gli ambiti di intervento del servizio sociale, campanini PDF

Title gli ambiti di intervento del servizio sociale, campanini
Author Eli Schenons
Course Fondamenti e organizzazione del servizio sociale
Institution Università degli Studi di Genova
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CAPITOLO 1: Servizio sociale tra passato, presente e futuro Il servizio sociale assume caratteristiche peculiari in relazione alla storia, alla cultura, al sistema di politiche sociale che contraddistinguono ciascun paese. In Italia la presenza della figura dell’assistente sociale si fa risalire al periodo fascista con la costituzione del servizio sociale di fabbrica e della scuola superiore fascista di assistenza sociale. Il servizio sociale si emancipa alla fine della seconda guerra mondiale e assume una nuova fisionomia ispirata ai principi democratici e fondata sulla convinzione che sia necessario andare oltre la risposta immediata ai bisogni per accompagnare le persone in un processo di consapevolezza dei problemi e delle cause sociale che li hanno determinati, aiutandole ad aiutarsi. Negli anni ’50/60 l’assistente sociale è presente in numerosi enti assistenziali ad esempio: - opera nazionale maternità e infanzia (ONMI); - ente per l’assistenza agli orfani dei lavoratori (ENAOLI); - istituto nazionale di assistenza per gli infortuni sul lavoro (INAIL); - ente morale per la protezione del fanciullo (EMPF). Il servizio sociale si inserisce anche nelle province e nei comuni che presentavano assistenza alle famiglie in difficoltà attraverso sussidi economici o con provvedimenti di istituzionalizzazione per minori, anziani, persone con problemi psichici. Negli anni ’70 gli assistenti sociali criticano la dimensione di intervento individuale e questo periodo di rottura ha portato a contributi originali sia nella produzione di nuovi orientamenti delle politiche sociali sia nell’organizzazione di risposte e servizi innovativi. Il processo di decentramento e lo scioglimento degli enti assistenziali, con l’attribuzione delle competenze al comune che è chiamato a gestire competenze sociosanitarie, la riforma sanitaria con la creazione del servizio sanitario internazionale insieme all’istituzione dei consultori familiari, i servizi di prevenzione e cura delle tossicodipendenze, i centri di servizio sociale per adulti in ambito penitenziario e la legge sulla psichiatria hanno ridisegnato il contesto dei servizi in cui opera l’assistente sociale. Si afferma la logica dei servizi territoriali universalistici e non emarginanti e il servizio sociale è impegnato a realizzare interventi orientati alla domiciliarità, all’affidamento familiare, all’inserimento sociale, scolastico e lavorativo di persone in difficoltà e al reinserimento sociale delle persone detenute. Negli anni ’80 vi fu un consolidamento dei servizi sociali articolati su base territoriale e in forte integrazione con i servizi sanitari. Negli anni ’90 invece si assiste a un nuovo mutamento istituzionale con la trasformazione in aziende delle unità sanitarie locali e con la riforma delle autonomie locali. Con la crisi economica in Italia e nel resto dell’Europa, sono stati fatti tagli alla spesa pubblica con la conseguente riduzione delle caratteristiche di universalismo e territorialità, e al fenomeno dell’esternalizzazione dei servizi sociali. La legge di riforma del sistema integrato d’interventi e servizi sociali (legge 8 nov. 2000, n. 328) riconosce un ruolo chiave dell’assistente sociale, individuando nel servizio sociale professionale uno dei livelli essenziali di assistenza che ogni ambito territoriali deve assicurare ai cittadini del proprio territorio. L’art. 7 di questa legge prevede un nuovo strumento per governare le politiche sociali a livello territoriale: il Piano di zona al quale vengono attribuite funzioni di coordinamento e organizzazione dei diversi soggetti che intervengono nel territorio con titolarità differenti per contribuire alla risposta ai bisogni sociali. L’attuazione della legge però è entrata subito in contrasto con la modifica del titolo V della costituzione che ha attribuito alle regioni le competenze dell’area del welfare. Il servizio sociale si è trovato a operare in contesti sempre più marcati da politiche regionali che hanno reinterpretato l’organizzazione dei servizi e inoltre è venuta meno la connessione diretta tra l’erogazione dei servizi e l’impegno dello stato. La società è sempre più caratterizzata dagli effetti della globalizzazione che sul piano economico, hanno determinato la presenza di fenomeni di delocalizzazione, mobilità e flessibilità del lavoro, creando una situazione di precarizzazione e disoccupazione con gravi conseguenze sul tenore di vita delle famiglie e delle persone. Dal rapporto sulla povertà presentato dall’Istat a marzo 2016 si evidenzia che un milione e 470 mila famiglie vivono in condizioni di povertà assoluta e il 16 % tra questi sono coppie con tre o più figli. Si parla 1

