Gli apprendisti della lingua scritta PDF

Title Gli apprendisti della lingua scritta
Author Marta Joriini
Course Didattica della lettura e della scrittura 2(se
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Riassunto completo del libro...


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Marta Joriini! Riassunto

Lettoscrittura! Scienze della Formazione Primaria!

Università Milano Bicocca! a.a. 2018/2019

Gli apprendisti della lingua scritta Cristina Zucchermaglio 1. PER UNA PSICOLOGIA COGNITIVA DELL’ISTRUZIONE Sviluppo e apprendimento Viene analizzato il processo di appropriazione dei mezzi per costruire la lingua scritta. Questo processo viene visto come l’apprendimento di abilità linguistiche e cognitive culturalmente definite e inserite in un sistema di interazioni e pratiche sociali → si deve considerare il contesto nel quale esse si sviluppano. Ci sono due oggetti principali della ricerca effettuata: 1. Costruzione di un contesto educativo innovativo 2. Processi di costruzione e riflessione del bambino sull’oggetto “lingua scritta” Non si può guardare allo sviluppo del bambino senza tenere conto degli scopi dell’attività di inculturazione, della cultura e dei contesti sociali. Inoltre è fondamentale osservare i processi naturali e autonomi di costruzione delle conoscenze e i processi diretti e spinti da sollecitazioni esterne. Il nodo teorico centrale della costruzione di questo lavoro riguarda: - Rapporto tra sviluppo e apprendimento - Rapporto tra processi naturali e autonomi - Rapporto tra processi diretti e spinti Le prospettive si una psicologia culturale La psicologia culturale ritiene che si debbano considerare due caratteristiche della specie umana: - l’abilità a modificare l’ambiente (creando artefatti) - l’abilità a trasmettere attraverso il linguaggio le modificazioni La cultura è il medium in cui l’uomo è inserito, il bambino si sviluppa in una determinata cultura e si sviluppa tramite gli artefatti di quella cultura. In psicologia, la scuola direttamente connessa a quanto detto è quella storico-culturale russa (Vygostkij e Leontiev). Vengono messi in risalto 3 punti che hanno influenzato gli sviluppi della psicologia culturale attuale: - Mediazione culturale: gli artefatti mediano la nostra interazione con il mondo. - Sviluppo storico: gli artefatti sono trasmessi da generazione a generazione. Bisogna considerare l’origine storica delle modalità di mediazione. - Attività: questo concetto consente di definire e descrivere i contesti in cui si usano azioni e operazioni specifiche. La psicologia culturale ritiene che per capire il ruolo della cultura nella costruzione della mente è necessario studiare l’attività delle persone nei contesti di vita reali. Una nuova definizione di apprendimento Nuova definizione di “apprendimento” —> inteso come sviluppo culturale, è un’azione complessa che si svolge in quadri di attività storicamente e culturalmente definiti. Si parla di interazione tra sviluppo e apprendimento. 1

