Giovanni Pascoli riassunto PDF

Title Giovanni Pascoli riassunto
Author Sandra Bernardelli
Course Letteratura Italiana e Letteratura Italiana Contemporanea
Institution Università degli Studi di Parma
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Giovanni Pascoli riassunto...


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GIOVANNI PASCOLI LA VITA La giovinezza travagliata Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia della piccola borghesia rurale. Il padre, Ruggero, era amministratore della tenuta agricola, La Torre; era una persona molto rispettabile. Era la tipica famiglia patriarcale, con 10 figli. La vita serena della famiglia venne sconvolta da una tragedia che segnerà profondamente l’esistenza del poeta: nel 1867, mentre tornava a casa, il padre venne ucciso a fucilate da un suo rivale. Nonostante si sapesse il colpevole, non furono condotte indagini sia per omertà, che per inerzia delle indagini; questo portò in Pascoli il senso di ingiustizia e sfiducia. La morte del padre creò difficoltà economiche alla famiglia, che difatti dovette lasciare la tenuta. A questo primo lutto in pochi anni seguiranno altri lutti: la madre, la sorella maggiore e due fratelli. Nel 1862 Giovanni era entrato nel collegio degli Scolopi a Urbino, dove ricevette una formazione classica, ma successivamente a causa delle ristrettezze economiche della famiglia dovette lasciare il collegio, ma grazie alla generosità di uno dei suoi professori potette continuare gli studi a Firenze. Nel 1873 grazie ad una borsa di studio Pascoli potette iscriversi all’università di Bologna, dove frequentò la facoltà di lettere. Negli anni universitari Pascoli subì il fascino dell’ideologia socialista. Partecipò a manifestazioni contro il governo, tant’è che venne arrestato e soggiornò alcuni mesi in carcere. Tale esperienza fu traumatica e determinò definitivamente il suo distacco dalla politica militante. Pascoli restò fedele al socialismo, un socialismo umanitario, che propugnava la bontà e la fraternità tra gli uomini. Dopo la laurea, iniziò subito la carriera di insegnante liceale, prima a Matera, poi a Massa, nel 1884 (Bologna, vivace città sia per la cultura che per la politica) dove chiamò a vivere con lui le sorelle Ida e Mariù, ricostituendo idealmente quel “nido” familiare distrutto dai lutti. Dal 1887 al 1895, con le sorelle, insegnò a Livorno. Il “nido” familiare La chiusura del “nido” familiare e l’attaccamento morboso alle sorelle rivelano la fragilità psicologica del poeta, che, bloccato ad una condizione infantile dai traumi subiti, cerca nel “nido” la protezione dal mondo esterno, che gli appare minaccioso. A tutto ciò si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, tutto ciò impedisce al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, poiché vede ciò come un tradimento nei confronti dei legami del “nido”. Infatti non esistono relazioni amorose nella vita del poeta: in lui c’è il desiderio di un vero nido dove poter esercitare il ruolo di padre, ma il legame morboso con il “nido” infantile gli impedisce di realizzare questo sogno. Le esigenze affettive a livello conscio sono completamente soddisfatte dal rapporto con le sorelle, le quali hanno nei suoi confronti una funzione materna.

Il matrimonio di Ida infatti è vissuto da Pascoli come un tradimento, una profanazione della sacralità del nido. Questa complessa situazione affettiva, è una chiave necessaria per cogliere il carattere turbato, morboso, tormentato della poesia pascoliana, che sta dietro l’apparente innocenza e candore della celebrazione delle piccole cose e delle realtà più semplici. L’insegnamento universitario e la poesia Dopo il matrimonio della sorella, pascoli prese una casa a Castelvecchio di Barga (vicino Lucca). Qui trascorreva lunghi periodi con la sorella Mariù, lontano dalla vita cittadina in campagna. È una vita esteriormente serena, ma in realtà interiormente turbata da angosce e paure: a causa dei grandi cataclismi storici e la paura della morte. Nel 1895 ottenne la cattedra di grammatica greca e latina all’università di bologna, poi a Messina, Pisa e in fine Bologna (maestro Carducci). All’inizio degli anno ’90 pubblicò una raccolta di liriche, Myricae (1891). Successivamente uscirono i Poemetti, i canti di Castelvecchio e i poemi conviviali. Dal 1892 per 12 anni vinse la medaglia d’oro al concorso di poesia latina di Amsterdam, consacrandosi bravissimo poeta latino, capace di dare forza espressiva originale e moderna alla lingua antica. Gareggia con Carducci e D’Annunzio nella funzione di poeta civile, “vate dei destini della patria e celebratore delle sue glorie, con una serie di componimenti tra cui Poemi del Risorgimento. La sua fama di poeta si consolidò. Pascoli oltre che le sue poesie tenne alcuni discorsi pubblici, in particolare famoso è “ La grande proletaria si è mossa ”, tenuto per celebrare la guerra coloniale di Libia. Morì nel 1912 a causa di un cancro allo stomaco.

