Giulietta e Romeo- viaggio nella storia, letteratura italiana, Menetti PDF

Title Giulietta e Romeo- viaggio nella storia, letteratura italiana, Menetti
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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GIULIETTA E ROMEO UNA STORIA ITALIANA
La «pietosa istoria» di Giulietta e Romeo, da Matteo Bandello a Shakespeare + Otello e confronto Giulietta e Desdemona....


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GIULIETTA E ROMEO UNA STORIA ITALIANA La «pietosa istoria» di Giulietta e Romeo di Matteo Bandello: Novelle II, 9 con lettera dedicatoria a Girolamo Fracastoro, cioè nona novella della Seconda Parte (le novelle sono 214, precedute da lettere di dedica. La raccolta è in quattro parti) A stampa nel 1554 Precedente: versione precedente di Luigi da Porto (1531) ORIGINE NOVELLISTICA E TRASFORMAZIONE SHAKESPEARIANA La storia di Giulietta e Romeo è nata da una serie di riscritture e da una molteplicità di fonti. E’ una storia d'amore europea che è ambientata in Italia (a Verona) e che è stata scritta da narratori italiani. Ma è una storia d'amore che Shakespeare ha reso eterna ed europea. LE DATE -Luigi da Porto, Giulietta (stampata nel 1531) -Matteo Bandello Seconda Parte delle Novelle di Matteo Bandello (II, 9) (stampata nel 1559) -W. Shakespeare scrive Romeo and Juliet tra il 1594-1595. Shakespeare ha conosciuto la novella italiana da un traduttore inglese: Arthur Brooke che nel 1562 l'aveva tradotta in inglese dalla novella di Bandello. BANDELLO È A VERONA Bandello immagina di ambientare la dedica e l'occasione del novellare durante il suo soggiorno veronese (1529-1536), quando il capitano Fregoso è ancora in vita (quindi prima del 1541) e poco dopo il 1531, data della stesura manoscritta delle sue Tre Parche (1531) e data presunta della princeps della novella di Luigi Da Porto, da cui Bandello trae il 'plot' narrativo. Presumibilmente nel 1524 Luigi da Porto scrive e invia al Bembo la "historia" dei "nobili amanti" (testimone una lettera del Bembo di risposta al Da Porto del 9 giugno di quell'anno), che viene successivamente stampata a Venezia (prima stampa per i tipi di Bendoni s.d. ma presumibilmente nel 1530-31 con ristampa del 1535; seconda edizione per Francesco Marcolini del 1539). IL TEMPO STORICO La novella ha una ambientazione italiana (città di Verona). Storia più antica (medievale) rispetto all’epoca in cui viene raccontata e in cui è stata scritta: Rinascimento italiano del primo Cinquecento. La storia è ambientata durante la reggenza di Bartolomeo della Scala che governò Verona dal settembre 1301 al marzo 1304. BANDELLO SCRIVE A FRACASTORO Nella lettera di dedica Bandello scrive nel gennaio del 1531 (anno della pubblicazione della novella di Luigi da Porto) ad un suo amico: un medico veronese, Girolamo Fracastoro (1478 -1553). Bandello dice di aver ascoltato durante un soggiorno alle terme di Caldero (oggi chiamate terme di Giunone) il racconto orale di un narratore della brigata (un capitano di ventura) della 'pietosa' (cioè compassionevole) storia d'amore. LA LETTERA DI DEDICA Il Bandello al molto magnifico ed eccellente messer Girolamo Fracastoro poeta e medico dottissimo salute. IL PUNTO E GLI INTRECCI Lettera: Il capitano di ventura è il narratore