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La mediazione converte lo sviluppo naturale in sviluppo culturale —> l’organismo (parte attiva) costruisce le conoscenze. La scuola è un contesto culturale a va considerato come tale. La psicologia cognitiva dell’istruzione studia invece i processi di costruzione delle conoscenze e li utilizza come guida per progettare e costruire contesti educativi. Importante costruire un contesto educativo che apra spazi di ricerca sui processi cognitivi del bambino che permetta a loro di padroneggiare la lingua scritta. Costruire e studiare i contesti dello sviluppo culturale Il ruolo della scuola è quello di offrire al bambino i contenuti, gli artefatti e le pratiche culturalmente rilevanti. Gli effetti dipendono Dalle attività E dalle pratiche culturali previsti nella scuola. Due scopi della psicologia cognitiva dell’istruzione: - studiare in contesti reali I processi di sviluppo culturale - contribuire a guidare la costruzione di contesti educativi Dove le attività svolte siano rilevanti rispetto per l’avvicinamento culturale del bambino. La psicologia cognitiva dell’istruzione tiene uniti la costruzione di contesti educativi innovativi e lo studio dei processi di costruzione della conoscenza che avvengono al loro interno. Questi ultimi andranno studiato sperimentando metodologie specifiche che catturano la dinamica del processo di costruzione della conoscenza durante la manipolazione cognitiva di un oggetto di conoscenza reale (in un contesto sociale ed educativo rilevante per il bambino). I dati raccolti però non descrivono le competenze dei bambini ma piuttosto le performance di bambini specifici in un contesto socio-educativo descritto e controllato. Uno studio dei processi di costruzione della lingua scritta E’ stata fatta una ricerca sui processi di costruzione della lingua scritta nel bambino. Evento di lingua scritta: “ogni occasione in cui un pezzo di lingua scritta è parte essenziale e integrante alla natura dell’interazione tra i partecipanti e dei loro processi di interpretazione” I contesti educativi non sono il luogo dove si applicano le teorie, ma una fonte di informazioni preziosa per una teoria psicologica che consideri gli aspetti sociali, culturali e ambientali come parte essenziale del processo di sviluppo umano.

2. PROCESSO DI ALFABETIZZAZIONE La lingua scritta non è presente ovunque: solo 78 lingue su tremila hanno una corrispondenza scritta. Bisogna quindi differenziare tra culture orali e culture scritte. Esistono due oralità: primaria (delle civiltà senza scrittura), secondaria (delle civiltà con la scrittura). Avere una scrittura significa poter fare una riflessione metalinguistica: parlare di parole e grammatica è impensabile in un mondo senza scrittura. La scrittura affida la parola allo spazio togliendola da continuum temporale. Quando una cultura inventa la scrittura guarda prima la lingua orale. 2

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Il possesso della lingua scritta rappresenta una trasformazione della comunicazione di una civiltà. Per capire l’impatto della lingua scritta sulla nostra cultura si sono studiati gli effetti dell’invenzione dell’alfabeto. Il processo di alfabetizzazione esercita un’influenza anche sul singolo: il medium (la lingua scritta in questo caso) forma e trasforma i processi di pensiero dell’individuo. Per comprendere gli effetti dell’alfabetizzazione bisogna distinguere lingua scritta e orale: due diversi sistemi di modellizzazione del reale. Si possono produrre generi molto diversi. La lingua scritta fa conservare la forma del messaggio ma non il significato, che va ricostruito dal lettore. Il processo di scrittura contribuisce a creare modalità di pensiero decontestualizzato. La scrittura ha modificato la mente umana più di qualsiasi altra cosa: ha decontestualizzato il linguaggio, è una forma di comunicazione verbale autonoma, va interpretato, non c’è contatto con l’autore e quindi non c’è un confronto diretto. Imparare a scrivere influenza anche l’oralità del bambino. Imparare a leggere e a scrivere è una seconda socializzazione culturale alle modalità di pensiero e strumenti di organizzazione concettuale tipici della cultura in cui vive il bambino. Leggere e scrivere come processi linguistico-cognitivi complessi Scrivere non è parlare con la penna Saper scrivere significa produrre testi significativi e adeguati alla situazione. E’ processo complesso che richiede abilità cognitive e linguistiche È stato inoltre elaborato un modello di processo di composizione dei testi (Flower e Hayes): essi cercano di capire cosa c’è sotto al processo di composizione. Questo modello prevede tre sottoprocessi che si combinano in modo diverso e non fisso (non hanno un ordine fisso). L’abilità di composizione del testo sta proprio nel combinare questi processi. 1. Pianificazione —> generazione del testo + organizzazione del testo 2. Trascrizione —> è collegata alla pianificazione. Durante la trascrizione controllo l’adeguatezza di quello che scrivo a quello che avevo pensato durante la pianificazione. 3. Revisione —> questo processo può avvenire sia durante che alla fine della stesura. Lo scrittore è stato già abile quanto più riesce a controllare i tre sottoprocessi. Controllarli per il bambino è molto difficile. Nel bambino l’apprendimento si verifica proprio con l’automatizzarsi dei sottoprocessi della composizione: è importante insegnare a dividere l’atto compositivo nei suoi processi. Per la scuola lo scrivere è un’attività che va imparata ma non insegnata. Si può insegnare a scrivere ma non tutti i bambini avranno una inclinazione nella scrittura. Leggere non è solo decodificare Leggere invece non significa solo decodificare i simboli scritti ma anche estrarre il significato dal testo. 3

