L\'epica romanza nel Medioevo PDF

Title L\'epica romanza nel Medioevo
Author Noemi Botturi
Course Filologia romanza
Institution Università degli Studi di Verona
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L’Epica Romanza nel Medioevo – A. Limentani, M. Infurna L’EPICA MEDIEVALE 1) La poesia epica nel quadro dei generi letterari La nozione di poesia epica è presente dalla filosofia greca al pensiero contemporaneo, ma con forti discontinuità e mutamenti di significato. Nonostante ciò c’è la presenza di un certo numero di componenti essenziali consente di definire come manifestazioni di “poesia epica” certi testi, o gruppi di testi [pur appartenenti ad epoche e culture diverse], che presentano:  la storicità (vera, alterata, simulata o pretesa) del tema, anche se è persa ogni consapevolezza (cronologica, biografica, contestuale) circa gli eventi e i personaggi in gioco;  il disporsi di un complesso di azioni intorno a uno scontro fra parti contrapposte, decisivo per una comunità e per i suoi ideali + forte senso di destino collettivo;  la presenza di un eroe in cui la comunità si riconosce, che per essa si batte e può morire, e che nell’azione trova il senso del proprio onore. L’autore, spesso anonimo, e i primi destinatari appartengono a quella comunità e non se ne distinguono; il testo è destinato ad una dizione pubblica ad opera di un professionista (aedo, giullare, …) che lo memorizza e lo esegue, accompagnato da uno strumento musicale, vicino a luoghi di culto, regge, corti, … I vari elementi della struttura, in particolare il verso, hanno carattere topico e formulare, che consente amplificazioni, soppressioni, varianti. Così concepita, l’epica appare diffusa in culture lontane tra loro→poema sumero Gilgamesh, poemi omerici, poema medievale giapponese Heike, poemi medievali europei, … Ogni testo o insieme di testi sarà da valutare da sistema a sistema, secondo il contesto culturale adeguato. Epica + Lirica + Dramma = triade dei generi basilari 2) La poesia epica nell’Europa medievale Il Medioevo europeo appare caratterizzato da una varia fioritura di testi eroici e celebrativi →essi vanno dal Digenes Akrites bizantino ai testi finnici raccolti e rielaborati nel Kelevala di Elias Lönnrot nel XIX secolo, all’intera tradizione germanica - più rilevante, per le implicazioni con la tradizione neolatina. Questo perché nella cultura monastica e clericale si erano tramandati i modelli epici latini, ed alcune opere mediolatine ad essi ispirati si sono incrociate con la tradizione germanica [il prodotto più significativo di quest’epica è l’Alexandreis di Gautier de Châtillon – 1180 circa, parla delle gesta di Alessandro Magno]. Fin dalla Germania e dagli Annales di Tacito, e dal De rebus Geticis di Giordane (sec. VI), ci è attestata un’attività poetico-celebrativa delle popolazioni germaniche,come rito collettivo di canto [auto-celebrazione nel ricordo delle gesta eroiche proprie e degli avi]. Una lunga serie di testimonianze (quasi del tutto indirette) si ha anche per i franchi, i burgundi e per le altre popolazioni che si stanziarono nell’Europa occidentale. Fra i poemi sopravvissuti:  il più antico è il Beowulf, testo anglosassone dell’inizio del secolo VIII, che canta le gesta dell’eroe in combattimenti con una creatura mostruosa e con un drago (scontri avvenuti a 50 anni di distanza fra loro): nel secondo scontro muore; la tematica è nota da fonti merovingie anteriori.  Seguono i carmi norreni dell’Edda (antico-nordici), che provengono dall’area islandese; essi sono stati messi per scritto in epoca di già instaurata tradizione cristiana e d’uso del latino: la redazione è posteriore alla Chanson de Roland e ad altra epica francese, ma in alcuni casi è lecito risalire ad epoca di gran lunga più antica →alcuni personaggi provengono infatti dalla storia gotica e unna: le leggende di Sigurdh (Sigfrido) costituiscono in certa misura degli stadi arcaici di quelle tanto più tarde organizzate nel Nibelungenlied. La forma originaria dell’epica germanica sarebbe stata quella della “canzone eroica bifronte” → poemi che “in circa 100-200 versi svolgevano compiutamente