Bandello: ascolta e trascrive. Novella/Istoria E’ il capitano a raccontare. Il narratore si sofferma a lungo sulla malinconia amorosa della giovinezza come se fosse una malattia dell'anima da curare. Per questo motivo la lettera di dedica è indirizzata ad un medico. STRUTTURA: LETTERA + NOVELLA lettera di dedica bandello a fracastoro: -la cornice del decameron nella lettera -brigata di militari che raccontano storie d’amore -brigata del capitano Fregoso con il capitano Peregrino narratore e bandello ascoltatore, testimone e trascrittore novella: -peregrino narra, bandello scrive il racconto sembra una istoria, una storia vera: finzione oralita’ di una conversazione cortigiana STORIA E INVENZIONE La storia d'amore dei due giovani racconta una passione estrema, che se non governata dalla ragione conduce alla morte. Le lunghe riflessioni morali parlano del cuore «tristo», nero, avvelenato. La passione è dolore ed è una ferita del corpo, in cui può entrare l'amoroso veleno che conduce alla morte. Giulietta muore di dolore. La storia mescola Amore e Morte e si basa sul conflitto delle passioni tra speranza e delusione, tra felicità e infelicità, tra ragione e irrazionalità. QUESTIONI Passione estrema porta alla morte. Tema antico, classico Ripetizione della novitas (storia nota, non originale) Personaggi femminili: Giulietta storia vera o inventata? novella come istoria mirabile: istoria mirabile è storia ‘vera’ con qualcosa di mirabile E' una storia totalmente inventata in base ad altre finzioni narrative precedenti (anche classiche, come Piramo e Tisbe) e ambientata a Verona, città ricca, colta e che dal Cinquecento era diventata una città esemplare per lo stile di vita 'italiano’. Più correttamente dovremmo dire 'stile cortigiano italiano' perché l'Italia non era unita, ma era una somma di stati italiani. LA PASSIONE ESTREMA Shakespeare riprende dagli italiani l'idea della passione estrema. I due giovani sono figli di due famiglie avversarie ai tempi di Dante: i ghibellini Montecchi (Romeo) e i guelfi Capuleti (Giulietta). NON possono amarsi ma si innamorano pazzamente: contro ogni ragione e legge di famiglia. Questo è un atto eroico, di libertà: che gli italiani hanno scritto nelle novelle che Shakespeare ha reso immortali.

TRADUTTORI DELLA ISTORIA/NOVELLA -Due importanti traduttori inglesi: Arthur Brooke (1562) e William Painter (1566-1567). La tragedia noir di Othello ha come ipotesto gli Ecatommiti, Deca III, novella VII di Giovan Battista Giraldi Cinzio (1565).

-A. Brooke Tragicall Historye of Romeus and Juliet (1562) e W. Painter The Palace of Pleasure (1566 e 1567 primo e secondo tomo). Su queste traduzioni è di riferimento: L. Marfè: «In English Clothes». La novella italiana in Inghilterra: politica e poetica della traduzione, Torino, Accademia University Press, 2015. -Parti essenziali del racconto italiano sono state trasmesse a Shakespeare anche nella versione francese di Gabriel Chappuys (Premier volume des cent excellentes nouvelles 1584). SHAKESPEARE E BANDELLO Nel testo di Shakespeare si trova questo aspetto della passione estrema, raccontata da Bandello: 1) quando Friar Laurence dice che le gioie violente hanno fine violenta e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere, consumandosi in un bacio: «These violent delights have violent ends/ And in their triumph die, like fire and powder/ Wich, as they kiss, consume», II vi). 2) Anche il coro, nel prologo del secondo atto, rende esplicita questa passione estrema della giovinezza che trova il modo di consolare le estreme sofferenze («temp'ring extremities») con estreme dolcezze («with extreme sweet»). PUNTI DI CONTATTO 1. incontro dei giovani al ballo 2. l'innamoramento come colpo di fulmine 3. gli incontri segreti ma con una variante importante: in Bandello il luogo prediletto è il 'giardino' mentre Shakespeare INVENTA il mitico balcone, ancora oggi meta di pellegrinaggio! 4. lo scontro fra i giovani Capuleti e Montecchi (come una banda) dove Romeo uccide il cugino di Giulietta (e dove muore l'amico simpatico di Romeo, Mercuzio) 5. il matrimonio segreto 6. l'esilio di Romeo 7.la volontà del padre di Guilietta di farla sposare ad un altro, da lei odiato 8. il piano di Giulietta e di Frate Lorenzo della finta morte con il veleno soporifero 9. il fraintendimento delle notizie: Romeo in esilio non viene informato della 'finta morte' e crede Giulietta davvero morta di dolore 10. Romeo va nella tomba e beve un veleno per morire con la sua amata 11. Giulietta si risveglia e vede Romeo morente: disperazione! 11. la morte di entrambi: Romeo muore avvelenato e Giulietta... due morti! a) nella versione di Bandello Giulietta muore per un atto di volontà assurdo (trattiene il fiato e muore) b) mentre nella versione (molto più teatrale) di Shakespeare Giulietta si pugnala. PADRE E FIGLIA La Giulietta di Bandello è una ragazza-bambina circondata dall’affetto del padre e della madre che la fraintendono in continuazione. La madre (madonna Giovanna) le chiede «dimmi l’animo tuo» e lei risponde «voglio morire». Il padre, su richiesta della madre, le propone di sposarsi con Paris e Giulietta gli risponde «con maggior animo che a una fanciulla non conveniva». E il padre? “ si turbò forte e salito in colera fu vicino a batterla. Ben la minacciò rigidamente con agre parole, ed alla fine conchiuse che volesse o no, fra tre o quattro giorni ella deliberasse andar con la madre ed altri parenti a Villafranca, perciò che quivi deveva venir il conte Paris con sua compagnia a vederla, e a questo non facesse né replica né resistenza se non voleva che le rompesse il capo e la facesse la più trista figliuola che mai fosse nata.” IL PADRE IN SHAKESPEARE