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Ciò che permette al lettore di capire il testo sono le informazioni non visive già possedute. Esse aiutano nell’anticipazione. Esistono tre principali fonti di informazione disponibili al lettore: - Informazioni grafofoniche: corrispondenze tra scritto e parlato - Informazioni sintattiche: conoscenza della struttura sintattica e grammaticale. Può utilizzare le parole come indizi per predire la struttura del testo. (Es. “Lei stava gioca…” in base alle conoscenze si capisce che sarà “ndo” e non “giocattolo”). - Informazioni semantiche: bagaglio di conoscenze che il lettore utilizza per dare senso a ciò che legge. Queste tre fonti verranno usate in modo simultaneo. Il lettore esperto ha a disposizione più fonti di informazioni per capire. Non si parla di corrispondenza grafema-fonema ma le parole sono più che altro degli ideogrammi che portano direttamente al significato. Esistono però diverse strategie di lettura e scrittura, che sono in relazione al contesto comunicativo in cui vengono utilizzate. Un buon lettore e scrittore è colui che sa rispondere con strategie adeguate nei vari contesti comunicativi. La costruzione della lingua scritta nel bambino Il bambino impara a parlare parlando (producendo e comprendendo) il linguaggio nelle situazioni comunicative reali. Egli svolge sempre un’attività di comprensione del mondo che lo circonda. Dovrebbe essere cosi anche per la scrittura. L’idea di bambino che sta sotto a questa teoria dell’apprendimento linguistico è quella di un soggetto attivo: il bambino elabora, cerca regole, categorizza la realtà… Emilia Ferreiro ha svolto ricerche che hanno modificato il modo di guardare l’alfabetizzazione. Parte dall’idea che il bambino (occidentale) sia immerso nella scrittura )cartelloni, giornali, pubblicità…) e che eserciti un ruolo attivo nella comprensione della lingua scritta. Voleva capire ciò che il bambino fa prima di scrivere “bene”. Ha chiesto ai bambini da 3 a 6 anni di scrivere e leggere ciò che aveva scritto: ciò ha permesso di individuare una sequenza di modalità di costruzione della lingua scritta. La scrittura alfabetica è per il bambino il punto di arrivo, non di partenza. Prima differenziazione tra disegno e scrittura Ci sono tre momenti che distinguono i modi in cui i bambini costruiscono la scrittura (prima di diventare alfabetici): 1. Distinzione tra disegno e scrittura Devono capire nella scrittura non è presente nessuna relazione figurale. Già nei bambini piccoli si può ritrovare la presenza delle caratteristiche che situano la scrittura al di fuori del campo iconico: - Linearità di forme - Arbitrarietà di forme (le lettere riprodotte non hanno le forme degli oggetti). Poi i bambini passano a considerare i segni come oggetti sostitutivi (Il valore non è in sé stessi, ma in quello che rappresentano simbolicamente). I problema sta proprio nel capire a quali elementi quella scritta si riferisce. I bambini solitamente pensano che le scritte 4

