Barbero - ordini religiosi nel medioevo PDF

Title Barbero - ordini religiosi nel medioevo
Author Francesco Pollaro
Course Storia
Institution Liceo (Italia)
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RIASSUNTO DELLA LEZIONE DI

Alessandro Barbero

Gli ordini religiosi nel Medioevo 2020

Una grande multinazionale, una grande organizzazione conosciuta in tutto il mondo, con sedi in tutti i paesi fondata grazie allo slancio visionario di un giovane fondatore carismatico, che è diventato un mito già da vivo e ancora di più dopo la morte, riconoscibile anche dal punto di vista visivo per le sue scelte di comunicazione, per il look inconfondibile che la caratterizza. Stiamo parlando di San Francesco e dell'ordine Francescano. Le analogie fra gli ordini religiosi del Medioevo, ma il discorso potrebbe essere prolungato anche agli ordini religiosi dell'età moderna e fino ad oggi, le analogie con le grandi aziende odierne sono così vistose, tanto nel funzionamento e nell'organizzazione, quanto proprio nelle comunicazioni, tanto che viene da chiedersi se le strategie e il linguaggio delle multinazionali non si siano ispirati consapevolmente a quella esperienza. Ovviamente no, però allora le analogie sono ancora più curiose. In un breve brano, tirato giù da un sito di marketing, comunicazione e management, si identificano quelle parole, che anche travestite nel gergo anglofono del business internazionale, in realtà vengono dritte dal mondo dei monaci medievali: “La creazione di un'azienda di successo passa per l’attenta concezione di una Vision e per il perseguimento della sua Mition. Quando la vision è fissata con cura dall'imprenditore, essa viene trasmessa con semplicità al resto dei dipendenti che l’assumono più facilmente identificandosi con gli scopi dell'azienda. La mition è la fase successiva” . Ora il business english non si sa bene che lingua sia però si vede che visione e missione sono parole che vengono dritte dal mondo dei frati e dei monaci. Oggi non c’è documento di Marketing o manuale di comunicazione aziendale che queste parole non le impieghi a ogni riga. Perché le grandi aziende non dovrebbero ispirarsi al modello degli ordini religiosi medievali? È un modello di tale successo: nascono tutti come startup, vengono tutti fondati a un certo momento dal nulla e hanno dei tassi di crescita che farebbero invidia a chiunque. Dopo che Francesco d'Assisi ha avuto l'intuizione di fondare il suo ordine, i francescani erano già alcune migliaia, quasi raddoppiati: ogni anno per l'esattezza è stato calcolato un tasso di crescita del 80% . Ovviamente i frati che aderiscono all'ordine vengono mantenuti, perché l'ordine guadagna tramite donazioni, a sufficienza per mantenerli di questo: è vera crescita, più sono i frati più evidentemente l'ordine sta ricevendo finanziamenti. Anche la conquista di nuovi mercati viene gestita dagli ordini religiosi in modo scientifico, manageriale, con campagne mirate di espansione. I Francescani nascono in Italia centrale, si diffondono in Umbria, Lazio poi cominciano a decidere di espandersi all'estero, in Lombardia e in Germania e mandano delle missioni, per l'appunto, dei gruppi di predicatori specialmente preparati, selezionati fra quelli che sanno predicare nelle lingue straniere, in Lombardico e teutonico. E un paese dopo l'altro viene conquistato: nel 1219 Francesco decide di mandare un gruppo di frati in Francia (finora non c'erano ancora i francescani). 20 anni dopo in Francia ci sono già qualcosa come 72 conventi. Questi tassi enormi di crescita creano anche dei problemi, proprio a Francesco. Francesco, a un certo punto, ha aperto gli occhi e si è accorto di aver creato un mostro, una multinazionale, lui che voleva andare in giro scalzo con quattro amici a parlare di Gesù alla gente e mantenersi scaricando cassette al mercato, perché quello era il progetto originario. Una cosa non notissima è che Francesco negli ultimi anni di vita è allibito di quello che è successo al suo progetto, l'ha voluto lui poi di colpo si è accorto di cosa stava succedendo. Per esempio negli ultimi anni di vita si dimette dalla direzione dell'ordine Francescano, in polemica con quello che i francescani sono diventati e creando dei grossissimi problemi all'ordine, perché per l'immagine dell'organizzazione e per la motivazione dei membri, che è importantissima tanto nelle grandi aziende di oggi quanto negli ordini religiosi, per tutte queste cose il mito del fondatore è essenziale. Ecco un altro aspetto che accomuna tante grandi aziende con molti ordini religiosi medievali e non solo: nel ventesimo secolo e poi oggi i grandi fondatori di aziende, gli Henry Ford, i Bill Gates e Steve Jobs sono stati mitizzati in vita e poi sono diventati delle leggende, introducendo una cosa che non sembra ma che ha anche essa delle precise origini medievali, quella cosa mirabolante che è la biografia autorizzata. Nel caso di un personaggio pubblico o di un grande imprenditore è la compagnia stessa o gli eredi che affidano a un autore il compito di scrivere la biografia: gli dicono cosa scrivere e cosa non può scrivere e gli forniscono i documenti che vogliono loro. Questa non è nient’altro che la versione moderna della geografia medievale. Consisteva nello scrivere la vita di un grande ovviamente dicendo le cose che bisognava dire e tacendo le altre.

