G.Meledandri. Scrivere con la luce- lezioni di fotografia. Ed. Nuova Cultura PDF

Title G.Meledandri. Scrivere con la luce- lezioni di fotografia. Ed. Nuova Cultura
Course Fotografia
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto di: G.Meledandri. Scrivere con la luce- lezioni di fotografia. Ed. Nuova Cultura integrato con appunti presi a lezione...


Description

Fotografia di moda

Prof. Giuseppe Meledandri

introduzione alla fotografia di moda: • • • • • • • •

L'illustrazione e la fotografia. Cataloghi, riviste e affiche di moda fin siécle. Il ritratto d'epoca Dal ritratto alla fotografia di moda; la Contessa di Castiglione La fotografia pubblicitaria e la fotografia di moda: differenti format, diversa comunicazione, un solo fine Il nudo nella fotografia commerciale Strumenti e meccanismi narrativi nella fotografia di moda: specchi, maschere, cornici, profondità di campo, sfocato intenzionale La composizione creativa: la regola dei terzi, le simmetrie, il ritmo, i tagli, le inquadrature e le linee di forza

principi basilari di tecnica fotografica: • • • • • •

La luce, la pellicola e la fotocamera Fotografia analogica e fotografia digitale Il diaframma e l'otturatore Il sistema reflex Ottiche convenzionali (normale, grandangolare, teleobiettivo) Ottiche per usi speciali (zoom, fish eye, catadiottrico e per macrofotografia)

Gli interpreti creativi della fotografia di moda: • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

Adolf de Meyer ° Cecil Beaton° Geroge Honyngen Hune° Horst P Horst° Man Ray° Herbert List° Irving Penn° Regina Relang° Pasquale De Antonis° Henry Clark° Frank Horvat° Brian Duffy David Bailey° Terence Donovan° Bob Richardson° Richard Avedon° Giampaolo Barbieri° Oiviero Toscani° Herb Ritts Diesel° Sarah Moon° Moschino° Ferdinando Scianna°

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Helmuth Newton° David Lachapelle° Guy Bourdin° Terry Richardson° Tim Walker° Damon Baker° Yoox.Com°

L'illustrazione e la fotografia: Dalla preistoria in poi, i disegnatori sono stati i primi fotografi, veri artisti del tratto. La moda poi ha sempre vissuto di immagine disegnate, nelle quali si può cogliere l'anima più profonda del soggetto. La nascita dell'illustrazione di moda, intesa come rappresentazione di abbigliamento, può essere ricondotta alle raffigurazioni pittoriche: sculture, bassorilievi, quadri, arazzi,da sempre mezzi fondamentali per chi studia l'evoluzione del costume. Un esempio? Le tavole gotiche di Pisanello sono considerate tra i primi esempi di bozzetti, spesso frutto di fantasia più che di rappresentazione di veri e propri modelli (la modellistica sartoriale è ben diversa dall'illustrazione, ma questo è un altro discorso). Durante il '500 molti artisti dedicarono tempo allo studio delle vesti, affinandosi nella rappresentazione di ricami, drappeggi e tessuti secondo la moda del tempo Ma si tratta comunque ancora di studi legati alla propria opera artistica, che non vivono di vita propria. La vera svolta, che renderà indipendenti le illustrazioni di moda, si avrà con la stampa di trattati sul costume, a partire dalla metà del '600. Così come avvenne con la nascita a metà del '700 dei primi giornali di moda, i cahiers de la mode, nati in Europa e divenuti ben presto un mezzo potente per far conoscere le mode più recenti delle dame di corte e per "esportare il prodotto moda". le prime tavole illustrate comparvero nel 1759 su The Lady's Magazine. gli illustratori di moda iniziano, cos, ad essere figure non più necessariamente legate al mondo pittorico, anche se da esse derivano stile e tecniche. L'illustrazione di moda comincia, con le modelle, ad idealizzare la figura umana. Dall'inizio secolo agli anni 30 gli illustratori sono figure centrali nella diffusione delle mode, quando ancora la fotografia è agli albori. Oggi l'illustrazione è stata quasi del tutto sostituita dalla fotografia, più semplice, immediata ed economica, soprattutto nell'era digitale in cui viviamo. la nascita della fotografia di moda si fa risalire al 1850/1860, anni in cui vengono scattate le 288 foto della contessa di Castiglione esposte al MOMA di New York e realizzate, per la precisione, tra il 1853 e il 1857. Fu solo dopo il 1880, però, che la fotografia di moda assume un ruolo ed un carattere commerciale attraverso la pagina stampata. la sua affermazione va messa in relazione con un'importante innovazione tecnologica: il procedimento meccanico detto Halftone. Grazie a tale procedimento ogni singola fotografia poteva essere riprodotta un gran numero di volte insieme ai caratteri di stampa. Tale innovazione favorì la diffusione della fotografia di moda, anche se l'industria Moda dovette attendere il dopoguerra per una vera divulgazione attraverso le riviste. alcuni fanno risalire la nascita della fotografia di moda addirittura all'epoca di Nadar e Disderì, facendola coincidere proprio con la nascita del ritratto fotografico. verso la fine del XIX secolo, infatti, molti fotografi presero il posto dei pittori nella realizzazione dei ritratti che, ora, erano più oggettivi che mai. il ritratto era molto costoso e, dunque, a appannaggio della sola aristocrazia, la fotografia, invece, diede la possibilità anche ai borghesi di farsi ritrarre e immortalare le proprie sembianze. Il ritratto fotografico della seconda metà dell'Ottocento aveva caratteristiche assai simili a quello di natura pittorica ed era caratterizzato da una compostezza quasi stucchevole. Una studiata solennità nel posare stigmatizzava questo genere di fotografia dovuta, forse, ai tempi di esposizione o ad una caratteristica intrinseca dell'aristocrazia un po' snob e superficiale. A creare quell'atmosfera fascinosa di un mondo lontano, fatto di tradizioni, costumi e mode scomparse contribuisce pure il color seppia delle stampe, dovuto ad un deterioramento tipico delle carte fotografiche dell'epoca,

