Piaget - La rappresentazione del mondo nel fanciullo PDF

Title Piaget - La rappresentazione del mondo nel fanciullo
Course Psicologia dello Sviluppo
Institution Università degli Studi di Padova
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Insegnamento Prof.ssa Lanfranchi. Riassunto "La rappresentazione del mondo nel fanciullo" di J. Piaget con tabelle riassuntive dei periodi evolutivi....


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INTRODUZIONE – I PROBLEMI E I METODI L’obiettivo del libro e’ studiare quali sono le rappresentazioni dell’universo che i fanciulli creano sponatneamente. 2 aspetti: 1. Modalita’ del pensiero infantile: possiede il fanciullo la credenza in un mondo reale distinto da quello del gioco, ad esempio? 2. Criterio di spiegazione: qual e’ la struttura della causalita’ per il bambino? Dare un giudizio sulle credenze dei fanciulli e’ difficile, occorre prendere precauzioni per evitare di falsare i risultati

1. Il metodo dei reattivi, l’osservazione pura e l’esame clinico Primo metodo: tests; sottoporre i fanciulli a prove uguali, con risultati misurabili e paragonabili. Questo metodo presenta 2 inconvenienti: a) Operando in condizioni identiche si ottengono risultati senza contesto, utili per la pratica, ma non per la teoria; b) Si rischia di falsare l’orientamento mentale del fanciullo tramite domande che suggeriscano un percorso mentale piuttosto che un altro. Secondo metodo: osservazione pura, utilizzando come base per le domande da porre ai fanciulli domande che fanciulli della stessa eta’ hanno posto, ma modificando le domande sulla base delle tendenze spontanee delle risposte. Purtroppo, oltre ad essere molto faticosa e limitata nella quantita’ dei risultati, anche l’osservazione pura ha 2 inconvenienti principali: a) Egocentrismo intellettuale del fanciullo, che in molti casi non comunica spontaneamente il suo pensiero perche’ pensa che le sue speigazioni, essendo sue, gli sembrano le uniche possibili; b) Difficolta’ nel distinguere nel fanciullo il gioco dalla credenza (fanciullo che fa parlare un oggetto sta giocando o sta personificando l’oggetto?). Terzo metodo, che unisce i vantaggi dei primi 2, evitando gli inconvenienti: esame clinico, che da la possibilita’ di formulare ipotesi e metterle alla prova, ma che allo stesso tempo tiene conto di tutto il contesto mentale. L’esame clinico e’ molto difficile perche’ lo sperimentatore deve lasciar parlare il fanciullo per poterlo osservare, e allo stesso tempo cercare di controllare la teoria che sta mettendo alla prova, evitando di dare troppo o troppo poco valore a ogni risposta. In generale esistono 5 tipi di reazione (risposta).

2. I cinque tipi di reazione osservabili all’esame clinico E’ difficile distinguere tra credenze provocate e spontanee, perche’ i fanciulli non hanno la memoria o l’introspezione per distinguerle, ma in ogni caso non e’ fondamentale distinguerle, perche’ entrambe sono molto utili da studiare e spesso anche le provocate sono molto uniformi perche’ non nascono in un vuoto, ma da determinati schemi mentali, abitudini intellettuali, etc. che sono utili da studiare (“Perche’ un sasso nel bicchiere fa salire l’acqua?” “Perche’ e’ pesante”). Entrambe, infatti, 1) resistono alla suggestione; 2) hanno radici nel pensiero profondo; 3) presentano generalita’ nei fanciulli di eta’ simili, 4) durano anni e spariscono gradualmente, 5) si fondono con le prime risposte esatte. Si distinguono quindi tramite osservazione pura, grazie alle regole di interpretazione.

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3. Regole e criteri per la diagnosi dei precedenti tipi di reazione