LE RACCOLTE POETICHE 1. PROLIFICO i componimenti comparsi su periodici o riviste o in opuscoli fuori commercio, furono poi raccolti dal poeta in una serie di volumi, pubblicati tra il 1891 e il 1911 (ha prodotto molte opere); 2. POLIEDRICO  non ha un unico stile o argomentazione . Pascoli lavora contemporaneamente a vari generi poetici, affrontando temi diversi con soluzioni formali anche lontane fra loro (attivo su vari fronti: versatile); 3. Sincronico  I suoi componimenti sono pubblicati non in ordine cronologico quanto per ragioni formali. L’autore infatti pubblica delle edizioni ampliate delle sue opere a distanza di qualche tempo e in ordine non cronologico. È impossibile ricostruire lo sviluppo nel tempo lineare della sua poetica. Inoltre, le raccolte si arricchiscono, con testi nuovi o presentano rielaborazioni.

MYRICAE Il termine significa “Tamerici”, che sono fiori, arbusti spinosi che nascono in riva al mare e resistono alla salsedine, vivendo con poco adattandosi al clima. Nel 1891 uscì la prima raccolta di poesie, Myricae, il cui titolo richiama un verso della IV Bucolica di Virgilio "Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici". La scelta del titolo preannuncia l'argomento della raccolta, ispirata alle cose umili e modeste. Il poeta, nelle quindici sezioni in cui si articola l'opera, canta temi familiari e campestri, le piccole cose di tutti i giorni e gli affetti più intimi, filtrandoli con uno sguardo nuovo e ingenuo, che costituirà la base della poetica esposta nel Fanciullino. Il senso risiede nella volontà di Virgilio di discorrere dei grandi temi ed argomenti senza affidarsi alle quotidiane sottigliezze. Pascoli, invece, ribalta il significato poiché l’obbiettivo è parlare di cose semplici e umili, che facciano parte dell’uomo ordinario. E' presente anche il tema del dolore, del "nido", dei lutti familiari che hanno colpito il poeta. In alcune liriche lo stile "impressionistico", conferisce incisività alle immagini di paesaggi schizzati con rapidi tratti di colore. Notevole è inoltre lo sperimentalismo a livello fonico, sintattico, e metrico, che Pascoli riprenderà nelle raccolte successive. Fanciullino: Si tratta in prevalenza di componimenti molto brevi che all’apparenza si presentano come quadretti di vita campestre, dove viene riservata una particolare attenzione ai dettagli naturalistici che evocano simbolicamente sensi arcani , misteriosi e suggestivi che sembrano alludere ad una realtà ignota evocante l’idea della morte . È a partire da questa raccolta che vi è infatti il ritorno della figura dei familiari morti che riportano il sempre presente tema del dramma familiare. Compaiono poi, sin dai testi più antichi, quelle soluzioni formali che costituiscono la profonda originalità della poesia pascoliana; egli sperimenta anche una varietà di combinazioni metriche inedite, versi brevi e in particolare il novenario. Si insiste sulle onomatopee (parola che evoca un suono), c’è il valore simbolico dei suoni e si usa un linguaggio fatto di analogie con una sintassi frantumata. Le combinazioni metriche sono varie preferendo versi brevi, come il novenario, molto raro nella tradizione italiana. POESIA: I PUFFINI DELLL’ADRIATICO Tra cielo e mare (un rigo di carmino recide intorno l'acque marezzate) parlano. È un'alba cerula d'estate: non una randa in tutto quel turchino. Pur voci reca il soffio del garbino con ozïose e tremule risate. Sono i puffini: su le mute ondate pende quel chiacchiericcio mattutino. Sembra un vociare, per la calma, fioco, di marinai, ch'ad ora ad ora giunga tra 'l fievole sciacquìo della risacca;

quando, stagliate dentro l'oro e il fuoco, le paranzelle in una riga lunga dondolano sul mar liscio di lacca.

