La valutazione nel servizio sociale PDF

Title La valutazione nel servizio sociale
Course Politiche sociali e della famiglia
Institution Università degli Studi di Verona
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LA VALUTAZIONE NEL SERVIZIO SOCIALE (proposte e strumenti per la qualità dell'intervento professionale) Annamaria Campanini CAPITOLO 1 LA VALUTAZIONE NEL SERVIZIO SOCIALE La valutazione è un argomento che ha radici abbastanza recenti. La valutazione dovrebbe accompagnare il processo metodologico sia come premessa per la costruzione di un progetto dopo l’analisi della situazione, sia come verifica intermedia e finale del progetto. Sebbene la storia della valutazione inizi da molto lontano, è intorno agli anni ‘60 negli USA che si fondano le basi teoriche e metodologiche, molti altri Stati seguiranno le stesse teorie importandole nei rispettivi paesi. In concomitanza con la crisi petrolifera degli anni ‘70 si è cominciato a parlare di crisi del Welfare, e assieme a questa è iniziato il dibattito accademico attorno alla valutazione. In quegli anni si è posta l'attenzione sulla “ricerca formativa” e sul ruolo del consulente. Sono stati messi a punto i processi politici della v evidenziando due aspetti: • I metodi che rifiutano di confrontarsi con il problema degli scopi e degli interessi. • I metodi basati sugli stakeholders che tengono conto di tutti gli interessi in gioco. Gli anni ‘80 vedono un periodo caratterizzato da tagli nel settore pubblico. La valutazione assume un orientamento top-down che sempre di più la incorpora in procedure standard di controllo e procedure legate al budget. Nello stesso tempo emerge la necessità di sviluppare autodeterminazione ed empowerment nei clienti. Anche negli anni ‘90 e duemila si continuano ad approfondire le difficoltà legate alla crisi, vengono sviluppati criteri e metodi che consentano di valutare e monitorare i risultati monitorando in particolare l'efficienza amministrativa. I tagli alla spesa pubblica e la logica di aziendalizzazione richiedono un'attenzione costante alla qualità per evitare che prevalgano i criteri puramente economici che possano mettere in secondo piano le ragioni etiche e professionali. Per quanto riguarda l’Italia bisogna ricordare, che l’associazione italiana di valutazione (AIV) promuove momenti di formazione e scambio i cui soci sono impegnati in progetti di valutazione a livello più generale di politiche e servizio sociale, nonché la fondazione Zancan e l’IRS (istituto per la ricerca sociale) che stanno affrontando maggiormente il tema della valutazione nei servizi e ultimamente anche del servizio sociale professionale. 1.2 Perché valutare? La complessità della situazione, i cambiamenti in atto nella società (culturali e sociali) hanno condizionato i metodi valutativi. Nell'ambito socio-sanitario il riavvicinarsi al territorio attraverso i processi di partecipazione dei cittadini e della comunità ha reso più forte il bisogno di rendicontazione degli investimenti realizzati nei servizi e attraverso gli interventi messi in atto dai diversi professionisti. Si consolida l'esigenza di attuare processi valutativi che si articolano contemporaneamente su più livelli. Nella pratica del servizio sociale gli assistenti sociali devono documentare l'impatto dei servizi sia al livello di singolo caso che a livello di programma, ma soprattutto