Oggi poi naturalmente si scoprono gli altarini: se si vuole andare a cercare su internet il mito di Henry Ford o il mito di Steve Jobs, è tutta la corsa a tirar fuori le cose che non sono state dette: Henry Ford era antisemita e nazista, ma nelle grandi biografie autorizzate naturalmente questo non si dice. San Francesco è un esempio straordinario di come consapevolmente una grande organizzazione costruisce il mito del suo fondatore. Francesco era appena morto e si stabilisce di scrivere una biografia autorizzata antelitteram, l’espressione non c'è ma è quello: viene individuato un frate che conosceva bene Francesco, Tommaso da Celano. Tommaso si mette al lavoro e scrive quella che viene conosciuta come la vita prima di San Francesco, lui non lo sapeva che era la prima mentre scriveva, pensava che fosse la sua vita di San Francesco e Tommaso da Celano racconta tante cose di San Francesco, che la gente si ricorda. Racconta che San Francesco era un personaggio scomodo, i genitori erano una famiglia che pensava solo ai soldi, per niente religiosi, che lui da giovane pensava alla carriera, al successo, voleva diventare un cavaliere. Anche dopo quando ha avuto la vocazione e ha creato i francescani, Tommaso da Celano racconta che Francesco era rimasto sempre un personaggio scomodo. E quando i capi dell'ordine leggono, si mettono le mani nei capelli e si dicono “ma è il caso di scriverle queste cose?” Quella volta che Francesco era con un gruppetto di frati ed è arrivata una vecchietta che era la mamma di uno di loro a chiedere un po' di aiuto, un po' di carità, e Francesco ha detto: “abbiamo qualcosa da dare alla nostra mamma?”, perché- dice Tommaso- aveva l’abitudine di chiamare sempre “la nostra mamma” tutte le mamme di tutti i frati e i frati gli dicono “naturalmente no, non abbiamo niente, siamo poveri. L’'unico oggetto che c'è qui è il Vangelo che usiamo per dir messa”. “ma vendiamolo il vangelo e aiutiamo la nostra mamma ed Dio sarà molto più contento se facciamo così, che non di vederci che usiamo il Vangelo per cantare messa” . Quella volta Francesco si è messo a predicare agli uccelli, perché era andato a Roma a parlare in pubblico e i Romani non hanno voluto starlo a sentire, perché Roma è una città del vizio, della corruzione, la città meno Cristiana che ci sia e quindi Francesco ha detto: “non volete starmi a sentire, io me ne vado”. Allora piuttosto esce, va alla discarica comunale, ci sono tutti gli Uccellacci che svolazzano sulle discariche e San Francesco si mette a predicare a loro. Francesco non era perfetto, sbagliava, si arrabbiava, perdeva la pazienza. Quella volta che c’era un frate che faceva assistenza ai lebbrosi, perché i lebbrosi alla loro casetta ci devono stare chiusi dentro. Il fratello ha fatto amicizia con uno di questi lebbrosi, lo portava sempre fuori a messa insieme a lui, e Francesco gli diceva: “Lascia perdere, non portarlo”. Questo arriva piagato, sanguinante, gocciolante. Questo non capisce e una bella volta Francesco si arrabbia, lo manda al diavolo, gli ordina di riportarsi via il lebbroso e di non farsi più vedere. Si rende conto di quel che ha fatto, ha bisogno di fare penitenza e va alla casa dei lebbrosi e si siede a tavola con loro e mangia con loro. Nel Medioevo si mangia sempre su una tovaglia di bucato, guaio non averla, però poi si pesca con le dita dal piatto comune e i lebbrosi con le loro dita sanguinanti e piene di piaghe pescano e Francesco pesca. Gli altri frati stavano a guardare molto addolorati e Incerti su cosa dovevano pensare. I capi dell'ordine francescano dicono a Tommaso: “ma Francesco non era così, Francesco era grande, Francesco non sbagliava mai”. Tommaso da Celano scrive la vita secunda dove i genitori di Francesco sono molto religiosi e qui Francesco fin da bambino aveva la vocazione religiosa e così via. Però i leader dell’ordine gli dicono “Tommaso però non hai mica parlato abbastanza dei miracoli. Francesco è un grande santo, ha fatto tanti miracoli”. Allora scrive una terza vita di San Francesco dove ci mette tutti i miracoli, e però nell'introduzione dice più o meno “Adesso basta, non possono pretendere che io dica che il quadro è tondo” e quindi certi di quei racconti scomodi li lascia. Anni dopo il generale dell'ordine Francescano, San Bonaventura, decide che effettivamente non va bene, l'immagine di Francesco non può essere affidata a questi testi, bisogna scrivere un'altra biografia, quella veramente autorizzata definitiva. Bonaventura scrive la legenda maior, in cui tutte le cose sgradevoli sono sparite, Francesco non è mai un dubbio, Francesco non esita mai, non sbaglia mai, è sempre Serafico e sorridente e soprattutto è inimitabile, è un altro Cristo. Ormai l’ordine non ho più tanta voglia di estremismi e Bonaventura dà all'ordine quello che serve in quel momento per motivare i membri. Francesco è un altro Cristo, non è che possiamo imitarlo, noi poveri uomini. Dopodiché manda una circolare a tutti i conventi francescani: “adesso voi andate in