costituite da gelatina di sali d'argento, che con il tempo tendono ad ingiallire di pari passo ad un indebolimento dell'immagine impressa. non ci sono ombre in questi ritratti e neppure sfumature, in genere i soggetti ripresi sono voltati di tre quarti, e non c'è nessuno che guarda in macchina, la posizione del corpo è rigida. Gli abiti indossati dalle donne ritratte sono una testimonianza diretta della moda e degli stili dell'epoca. Non sono certo fotografie di Moda ma contengono tutti gli elementi guida dell'espressione estetica di quel periodo.

Fin de siècle (1880-inizio prima guerra mondiale) è stato un movimento culturale, diffuso in particolare nell'Europa centrale. Esso corrisponde a un periodo avvertito dai suoi protagonisti come l'espressione del crollo di un sistema di valori e di un modello di vita, e, allo stesso tempo, come l'alba di una nuova epoca. L’atmosfera irripetibile e affascinante della Parigi fin-de-siècle, bohème e montmartroise con i suoi boulevards, teatri caffè e cabarets viene rivissuta attraverso le litografie, xilografie, puntesecche, acqueforti, acquetinte in nero e a colori.

la composizione fotografica e la composizione creativa: Nella composizione fotografica entrano in gioco diversi elementi come la luce, lo sfondo e la profondità di campo, è qualcosa di prevalentemente soggettivo e dipende dal gusto del fotografo. Esistono, tuttavia, delle regole che è necessario conoscere per poter realizzare scatti equilibrati. un elemento importante nelle fotografie è, sicuramente, la simmetria che dipende dalla disposizione di soggetti e oggetti in base a un asse o un punto centrale. una composizione molto simmetrica sarà rigida e statica, una in cui non è presente una rigorosa simmetria sarà maggiormente dinamica e drammatica. c'è poi il ritmo che si coglie nella ripetizione e nella successione armonica di elementi nelle foto. regola dei terzi: decentrando il soggetto l'immagine risulterà meno pesante e più leggibile