questi due approcci devono essere svolti in maniera integrata. Entrando nello specifico del lavoro professionale si possono approfondire alcuni punti che specificano perché è utile valutare. • La valutazione aumenta la conoscenza di base. È noto che il servizio sociale si alimenta attraverso due importanti vie: la teoria per la pratica e la teoria della pratica. Se la prima fornisce orientamenti per l'individuazione di percorsi, strumenti, tecniche più adeguate per attuare la pratica; la seconda arricchisce le conoscenze teoriche attraverso riflessioni e generalizzazioni che possono derivare da ricerche sul servizio sociale. In particolare raccogliendo i dati dal lavoro professionale per sviluppare teorie relative ai problemi sociali si sviluppa un processo circolare di conoscenza\intervento (prassi-teoria-prassi). • La valutazione orienta la presa di decisione. La raccolta di informazioni consente ai diversi attori sociali (stakeholder, politici, amministratori, professionisti...) di prendere decisioni più mirate e consapevoli. • La valutazione consente di dimostrare affidabilità (copertura del target da parte dei servizi, aspetti concerne l’erogazione, grado di soddisfazione). • La valutazione assicura che gli obiettivi dei clienti siano stati raggiunti. • La valutazione aumenta la visibilità del lavoro professionale dell'Assistente Sociale (cioè offre l’opportunità di presentarsi con maggiore chiarezza, di fare emergere il senso del proprio intervento, di rendersi visibili accreditando il proprio agire). 1.3 Alcune resistenze alla valutazione Nonostante quanto elencato esistono alcune resistenze alla valutazione. Una prima resistenza deriva dal fatto che la valutazione viene vista come un controllo del proprio operato, quindi un “qualcosa di cui aver paura” in quanto non ci si sente sufficientemente sicuri e si teme di venire giudicati. Inoltre c’è anche da considerare che spesso la valutazione è più considerata come arte che come scienza. Vi sono interessi e prospettive diverse in relazione alla valutazione di efficacia. Il concetto di efficacia deriva da particolari modi di pensare e ha senso solo in relazione al contesto in cui si sviluppa. Ad esempio i politici saranno più preoccupati alla congruenza tra obiettivi realizzati dal servizio e le scelte di politica sociale intraprese dai propri partiti, i manager saranno più interessati al rapporto costi-benefici, etc. Gli operatori saranno interessati a verificare se l’impatto dell’intervento sociale nella vita dei clienti, va nella direzione auspicata e gli utenti stessi potranno chiedersi quali benefici traggono dall’utilizzo dei servizi. Il primo nodo importante da affrontare è quindi la definizione di cosa si intenda per efficacia, di quale sia il “valore” di un'attività, e sul grado di oggettività del processo di valutazione. Ciò implica tener conto non solo della soggettività della definizione del valore, ma anche la possibilità che il processo sia più o meno oggettivo. Un ulteriore problema consiste nell’esprimere obiettivi, metodi e risultati con un linguaggio di precisione. Ciò non è facile in quanto elementi di vaghezza e scarsità caratterizzano molta parte della terminologia del servizio sociale. In particolare gli obiettivi e i risultati sono di difficile definizione. Nel nostro lavoro ci si preoccupa di

aumentare la consapevolezza della situazione nei clienti; di accrescere le capacità di utilizzo dei servizi; accrescere la capacità di fronteggiare le situazioni a rischio. Ma questi aspetti sono intangibili e pertanto è difficoltoso determinare il loro raggiungimento. È quindi necessario scomporli, identificando una serie di risultati che possono essere facilmente misurabili. Le finalità, i processi e gli effetti del servizio sociale sono diversi e pertanto può essere difficile utilizzarli in termini di variabili standardizzate. Bisogna quindi tener conto, della valutazione di efficacia, di una certa varietà di imprecisioni o ambiguità. Vi sono alcuni processi che possono attenuare questi limiti. Il primo fa riferimento alla necessità-opportunità che la valutazione offre a manager e professionisti di far precedere alla raccolta dei dati, uno studio in cui gli obiettivi siano discussi e ridefiniti. Il secondo riguarda la possibilità di concentrare l’attenzione su una parte di aspetti di efficacia di intervento, articolando la valutazione in tempi diversi e usando un approccio incrementale che consenta progressivamente di allargare il campo e di estendere la valutazione ad ambiti più ampi. Il lavoro di Foss Hansen, ha messo in evidenza alcuni criteri che possono orientare la scelta. • Qual è lo scopo della valutazione? Si vuole sviluppare apprendimento o rendere conto delle performance degli operatori. • Quali sono le caratteristiche degli oggetti da valutare? • Qual è il problema che l'oggetto di valutazione dovrebbe risolvere? 1.4 I diversi modelli di valutazione Qureshi identifica tre modelli di valutazione: ◦ La valutazione scientifica: condotta e controllata dall'esterno, si avvale di metodi rigorosi, un numero adeguato di casi, misure e indicatori precisi, e gruppi di controllo. I metodi possono essere sia qualitativi che quantitativi, ma devono essere rigorosi. Non è un'attività di routine e di solito conduce a cambiamenti nel contesto in cui viene svolta. Spesso è molto difficile tradurre i risultati della ricerca per cui necessita di tempi lunghi. ◦ La valutazione procedurale: è un processo strutturato in cui un servizio della comunità analizza quanto gli sforzi correnti corrispondono alla propria visione definitiva e ai propri valori. In riferimento ad un servizio per la comunità, implica il coinvolgimento degli stakeholder, utenti, caregivers e di tutti gli altri attori capaci di fornire informazioni. È un attività che può essere ripetuta in modo continuativo offrendo un feedback delle azioni. Genera cambiamenti interni al contesto in cui si svolge, non richiede personale particolarmente esperto e si avvale di metodi flessibili e poco costosi. ◦ La valutazione manageriale: è collegata ai metodi di controllo e s i basa sulla convinzione che esista la possibilità di individuare indicatori di performance. Il suo utilizzo viene stigmatizzato perché orientato a legittimare i tagli e restrizioni più che sviluppare interventi a favore degli

