GLI EROI Della Guerra DI Troia (Riassunto) PDF

Title GLI EROI Della Guerra DI Troia (Riassunto)
Course Letteratura greca
Institution Università degli Studi di Trento
Pages 26
File Size 687.4 KB
File Type PDF
Total Downloads 3
Total Views 118

Summary

Tra tutti i modi di raccontare il mito e i suoi personaggi, questo libro decide di raccontare la biografia di ciascun eroe ripercorrendo quindi il mito di Troia capitolo per capitolo solo per la parte che concerne il personaggio in questione....


Description

GLI EROI DELLA GUERRA DI TROIA 1. Agamennone e Menelao: i re guerrieri Nel 1876 Heinrich Schlimann scoprì tre scheletri coperti d’oro. Nel corso della sua esplorazione andò in una delle 5 tombe che ha scoperto vide questi scheletri coperti da una maschera. I primi due si polverizzarono, ma il terzo rimase integro: era il cadavere di Agamennone! La rocca dove risiedevano i corpi attestava lo splendore dell’epoca. Era la prima civiltà greca (1600-1200 a.C.) chiamata MICENEA. Si scoprirono da lì in poi altri palazzi (Tirinto, Orcomeno, Pilo ecc.). Gli scavi attribuivano un’immagine di un’aristocrazia guerriera, campi coltivati, artigianato straordinario, e un potere centralizzato con numerosi documenti di rendiconti. La scrittura su queste tavolette d’argilla era la LINEARE B (lineare composta da segni lineari; B distinzione dalla più antica A, usata dai minoici). queste tavolette venivano scritte ogni anno, infatti quelle che possediamo testimoniano l’ultimo anno di vita dei micenei. La decifrazione avvenne solo nel 1952 da Michael Ventris il quale dimostrò che il miceneo era greco. I resti erano perlopiù elenchi amministrativi, e qui si trovano i primi cenni degli dei. i sovrani delle rocche micenee erano gli wanax. I nomi riportati (Achille, Ettore) erano persone qualunque non eroi. Ma l’Agamennone di Schilemann non era quello del mito, il quale è stato discendente da una famiglia di una lunga serie di delitti. Partirono già con il bisnonno Tantalo. Era stato invitato a banchetto dagli dei nell’Olimpo, un grandissimo onore. Lui ricambiando, forse per follia, servì agli dei come pasto suo figlio Pelope. Solo Demetra mangiò la spalla di Pelope. Indignati gli dei fecero resuscitare Pelope, e Tantalo fu messo a bagnomaria in uno stagno e destinato soffrire in eterno la fame e la sete (da qui prende il nome: il supplizio di Tantalo). Pindaro, nel suo scritto Olimpica I, diceva che questo mito era un’invenzione, dicendo che Pelope fu portato all’Olimpo da Poseidone. Egli godeva del favore degli dei. Zeus gli consegna uno scettro forgiato da Efesto (che lo impugnerà poi Agamennone). Grazie a Pelope si darà il nome al Peloponneso (regione che contiene Micene, Sparta, Argo, Pilo e Olimpia). Olimpia, patria dei giochi atletici, si chiamava Pisa un tempo. Si estendeva sul fiume Alfeo, che era anche un dio. Alfeo tentò di violentare Artemide, ma lei con uno stratagemma (lei e le ninfe si mascherarono il volto con del fango) evitò la cosa. Fu, infatti, costruito un santuario di Artemide Alphaia. Alfeo, però, desiderava di più Aretusa, un doppione di Artemide, si dedicava alla caccia, sminuiva molto il suo aspetto. Un giorno, tornando dalla caccia andò verso il fiume, ci si tuffò dentro, e sentì Alfeo che la chiamava; lei spaventata iniziò a correre lungo le rive, ma si dice che Alfeo la seguisse ovunque. Artemide, allora, le aprì una strada attraverso il mare, dove arrivò in questa terra; infatti oggi è uno degli angoli più belli di Siracusa c’è il nome di Aretusa. Pisa, luogo magico, vivevano presenze soprannaturali. Regnava qui Enomao sovrano crudele, il quale aveva deciso di non far sposare la figlia Ippodamia, per un presunto innamoramento nei suoi confronti.