visivamente parlando. la regola dei terzi ha origini antiche e si basa sul principio della sezione aurea (minore sta a maggiore come maggiore sta a tutto) cui facevano riferimento anche i magistrali pittori rinascimentali. vari esprimenti hanno dimostrato che la percezione umana mostra una naturale preferenza per le proporzioni in accordo con la sezione aurea e che gli artisti tendono, quasi inconsciamente, a disporre gli elementi di una composizione in base a tali rapporti. il rapporto aureo sembra dare alla visione dello spettatore una sensazione di geometrica armonia. nella zona aurea si deve collocare un solo elemento principale, mentre nell'angolo opposto va posto un motivo di interesse secondario, in tal modo si ottiene una linea diagonale che rafforzerebbe ancora di più entrambi gli elementi. linee di forza: non si tratta di linee reali; la linea di forza è quella che lo sguardo è obbligato a prendere perché nella fotografia è inserito un elemento che suggerisce tale direzione (ad esempio lo sguardo del soggetto rivolto verso la camera o verso un punto qualsiasi). le linee diagonali, verticali e orizzontali, le cosiddette linee di forza intersecandosi formano dei punti forti dell'immagine, su questi l'occhio si ferma prima che sugli altri. le linee di forza costringono l'occhio di chi guarda a spostarsi secondo la loro direzione. le linee di forza sono quelle linee e quelle curve lungo le quali si estende ogni oggetto di una composizione e che non sempre coincidono con i contorni dell'oggetto stesso. strumenti e meccanismi narrativi nella fotografia di moda: • specchio: raffigura, nell'immaginario collettivo, una presenza attraente ed inquietante allo stesso tempo, è il simbolo del doppio, della riproduzione fedele ed illusoria, un'immagine perfettamente complementare ma priva di consistenza, gemella ed antagonista. Si fa riferimento ad una realtà diversa, onirica. l'osservatore, guardando la foto, si vede in quello specchio. • maschera: la maschera ha sempre rappresentato un mezzo di comunicazione tra gli uomini e le divinità, configurandosi come uno strumento che permette di alienarsi dalle convenzioni spazio-temporali al fine di proiettarsi all'interno di un mondo "altro". Colui che indossa la maschera perde la propria identità. Nella fotografia di moda è il capo di abbigliamento che può permetterci di essere qualcun altro, di identificarci in un'altra persona per sfuggire alla nostra personalità. • cornice: le quinte e le cornici sono degli elementi che, di solito, stanno sul bordo delle foto e forniscono profondità. Le cronici cercano di incorniciare una scena per renderla più interessante o contestualizzarla per far capire dove siamo, oppure per nascondere qualcosa di sgradevole. • sfocato intenzionale (bokeh): ogni fotografia ha una sua naturale zona di sfocatura determinata da diversi fattori come la profondità di campo che diminuisce (quindi la zona fuori fuoco aumenta) quanto più si apre il diaframma: la definizione dei dettagli fuori è minore man man che si apre il diaframma. Le zone sfocate possono avere un'influenza notevole sull'impatto dell'immagine. La sfocatura può essere utilizzata per eliminare alcuni elementi nella foto o semplicemente per metterne in risalto altri. Le sfocature sono momenti di indecifrabilità che si prestano alla libera interpretazione del lettore La fotografia pubblicitaria e la fotografia di moda la pubblicità ha sempre il fine di trasformare i desideri in bisogni, di creare degli stimoli per attirare il compratore ad acquistare il prodotto pubblicizzato. E' necessario rendere il prodotto talmente attraente da far risultare vecchio quello che si è già comprato. elemento portante di questo perverso quanto frenetico meccanismo è, dunque, la novità, ma un altro ancora elemento contribuisce in egual misura a rendere perfetto il sistema moda: la cura maniacale per il dettaglio, l'attenzione al particolare, a cui il fotografo aggiunge di suo la scrupolosa attenzione al respetto delle regole della comunicazione visiva: le linee di forza, l'inquadratura, la composizione. La stampa di settore (i giornali di moda) resta comunque il canale preferenziale per il dialogo con il target. La creazione nei messaggi pubblicitari di situazioni artificiali, come la presentazione di