biblioteca, prendete tutte le vita di San Francesco che avete e le bruciate. Vi darò quella definitiva in sostituzione”. E per secoli non si è saputo niente delle vite scritte da Tommaso da Celano e da altri; poi nell’800, in qualche monastero benedettino, dove delle circolari dei francescani se ne infischiavano, sono stati ritrovati singoli esemplari di queste vite e si è visto che la immagine di Francesco che avevamo era tutta diversa da quella che si credeva e che era in realtà. Francesco è un esempio straordinario di come nel Medioevo si può costruire e stravolgere la biografia di un grande personaggio, in questo caso il fondatore di un ordine per dei motivi precisi: all'ordine serve che l'immagine sia quella e non un'altra. Finché uno è vivo può dare un impronta, ma quando muore non è detto che continui. Certe volte nemmeno da vivo si riesce: Steve Jobs, per esempio, in comune come San Francesco, ha le idee chiarissime sull'importanza del Look. Questa organizzazione deve essere composta da persone riconoscibili all'aspetto. Tutti sanno che, perché Steave Jobs andava sempre in giro con un maglioncino nero a collo alto e jeans senza cintura, ma la biografia autorizzata di Steve Jobs ci svela che invece il look era proprio quello: jeans senza cintura e maglioncino nero. Quello che non svela il biografo è che Steve Jobs, che il biografo tanto per non perdere l'enologia spesso chiama il visionario, tra le visioni che aveva per il futuro della Apple, ha tentato più volte di imporre a tutti i membri della dell'azienda di portare lo stesso abbigliamento. Più volte ha cercato di convincerli che ogni dipendente della Apple deve avere lo stesso maglioncino nero e gli stessi jeans senza cintura, poi a Cupertino gli hanno sempre detto che loro volevano continuare a vestirsi come volevano e Jobs alla fine ha rinunciato. Però ha deciso che lui almeno non avrebbe più ceduto e deliberatamente si è sempre vestito allo stesso modo, non aveva altri abiti. Quando il biografo va a trovarlo, perché la biografia ha cominciato ad essere scritta quando era ancora vivo, Jobs se lo porta nel suo guardaroba, dove ha un centinaio di maglioncini neri tutti uguali e gli dici: “ questo è il mio abbigliamento. Calcolo che mi bastino per il resto della Vita”. Tra l'altro Francesco invece è riuscito a imporre ai suoi frati di vestirsi tutti allo stesso modo, finché era vivo, sembra che si vestano sempre così. In realtà Francesco ai frati ha detto chiaramente: “Guardate come si vestono i poveri, guardate come si vestono i braccianti: una corda alla vita, perché non possono pagarsi una cintura di pelle, e un cappuccio a punta”. È una cosa che piace ai poveri, i contadini, i giovani snob di città, come era Francesco da giovane, quindi lui lo sa bene, quei cappucci punta non li metterebbero mai, cappucci ampi, arrotondati. Francesco impone il saio fatto di tela di sacco, col cappuccio da contadino. Appena muore, cominciano a comparire i sai di stoffe più pregiate, comodi, bentagliati e il cappuccio si arrotonda, si amplia, diventa un cappuccio alla moda, come lo portano i giovanotti eleganti, non più il cappuccio a punta da contadini. Sembra una cosa da niente ma gli storici dell'arte con le tecnologie di cui dispongono oggi hanno visto che, in diverse tavole dipinte dell'epoca, in cui è raffigurato San Francesco, interventi hanno cancellato il cappuccio a punta e gli hanno rimesso il cappuccio bello arrotondato alla moda. Dopodiché gruppetti di frati francescani continuano a ricordarsi che non era quella l'idea di Francesco, vanno avanti secoli con questa minoranza che litiga, fino a quando la minoranza non decide di uscire e di fondare l'ordine dei Cappuccini, che si chiamano così esclusivamente per via della valenza simbolica che loro percepivano in questo cappuccio. Questa faccenda dell'abito uguale per tutti non è soltanto, come poteva pensare Francesco ,di imporre ai frati di essere veramente umili, di essere veramente uguali agli ultimi, perché anche Francesco sicuramente sapeva che bisogna essere riconoscibili. Per gli ordini religiosi del Medioevo la riconoscibilità è un elemento fondamentale del successo, perché sono in concorrenza tra loro. Tanto per fare un esempio: c’è una fase in cui tra i monaci benedettini il monastero di Cluny è particolarmente autorevole, conosciuto, molti altri monasteri si sottomettono alla Abate di Cluny, gli chiedono “Mandaci uno dei tuoi per insegnarci come si fa”. Per molto tempo i Benedettini sono soprattutto Cluniacensi, poi viene il momento in cui nasce un nuovo monastero, molto ambizioso che vuole sostituire Cluny e diventare il nuovo monastero guida del mondo benedettino e il monastero di Citò, sono i cistercensi che hanno intenzione di sostituire i monaci Cluniacensi come ordine di successo. Ordine di successo vuol dire un ordine che attira non soltanto reclute, ma donazioni, elemosine, donazioni anche molto consistenti e, quando poi a volte a forza di ricevere donazioni, hai monasteri, priorati in tutta Europa come hanno