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4. Regole destinate all’interpretazione dei risultati In psicologia non esistoni “fatti” puri, ma questo non toglie che si debbano esaminare i risultati senza precocetti; l’obiettivo e’ quindi di trovare regole interpretative elastiche ma rigorose, evitando preconcetti. 2 punti importanti: 1. Rapporto tra formula verbale e orientamento mentale: poiche’ tutte le risposte sono in qualche modo provocate (perche’ rispondono a una domanda), come si devono interpretare le tendenze del fanciullo che lo hanno fatto arrivare alla risposta? Si potrebbero rigettare tout-court tutte le risposte e l’interrogatorio in generale, o considerare ogni risposta come espressione del pensiero spontaneo. La via migliore e’ quella di mezzo: usare ogni credenza provocata come un indizio per cercare l’orientamento mentale sottostante. Come? a. Eliminare l’influenza delle domande, considerando solo la direzione verso cui le risposte si orientano (direzione artificialistica, realistica, etc) b. Non introdurre una coerenza artificiale, se le risposte hanno una coerenza piu’ organica che logica c. Spogliare le risposte del loro elemento verbale, concentrandosi, di nuovo, piu’ verso la direzione di ragionamento che l’espressione trovata per esprimerlo Questo e’ possibile grazie all’osservazione di un numero elevato di interrogatori 2. Separare le trovate originali del fanciullo dalle influenze adulte anteriori. Questo problema presenta 2 interrogativi: a. Tutto il pensiero del fanciullo e’ destinato a fondersi nel tempo col pensiero dell’adulto, ma con quale processo? Ogni pensiero infantile e’, da un lato, influenzato ma non dettato dagli adulti, dall’altro, imposto da scuola, famiglia,etc, ma il fanciullo imita in modo selettivo (Stern). In questo senso, anche cio’ che e’ derivato dall’adulto viene scomposto e assorbito in modo originale b. Come distinguere le credenze imposte dall’adulto dalle credenze derivate da una reazione originale (influenzata ma non dettata dall’adulto)? Si applicano gli stessi principi che consentono di riconoscere credenze spontanee e provocate [1) resistono alla suggestione; 2) hanno radici nel pensiero profondo; 3) presentano generalita’ nei fanciulli di eta’ simili, 4) durano anni e spariscono gradualmente, 5) si fondono con le prime risposte esatte]. Questi criteri restano validi fino ai 11/12 anni, quando la struttura mentale diventa quella dell’adulto.

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PARTE PRIMA – IL REALISMO INFANTILE

Premesse Per definire le rappresentazioni del mondo nel fanciullo, occorre comprendere se egli sappia distinguere mondo esteriore dal suo Io e se il fanciullo sia in grado di costruire una rappresentzione oggettiva della realta’. Poiche’ la distinzione tra mondo interno ed esterno non e’ innata (Mach), esiste uno stadio primitivo in cui le immagini sono presentate alla coscienza senza distinzione io vs. non-io, che Baldwin definisce “proiettivo”. Per cercare di comprendere le fasi dello sviluppo da questa fase aduale (= in cui non c’e’ dualita’ tra io e non-io), Piaget opera in modo regressivo, partendo dalla descrizione delle reappresentazioni e del pensiero nei fanciulli, per poi risalire ai limiti che i fanciulli tracciano tra mondo esteriore e interiore.

I. La nozione di pensiero Il fanciullo ignora ogni distinzione tra pensiero e corpo; per questo, oltre ad avere una nozione di se’ meno chiara dell’adulto, ignora le specificita’ del pensiero. Piaget usa un interrogatorio in cui, dopo essersi accertato che i fanciulli capiscano cosa si intende per “pensare”, la domanda fondamentale e’ “con cosa si pensa”. Abbiamo 3 stadi: 1: Si pensa con la bocca; il pensiero e’ identico alla voce (circa 6 anni) 2: C’e’ stato un intervento di adulti, per cui il fanciullo sa che si pensa con la testa (piu’ raramente citano il cervello). Nonostante questa idea sia influenzata dagli adulti, e’ considerata spontanea perche’ a) arriva verso gli 8 anni, b) continuita’ tra i primi due stadi (in questa fase il pensiero e’ visualizzato come “una voce” nella testa) c) Il pensiero ha ancor carattere materiale (aria, sangue, una sfera, etc) 3: 11-12 anni, dematerializzazione del pensiero 1. Il primo stadio: si pensa con la bocca La credenza nei bambini nel primo stadio che si pensi con la bocca e’ molto frequente; talvolta si pensa non solo con la bocca, ma anche con le orecchie. Questo capita sia nei casi in cui la credenza e’ spontanea, sia nei casi in cui e’ provocata. Contrariamente a quel che ci si potrebbe attendere, la parte “visuale” (“si pensa con gli occhi”) non e’ presente in alcun caso. Anche se, gia’ da circa 3 anni, i fanciulli iniziano a distinguere una realta’ fisica e psichica, per loro il pensiero e’ un atto fisico, in quanto le parole fanno parte delle cose, e in esse sono contenute. Una controprova di questo, pur non analizzata da Piaget in dettaglio, deriva dal fatto che molti fanciulli interrogati considerino la vista e lo sguardo come parzialmente esterni all’occhio (“gli occhi fanno chiaro com le lucerne”) 3. Il secondo e il terzo stadio: si pensa con la testa Le credenze del primo stadio sono spontanee perche’ generali e non suggerite. Quelle del secondo stadio sono invece influenzate dall’ambiente. Quello che distingu il 2 e 3 stadio e’ che il pensiero, seppur 4