utenti. Talvolta la raccolta dei dati è assimilabile alla valutazione scientifica. Nessuna di queste valutazioni può dirsi “neutrale” in quanto viene sempre richiesta una scelta rispetto ad un punto di vista con maggior rilevanza. Qureshi individua due tipologie di valutazione per il servizio sociale, una interna e una esterna, entrambe portano con sé vantaggi e svantaggi. La visione esterna può garantire una visione più limpida e meno inquinata dalle dinamiche organizzative, mentre quella interna può avere maggiori possibilità (proprio per l'approfondita conoscenza del contesto) di individuare spazi di implementazione dell'attività. Un'ulteriore differenza risiede nei tempi. La valutazione interna al servizio sociale può essere occasionale ed avere tempi lunghi, quella esterna ha la possibilità di sviluppare processi continuativi, sviluppati dagli stessi assistenti sociali, che hanno una fruibilità immediata. La prima dà luogo a report formalizzati e può costituire la base di pubblicazioni, la seconda è meno visibile e spesso interna al servizio. Secondo Love la valutazione non è qualcosa di esterno ad un'organizzazione, ma integrata all'attività quotidiana, è un compito di tutti in quanto ogni membro di un organizzazione può raccogliere dati e domandarsi come sia possibile raggiungere risultati migliori. La valutazione non è un evento straordinario, ma si caratterizza come processo. La valutazione è un compito di tutti in quanto ogni membro dell’organizzazione può e deve raccogliere informazioni e domandarsi come sia possibile raggiungere i risultati. Il prodotto della valutazione diventa così un apprendimento organizzativo, una strada per valutare i progressi ed attuare cambiamenti per ottenere maggiore efficacia. La valutazione nel servizio sociale deve essere collocata in un contesto libero da rischi, le persone devono poter esaminare il perché di un successo o di un fallimento senza avere paura di subire conseguenze. 1.5 I paradigmi teorici che orientano la valutazione I paradigmi rappresentano un tema ancor oggi dibattuto. Ciò che si vuol far comprendere è come sia importante integrare la valutazione nella professione sia come elemento costitutivo della pratica, sia come ricerca per sviluppare teoria e conoscenza. Un altro aspetto da considerare riguarda l’orientamento teorico da cui la valutazione prende le mosse. Se da una parte la teoria consente al valutatore di focalizzare la sua attenzione su alcuni aspetti specifici e di facilitare la ricerca, dall’altra rischia di far trascurare quei risultati che non sono coerenti con la teoria stessa. I paradigmi e i modelli di riferimento sono molteplici e non sempre omogenei. Vengono proposti di seguito i paradigmi di Guba & Lincoln e quelli di Kazi. Guba & Lincoln definiscono i paradigmi come sistemi di pensiero o visioni del mondo che guidano il ricercatore, essi prendono in considerazione: • La questione ontologica che si riferisce a cosa il ricercatore può studiare e su cosa costruire la conoscenza. • La questione epistemologica che comprende la relazione tra il ricercatore e l'oggetto di ricerca.