i Cluniacensi, a quel punto l’abate di Cluny diventa uno degli uomini più potenti della cristianità. L’abate di Citò e i Cistercensi cominciano a studiare come fare per soppiantare i Cluniacensi, vanno a rileggere la regola benedettina e scoprono che nella regola benedettina non c'è scritto da nessuna parte di che colore deve essere l'abito. Deve essere una tonaca modesta, di stoffa, non tinta in colori vistosi ma il colore non è precisato. Fino a quel momento, per consuetudine, i monaci benedettini, specialmente i Cluniacensi, vestivano di nero. I Cistercensi vestiranno di bianco, immediatamente riconoscibili. C'è anche come dire una capacità di marketing in questo, nel cogliere le capacità del pubblico, perché i contadini dell'epoca fanno un po' fatica a dire Cluniacensi, cistercensi: in tutte le fonti in lingua volgare che noi abbiamo, nessuno fa la fatica di dire i Cluniacensi o i cistercensi, si dice “i monaci neri e i monaci Bianchi”. Così capisci al volo che hai davanti e puoi scegliere da che parte stare. I colori sono fondamentali in un altro ramo, quello degli ordini cavallereschi, gli ordini militari che combattono in Terrasanta. Il primo è quello dei Templari, bianco con una croce rossa; un altro ordine sono i Cavalieri dell'ospedale, oggi sono diventati Cavalieri di Malta, loro hanno un mantello nero con una croce rossa o bianca, a seconda dei casi del momento; poi arriva un terzo ordine, i Cavalieri Teutonici perché i tedeschi, che tra i crociati sono pochi, vogliono un loro ordine riservato: bisogna essere tedeschi per entrare e i Cavalieri Teutonici si fanno un mantello bianco, Tra l'altro, sul mantello ci mettono un’insegna, un brand che avrà un grandissimo futuro: una croce nera che sarà tale e quale alla croce di ferro prussiana e poi tedesca). Appena arrivano questi che vanno in giro col mantello bianco, i Templari cominciano a protestare, il copyright è loro, il Papa non deve permettere a questa concorrenza sleale di portare il mantello bianco. Tre Papi uno dopo l'altro devono fare i conti con le proteste dei Templari, che arrivano a Roma chiedendo che il Papa proibisca ai Teutonici di portare il mantello bianco. Evidentemente avevano anche loro i loro appoggi, per cui alla fine non si fa nulla e i Teutonici si tengono il mantello bianco. Ognuno di questi ordini ha una prerogativa diversa, a gruppetti si posizionano su mercati diversi. I Francescani e i Domenicani fanno cose diverse, che hanno successo perché sono tutti ordini nuovi, che nascono in quel mondo pieno di iniziativa che era il Basso Medioevo nel XII-XIII secolo, quando l'Europa cresce e si espande piena