sempre più spesso di nuove povertà, di fragilità sociale, di vulnerabilità, precarietà e disoccupazione. Altri aspetti importanti per il servizio sociale sono: - l’emergere di nuove forme di famiglia; - l’affermarsi di una società multietnica e multiculturale; - crescente diffusione di fenomeni di violenza. L’assistente sociale: una professione in evoluzione Il percorso si snoda dal sorgere delle prime scuole con diversi orientamenti dopo la metà degli anni ’40 alla costituzione delle 7 scuole dirette a fini speciali, alla regolamentazione della formazione e al suo inserimento generale nei percorsi universitari. Con la legge 29 marzo 1993, n.84, Ordinamento delle professioni di assistente sociale e istituzione dell’Albo professionale, istitutiva dell’ordine e del relativo albo, che la figura dell’assistente sociale rientra fra le professioni regolamentate dallo stato ottenendo il riconoscimento di professione di pubblica utilità. Il processo di professionalizzazione dell’assistente sociale in Italia si concluderà con l’emanazione del Codice deontologico dell’assistente sociale da parte del primo consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali (18 aprile 1998). La formazione universitaria evolve seguendo le indicazioni del processo di Bologna con l’istituzione del corso di laurea triennale in Scienze del servizio sociale e della laurea specialistica in Programmazione e Gestione delle politiche e dei servizi sociali. Sviluppo teorico-metodologico del servizio sociale Si passa dall’utilizzo dei metodi di case work, group work e community work, accompagnati dai metodi ausiliari della ricerca applicata al servizio sociale e all’amministrazione dei servizi, al metodo unitario. Si ipotizza che il processo metodologico debba essere unico e processuale, indipendentemente dalle differenze che si possono trovare in relazione all’oggetto di intervento, agli strumenti e alle tecniche utilizzate. L’intervento dell’assistente sociale non si attiva solo quando la problematicità si è già manifestata ma è rivolto a riconoscere e sviluppare risorse in un’ottica di prevenzione e promozione, sostenendo i processi di espressione delle potenzialità (empowerment) presenti sia nelle persone sia nella comunità. Trifocalità: modalità di approccio unitario che è in grado di mantenere contemporaneamente tre fuochi d’attenzione relativi: 1. Esperienza individuale del soggetto; 2. Comunità come soggettività plurale; 3. Organizzazione e strutturazione di sistemi sociali di aiuto che danno una collocazione al servizio sociale anche su un piano istituzionale e politico. Vengono presi in considerazione diversi modelli: - sistematico; - approccio psicanalitico e socioclinico; - problem solving; - orientamento unitario centrato sul compito; - prospettiva relazione e cognitivo-costruttivista. Ambito e metodologia di intervento I contesti istituzionali in cui opera l’assistente sociale sono ancora prevalentemente di tipo pubblico anche se la tendenza occupazionale rivela un incremento significativo nei servizi del terzo settore, in particolar modo nelle cooperative sociali e nelle organizzazioni non lucrative di utilità sociale come le Onlus. In ambito pubblico gli assistenti sociali trovano collocazione negli enti locali, come nei Comuni singoli o associati; nella sanità (ASL, consultori familiari, servizi per le dipendenze e per la salute mentale) e nelle aziende ospedaliere; nei ministeri (ministero della giustizia, ministero dell’Interno, nei consigli territoriali per l’immigrazione, ministero del lavoro e delle politiche sociali). Tra gli enti pubblici vi è anche INAIL. Il professionista è chiamato ad operare in favore del singolo, lavorando con i gruppi, le diverse istituzioni e tutti i soggetti presenti nel contesto sociale nel quale la persona è inserita realizzando un intervento tridimensionale che tiene conto della persona nella sua centralità e unicità, della comunità territoriale in cui i cittadini vivono e dell’organizzazione delle risposte formali e informali. Inoltre mette in atto progetti finalizzati alla prevenzione del disagio, alla promozione delle potenzialità e delle qualità dei singoli e dei 2

