo di datazione. Il risultato è un’alternanza di periodi in cui, secondo l’espressione dello storico Richard Landes, l’attesa escatologica è “calda” (all’avvicinarsi della data prevista) e di periodi di “raffreddamento”.  Il terzo inconveniente è sviluppato innanzitutto da sant’Agostino, durante il primo terzo del V secolo (400). Egli sottolinea che anche Gesù stesso, dopo il discorso in cui egli elencava i segni annunciatori della Fine del mondo, aveva eluso la domanda degli apostoli sull’argomento. Bisognava quindi risolvere questa apparente contraddizione che nasceva dagli stessi testi della rivelazione biblica: da un lato prestare attenzione ai segni profetici della Fine dei tempi, dall’altro, non cercare di conoscere con troppa precisione la data; sant’Agostino scel...


Similar Free PDFs