situato nella testa, ha ancora una componente materiale, mostrando la continuita’ col primo stadio: le credenze anteriori del fanciullo si fondono con l’insegnamento adulto. Si fissa l’inizio del terzo stadio al momento in cui vengono utilizzati simultaneamente 3 criteri: a) localizzare il pensiero nella testa e descriverlo come invisibile, impalpabile, etc; b )distinguere tra le parole e il nome delle cose; c) localizzare i sogni nella testa, e dire che non si vedrebbero, se si parisse la testa. Il terzo stadio si colloca approssimativamente intorno agli 11 anni. 4. Le parole e le cose Nei primi 2 stadi si riconoscono 2 confusioni: a) tra pensiero e corpo; b) tra significante e significato. I fanciulli, infatti, non fanno distinzione tra oggetto reale, immagine e nome. Quale di questi 3 elementi appare per primo? Non il concetto, in quanto la nozione di “idea” appare piu’ tardi; non le immagini, perche’ secondo i fanciulli i sogni (vd. piu’ avanti) non sono rappresentazioni, ma “cose”. Il primo elemento concepito e’ quindi la parola, che viene vista dal fanciullo come facente parte della natura stessa dell’oggetto, un nome primordiale e assoluto. Piaget indaga quindi a quale eta’ il fanciullo inizi a distinguere la parola dall’oggetto che essa indica, utilizzando 2 tecniche. La prima, piu’ discutibile, consiste nel chiedere al fanciullo se le parole “hanno forza” e’ se cade nel tranello, dimostrare il suo sofisma (= ragionamento capzioso, apparentemente logico, ma fallato). Il problema di questa tecnica e’ appunto che richiede un tranello, ma poiche’ i risultati ottenuti sono gli stessi della seconda tecnica, descritta nel capitolo successivo, le due tecniche si confermano a vicenda. Si osservano quindi 3 stadi: 1. (fino 7/8 anni): I fanciulli non distinguono tra cose e parole, non capiscono il problema 2. (7/11 anni): i fanciulli capiscono il problema, ma non riescono a risolverlo sistematicamente 3. (10/11 anni): viene raggiunta la soluzione corretta

II – Il realismo nominale In questa seconda parte viene affrontata piu’ nel dettaglio il tema del paragrafo precedente, cioe’ il dualismo interno/esterno nei nomi delle cose; infatti, se “parola” e’ un concetto che, specie nei fanciulli piu’ piccoli (prima dei 7/8 anni) puo’ essere difficile da concepire e definire, “nome” e’ un concetto molto chiaro. Si utillizzano quindi 8 domande per risolvere questo problema: 1. “Cos’e’ un nome?” – ci si assicura che il fanciullo sappia cos’e’ un nome chiedendo il nome di oggetti, persone, etc 2. “Come sono cominciati i nomi? Il nome del sole come e’ cominciato?” 3. “Come abbiamo saputo che il sole si chiamava cosi’?” 4. “Dove sono i nomi?” 5. “Le cose sanno il loro nome?” 6. “Il sole ha sempre avuto il suo nome, o e’ esistito dapprima senza nome e ha avuto il nome in seguito?” 7. “Perche’ il sole si chiama cosi’?” 8. “Il sole si sarebbe potuto chiamare in un altro modo?” In tutte le risposte, possiamo trovare vari stadi in cui si parte da idee spontanee, che vengono man a mano affiancate e poi sostituite da idee dovute all’influenza dell’adulto. 5

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III – I sogni Poiche’ il fanciullo e’ realista (ignora il soggetto e l’interiorita’ del pensiero), ci aspettiamo che abbia difficolta’ a descrivere il sogno, che presuppone la conoscenza delle dualita’ interno/esterno e pensiero/materia. Viene quindi utilizzato un interrogatiorio diviso in 4 punti: 1. 2. 3. 4.