sistemi con i quali essi interagiscono, alla costruzione di una società in cui vengano riconosciuti i diritti e alla realizzazione della giustizia sociale. L’assistente sociale può operare in servizi di base, generalmente a livello comunale, o specialistici di secondo livello (consultori, servizi per le dipendenze, servizi del ministero della giustizia); può svolgere la sua attività orientandola al lavoro “del caso” in un’ottica generalista (accoglie chiunque si rivolga al servizio) o centrata su aree (minori, adulti in difficoltà, anziani) oppure può dedicarsi alla progettazione e realizzazione di interventi collettivi. Opera all’interno di équipe multidisciplinari oppure in solitudine ma in tutti i casi è necessario che sviluppi un lavoro in rete per attivare processi collaborativi con altri professionisti o altre risorse, al fine di realizzare progetti collettivi o coordinare gli interventi dei diversi soggetti in situazioni complesse. Nel processo di aiuto l’assistente sociale sviluppa una fase esplorativo-conoscitiva, ponendo particolare attenzione all’accoglienza e all’ascolto per creare una relazione significativa, all’analisi della domanda e alle sua modalità di presentazione, all’analisi della situazione e all’individuazione del problema. La risposta non deve essere immediata e dopo questa prima fase, l’assistente sociale è nelle condizioni per effettuare il percorso di valutazione necessario a realizzare una progettazione efficace, definendo in modo chiari gli obiettivi, i tempi e le risorse per giungere poi alla definizione di un contratto. Da qui parte la fase dell’attuazione del progetto che comprende sia interventi diretti a forte valenza relazionale sia interventi indiretti attuati in un’ottica ecologica sul contesto della persona e con i partner del progetto, compiendo le verifiche intermedie, che consentono di introdurre eventuali modifiche al progetto. Si giungerà poi alla conclusione e alla valutazione dell’intero processo di aiuti e degli effetti che si sono prodotti. CAPITOLO 2: Servizio sociale e adulti Adulti e famiglie coartefici di welfare In Italia si realizza un sistema socioassistenziale appoggiato alle famiglie. Si tratta di welfare familistico e i servizi sono divisi in tre categorie: - servizi di sollievo del carico assistenziale delle famiglie (centri diurni per persone non autosufficienti o disabili, assistenza domiciliare, telecontrollo-telesoccorso, assegni terapeutici, assegni di cura, integrazione di spese assistenziali, aiuti economici); - servizi di sostegno delle responsabilità familiari (servizi consultoriali, sostegno educativo domiciliare, centri diurni o centri sociali per minori, adolescenti, giovani, anziani, centri disoccupazionali per persone con disabilità, soggiorni climatici, servizi per l’affidamento familiare temporaneo); - servizi sostitutivi o di alternativa (comunità per minori e anziani, strutture di accoglienza per persone disabili, residenze protette, gruppi-appartamento). Gli adulti sono considerati dai servizi coartefici della protezione sociale. La suddivisione organizzativa dei servizi sociali risponde a una categorizzazione delle prestazioni connesse alle fasi del ciclo di vita, distinguendo servizi rivolti all’età evolutiva, all’età giovanile e all’età anziana; l’età adulta non è considerata come assistibile in sé. In Italia ogni regione legifera a modo proprio, fornendo gli indirizzi generali di politica sociale entro cui i comuni esercitano gli interventi sociali a livello locale. I servizi possono essere gestiti dai comuni oppure affidati ad aziende pubbliche di servizi alla persona, o delegati alle aziende sanitarie. Il Testo unico sugli enti locali ha previsto varie forme di gestione associata tra comuni: - convenzione: fra enti al fine di svolgere in modo coordinato funzioni e servizi determinati); - consorzio: fra enti locali per la gestione associata di uno o più servizi e l’esercizio associato di funzioni; - unione di comuni: enti locali costituiti da due o più comuni confinanti, allo scopo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni di loro competenza; - accordo di programma: interventi che richiedono un’azione integrata e coordinata di comuni e altri enti pubblici; - esercizio associato di funzioni e servizi: comuni di piccole dimensioni. La forma giuridica più diffusa per la gestione intercomunale dei servizi sociali è quella del consorzio.