Shakespeare, forse con una dose in più di collera da palcoscenico. Giulietta resta folgorata dalle parole del padre ma subito dopo cerca la soluzione, la fuga. In Romeo and Juliet il padre di Giulietta si scaglia contro la figlia, assai violentemente: «alla forca, puttanella ribelle sciagurata! Non parlare, non ribattere, non rispondere, impiccati, crepa, muori sulla strada» («Hang thee, young baggage! Disobedient wretch! (…) Speak not, reply not, do not answer me! (…) An you be not, hang, beg, starve, die in the streets» Romeo and Juliet, III V). ESSERE FIGLIE RIBELLI La fine tragica di queste giovani sfortunate però, non pare scritta per incoraggiare le lettrici o le spettatrici a fare lo stesso percorso: anzi, deve apparire come un errore da non ripetere, perché le donne non devono intraprendere avventure sentimentali autonome contro il volere dei padri. Le novelle italian, sono didascalicamente molto chiare nel delineare la direzione pedagogica del racconto: le donne devono essere oneste, obbedire al padre, amare in modo moderato e non sconsideratamente passionale al di fuori degli accordi di famiglia. Le due giovani donne, infatti, portano sulla scena letteraria europea una tensione morale (onestà contro disonestà) che diventa una tensione famigliare, e persino politica. Sono donne oneste ma diventano disoneste quando si ribellano alla volontà paterna e materna. Brabanzio e il Principe Capuleti insultano le loro figlie perché entrambe hanno infranto una legge fondamentale che regola i rapporti famigliari: la legge del padre, cioè la loro legge La colpa di queste giovani, dunque, è di aver voluto sposare un uomo contro il volere del padre e, in particolare, di essere innamorate dell’altro: il nemico, come Romeo Montecchi, oppure lo straniero, dalle oscure origini…il Moro

DISDEMONA/DESDEMONA La tragedia noir di Othello ha come ipotesto gli Ecatommiti, Deca III, novella VII di Giovan Battista Giraldi Cinzio (1565) Disdemona del Giraldi è assolutamente consapevole di aver infranto un patto e lo denuncia chiaramente, quando si confida con l’amica, la moglie dell’alfiere: “‘Io non so che mi dica io del moro. Egli soleva essere verso me tutto amore, ora da non so che pochi giorni in qua, è divenuto un altro e temo molto di non essere io quella che dia essempio alle giovani di non maritarsi contra il volere de’ suoi e che da me le donne italiane imparino di non si accompagnare con uomo la cui natura e il cielo e il modo della vita disgiunge da noi” GIOVANI DONNE Giulietta e Disdemona sono creature meravigliose, nate da altre creature precedenti. I loro padri, Bandello e Giraldi Cinzio, riprendono dalla tradizione certi caratteri e certe azioni, che sottopongono a un nuovo trattamento narrativo, illuminato da una luce tragica e noir del tutto estrema. Giulietta e Disdemona sono come Francesca (Dante, Inf. V), Ghismonda (Boccaccio, Decameron IV, 1) e Lisabetta da Messina (Boccaccio, Decameron V, 5), Griselda (Decameron X, 10), Giulia da Gazuolo (Bandello, Novelle I, 8), la Parisina (Novelle I, 44), senza citare altre importanti donne che compaiono nel Pantheon femminile di Boccaccio del suo De mulieribus claris. UNA STORIA CHE SI RIPETE ALL’INFINITO Il tema dell’emancipazione amorosa di una figlia mediante il conflitto con il padre è un plot destinato a ripetersi all’infinito. Da Shakespeare a oggi se il racconto della colpa e del castigo delle donne ribelli ha raccolto reazioni differenti a seconda dell’ambiente storico e sociale in cui viene a contatto, il nucleo