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servano per dare un nome alle cose )unico elemento che il disegno non riesce a rappresentare). Periodo pre sillabico: differenziazione all’interno della scrittura 2. Periodo presillabico I bambini cercano di risolvere il problema “come si devono organizzare i segni per rappresentare il nome degli oggetti?”. Il bambino elabora il principio della quantità minima: una scrittura per i bambini è tale se ha almeno un certo numero di lettere (in genere 3); questa ipotesi sottolinea la costruzione del processo di scrittura e non l’imitazione. Tutti i giorni infatti i bambini vedono scritte molto brevi, eppure elaborano questa teoria. l bambino elabora anche il principio della variazione interna: i segni devono essere diversi tra loro per fare in modo che la scritta sia una rappresentazione simbolica adeguata Si pone un nuovo problema: trovare un criterio stabile per differenziare la rappresentazione delle scritte in modo da differenziare i significati. Si cercano delle differenze grafiche. La lunghezza della parola potrebbe rifarsi anche al referente (zanzara scritta più piccola di treno). Oppure cambiano l’ordine delle lettere. Le modalità di soluzione più avanzata consiste nel tenere simultaneamente sotto controllo sia la quantità che la qualità. 3. Fonetizzazione La scoperta che la scrittura è la rappresentazione della lingua orale. Si distinguono tre momenti attraverso cui il bambino riesce a riprodurre i fonemi: - Fase sillabica: controllo della quantità dei segni per scrivere una parola (un segno per ogni sillaba); il bambino mette in corrispondenza biunivoca le sillabe con i segni dell’intera scritta (es. il cuoco→ A (il) F(cuo) E(co)); compie ipotesi sillabiche usate per controllare il processo di scrittura (es. il bambino detta a sé stesso le sillabe mentre scrive controllando durante il processo di produzione il numero di lettere da scrivere). All’inizio questa fase serve per giustificare quello che fa il bambino. Non è detto che si sia uguale sistematicità sul piano qualitativo (vengono usate lettere convenzionali e non). In altri casi invece si può vedere la stessa sistematicità sul piano qualitativo e quantitativo. il bambino compie ipotesi sillabica e uguale sistematicità sul piano qualitativo. Il bambino rappresenta la stessa sillaba con la stessa lettera. In questa fase inoltre il bambino comprende che scrivendo si rappresentano gli aspetti sonori della lingua.

- Fase sillabico-alfabetica: affianca all’ipotesi sillaba quella alfabetica. Alcuni segni rappresentano le sillabe e fonemi della parola, altri segni sono alfabetici. s

- Fase alfabetica: ogni segno rappresentato corrisponde a un fonema → manca la

suddivisione delle parole, le doppie, le parole con h, i suoni “gl” ecc. (qui i bambini trovano problemi con questi elementi)

L’alfabetizzazione non è che il punto di partenza.