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Professionisti innovativi o contabili del sociale Sono adulti: - i genitori che entrano a contatto con i servizi a causa di segnalazioni per problematiche connesse alle responsabilità genitoriali; - i figli degli anziani non autosufficienti che fungono da caregiver; - le persone tossicodipendenti; - i sofferenti psichici e le persone considerate devianti; - coloro che commettono reati; - persone diversamente abili. Le porte di accesso (porte sociali, sportello unico, pass, segretariato sociale) svolgono la funzione di filtro e di prima consulenza per orientare e accompagnare i cittadini nel rapporto con i servizi più idonei. E’ necessario ricordare la distinzione dei servizi sociali a cui possono rivolgersi gli adulti in due livelli. Primo livello: di base, caratterizzato dall’immediatezza dell’accesso. E’ il livello territoriale, decentrato. Secondo livello: specialistico, offre le prestazioni a soggetti con determinate problematiche, in assenza delle quali non è possibile accedere. Il servizio sociale di base incontra i cittadini per qualsiasi esigenza di carattere sociale e offre risposte per prevenire/ridurre le situazioni di bisogno e disagio sociale: - accoglie le domande e avvia percorsi di aiuto per sostenere il singolo, i gruppi e la comunità, al fine di risolvere situazioni di difficoltà; - informa e attiva risorse pubbliche e private per sostenere e favorire l’autonomia delle persone, svolgendo anche funzione di tutela verso i più deboli; - opera in modo integrato con altri soggetti come le organizzazioni del terzo settore (volontariato, fondazioni, onlus, cooperative sociali), i gruppi, le famiglie, le organizzazioni attive nel libero mercato. Per le persone adulte, la prestazione più immediata è l’aiuto economico. Oltre al sistema di protezione del reddito basato sulla previdenza sociale (INPS) e ad altre forme di trasferimento di denaro ai cittadini meno abbienti definite a livello statale (riduzione dei costi delle utenze gas, elettricità, assegno al nucleo familiare numeroso, assegno di maternità, social card), esistono dei sistemi locali per l’erogazione di aiuti economi da parte dei comuni. Sono aiuti d’emergenza o continuativi. Per accedere a questi aiuti, oltre alla residenza in quel comune, è necessario attestare la particolare condizione di reddito basso, autocertificata mediante l’ISEE. Ci possono essere contributi continuativi rivolti a coloro che non possono far fronte alle esigenze primarie di vita, e contributi una tantum erogati a fronte di specifiche condizioni intervenienti come ad es. forti morosità delle spese per l’abitazione (utenze di forniture, affitti, spese condominiali), spese impreviste non affrontabili dal nucleo familiare. In Lombardia dal 2015 si è avviata una misura denominata “reddito per l’autonomia” che ha comportato l’attivazione di un sistema di rimborsi, trasferimenti di denaro e voucher per offrire un sostegno alle persone con reddito basso. In Friuli Venezia Giulia è stata attivata invece la “misura attiva di sostegno al reddito” cioè un intervento economico da parte del servizio sociale dei comuni, la cui erogazione è subordinata al rispetto di un patto di inclusione tra persona e servizi e che può prevedere anche la sottoscrizione di impegni per la ricerca di un lavoro. Si condivide con l’utente obiettivi di inclusione sociale, di occupabilità, di inserimento lavorativo e di riduzione dei rischi di marginalità al fine di promuovere nel soggetto azioni di ricerca attiva del lavoro, adesione a progetti di formulazione o inclusione lavorativa, frequenza scolastica, azioni