• La questione metodologica: intesa come scelta di procedure che il ricercatore intende adottare. In relazione a queste variabili gli autori analizzano quattro opzioni paradigmatiche: 1. Il POSITIVISMO o “realismo ingenuo”: dal punto di vista ontologico si presuppone che esista una realtà afferrabile e governata da leggi naturali e immutabili. Dal punto di vista epistemologico il ricercatore ritiene di poter conoscere come stanno realmente le cose e come funzionano. La metodologia si basa sulla verifica di ipotesi e si caratterizza come sperimentale\manipolativa. 2. Il POST-POSITIVISMO o “realismo critico”: anch'esso assume la realtà come oggettiva, ma ritiene che possa essere appresa solo in modo imperfetto, la realtà può essere avvicinata, ma non compresa integralmente. La metodologia è caratterizzata dall'approccio sperimentale modificato. È più orientata a falsificare che a verificare ipotesi. La ricerca è condotta in setting più naturali e sollecita i punti di vista che le persone attribuiscono alle azioni. 3. La TEORIA CRITICA: procede con un approccio di “realismo storico”. Questa prospettiva tiene conto degli aspetti sociali, politici, culturali, etnici ed economici che contribuiscono a definire le strutture. Si postula un legame interattivo tra colui che fa la ricerca e l'oggetto della ricerca, e si evidenzia che i valori del ricercatore possono influenzare l'indagine. Nella teoria critica l'ontologia e l'epistemologia lasciano il posto ad una visione soggettivo che è mediata e dipendente dai valori che spingono a una ricerca, in cui il dialogo tra il ricercatore e il gruppo di oggetto di studio è centrale. 4. Il COSTRUTTIVISMO: pratica un ontologia basata sull'assunto che non esiste un oggettività assoluta. Le realtà sociali sono multiple e conflittuali, tutte sono frutto di costruzioni mentali, non vere in assoluto. Il ricercatore costruttivista (transazionale e soggettivo) crea i propri risultati in un processo interattivo con il contesto oggetto di studio. Come nella teoria critica l'ontologia e l'epistemologia scompaiono e danno vita a spazi dialettici.

Kazi evidenzia quattro approcci che orientano i processi valutativi, pur affermando che tra questi approcci, vi possono essere sovrapposizioni.