generativo resiste come un diamante alle erosioni dei diversi lettori e interpreti; insomma, la sua forza esemplare è eterna. Si tratta, probabilmente, di una empatia speciale che punta al cuore delle relazioni umane, tanto che anche noi oggi, lettrici e spettatrici delle antiche angosce di Giulietta e Desdemona, restiamo inevitabilmente coinvolte dal dramma esistenziale delle due giovani. INTRODUZIONE GIULIETTA E DESDEMONA: CONFRONTO La «pietosa istoria» di Giulietta e Romeo nella versione di Matteo Bandello (Novelle II, 9 a stampa nel 1554 con lettera dedicatoria a Girolamo Fracastoro) è assai più articolata della versione precedente di Luigi da Porto (1531) e ha due importanti traduttori inglesi: Arthur Brooke (1562) e William Painter (15661567) La tragedia noir di Othello ha come ipotesto gli Ecatommiti, Deca III, novella VII di Giovan Battista Giraldi Cinzio (1565). Giulietta, come vedremo, passerà dalla camera alla tomba, Desdemona morirà sul letto coniugale. La loro storia ha suscitato, e suscita ancora oggi, una certa empatia nelle lettrici e nei lettori, al punto dal rendere assoluto un nucleo drammatico: quello della figlia che si confronta con il padre. La fortuna delle due tragedie di Shakespeare, anche nelle molte versioni cinematografiche, ci dice che si tratta di un nucleo drammatico perfetto che il drammaturgo inglese ha reso unico ed esemplare ma che, come sappiamo, era stato messo a punto dai narratori italiani del Rinascimento, a partire dalle sue origini medievali. Appare interessante, quindi, far riemergere i legami fra tutte le storie che raccontano sempre la stessa storia: la disperazione e il coraggio di due donne perdutamente innamorate dell’uomo sbagliato. Questo plot travalica il contesto culturale in cui è stato inventato perché, in un certo senso, riassume e concentra tutte le potenziali varianti che risalgano all’antichità (dalle radici classiche alla narrativa italiana medievale e rinascimentale) e che si ricollegano a Shakespeare grazie alle traduzioni inglesi delle novelle italiane durante il regno di Elisabetta I (1558-1603), che hanno contribuito a diffondere una ‘maniera italiana’ di amare ma, soprattutto, di soffrire per amore. Nella circolazione europea delle novelle tragiche bandelliane, come è noto, sono fondamentali le traduzioni francesi: -le Histores Tragiques a opera di Francois de Belleforest e Pierre Boaistuau nella seconda metà del Cinquecento. Boaistuau, occorre sottolinearlo, è il curatore dell’ Heptameron di Margherita di Navarra ed è il primo traduttore della novella bandelliana di Giulietta -Per la trasmissione in Inghilterra della novella bandelliana bisogna ricordare anche i Certaine Tragicall Discourses (1567) di Fenton e in generale è da tenere in considerazione l’interesse del mercato editoriale inglese per le storie italiane: in questo periodo i rifacimenti e le riscritture delle novelle boccacciane della quarta giornata e della decima giornata, per esempio, sono importanti anche per comprendere la possibile circolazione della più celebre novella del Giraldi -Influenza esercitata da W. Painter The Palace of Pleasure (1566) il quale aveva tradotto sulla base del testo di Le Maçon la novella di Tancredi e Ghismonda di Boccaccio, un intertesto fondamentale per raccontare in modo nuovo che cosa un padre geloso non deve assolutamente fare con una figlia determinata a far valere le ragioni del cuore, laddove il cuore, fisico e metaforico, è, al contempo, l’origine e la fine di un'avventura esistenziale di straordinaria forza evocativa.