Per indire il matrimonio escogitò una gara mortale. Una corsa coi carri, chi avesse vinto avrebbe sposato sua figlia. La gara era truccata, perché Enomao possedeva due cavalli più veloci del vento e una lancia infallibile concessagli da Ares. Enomao uccise tutti, fino non arrivò Pelope. Nonostante l’aiuto di Poseidone, gli era inferiori, allora per vincere si affidò all’INGANNO. Assieme a Mirtilo (fantino di Enomao) architettarono l’inganno. Mirtilo sabotò il perno del suo carro facendolo sfracellare. iniziò quindi la stagione di Pelope. Mirtilo, in realtà, aveva fatto l’inganno solo per avere Ippodamia, ma Pelope lo precipitò lungo l’Istmo di Corinto(in un tratto dell’Egeo, c’è il nome di Mirtoo). Il matrimonio tra Pelope e Ippodamia fu infelice, ma diedero alla luce Atreo e Tieste. La corsa fra Pelope e Enomao fu raffigurato sul tempio di Olimpia nella prima metà del V secolo. Pelope fu venerato come un’eroe. Aveva numerosissime reliquie, ma la sua nave che le contenva sprofondò in mare Oltre ad Atreo e Tieste, Pelope ebbe un figlio da un’altra donna: Crisippo. (Crisippo e il rapimento di Laio: secondo alcuni, prima relazione omosessuale della storia) Ippodamia, temendo lo spodestamento, uccide Crisippo, il quale riesce a rilevare al padre dell’accaduto. Detto ciò Ippodamia si suicida. Alla morte di Pelope, Atreo e Tieste ereditarono lo scettro d’oro di Zeus per regnare su Micene. C’era un altro simbolo: la pelle d’oro di un agnello, quella recuperata da Giasone in Asia. Questo vello era in possesso di Atreo, che lo aveva consegnato a sua moglie Erope (nipote di Minosse). Quest’ultima di fece sedurre da Tieste e gli diede il vello d’oro. A Micene, c’era un vuoto di potere, si necessitava di un re. Nacque una lite fraterna. Tieste propose che il regnava l’avrebbe governato chi possedesse il vello d’oro, quindi con l’inganno vince Tieste. Zeus, irritato a questo inganno, suggerì ad Atreo uno stratagemma: il regno sarebbe andato ad Atreo il giorno in cui il sole fosse tramontato a oriente. Con l’aiuto di Helios, Atreo divenne re. Per vendicarsi del fratello, Atreo cucinò e servì al fratello i suoi figli. Storie simili, narravano dei tiranni come Falaride che voleva divorare i lattanti e mangiarsi i suoi figli. I tiranni si ponevano oltre ogni norma umana, infatti erano considerati licantropi. Quindi sono carichi di crudeltà. Aner tyranikos (l’uomo tirannico) Il CANNIBALISMO è una patologoia dell’eroe. Ne parla anche Seneca (educatore di Nerone fino alla sua ribellione) nella sua tragedia Tieste, dove Atreo invita Tieste a banchetto per una presunta “riconciliazione” ma che si prospetta una atto cannibale. Si vede la disperazione di Tieste, e il suo reclamo di avere i corpi dei figli, ma li ha mangiati. Questo delitto segnerà il destino della stirpe dei Pelepidi. Atreo e Erope diedero alla luce Menelao e Agamennone. Si dice che Tieste oltre a figli mangiati aveva un’altra figlia Pelopia che, secondo le varie versioni, venne stuprata dal padre. secondo una versione Pelopia guidava la danza delle vergini, ma si era macchiata la veste; scese al