di ottimismo. Di tutti questi ordini che nascono, qualcuno muore subito, qualcuno non fa tanta fortuna; quelli che fanno fortuna sono quelli che hanno individuato un segmento di mercato preciso, dove c'è bisogno di un’organizzazione che prima non c'era. Torniamo a Cluny e Citò. I monaci di Cluny si sono imposti e sono diventati una potenza, perché hanno intercettato un bisogno preciso. Nell'Europa, intorno all'anno 1000, il tasso di insicurezza era aumentato: l'impero di Carlo Magno è crollato, stanno sorgendo castelli dappertutto e squadre di cavalieri armati pattugliano il territorio, si combattono fra loro, tutte cose che non succedevano più da secoli. L'insicurezza è molto forte e, per di più, arrivano anche epidemie nuove. I Cluniacensi capiscono che questa forte insicurezza della vita crea un bisogno di preghiere: la gente vuole sapere che c'è chi prega per noi; tutti pregano naturalmente ma è bene avere degli specialisti che si occupano solo di quello. La gente è disposta a pagare purché ci sia qualcuno che prega. Per questo bisogna reinterpretare la regola benedettina Ora et labora, prega e lavora: in questi tempi di lavoro non ce n'è bisogno, c'è bisogno di preghiera. I Cluniacensi organizzano le loro comunità più grandi: hanno centinaia di monaci in modo da produrre preghiere. Come si fa a produrre preghiere? Pregare naturalmente non si fa in silenzio da soli, si fa in gruppo, in chiesa cantando. Si organizzano per essere in chiesa a turno, in modo che in 24ore, continuamente. Il monastero produce preghiere. È una produzione a ciclo continuo, a noi verrebbe da dire la catena di montaggio. Loro naturalmente la catena di montaggio non la conoscono, però c'è una macchina che tutte le persone del Medioevo conoscono: non c'è villaggio così sperduto nell'Europa del Medioevo, dove l'ultimo dei contadini non abbia accesso un grande macchinario, spinto dall'acqua, che serve a tutti ed è il mulino. E quando si parla dei monasteri Cluniacensi, si comincia a parlare dei Mulini della preghiera che macinano continuamente. I monaci di Cluny sanno anche fidelizzare la clientela in modo molto preciso: chiunque dona denaro al monastero, gli fanno vedere che il suo nome viene scritto su un grande libro e quella è la garanzia che in eterno le preghiere dei monaci saranno anche per lui e per i suoi morti

e per la sua famiglia. L'accoppiata Ognissanti -giorno dei morti, che non esisteva prima, nasce da questa produzione di preghiere industriale, organizzata dai cluniacensi. Poi i tempi cambiano un po', l’insicurezza diminuisce e la gente...


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