Origine e stostanza del sogno (“sai cosa sia il sogno?”) Luogo del sogno (“Mentre sogni, dov’e’ il sogno?”) Organo del sogno (“Con csa si sogna?”) Motivo dei sogni (“Perche’ hai sognato...?”)

Vengono trovati 3 stadi, che verranno affrontati subito dopo: 1) 5/6 anni: il sogno viene dal di fuori, e’ localizzato nella camera, percio’ si sogna con gli occhi; 2) 7/8 anni: Il sogno viene dalla testa, ma e’ ancora localizzato nella camera, pertanto si sogna con gli occhi; 3) 9/10 anni: si sogna con la testa, il sogno e’ situato nel pensiero

Domanda Origine e sostanza del sogno

Luogo del sogno Organo del sogno Motivo del sogno

Stadio 1 (5/6 anni) Derivano dalla notte/dal buio e contemporaneamente dalle persone di cui si sogna Il sogno e' situato accanto al letto/nella camera, ma al tempo stesso emana dal luogo in cui il sogno e' ambientato (la strada, sotto la finestra, etc) Occhi La persona di cui si sogna e' in parte causa del sogno stesso

Stadio 2 (7/8 anni)

Stadio 3 (9/10 anni)

Vengono da noi (pensiero, anima)

Vengono da noi (pensiero, anima)

Esterno (nella camera, contro il muro, etc)

Interno

Occhi

Testa, mente, cervello, etc

Deriva dal soggetto sognante

Deriva dal soggetto sognante

1. Il primo stadio: il sogno viene dal di fuori e rimane esterno Al risveglio, il sogno continua ad essere considerato vero, come testimoniato molto bene dalla permanenza degli incubi; la distinzione tra sogno e realta’ e’ sempre difficile, specialmente per i sogni emotivi. 2. Il secondo stadio: il sogno viene da noi ma e’ esterno a noi I fanciulli hanno scoperto che il sogno viene da noi (pensiero, testa, etc), ma poiche’ la vedono come un’immagine “esterna” (visibile), continuano a collocarla in uno spazio fisico, la camer, accanto al letto, etc. 3. Il terzo stadio: il sogno e’ interno e di origine interna In questo stadio si comincia a comprendere che il sogno viene dall’interno, come testimoniato dal fatto che iniziano a utilizzare, quando descrivono l’esteriorita’ del sogno, espressioni come “sembra che”, “e’ come se”, etc. 4. Conclusioni Stabilire il rapporto tra sogno e nomi/pensieri. Il realismo dei fanciulli provoca un notevole parallelismo tra questi, caratterizzato da 3 adualismi che scompaiono gradualmente e nello stesso ordine.

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1. Confusione tra segno e cosa significata: come l’idea e il nome del sole emanano direttamente da esso, cosi’ il sogno deriva dall’immagine sognata. Poiche’ il sogno e’ “ingannatore” (non reale). Nei sogni questa adualita’ scompare prima (5/6 anni vs. 7/8) 2. Confusione tra interno ed esterno: le parole (e i sogni) sono situati prima nelle cose, poi nell’aria circostante/nella bocca (nella stanza), successivamente nella testa/pensieri. Scompare in entrambi i casi intorno ai 9/10 anni 3. Confusione tra pensiero e materia: Il pensiero e’ inizialmente visto come un soffio (si pensa con la bocca/voce, il sogno e’ di aria/fumo, o similmente di notte/nuvola/luce. Scompare intorno ai 10/11 anni