fiume per lavarsi, qui venne stuprata, e partorì Egisto (il quale venne salvato da una capra; dal greco aix, aigos). Invece, il mitografo Igino, racconta che Tieste, dopo aver stuprato Pelopia, aveva abbandonato nelle mani della figlia la sua spada. Atreo, incontro Pelopia, e le chiese la mano. La accolse in casa usa con il figlio facendo pensare che fosse di Atreo. Un giorno Atreo catturò Tieste e incaricò Egisto di ucciderlo. Egisto impugnò la spada del vero padre, che lo riconobbe. Egisto scosso chiamo Pelopia, la quale gli strappò l’arma e si uccise. Il giovane estrasse la lama dal petto della madre e gliela mostrò ad Atreo in segno di lavoro compiuto. Un giorno che Atreo stava facendo sacrifici, Egisto lo sorprende alle spalle e lo sgozza. Inoltre Egisto ucciderà Agamennone. I figli di Atreo, Agamennone e Menelao, furono costretti all’esilio, ma con la morte dello zio Tieste, Agamennone riconquistò Micene e Menelao regnerà a Sparta per aver sposato Elena, Figlia di Tindaro, discendente di Perseo. Tindaro aveva 4 figli: Castore, Polluce, Elena, Clitennestra. Famoso è il dipinto. Il cigno è Zeus. La donna è Leda, moglie di Tindaro. Dal ménage à trois si generarono i figli. Castore e Elena figli di Zeus Polluce e Clitennestra figli di Tindaro Igino, dice che Zeus si sarebbe innamorato di Nemesi non di Leda (forse sono la stessa persona?). Zeus andò a caccia di donne mortali e si fece trasformare da Afrodite in aquila e fingere di inseguirlo nel cielo. A sua volta, prese la forma del cigno, fingendosi spaventato, si spinse nelle braccia di Nemesi. Questa si addormentò, e Zeus la stuprò. Nemesi, quindi, depose un uovo. L’uovo fu portato in dono a Leda, e da quell’uovo sarebbe nata Elena. Castore (maestro nel domare i cavalli) e Polluce (pugilatore magnifico) erano il vanto di Sparta. Venivano chiamati Dioscuri (“figli di Zeus”). La loro vicenda si incrociò con Ida e Linceo. i gemelli rubarono, si pensa, le mogli di Ila e Linceo (Leucippidi). Ida e Linceo si lanciarono nell’inseguimento. Linceo dotato di vista acutissima li scorse nel tronco di un albero, Ida lanciò una freccia e uccise Castore. Polluce intervenendo trucide Linceo, mentre Ida fu fulminato da Zeus. Polluce era destinato all’immortalità, ma rinuncio, e accettò un’immortalità a giorni alterni. c’è chi dice che i Dioscuri siano le stelle del mattino e della sera e che aiutavano i marinai a trovare la rotta. Le figlie femminili di Tindaro: Clitennestra e Elena. Per quest’ultima, Tindaro indice un bando pubblico per concedere la mano della figlia. A contendersi Elena c’è la migliore aristocrazia. Tindaro si pentì del concorso, temeva che chi avesse perso gli avrebbe scagliato rabbia e vendetta.