una vicenda tragica in forma narrativa e dialogica”, caratterizzati dallo “spostarsi continuo dell’angolo visuale del narratore all’eroe che parla, e poi ancora a quello del narratore che in apparenza si limita a narrare” (Mittner). La codificazione formale include il “verso lungo” (principio dell’allitterazione che connette i due emistichi del verso) e il kenning (immagine sintetica e cristallizzata, a costante designazione di oggetti ricorrenti nella rappresentazione). Di questo tipo, il solo esemplare pervenuto è il frammento dello Hildebrandslied (circa 68 versi lunghi), trascritto a Fulda verso l’820→si narra l’antico motivo del duello tra padre e figlio, che il caso pone l’uno contro l’altro all’insaputa di entrambi. Che alcuni testi superstiti risalgano effettivamente ad un’epoca molto anteriore di

cui nulla ci è stato conservato è dimostrato dalle leggenda di Waltharius, poema latino a soggetto germanico, redatto nel X secolo, rifatto intorno alla metà dell’XI e in questa forma tràdito da numerosi codici, accanto al quale sussistono i frammenti anglosassoni del Waldere, più antichi di due secoli, e altre realizzazioni della stessa leggenda in altre opere. Il testo epico germanico più famoso è il Nibelungenlied, o Nibelungennôt (“La rotta dei Nibelunghi”), o Libro di Crimilde – 39 canti o “avventure”, che rappresenta una sintesi-rifusione di materiali epici di lunga e varia tradizione. Gli antichi nuclei storici sono del tutto trasfigurati (distruzione del regno burgundo da parte degli Unni, uccisione di Attila ad opera di una concubina); gli amori di Sivrit (Sigfrido) per Kriemhilt (Crimilde) e Prünhilt (Brunilde), l’uccisione di Sivrit a opera di Hagen, la vendetta di Kriemhilt, … costituiscono nel testo conservato “una parabola dello sfacelo del feudalesimo tedesco nei secoli in cui gli imperatori imponevano la loro politica accentratrice”. Ma la redazione a noi pervenuta, redatta nella corte vescovile di Passu nel 1200, mostra ormai chiare impronte di cultura cortese oitanica [sono state rielaborate da poeti tedeschi anche gesta, poemi e romanzi francesi]. 3) La discussione sulle “origini”; scrittura e oralità Nella vicenda degli studi sull’epica medievale occupa un posto molto rilevante il dibattito sulle “origini” del genere. La filologia romanza come “scienza” si è liberata molto lentamente dalle nozioni tipicamente romantiche come quella della popolarità/nazionalità delle nuove culture volgari, della spontaneità e genuinità delle loro manifestazioni poetiche. In tali prospettive, pareva che nell’ epos si manifestasse appieno la specificità delle nuove nazioni, che in quei testi esse celebrassero i propri ideali e rinsaldassero le proprie tradizioni. La superiore imparzialità di F. Diez e G. Paris farà difetto a non pochi altri studiosi, soprattutto negli anni che precipitano verso la crisi del 1914 [Grande guerra, scontro tra chi riconosce l’indole autoctona delle origini nazionali e chi non lo fa → i francesi considerano come “poema nazionale” il Roland, i tedeschi il Nibelungenlied, etc…] . Inoltre, l’intervallo (a volte di più secoli) tra fatti cantati e testo costituiva un problema che la penuria dei documenti non poteva risolvere → ci si affidava così ad astrazioni teoriche e a deduzioni non comprovabili. Oggi, la teoria che vede nell’epica romanza la continuazione del genere quale era proprio delle popolazioni germaniche stanziatesi in territori latini, e qui gradualmente assimilate, ha ancora alcuni sostenitori. Di fatto, gli elementi accertati sono abbastanza scarsi e appartengono per intero all’ordine tematico; per contro, l’omogeneità del principio dominante di codificazione formale – cioè, il fatto che l’epica oitanica, occitanica e castigliana siano redatte in lasse, assonanze o rimate – sembra indicare con chiarezza che quest’area poetica rappresenta l’esito della progressiva diffusione di un modello autorevole redatto in quella forma; alcuni indizi implicano, quanto meno, la presenza di uno iato tra canti germanici e canzoni/cantari romanzi nella maggior parte dell’area neolatina. Ciò vale anche per le redazioni castigliane arcaiche e per il Roland, o i Roland anteriori alla redazione di Oxford. Una formulazione teorica s’impone quando sa individuare con chiarezza un aspetto del problema e lo presenta in termini essenziali. Le formulazioni di Paris, Rajna e Bédier hanno fatto da pietre miliari nel dibattito sulle origini della chanson de geste e rappresentano tuttora dei sicuri termini di riferimento.  