La forma artistica del carattere di Giulietta e Desdemona rivela una sorpresa, perché sono donne ‘nuove’ che esprimono una humanitas femminile speciale, che è composta da elementi contrastanti: fragilità e forza, debolezza e determinazione, gioia e dolore, onestà e disonestà, purezza del sentimento (onestà) e ardore sensuale (disonestà). Assomigliano ad altre donne letterarie, interpretano l’amore secondo un codice condiviso da alcuni secoli, eppure, alla fine, qualcosa porta verso altre direzioni. Esprimono una sensibilità nuova, quasi d’avanguardia: sono figlie che si contrappongono al padre con discorsi e azioni ma sono anche mogli che riflettono sulle proprie scelte, e affrontano a parole mariti gelosi (come il moro) che, invece, usano con loro la violenza o mariti troppo deboli e distanti (come Romeo) che non sanno prendere decisioni. Sebbene siano nate dalla fantasia narrativa del Rinascimento italiano non sono donne cortigiane ma rappresentano tutte le donne e di tutti i tempi: si pensi, del resto, che la ‘istoria’ veronese è ambientata ai primi del Trecento, ai tempi di Bartolomeo della Scala. Sono un concentrato di passioni che i narratori italiani trovano formidabile (Bandello direbbe ‘mirabile’), se non altro per l’imprevedibilità di certi comportamenti e per le sorprese che riservano a tutta la famiglia Anche se il gioco creativo della letteratura vive di riscritture romantiche e postmoderne orientate alla liberazione del sesso femminile, in queste due simboliche figure resta fortissima l’impronta del costume del tempo, che tenteremo di ripercorrere a partire dalle fonti italiane. Tra i molti fili intrecciati di queste due storie novellistiche, portate in scena da Shakespeare, seguiremo in particolare quello che racconta la condizione di appartenenza delle figlie al padre in una società patriarcale le cui fondamentali regole di comportamento, come l’obbedienza e la sottomissione della figlia al padre e della moglie al marito, vengono confermate dal tragico destino di morte che attende le donne ribelli. Non è un caso, dunque, che Shakespeare dedichi una parte non irrilevante all’ira dei padri nei confronti delle figlie. Nell'Otello Brabanzio è un padre tradito che urla: «Miserabile ladro dove hai nascosto mia figlia? Maledetto me l’hai stregata» («O thou foul thief! Where hast thou stow’d my daughter? Damn’d as thou art, thou ast enchanted her», Othello I II). Quasi allo stesso modo in Romeo and Juliet il padre di Giulietta si scaglia contro la figlia, assai violentemente: «alla forca, puttanella ribelle sciagurata! Non parlare, non ribattere, non rispondere, impiccati, crepa, muori sulla strada» Per questi padri le loro figlie ribelli sono già morte, e in effetti moriranno entrambe tragicamente. In Romeo and Juliet (1594-1595) e Othello (1603-1604) la condizione universale dell’essere figli, condivisa da tutti gli esseri umani, si esprime nella particolare tensione morale e sociale dell’essere figlie. La fine tragica di queste giovani sfortunate però, non pare scritta per incoraggiare le lettrici o le spettatrici a fare lo stesso percorso: anzi, deve apparire come un errore da non ripetere, perché le donne non devono intraprendere avventure sentimentali autonome contro il volere dei padri. Le novelle italiane, da questo punto di vista, sono didascalicamente molto chiare nel delineare la direzione pedagogica del racconto: le donne devono essere oneste, obbedire al padre, amare in modo moderato e non sconsideratamente passionale al di fuori degli accordi di famiglia. Secondo Virginia Woolf in epoca elisabettiana nessuna donna avrebbe mai potuto scrivere le opere di Shakespeare. La provocazione è nota, ma vale la pena di rileggerla. In A Room One’s Own la scrittrice immagina che, a quei tempi, una donna nata con un eccezionale talento artistico «sarebbe di certo

impazzita o si sarebbe suicidata o avrebbe finito i suoi giorni in qualche solitaria capanna nei dintorni del villaggio, metà strega, metà indovina, temuta e schernita». Racconta, poi, un apologo che serve a sorreggere la sua difesa delle donne e a dimostrare il tragico condizionamento sociale e culturale che le donne hanno dovuto subire nei secoli passati. L’apologo è questo: se Shakespeare avesse avuto una sorella geniale come lui, cioè una giovane poetessa e drammaturga di pari talento, questa sorella non avrebbe mai potuto esprimere le sue capacità, ma sarebbe rimasta in casa, non avrebbe studiato, sarebbe stata la fglia prediletta del padre in attesa di essere consegnata in matrimonio a un ricco ‘mercante di lane’. Il racconto finisce tragicamente: la povera ragazza si ribella, tenta di seguire il fratello attore nei teatri ma, ovviamente, viene cacciata e derisa. Costretta a tacere, emarginata e infelice si suicida in una...


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