Ulisse, astuto, si ritira dal bando e propose una soluzione per Tindaro (fare un giuramento che gli esclusi dovranno promettere di aiutare lo sposo nel momento in cui avesse avuto un’offesa riguardo alle nozze), e in cambio lo avrebbe aiutato a sposare Penelope. Tindaro scelse Menelao, e il giuramento li avrebbe vincolati alla GUERRA DI TROIA. I fratelli Menelao e Agamennone si sostennero sempre l’un l’altro. Agamennone era l’immagine della regalità, mente Menelao era senz’altro più superficiale. La guerra di Troia inizierà quando Menelao troverà sulla strada il suo rivale: Paride. 2. Paride, un principe da favola La guerra troiana viene vista come lo scontro fra Occidente e Oriente. Da un lato Troia, con il re Priamo, dall’altra troviamo le città greche indipendenti. Già dal V secolo a.C. si scatenò il conflitto tra Grecia e Persia. Era un eterno conflitto che da un aparte si trovava il dispotismo orientale e dall’altra l’autonomia delle città greche. I vincitori furono i greci con l’aiuto degli ateniesi. Il film di Zack Snyder, 300, ricorda l’eroica resistenza degli spartani guidata da Leonida. Si ispirò a Erodoto che nella sua retorica trattava già di opposizione tra libertà e dispotismo. Inoltre i troiani, nel 1400 circa, furono tirati in ballo tra una guerra fra mondo cristiano e mondo islamico. Nel 1453 Maometto II entrava trionfante a Costantinopoli. Era un momento cruciale. I “turchi” erano considerati discendenti dei “teucri”, un nome che designava gli abitanti di Troia. ma la cosa interessante è che Oriente e Occidente hanno stessi vizi e virtù (lingua, dei). Ma il problema è: TROIA è ESISTITIA VERAMENTE? Molti studiosi pensano che la città si trovasse in un regno periferico dell’Anatolia. Gli ittiti vi dominavano. Degli archivi imperiali è emerso un trattato fra Muwatalli II (re degli ittiti) e Alaksandros (principe di Wilusa). Muwatalli guidò gli ittiti contro Ramses II nella famosa battaglia di Qadesh nel 1274. Aleksandros era l’altro nome di PARIDE (coincidenza?) Un altro documento dice che il re ittita Hattusili II scrive una lunga lettera al re di Ahhiyawa. Tratta di dispute che hanno diviso i due regni che riguardano il territorio di Wilusa (Troia). I greci sono normalmente chiamati Achei. Ahhiyawa  terra degli achei sono tutte ipotesi, ma di fatto è che i regni e le civiltà orientali che si affacciano sul Mediterraneo erano in contatto con i greci. I greci hanno viaggiato verso est, hanno fondato colonie in Anatolia, importato l’alfabeto fenicio. Alcuni motivi dei poemi omerici si rifanno alla Mesopotamia di Gilgamesh: - Es. la coppia Gilgamesh-Enkidu ha tratti che ricordano la coppia Achille-Patroclo Troia ha una lunga storia. Apollodoro racconta alcuni dettagli a riguardo: Il primo signore della Troade era Teucro, figlio di una ninfa, Idea, e di un fiume, Scamandro. Il re successivo fu Dardano, figlio di Zeus e Elettra. suo fratello aveva tentato di sedurre Demetra, e per questo Zeus lo folgorò. Dardano, addolorato, lasciò la terra natale (l’isola di Samotracia) e andò in Troade. Qui sposò Baitea, dalla quale ebbero Erittonio, che generò Tros che a sua volta generò Ilo e Ganemide. Ganemide, per la sua bellezza assoluta, venne rapito da Zeus e portato in Olimpo come paggio e coppiere dei banchetti, Ilo sarebbe stato il fondatore di Troia.