Gaston Paris, tesi delle “cantilene” coeve ai fatti storici: l’epoca carolingia è la base di un’attività poetica ininterrotta che attraverso l’operato dei rapsodi approda per gradi alla forma della canzone di gesta;  Pio Rajna vede nei poemi francesi l’ultimo prodotto di una tradizione già formata in epoca merovingia e strettamente allacciata a remote tradizioni germaniche. Questi due approcci condividono la “nostalgia delle origini” positivista (Eliade) e la concezione romantica della creazione spontanea e popolare di una ispirazione immediatamente suscitata dall’impatto degli eventi storici sulla memoria collettiva.  Joseph Bédier, spiegando l’origine delle canzoni di gesta come il frutto della collaborazione di monaci e giullari maturato a partire dall’XI secolo sui rami tracciati dalle vie dei pellegrinaggi e delle fiere, spezzava la presunta tradizione di cantilene e poemi con cui si giustificava la presenza nei testi dei personaggi di epoche così lontane: gli elementi delle chansons de geste riportabili alla storia andavano collegati a leggende fiorite attorno alle fondazioni monastiche e divulgate dai pellegrinaggi. La teoria bédeiriana ebbe molta fortuna perché respingendo la tesi romantica di un'ispirazione spontanea e popolare, favoriva le ricerche sulle qualità artistiche e letterarie dei poeti, sulle loro individuali capacità inventive. Ma contro questa visione "individualista" non tardò ad arrivare la reazione del "tradizionalismo", ravvivato da puntuali ricerche che rivendicavano la gravità storica degli eventi rievocati e quindi la loro intrinseca forza sulla memoria collettiva.

Nel tempo, i risultati di nuove ricerche di carattere storico e documentario hanno decisamente contribuito ad indebolire la teoria di Bèdier. E' negli anni '50 che inizia il periodo di riflessioni, ancora in corso, in cui il nodo della questione è la natura della composizione epica medievale e della sua tradizione: questa è poesia nata allo scrittoio, frutto di una assidua cura architetturale e formale, poi trasmessa di copia in copia da amanuensi, oppure è una tradizione orale fondata su schemi compositivi e artifici mnemonici, e perfino sulla composizione orale stessa? Segre, Tyssens e Delbouille avvalorano la prima ipotesi; mentre l'oralismo, di cui nessuno nega la presenza nella cultura medievale, non presenta prove concrete. 4) Il sistema dei generi e le più antiche canzoni di gesta Uno dei risultati più importanti di un secolo e mezzo di filologia romanza è stato il capovolgimento di una delle sue ipotesi più fondamentali: da tempo l'accertamento rigoroso dei fatti ha chiarito che le nuove letterature non sorgono in antitesi a quella latina dei monaci e del clero, ma che erano inizialmente a margine di esse per integrarne alcune funzioni. Gradualmente la letteratura volgare si distacca, consegue un'autonomia pur partecipando alle tradizioni comuni ed impone infine la reciprocità degli scambi [questo processo si vede nei resti dei testi giuridici, i cui spazi bianchi erano riempiti con porzioni di testi delle varie epoche, in modo da non modificarne il contenuto]. La maggior parte dei codici con canzoni di gesta è del 13° secolo o anche del successivo, ma resta chiaro che, sulla base dei dati odierni, è difficile risalire più su del 1.000 d.C. Fino a quando la struttura della piramide gerarchica feudale rimane salda e compatta (ovvero quando c'è la dipendenza della cultura feudale da quella clericale e monastica). la canzone può concepirsi come indottrinante messaggio d'esortazione alla crociata. Ma nella seconda età feudale, la cui crisi si manifesta nelle canzoni dei vassalli ribelli (i cui testi sono estranei alle problematiche religiose), si assiste ad una vera e propria frattura che si