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3. IMPARARE A LEGGERE E SCRIVERE LEGGENDO E SCRIVENDO Non è una quesitone di metodo Con queste scoperte relative all’apprendimento della lingua scritta e parlata da parte del bambino si è rivalutata l’azione educativa. Si ha un completo rovesciamento della prospettiva da cui considerare la lingua scritta. C’è un rinnovamento delle pratiche di insegnamento di lettura e scrittura. Questa riqualificazione tiene conto di: 1. Conoscenze già possedute dei bambini 2. Cosa implica e cosa richiede leggere e scrivere 3. Livello cognitivo e linguistico utilizzati per leggere e scrivere Tutto ciò con lo scopo di costruire contesti adatti a stimolare l’incontro tra riflessione del bambino e oggetto culturale della lingua scritta e sostituire alle pratiche meccaniche le pratiche che esaltano la conoscenza del bambino. Non è una questione di anticipo Questo approccio ritiene che l’apprendimento della lingua non necessariamente debba iniziare a 6 anni. Bisogna superare l’opposizione tra scuola materna (che non si occupa della lingua scritta) e scuola primaria (che insegna ai bambini come fossero ugualmente ignoranti e non diversamente competenti). E’ importante parlare quindi di continuità della lingua scritta: i bambini già la conoscono e il suo insegnamento non ha età. L’adulto come mediatore tra il bambino e la lingua scritta Esistono due criteri guida per costruire contesti educativi: - Sperimentare pratiche sociali di lettura e scrittura - Facilitare e dare senso all’apprendimento della lingua scritta cosi che il bambino sperimenti l’utilità socio comunicativa - Differenziare l’imparare a leggere e a scrivere. Il codice di corrispondenza alfabetico che regola il rapporto tra lingua scritta e orale non ha stesso ruolo quando si legge o scrive. Leggere e scrivere sono processi diversi linguisticamente e cognitivamente. Il bambino ha potuto leggere e scrivere anche grazie alla mediazione degli adulti. I bambini nella quotidianità sono inseriti nel mondo della scrittura in modo naturale. Il bambino ha potuto testare l’utilità a livello pratico della lettura e della scrittura. Differenziare lì imparare a leggere e l’imparare a scrivere Il leggere e scrivere sono processi diversi: da una parte della produzione dall'altra la comprensione. Inoltre richiedono processi cognitivi diversi. Solitamente si adeguano le proposte solo alla lettura. Si è pensato secondo una logica adulta: chi sa leggere sa scrivere. Sono state quindi proposte attività di lettura (che esaltavano il contesto) e attività di scrittura (che favorivano un lavoro cognitivo). Continuità degli insegnanti Per fare tutto ciò è necessario che ci sia continuità negli insegnanti, ciò prevedere un lavoro di formazione e collaborazione tra questi ed i ricercatori così schematizzato: a) Preparazione al cambiamento: momento di condivisione con le insegnanti di teorie e metodi per la costruzione di conoscenza b) Cambiamento verso l’intervento: mettere in comune le idee per adottare un nuovo punto di vista sull’alfabetizzazione. 6

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c) Definizione e sistematicità dell’intervento: costruzione vera e propria del contesto educativo attraverso la collaborazione tra insegnanti di infanzia e primaria (continuità educativa) Contesti e contenuti di apprendimento Nella costruzione del contesto educativo si deve considerare che l’apprendimento della lingua scritta non può prescindere dal riferimento alla lingua orale. Ci sono 3 caratteristiche che sono determinanti per l’acquisizione della lingua scritta: 1) Contingenza semantica: l’adulto continua, ampia, chiarifica gli argomenti introdotti dal bambino 2) Scaffolding: adulto riduce la difficoltà di un compito permettendo al bambino di concentrarsi meglio per acquisire meglio un’abilità linguistica 3) Procedure responsabilizzanti: l’adulto richiede la migliore risposta/comportamento dal bambino. Le insegnanti in questo progetto hanno mantenuto un comportamento verbale di questo tipo. La competenza linguistica è essenziale per un reale approfondimento della lingua scritta. Linguaggio disembedded: della Donaldson. E’ un linguaggio sganciato e indipendente dal contesto in cui la produzione linguistica si situa. A scuola la mancanza di di questo tipo di linguaggio è discriminante: non sempre bambini e adulti condividono gli stessi contesti di riferimento. Nel contesto educativo di questo lavoro si è dato ampio spazio a discussioni, conversazioni, invenzioni di storie… L’obiettivo è stato quello di fornire una vera a propria “preparazione orale all’alfabetizzazione”. Si è tenuto anche conto della conoscenza metalinguistica (capacità di riflettere sulle forme linguistiche utilizzate). E’ utile allo sviluppo linguistico. Si possono identificare 6 abilità metalinguistiche: - Dare giudizi sul linguaggio - Correggere espressioni - Applicare regole grammaticali - Fornire interpretazioni al linguaggio - Segmentare unità linguistiche - Giocare col linguaggio Queste capacità possono esercitarsi sia sul linguaggio prodotto da sé che dagli altri. Se si parla di riflessione metalinguistica nei bambini si può parlare di una capacità di riflessione sul linguaggio, attuabile a diversi livelli di competenza e non u...


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