Questo dalla Troade andò nella regione della Frigia. Qui vinse una gara con il premio di 50 maschi e 50 donne, e un ulteriore mucca pezzata, che nel momento e nel posto in cui si sarebbe sdraiata Ilo dovesse erigere la città. Ilo chiese a Zeus un segno per capire se la città fosse destinata a grandi cose, e questo creò una statua gigantesca, IL PALLADIO (simbolo della potenza di Troia). Apollodoro inoltre racconta di Atena e della sua amica Pallade. Entrambe mascoline e amanti dei giochi di guerra. Un giorno, in un gioco che pareva più violento del solito, Pallade cercò di colpire Aten, ma questa venne protetta da Zeus con l’egida (pelle di capra magica che traeva il mostro Medusa) e questa spaventata morì sul colpo. Atena fabbricò una statua in legno: il Palladion. Figlio di Ilo fu Laomedonte, un re bizzarro. Lui eresse le mura di Troia. Chiese aiuto a Poseidone che con l’aiuto di Apollo eresse mura invalicabili. Laomedonte si rifiutò di pagargli il compenso, e quindi questo attraverso un mostro marino voleva distruggere la città. Poteva essere placato con l’offerta di una vergine: la figlia stessa di Laomedonte, Esione. Il sacrificio stava per compiersi, quando arrivò Eracle, il quale evitò il sacrificio. Laomedonte, incauto, si rifiutò nuovamente di pagare il compenso ad Eracle, e questo distrusse la città (PRIMA GUERRA TROIANA). Eracle condusse 18 navi presso la città. Il primo degli invasori fu Telamone, il quale suscitò una profonda gelosia ad Eracle. Infatti cercò di ucciderlo, ma astutamente persuase Eracle. Quest’ultimo uccise Laomedonte, prese Esione e gliela concesse come sposa a Telamone. Eracle concesse, inoltre, ad Esione di avere un suo schiavo: Podarce (“dal piede veloce”). Da allora Podarce, venne chiamato Priamo “colui che è stato riscattato”. Priamo salì al trono. Ha avuto più di una moglie: Arisbe e Ecuba(regina di Troia), dalla quale ebbe 100 figli. Il primo fu Ettore. Mentre stava per avere il secondo fece un sogno strano (un tizzone ardente divorava la città e la bruciava). Si fece interpretare il sogno, e l’onirocrita lesse che il bambino che sarebbe nato avrebbe causato le rovine di Troia. Lo portarono sul monte Ida per essere mangiato dalle bestie, ma il destino salvò l’infante. Fu allattato per 5 giorni da un’orsa (simbolo della regalità) e poi cresciuto da Agelao. il ragazzo diventa il più bello dell’Asia, e gli viene conferito il nome Alksandros (colui che protegge). Un giorno arrivarono sul monte dei gendarmi di Priamo, incaricati di requisire un toro, perché messo in palio come torneo. Il giovane Paride cercò di impedire il rapimento, ma venne cacciato; quindi decise di partecipare alla gara. Il giovane trionfò su tutte le gare. Umiliò Deifobo, il quale, accecato dalla rabbia, tentò di ucciderlo, ma la voce di Cassandra (potere profetico) impedì l’assassinio. Il rapimento di Elena e il famoso giudizio di Paride Venne indetto un concorso di bellezza. Zeus vide in Paride le qualità (bellezza enorme) per l’assunzione di un incarico come giudice per la contesa tra Afrodite, Era e Atena. Tutto inizio nella celebrazione delle nozze di Peleo e Teti (genitori di Achille). Vennero invitati tutti apparte Eris, dea della discordia. Quest’ultima, offesa, decise di vendicarsi lanciando una mela d’oro con inciso “alla più bella”(per questo POMO DELLA DISCORDIA). Questo suscitò una rissa tra Era, Atena e Afrodite. Zeus, seccato, convinse le dee ad affidarsi a un giudice: Paride.