IV – Il realismo e le origini della partecipazione Gli interrogatori hanno fin qui riguardato argomenti di cui i fanciulli non si sono quasi mai interrogati spontaneamente; in questo senso, le risposte non sono “idee di fanciullo”, quanto piuttosto indizi che il bambino ha cercato la soluzione in un luogo mentale diverso da dove un adulto l’avrebbe cercata. Si utilizza percio’ soltanto la conclusione che il fanciullo sia realista, ignorando altre astrazioni che potrebbero derivare dalle risposte. Questo realismo ha 2 principali conseguenza: 1) limite tra io e mondo esterno e’ molto piu’ vago che nell’adulto; 2) il realismo si prolunga in “partecipazioni” e atteggiamenti magici spontanei; queste conseguenze saranno affrontate ora. 1. Il realismo e la coscienza di se’ Il problema della coscienza di se’ nel fanciullo e’ molto complesso; per questo, come nei casi precedenti, si usa un metodo regressivo: si usa la curva di trasformazione al progredire dell’eta’ per trarre congetture sullo stato originale. 2 conclusioni dalle analisi precedenti: a) Il fanciullo e’ cosciente del contenuto dei suoi pensieri, nomi, sogni, ma non conosce il modo in cui questi sono stati raggiunti (cosiddetta “intuizione infantile”); b) Il fanciullo situa nell’universo o negli altri cio’ che noi situiamo in noi stessi, e colloca in se stesso coi che noi situiamo negli altri. Abbiamo 4 fasi di realismo: 1) Realismo assoluto, gli strumenti del pensiero non sono distinti dalle cose; 2) Realismo immediato, gli strumenti del pensiero sono distinti dalle cose, ma situati in esse; 3) Realismo mediato, strumenti del pensiero sono “cose” situati nell’ambiente esterno; 4) Soggettivismo/Relativsmo, gli strumenti del pensiero sono dentro di noi. Il fanciullo, quindi, comincia confondendo il suo io col mondo, e finisce distinguendoli. In altre parole, inizialmente il fanciullo e’ convinto, all’inizio, che che tutto cio’ che egli sente sia oggettivo e niversale e, successivamente, apprende il carattere soggettivo dei suoi sentimenti. Questo percorso e’ possibile solo per dissociazione (ad es., quando un bambino dice una bugia e non viene scoperto, si rende conto che quello che lui sa/conosce non e’ universale e noto a tutti). 2. I sentimenti di partecipazione e le pratiche magiche nel fanciullo Le forme iniziali della causalita’ nel fanciullo derivano da una confusione tra realta’ e pensiero, all’assimilazione tra processi esterni e esperienza esterna. In questo capitolo si descrivono i processi di “partecipazione” (= rapporto tra esseri e fenomeni che la mente primitiva considera simili e con diretta influenza uno sull’altro) e “magia” (= l’uso che l’individuo crede di poter fare dei rapporti di partecipazione per modificare la realta’). E’ importante notare che questi 2 concetti hanno punti di 8

contatto ma sono distinti dall’animismo (= tendenza del fanciullo a prestar vita a oggetti inanimati). Ad esempio, se il bambino crede che il sole lo segua e’ animismo, se crede di essere lui a far muovere il sole e’ partecipazione e magia. Ovviamente il gioco e’ escluso da tutti questi concetti. Le partecipazioni e pratiche magiche vengono classificate dal punto vista del contenuto e della struttura dei rapporti casuali. Il contenuto riguarda di solito paura, rimorso, desiderio e ordine naturale. Piu’ interessante e’ la parte che riguarda i rapporti di casualita’ divisibile in 4 categorie: 1. 2. 3. 4.

Magia per partecipazione dei gesti e delle cose Magia per partecipazione del pensiero e delle cose Magia per partecipazione di sostanze Magia per partecipazione di intenzioni

3. Le origini della partecipazione e della magia infantile La partecipazione e la magia sembrano avere una duplice origine: il realismo (=confusione tra io e mondo esterno) e l’ordine sociale. A) Secondo Freud il realismo del fanciullo deriva dal narcisismo che attribuisce ai propri desideri un particolare valore. Questo e’ un buon punto di partenza, ma bisogna tener presente che nel fanciullo non esiste differenziazione tra se’ e il mondo, per cui, quando mette in atto pratiche magiche, non esiste un io che comanda e un io separato che obbedisce. B) Per ordine sociale si intende il fatto che il lattante vede la propria vita come indistinta da quella della madre, e allo stesso tempo ogni urlo del bambino provoca una reazione nei genitori; in questo senso i genitori fanno parte delle cose che obbediscono al bambino. Realismo egocentrico e partecipazioni tra fanciullo e genitori fanno si’ che il fanciullo percepisca ogni fenomeno come dotato di intenzioni e contemporaneamente tutta la natura come obbediente agli uomini, animismo

4. Controprova: gli atteggiamenti magici spontanei nell’adulto 9

3 casi limite in cui anche nell’adulto restano tracce degli atteggiamenti magici del fanciullo: 1. Imitazione involontaria: Rischiararsi la voce se il nostro interlocutore ha la voce roca (di solito questo atteggiamento viene subito razionalizzato) 2. Inquietudine: Osservare le abitudini piu’ insignificanti per non turbare l’equilibrio delle cose (prima di una conferenza importante fare la solita passeggiata fino al punto dove si arriva sempre) 3. Desiderio monoideico: Se si desidera fortemente qualcosa su cui...


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