La poesia offre una serie di vivide notazioni visive e cromatiche , quasi fosse un dipinto impressionista (il “ rigo di carminov” dell’orizzonte, le “ acque marezzate”, l’“alba cerula”). In realtà, le indicazioni apparentemente fisiche e oggettive costituiscono un clima più profondo nel quale si proiettano la solitudine e il silenzio dell’alba d’estate. In quest’atmosfera si collocano le voci degli uccelli, particolarmente care a Pascoli. Secondo le credenze classiche sono “voci arcane” che lanciano messaggi misteriosi da un altrettanto misterioso “al di là”: gli uccelli (i puffini) sono esseri sospesi tra cielo e mare e perciò sono più liberi dell’uomo, sgravati del peso della fisicità. Il loro verso, così simile alla voce umana, suono curioso e meraviglioso, ma è incomprensibile; rappresenta l’elemento arcano nel paesaggio della poesia e più generalmente l’aspetto misterioso e impenetrabile della vita. L’esistenza di un significato recondito nella poesia è suggerita dal paragone ipotetico tra i puffini (nelle due quartine) e i marinai (nelle terzine) che chiacchierano oziosamente da una barca all’altra per ingannare il tempo della bonaccia. I due quadri sono in perfetta simmetria nelle immagini che li compongono (l’opposizione silenzio-voci) e negli aspetti cromatici. Inoltre, sia le quartine, sia le terzine, contengono una quantità significativa di materiale fonico, ossia di consonanze evocative di valore simbolico e di forte potere suggestivo. Pascoli adotta un linguaggio ellittico, allusivo e lascia il lettore nell’incertezza. Le sue immagini derivano una forte carica suggestiva dal ritmo spezzato della poesia e dal particolare ordine sintattico che pone i verbi in posizioni di rilievo (all’inizio o al termine dei versi) rispetto al resto delle proposizioni.

POESIA: X AGOSTO Qui Pascoli rievoca l’uccisione del padre. Essa è un discorso ideologicamente strutturato in cui vengono affrontati i grandi temi metafisici del male e del dolore. Ciò risulta troppo costruito, enfatico e predicatorio. Il Pascoli di questa poesia non è quello più apprezzato oggi. La poesia è strutturata geometricamente con simmetrie che rivelano una costruzione predicatoria e retorica (la prima strofa corrisponde all’ultima, il gruppo delle strofe 2 e 3 corrispondono alle 4 e 5) e ci sono anche corrispondenze a livello strutturale (San Lorenzo – E tu Cielo, aria tranquilla – mondi sereni …) e ci sono anche corrispondenze meno profonde come gli spini in cui cade la rondine che ricordano la corona di Cristo che viene confermato dall’immagine della croce, la rondine uccisa diventa il simbolo di tutti gli innocenti della malvagità umana alludendo alla figura di Cristo (vittima per eccellenza); anche il padre, che morendo perdona i suoi uccisori, ricorda Cristo che perdona. Con ciò Pascoli vuole ammonire e persuadere. Conformemente al decadentismo (deluso e respinto dal fallimento della scienza) Pascoli imposta il problema del male in chiave metafisica e religiosa: ogni vittima innocente è immagine di Cristo e il cielo

piange per il male sulla Terra, ma il loro sacrificio non ha alcun significato. Inoltre compare il tema del nido (rondine e uomo esclusi dal nido violentemente).