esprime nei romanzi di "argomento classico" → questi, invece di rivolgersi alla comunità indifferenziata per rappresentare gli esiti tragici della crisi fra monarchia e feudalità, effettuano un taglio e una scelta d'ordine culturale, privilegiando i settori più raffinati di un mondo ormai complesso (queste distinzioni dovrebbero compensare in qualche modo i privilegi perduti). Da questo momento di sarà concorrenza tra canzone e romanzo: la prima, radicata in strutture sociali di base, opporrà lunga resistenza, ma dovrà piegarsi a compromessi, inglobando tratti caratterizzanti del genere rivale. L’EPICA NELL'AREA OITANICA: LE "CHANSONS DE GESTE" 1) Il corpus La produzione epica in lingua d'oïl conta una novantina di canzoni di gesta (scaglionate su un arco temporale che va dall'11° al 14° secolo), nella maggior parte anonime. Il numero potrebbe variare se si tenesse conto delle diverse redazioni delle stesse canzoni o se si dovessero aggiungere i testi perduti di cui esistono solo sicure testimonianze. La longevità della canzone di gesta permette di rilevare gli influssi, i prestiti, gli scambi, le interferenze, gli adattamenti che investono e si verificano nel genere epico. 2) Criteri e metodi di classificazione La molteplicità di forme, temi ed esiti della chanson de geste pone il problema della scelta di criteri adeguati per classificare il corpus epico. I primi tentativi sono interni al genere stesso; Jean Bodel, dichiara in apertura della Chanson des Saisnes composta alla fine del 13° secolo: "Non ci sono che tre materie per chi è istruito: di Francia, di Bretagna e di Roma la grande; non c'è somiglianza fra le tre. I racconti di Bretagna sono vani e divertenti, quelli di Roma saggi ed istruttivi, quelli di Francia sono veri come appare ogni giorno". Una cosa simile la fa Bertran de Bar-sur-Aube nell'apertura del Girat de Vienne, usando questa stessa formula. Ci sono quindi due prime distinzioni basate essenzialmente sui contenuti:  la canzone di gesta, cioè la matere de France si differenzia dalle altre narrazioni in versi (romanzo arturiano e materia antica) per il suo contenuto veridico, historicus;  allo stesso tempo i diversi poemi possono essere collocati ordinatamente in tre costellazioni concepite sul principio del lignaggio (rapporti genealogici tra di essi), criterio comodo per fare l'inventario completo della produzione epica, da arricchire solo di una quarta geste, quella delle canzoni di crociata. Mentre il corpus delle edizioni redatte tra '800 e '900 viene aggiornato e rivisto grazie ai nuovi criteri ectodici e alle accresciute conoscenze linguistiche, risulta ora meno incombente la questione delle origini, che aveva rappresentato il punto focale degli studi sulla chanson de geste. Fondamentale per il rinnovamento è l'opera sull'arte epica dei giullari pubblicata da Jean Rychner nel 1955: nonostante sia concentrato sulla

dimostrazione dell'origine orale dell'epica francese, è stato il primo studio concentrato unicamente sull'analisi delle strutture formali della chanson de geste. Con la sua analisi approfondita ha costretto gli "avversari" a misurarsi su verso, la lassa, le formule, i motivi ed il lor impiego e funzionamento. I risultati hanno portato ad un accettabilissimo compromesso: questo genere diffuso oralmente ha un'origine scritta, e proprio in funzione di questo la recitazione ne è facilitata. Spostando l'attenzione sul testo nella sua autonomia, la critica ha delineato con maggior precisione e ricchezza le diverse componenti della chanson de geste. Il fondamentale rilievo di Jean Frappier sul carattere politico militante e propagandistico di molta epica francese ha rinnovato la prospettiva del rapporto fra storia e letteratura nella chanson de gesta:  nel Raoul de Cambrai è l'attualità storica che l'autore proietta sul fondo di un leggendario passato.  