per la prevenzione e la tutela della salute o l’espletamento di attività utili alla collettività. In Italia si sta inoltre sperimentando il “baratto amministrativo” cioè la possibilità, per coloro che hanno debiti con la pubblica amministrazione, di risarcirli con attività lavorative non retribuite. Altri aiuti alle persone in difficoltà sono la microfinanza e i prestiti d’onore (forme di prestito, di cui si fa garante l’ente pubblico, che in caso di mancato pagamento, contribuisce alla copertura delle rate da restituire). Comprimere il lavoro dell’assistente sociale alla sola prestazione economica porterebbe alla perdita dell’identità professionale. Bisogna ricercare il massimo coinvolgimento delle persone per favorirne l’inclusione sociale. L’attivazione di borse lavoro o di tirocini di formazione presso imprese, rivolti a persone 4

in situazione di disagio, l’implicazione in azioni di pubblica utilità, il coinvolgimento in iniziative di mutuoaiuto hanno una forte valenza educativo-promozionale e consentono ai cittadini assistiti di acquisire capacità e competenze. Altri interventi con adulti riguardano il tema della casa: l’istituto autonomo per le case popolari, l’Azienda lombarda di edilizia residenziale, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, sono istituzioni che consentono ai cittadini di accedere ad abitazioni con affitti a prezzo modico in base al reddito familiare. I servizi sociali hanno la possibilità di accedere a soluzioni abitative dell’ente locale o messe a disposizione da vari enti per i “casi sociali” (crolli e conseguente inagibilità dell’alloggio, calamità naturali, sfratti esecutivi di famiglie con minori, interventi di disinfestazione, igienizzazione di alloggi). In questi casi si risponde con alloggi “d’emergenza” destinati a fronteggiare situazioni di disagio acuto, grave e temporaneo. Gli assistenti sociali agiscono in tre fasi: - formulazione del piano d’intervento/azione = sfratti, traslochi, sgomberi; - inserimento abitativo e sociale nel contesto territoriale; - superamento dell’emergenza. Altro intervento da parte dei servizi sociali è il housing sociale che consente a persone che affrontano una relativa fragilità sociale o la perdita di autonomia di vivere in complessi abitativi composti sia da spazi-appartamento distinti sia spazi condivisi. Lavorare con gli adulti significa anche potenziare la loro competenza ad agire come comunità e non solo come singoli utenti. In tema di alloggi sta emergendo anche la necessità di intervenire per l’accoglienza di popolazioni immigrate, richiedenti asilo e profughe. Il servizio sociale italiano si impegna ad accompagnare costruttivamente l’ingresso di nuove popolazioni nei nostri territori. Nei servizi per gli adulti una particolare attenzione va rivolta alle donne in particolare vittime di violenza. Si tratta spesso di servizi spesso attivati da soggetti del terzo settore che offrono supporto psicologico, case rifugio per donne maltrattate o vittime di tratta, contributi economici a favore delle vittime di sfruttamento, per un loro riscatto e maggiore autonomia. Il servizio sociale agisce su due fronti: - si impegna per rilevare tempestivamente e contrastare ogni forma di violenza e discriminazione di donne e bambine nel contesto sociale; - sviluppa maggiore consapevolezza della questione di genere, anche nel modo con cui i servizi si rapportano ai cittadini adulti, uomini e donne, attenti a far emergere stereotipi e atteggiamenti implicitamente oppressivi. Ulteriore terreno di intervento con gli adulti sono le azioni a favo...


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