Crisi economica e spinte autoritarie nel mondo PDF

Title Crisi economica e spinte autoritarie nel mondo
Author Letizia Torelli
Course Storia
Institution Liceo (Italia)
Pages 2
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CRISI ECONOMICA E SPINTE AUTORITARIE NEL MONDOSTORIA | CAPITOLO 81. GLI STATI UNITI DAL DOPOGUERRA ALLA CRISI DEL ’ 29Subito dopo la Prima Guerra mondiale, gli Stati Uniti vissero uno straordinario sviluppo sociale ed economico. L’economia statunitense, infatti, non incontrò particolari difficoltà n...


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CRISI ECONOMICA E SPINTE AUTORITARIE NEL MONDO STORIA | CAPITOLO 8

1. GLI STATI UNITI DAL DOPOGUERRA ALLA CRISI DEL ’29 Subito dopo la Prima Guerra mondiale, gli Stati Uniti vissero uno straordinario sviluppo sociale ed economico. L’economia statunitense, infatti, non incontrò particolari difficoltà nel riconvertirsi alle esigenze della pace. Gli Stati Uniti trovarono nell’Europa un mercato di sbocco per capitali e merci e divennero detentori di un enorme somma di credito nei confronti dei Paesi europei. La prosperità statunitense degli anni Venti ebbe però anche rilevanti risvolti negativi: • •

Adozione del protezionismo Timore del contagio bolscevico: l’azione dei sindacati fu limitata e le proteste dei lavoratori furono represse severamente

• •

Criminalità organizzata: il successo economico originò guerre tra bande per il controllo dei territori più ricchi Insufficienti risorse economiche per soddisfare i propri bisogni



Adozione dell’isolazionismo e rifiuto di ratifica del Trattato di Versailles e di entrare a far parte della Società delle Nazioni, causando un deciso indebolimento di questa istituzione

Le radici del crollo dell’economia americana, che coinvolse l’intero sistema economico, risiedevano nella facilità con cui i mercati finanziari avevano accelerato l’accumulo della ricchezza. Si aprì così un «boom speculativo» che fece triplicare il valore dei titoli, valore non contraccambiato da ricchezza reale. Ciò creò un problema enorme che sfociò nella crisi del ’29 quando nel «giovedì nero» gli investitori videro calare vorticosamente il valore dei propri titoli che vendettero a sottoprezzo, creando una forte inflazione dei titoli. Tra il 1929 e il 1930 anche le banche fallirono causando una contrazione del credito alle imprese e una perdita dei risparmi dei clienti. Ciò produsse la caduta degli investimenti e un conseguente calo della produzione con una contrazione dei consumi e perciò una caduta dei prezzi. Il calo della produzione causò il fallimento di molte aziende e un’elevata disoccupazione.

2. LA REAZIONE ALLA CRISI I primi interventi attuati negli Stati Uniti ripresero l’impostazione liberista: • •

Difesa della moneta nazionale Taglio degli stipendi, contenimento della spesa pubblica e riduzione dei servizi



Innalzamento delle barriere doganali protezionistiche

La fase successiva passò alla storia come «Grande depressione». Keynes fu il primo economista a proporre una nuova politica economica per cui lo Stato doveva esercitare un deciso controllo sull’economia. Lo Stato doveva farsi «interventista» ovvero: • •

Avviare grandi lavori pubblici senza preoccuparsi del deficit di bilancio Aumentare i salari per una ripresa dei consumi

• •

Erogare servizi pubblici come l’istruzione e la sanità Spingere le banche a riaprire il credito



Facilitare le esportazioni

Questi punti furono attuati dal repubblicano Delano Roosevelt con il programma “New Deal” con cui creò il “Welfare State”: •

Diede occupazione a milioni di operai grazie alla costruzione di nuove infrastrutture

• •

Impose l’aumento dei salari e la diminuzione delle ore giornaliere di lavoro Fece gravare la tassazione sui redditi più alti

• •

Creò un sistema di previdenza sociale di disoccupati, ammalati e disabili Pose il sistema bancario sotto il controllo dello Stato

I risultati della politica del New Deal cominciarono ad essere visibili già a metà degli anni Trenta, quando gli indici produttivi degli Stati Uniti tornarono a salire.

3. IL CROLLO DELLA GERMANIA DI WEIMAR Nel 1928 prese il potere il socialdemocratico Müller che creò un governo di coalizione tra cattolici e borghesi, la cui politica fu favorita dalla ripresa economica. Con l’avvento della crisi americana la situazione precipitò. Müller lasciò il posto a Brüning. Il partito nazista di Hitler era fino a questo momento rimasto isolato ma seppe sfruttare al meglio il malcontento della crisi sollevando un’aspra polemica. Hitler promise uno Stato forte in grado di affrontare i conflitti sociali e restaurare l’ordine, facendo della Germania una grande potenza. Alle elezioni del 1930 i nazisti si confermarono il secondo partito più forte del Reichstag. Sulle tracce di Mussolini, Hitler giocò un arma a doppio taglio alternando le minacce con offerte di pace. Le SA (Sturm-Abteilungen) e le SS (Schutz-Staffeln), le squadre armate del Nazismo, si battevano contro i comunisti contribuendo ad accrescere un clima di violenza e disordine che sminuì la fiducia nei governanti cattolici, ritenuti incapaci di risolvere la crisi. Hitler individuò all’interno del Paese un nemico comune responsabile della crisi economica. Diede inizio a una campagna di discriminazione nei confronti di comunisti, ebrei e stranieri. In questo periodo la crisi economica si fece sempre più forte, accrescendo i consensi tra gli industriali, nazionalisti, borghesi e operai. Le elezioni del 1932 videro il partito nazista ottenere un gran numero di suffragi e nel luglio dello stesso anno i nazisti divennero il primo partito del Paese. La fortissima pressione della destra conservatrice spinse il presidente Hindenburg a offrire l’incarico di Cancelliere ad Adolf Hitler. La sconfitta della Grande Guerra e le dure condizioni imposte dal Trattato di Versailles, spinsero i cittadini ad incolpare i propri governanti di non essere stati in grado di reagire. La debolezza della vita parlamentare tedesca impedì spesso di formare una maggioranza solida. Inoltre, la crisi del ’29 e la forte influenza della NSDAP di Adolf Hitler condussero alla caduta della Repubblica di Weimar.

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