l'aggancio con la realtà storica dell'11° e 12° secolo ha stimolato analisi di carattere sociologico; Waltz, Bender, Mancini, Krauss hanno evidenziato nelle canzoni di gesta tematiche connesse a precise situazioni politico-sociali: conflitti d'interesse fra garnde aristocrazia e i funzionari legati alla corona interessati ad aumentare il potere del re per ottenere feudi; il rapporto fra cla e lignaggio; il contrasto tra aristocrazia e monarchia nel momento in cui quest'ultima si rafforza proteggendo la nascente borghesia, ... Negli anni '70 la chanson de geste è stata analizzata come "genere" nel suo complesso e in rapporto alle altre forme narrative:  riprendendo le funzioni proppiane, alcuni studiosi hanno cercato di individuare una "struttura profonda" comune a tutte le canzoni, un sistema semantico del genere su cui risaltino meglio mutamenti ed innovazioni;  altri studi sono stati condotti usando le categorie dell'antropologia e dell'etnografia;  ... Si tratta di analisi che hanno qualche rigidità e forzatura ma che comunque contribuiscono ad allargare e rinnovare lo studio della tradizione epica francese: nella stessa direzione ma, con obiettivi sagacemente più limitati, si sono mossi alcuni studiosi al fine di documentare i differenti livelli di cultura rintracciabili nelle canzoni di gesta, facendone emergere la componente culta e quella popolare/folclorica. A predominanza storica, e caratterizzata principalmente dalle componenti della fede cristiana e dell'ideologia dell'ordine gerarchico-feudale della società, la chanson de geste presenta materiali di provenienza eterogenea: in particolare, la sempre maggiore influenza del romanzo la spinge ad accogliere elementi favolistici e folklorici e temi avventurosi e sentimentali, assorbiti molto bene. 3) La "Chanson de Roland" La Chanson de Roland (1070 circa) è il primo monumento epico romanzo che, nella sua versione più antica e preziosa conservata, conta circa 4.000 décasyllabes disposti in lasse → versione anglonormanna del celebre ms. Digby 23 della Bodleiana di Oxford (12° secolo). La versione oxoniense è il modello per eccellenza del genere epico, e proprio a causa della sua perfezione formale rappresenta un'eccezione nel quadro delle chanson de geste, un modello che neanche i più antichi poemi riescono ad eguagliare. Lo scarno dato storico da cui prende spunto l'opera, un'imboscata tesa dai baschi (cristiani come i franchi) all'esercito di re Carlo nelle gole dei Pirenei nel 778, viene del tutto trasfigurato nel poema:  TRAMA: Carlomagno, imperatore giunto all'età di 200 anni, è impegnato da 7 anni nel nord della Spagna contro il re saraceno Marsilio, che in un'ambasciata offre ai francesi condizioni molto vantaggiose, purché sospendano l'invasione. Carlo, consigliato da Gano e Namo, accetta la risoluzione pacifica, nonostante la fiera opposizione del nipote Rolando. Sarà Gano, proposto da Rolando, ad andare in ambasciata per perfezionare gli accordi. Ma Gano, patrigno di Rolando, vuole vendicarsi di lui e di accorda con Marsilio affinché i saraceni possano tendere un'imboscata sicura alla retroguardia franca che sarà guidata proprio da Rolando. Nell'imboscata a Roncisvalle Rolando, i pari e 20.000 cavalieri soccombono eroicamente e solo in punto di morte Rolando decide di suonare il corno, avvisando re Carlo che, udito il suono, torna indietro con la maggior parte dell'esercito, sgominando ciò che resta dell'esercito di Marsilio (che si ripara a Saragozza dove muore a causa delle ferite riportate); attaccati poi dal forte esercito di Baligante, giunto dall'Africa in soccorso di Marsilio, i franchi riescono a prevalere e lo stesso Carlo uccide in duello il valoroso Baligante. Rientrato ad Aquisgrana Carlo processa Gano, un duello giudiziario ne sancisce la colpevolezza e, condannato, il traditore muore squartato dal tiro di 4 cavalli.

Molti elementi concorrono a rendere quest'opera la perfetta espressione della concezione del mondo dei cristiani: la sanguinosa lotta fra cristiani e pagani che viene giustificata sul piano etico e morale ["I pagani hanno torto e i cristiani hanno ragione" v. 1015], la ripresa di alcune situazioni dei Vangeli [numero dei pari = numero apostoli; Gano traditore = Giuda], le interferenze del mondo cristiano [messaggi divini portati dall'angelo Gabriele], la figura di Carlo preveggente. In quest...


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