I CANTI DI CASTELVECCHIO Sono definiti nella prefazione dal poeta “myricae” e si propongono di continuare la linea della prima raccolta. Anche qui troviamo immagini della vita di campagna e ricompare la misura più breve (lirica non narrativa). I componimenti si succedono secondo disegni segreti che alludono al succedersi delle stagioni. Ricorre il motivo della tragedia familiare e dei cari morti e c’è un rimando a Castelvecchio quasi per creare un legame ideale tra il nuovo nido e quello spazzato via dalla tragedia. Anche in questa raccolta troviamo temi inquieti e morbosi che mostrano le ossessioni del poeta. Dalle piccole cose umili lo sguardo si allarga agli spazi cosmici infiniti, ad immaginare misteriose apocalissi che distruggeranno la vita dell’universo. POESIA: IL GELSOMINO NOTTURNO Il componimento è dedicato alle nozze dell’amico Briganti e allude alla prima notte di nozze in cui è stato concepito Dante Gabriele Giovanni. Importante è l’immagine del fiore che apre il suo calice per tutta la notte ed esala il suo profumo inebriante, quindi paragona il rito di fecondazione dei fiori (che si schiudono) a quello umano. L’aprirsi della corolla e il profumo sono un invito all’amore pieno di sensualità. All’alba i petali si chiudono un po’ sgualciti e il rito amoroso è trepidante. Ma la contemplazione avviene da lontano perché il poeta sa di non potersi costruire il suo nido. La tragedia familiare ha bloccato la sua mente a livello infantile che gli fa istaurare un rapporto morboso con la sorella e non adulto con una donna. Ci sono molte immagini di animali che richiamano al nido andato perduto che deve essere ricostituito dai superstiti. Il quadro notturno, che sembra così armonico, è percorso da segrete tensioni che prendono forma nelle opposizioni strutturali dei 4 nuclei tematici (1 vs 3; 2 vs 4): 1. I fiori che si aprono offrendo amore 2. La casa in cui si consuma il rito 3. La presenza dei morti 4. Il nido geloso che esclude la vita adulta e che rappresenta la regressione infantile È un esempio del simbolismo pascoliano ITALY È un ampio poema dedicato ad un tema caro a Pascoli: gli emigrati italiani costretti ad abbandonare il nido per lavoro. Due fratelli emigrati tornano dall’America a Caprona (Castelvecchio) con Molly (figlia di un fratello) che è malata di tisi. All’inizio la bambina detesta l’Italia ma poi lega profondamente con la nonna che muore in seguito alla sua guarigione. Gli emigrati ripartono per l’America e Molly vorrà tornarci. Il tema fondamentale è quello del rapporto fra due mondi distanti: quello della provincia agricola toscana che è rimasto sempre uguale a se stesso e quello della modernità americana, che ha coinvolto gli emigranti,

modificandone i ritmi di vita, i costumi, la lingua. Fra i due mondi la comunicazione è difficile. L’emigrazione è una realtà dolorosa, che disperde il nido familiare e costa lacerazioni psicologiche profonde. Però il ritorno al nido (alla famiglia, ma anche alla patria) può donare agli emigranti, che hanno sofferto le pene della lontananza e dell’esilio (malattia di Molly), la salute e la serenità perdute (guarigione). Ideologicamente il poemetto lascia intravedere il populismo dell’autore, che depreca il fenomeno dell’emigrazione, idealizza il mondo rurale fondato sulla piccola proprietà contadina, guarda con sospetto alla modernità urbana e industriale (l’America).Il tema del nido si è dilatato, dall’originario significato autobiografico ed esistenziale, ad un significato sociale e politico.La materia del poemetto, come si vede, è realistica ma la resa dello stile non è naturalistica (amplificazione epica delle scene narrative). La lingua, che è un impasto di italiano, toscano , inglese e italo-americano, costruendo una lingua stratificata e composita fino a diventare stridente, con la quale esprimere poeticamente la perdita di forza comunicativa del linguaggio comune (e l’incomunicabilità dei due mondi rappresentati). L’operazione linguistica nasce da una necessità poetica per rendere quell’intima lacerazione, quel doloroso offuscarsi della voce e del sentimento della terra natale che si sono prodotti nell’animo degli emigrati, quindi in stretto rapporto con il tema di fondo del poemetto....


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