1. Pratica empiricamente fondata: l'operatore si pone nella condizione di utilizzare metodi scientifici e di ricerca per valutare e specificare il problema dell'utente. In parte assomiglia al positivismo anche se il positivismo tende ad essere identificato più come una metodologia, che come un approccio specifico. La “pratica empiricamente fondata” si esprime attraverso due modalità: • Disegno sperimentale a sistema singolo (SSD) permette agli A.S. di evidenziare i successi con i loro clienti. Questa metodologia permette di verificare i progressi con i clienti con una verifica continua dei progressi del cliente senza andare a ricercare connessioni tra intervento e cliente. La tecnica più semplice è l'AB design: si identifica un comportamento da modificare (target dell'intervento) nella fase iniziale A, si analizzano i cambiamenti dopo l'intervento nella fase B. Atri schemi più complessi possono essere l'ABC design in cui “C” è la fase di misurazione del comportamento target, il processo può andare avanti aggiungendo fasi successive (D, E, ecc.). Questo disegno valutativo si rivela utile quando l’intervento svolto non ha prodotto gli effetti sperati e pertanto è necessario implementare il progetto con un’attività differente. Una terza tipologia conosciuta anche come REVERSAL DESIGN prevede la misurazione in sequenza ABAB. Definendo nella fase A le caratteristiche del comportamento su cui intervenire, nella fase B si ripete la misurazione in concomitanza con l’intervento, facendo poi nuovamente seguire le raccolte di informazioni in assenza di intervento, per poi associarne una in presenza dell’erogazione dell’intervento. Il MULTIPLE BASELINE DESIGN (MBD) si utilizza per monitorare l’effetto di uno stesso intervento su due o più interventi, target o clienti o più contesti diversi. È uno strumento di valutazione che consente di esaminare l’efficacia sottoponendolo solo ad analisi con l’SSD. • Nel caso del sistema delle prove controllate ripartite con scelta causale (RCTS), il tentativo è quello di stabilire qualche collegamento di causa-effetto tra intervento del servizio sociale e la condizione dei clienti. L’utilizzo del gruppo di controllo e l’assegnazione casuale a questo come al gruppo di trattamento, riducono il rischio di pregiudizi ed aumentano le probabilità che le differenze tra i gruppi possano essere attribuite all’intervento sociale. Rimane però il fatto che anche con questa metodologia, la scarsa attenzione al contesto porta all’impossibilità di trasferire i risultati in un’altra circostanza. 2. Pragmatismo o pluralismo metodologico: si basa sulla convinzione che i diversi metodi, connessi ai vari paradigmi teorici presentano delle limitazioni e che l'approssimazione alla realtà si raggiunga combinando metodi qualitativi con metodi quantitativi. Aderire ad un solo approccio significa lasciare spazi scoperti. La giusta valutazione viene eseguita attraverso un processo di triangolazione che utilizza varie forme (la documentazione, le interviste, i

questionari, scale, griglie di osservazione) con dati raccolti da diverse fonti. Un aspetto positivo è che questo approccio tiene conto di molti fattori, non solo della misurazione degli effetti, un effetto negativo è che spesso concentrandosi nel particolare si perde l'efficacia del senso globale dell'intervento sociale. Un ulteriore aspetto riguarda il fatto che questa metodologia è più orientata a fornire valutazioni su pratiche già realizzate, quindi inadatto a sviluppare modelli per il futuro. 3. Approcci interpretativi: (includono sia la teoria critica che il costruttivismo) sono mirati a spiegare perché accadono determinati fatti, anche se nel servizio sociale è più importante spiegare come influenzare il corso degli eventi. È un paradigma fortemente orientato sotto il profilo politico. Il costruttivismo sociale di Kazi si differenzia da quello di Guba in quanto ammette che esista una realtà esterna costruita attraverso il linguaggio e la narrazione. I metodi qualitativi sono i preferiti, possono includere sia analisi empiriche che approcci storico-ermeneutico. Un elemento di questi paradigmi sta nell’utilizzo dell’approccio dialogico, che aiuta i protagonisti ad acquisire consapevolezza e capacità di autoriflessione. 4. Approcci post-positivistici (realismo scientifico): mantiene chiara la distinzione tra osservatore e fenomeno osservato, ma sottolinea che la realtà sarà sempre parziale e incompleta. Il realismo scientifico in particolare pone l'attenzione non solo su quale sia l'intervento più efficace, ma anche sull'identificazione di come funziona, per chi e in quali circostanze. Viene proposto un percorso circolare che parte dalla considerazione dei modelli di intervento usati dai professionisti analizzando quanto questi riflettono la realtà fino a come questi possono essere implementati o modificati per rispondere ai bisogni dei cittadini. La circolarità risiede nel fatto che ogni spiegazione richiede, indagini, ulteriori spiegazioni. Gli operatori e i valutatori ricoprono il doppio ruolo di docente\discente in quanto devono sia valutare la pratica che identificare percorsi di integrazione tra valutazione interna ed esterna. Un tema affrontato dalla valutazione realista è quello della riproducibilità degli interventi efficaci. La considerazione si focalizza sui contenuti ed i modelli di intervento che rendono possibile da una parte le caratteristiche di riproducibilità e dall'altra sul come agiscono i meccanismi generativi orientati al cambiamento positivo nella situazione...


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