Hermes scortò le dee sul monte Ida. Secondo Luciano e dell’illustre patriota ottocentesco Luigi Settembrini, Paride scorge Hermes con le dee, che inizialmente non riconosce. Dopo la rivelazione, Paride decide che nel suo giudizio dovranno presentarsi nude e che inoltre le divinità perdenti non scagliano la loro ira su di lui, e da lì, inizia il concorso: - La prima: Era gli promette che lo farà signore di tutta l’Asia se sceglierà lei - Atena gli promette che da ogni battaglia ne verrà sempre glorioso, se sceglie lei - Afrodite lo persuade dicendo che non si merita di stare lì, ma che si merita la donna più bella del mondo: Elena. Gli promette che se sceglierà lei, con l’aiuto di Himeros e Eros (divinità del desiderio), faranno infatuare Elena di Paride. QUESTO ACCETTA. PRIMO SEME DELLA GUERRA DI TROIA Paride è rappresentato come bellissimo e raffinato. Nell’Iliade, la sua prima apparizione, avviene quando i sue eserciti si fronteggiano. Si presenta con una pelle da pantera (simbolo della lussuria), una lancia e un arco. Egli sfida i greci a combattere con lui in duello. Menelao lo scorge e si avventa verso di lui. Paride, spaventato, indietreggia, e viene prima sbeffeggiato e poi incitato dal fratello maggiore, Ettore. Paride è un suonatore di cetra, non è un uomo di guerra. Le parole del fratello riescono a convincerlo e inizia il duello tra Menelao e Paride. Menelao ha la meglio, ma quando con la spada colpisce l’elmo di Paride, questa si spacca, ma Menelao continua la sua lotta, per la sua sete di vendetta. In quel momento, viene graziato da Afrodite, che lo avvolge in una nuvola e lo trasporta nel talamo, facendo rimanere stordito Menelao. Afrodite costringe Elena ad andare nel talamo, e nonostante lei prova vergogna per ciò che è successo, fanno l’amore. Ettore, seccatissimo, va nel talamo a convincere Paride a combattere insultandolo. Convinto si decide a tornare in campo, e la sua apparizione è sfolgorante, grazie alla carica d’eros di Afrodite conferitagli. Apollodoro parlava del primo amore di Paride, la ninfa Enone. Era una profetessa che lo aveva avvertito di non partire per la Grecia, ma questo partì comunque ritornando con Elena. Al suo ritorno egli si scordò di lei. Degli autori dicono che Enone e Paride ebbero un figlio, Corito. La madre lo avrebbe invitato al palazzo per ingelosire il padre. Elena infatti fu attratta da Corito, e questo suscitò in Paride quella gelosia che lo portò ad uccidere il proprio figlio! Enone aveva cercato di tornare da Paride, ma venne respinta con crudeltà. Anni dopo, dopo la morte di Achille e Ettore, Paride fu sfidato a duello da Filottete (principie asiatico, arciere eccezionale) A COLPI D’ARCO. L’arco di Filottete era magico poiché le frecce erano fatali (impregnati di sangue dell’Idra ucciso da Eracle nella palude di Lerna). Paride fu trafitto più volte. Ferito a morte si rifugiò sul monte Ida e implorò Enone di salvarlo, poiché conosceva le arti magiche e curative. Enone si rifiutò. Paride, ormai morente, andò a Troia e intanto Enone si era pentita, perché l’amore vinse l’odio, ma al suo arrivo Paride era già morto, e questo porto il suo suicidio (il suo cadavere aggiunto alle done come Antigone, Giocasta, Fedra, Erigone ecc.). Così si chiuse la faccenda di Paride.

3. Elena e i pericoli della bellezza questo dipinto di Caravaggio rappresenta “Il trionfo dell’amore”, commissionato da Vincenzo Giustiniani, il quale proveniva dall’isola di Chio, dove si ipotizza la nascita di Omero. Il quadro vuol significare questo: “l’amore vince su tutto”. la forza di Eros è invincibile. La storia di Elena è uno dei simboli dell’onnipotenza dell’amore. Lei rappresenta la bellezza, seducente, distruttiva. È l’archetipo della donna fatale. Stesicoro dice il padre di Elena, Tindaro, mentre pregava, si fosse dimenticato di pregare Afrodite, questa incazzata, maledì le sue figlie condannandole all’ADULTERIO. questo fatto bollerà Elena come “la cagna”. Il destino di Elena però avvenne già da bambina, quando il suo fascino, appena 12enne, attirò Teseo che la rapì. I Dioscuri si misero alla ricerca del rapitore, lo trovarono, e non contenti, rapirono anche la moglie di Teso, Etra. Il rapimenti di Elena avvenne mentre questa danzava nel santuario di Artemide Orthia. Ad esso si legavano miti oscuri e sanguinosi: ogni annoflagellazione degli efebi. Senofonte e Platone ne parlano come un gioco religioso, dove giovani tentavano di rubare formaggi dall’altare e da altri venivano intanto picchiati. Pausania, nella sua Descrizione della Grecia, disse che all’interno avvenivano sacrifici umani. Un rito...


Similar Free PDFs