mondi e persone innaturali attraverso il sapiente uso, da parte del fotografo, dell'illuminazione e delle pose dei modelli, è una scelta, orientata anch'essa ad un maggior coinvolgimento del consumatore, fatta in sintonia con l'attuale cultura sociale iper moderna che tende verso una artificializzazione delle esperienze. Principi della fotografia la luce: è l'inchiostro che utilizza il fotografo per esprimersi attraverso i suoi scatti; la luce è "un fenomeno elettromagnetico che si propaga nell'etere con un moto ondulatorio e direzione rettilinea". Di tutte le radiazioni emesse dal Sole, le uniche, o meglio, l'unica parte di tale energia elettromagnetica che l'occhio umano è in grado di vedere è la luce. La luce è, dunque, lo spettro visibile dell'energia elettromagnetica emessa dal Sole. per misurare questa energia elettromagnetica i fisici hanno preso come punto di riferimento la lunghezza d'onda (la distanza tra i picchi di due onde successive) della radiazione elettromagnetica. l'unità di misura utilizzata è il nanometro (nm). Onde di differente lunghezza dello spettro visibile vengono percepite dal nostro occhio come differenti colori. In caso le foto vengano realizzate in studio ci si serve di sorgenti di luce artificiale come, ad esempio, le lampade photoflood o survolate (350/500 watt) che, però, disperdono molto calore e hanno una durata limitata nel tempo. per correggere i difetti delle photoflood è stata inventata la lampada alogena o al quarzo di iodio. Queste lampade, sempre ad incandescenza, hanno il bulbo in quarzo e non in vetro, così da contenere la dispersione del calore. completamente diversi sono i lampeggiatori elettronici, sorgenti di luce artificiale non continua ma a lampo, comunemente chiamati flash. le lampade dei lampeggiatori elettronici, accolte all'interno di un riflettore, hanno un bulbo in vetro Pirex, resistente ad alte temperature. all'interno del bulbo, per lo più di forma semicircolare o anulare, è un gas raro. lo Xenon, le cui molecole si eccitano al passaggio della corrente elettrica. Nel bulbo sono presenti due elettrodi e tra essi, al passaggio della corrente, scatta una scintilla. La luce del flash è un tipo di luce artificiale caratterizzata da un'illuminazione molto breve ed intensa (viene utilizzato quando vi è un'illuminazione insufficiente). I lampeggiatori elettronici sono di due tipi: automatico e manuale. quello automatico è il più semplice da usare, il lampeggiatore manuale è quello con il quale tutte le operazioni di controllo ed impostazione devono essere effettuate dal fotografo, che dovrà calcolare la distanza, impostare il diaframma ecc. per illuminare un soggetto in studio, a luce artificiale, occorrono almeno due lampade. di queste due, una deve essere parallela all'asse della fotocamera, mentre la disposizione della seconda determina i tipi diversi di illuminazione (laterale, di tre quarti, controluce). Al raddoppiarsi della distanza: sorgente di luce/soggetto da ritrarre, la potenza luminosa si riduce di quattro volte. Di questa legge bisogna tener conto ogni volta che si scelga di utilizzare luce artificiale continua o a lampo perché in considerazione di questa legge va modificata l'apertura del diaframma. • luce principale: luce dominante (spot o diffusa) • luce accessoria: luce di contorno (complementare se schiarisce parte in ombra del soggetto, sfondo se mette in risalto lo sfondo, effetto se mette in risalto i contorni e stacca il soggetto dallo sfondo) la pellicola: è costituita da un supporto e da una emulsione fotosensibile. Il supporto è costituito di tricetato di cellulosa ed è una strisciolina di plastica che supporta una sostanza sensibile alla luce. il supporto di una pellicola deve essere: indeformabile, ininfiammabile, flessibile e trasparente. l'emulsione fotosensibile è composto formato da Gelatina e Alogenuri d'argento. le pellicole più sensibili alla luce sono costituite da emulsioni a grana grossa di alogenuri, esse danno immagini più o meno sgranate ma consentono di riprendere anche con scarsa luminosità; le pellicole poco sensibili, invece, sono costituite da emulsione a grana fine di alogenuri d'argento, e

danno immagini estremamente dettagliate ma necessitano di molta luce. La fotocamera, innanzitutto, è uno strumento ottico utilizzato per la ripresa fotografica e per ottenere immagini di oggetti reali stampabili su supporti materiali cartacei o archiviabili su supporti elettronici. Fondamentale nella fotografia è il ruolo della luce che determina la formazione dell'immagine sulla pellicola fotografica (si consideri anche l'etimologia della parola 'fotografia' che può essere tradotta come 'scrittura con la luce'). La fotocamera lavora con la porzione dello spettro magnetico visibile, la luce appunto. Ogni fotocamera è costituita da due parti fondamentali: un corpo, con un'apertura ad un'estremità per permettere alla luce di entrare (camera oscura), ed una superficie di registrazione per catturare l'immagine luminosa all'altra estremità. gli elementi essenziali di una macchina fotografica sono: un obiettivo, un corpo macchina e una magazzino (vano porta pellicola). Il diaframma è il meccanismo usato per regolare la quantità di luce che attraversa l'obiettivo, in maniera analoga all'iride umano. Si presenta come una serie di lamelle a ventaglio inverso (situate tra le lenti) che chiudono l'apertura del sistema ottico, fino alla sezione minima (ciò influenza la profondità di campo). La funzione del diaframma è quella di controllare la quantità di luce che entra nella camera durante la ripresa. il diaframma, cioè, regola la quantità di luce che, attraversando le lenti dell'obiettivo, deve raggiungere la pellicola. il diaframma è regolato da una ghiera e la sua apertura determina l'intensità dell'illuminazione dell'immagine. Il fotografo può decidere se utilizzare il diaframma aperto per un brevissimo tempo o un diaframma più chiuso per un tempo di esposizione maggiore. il diaframma molto aperto permette di avere il soggetto perfettamente a fuoco e lo sfondo piacevolmente sfocato ed è, dunque, adatto per i ritratti (minima profondità di campo), il diaframma molto chiuso è in genere utile per le foto di paesaggi (maggiore profondità di campo).

diaframma

l'otturatore, invece, controlla la durata del tempo durante il quale la luce, fatta passare dal diaframma attraverso le lenti, colpisce la superficie di registrazione e, dunque, per quanto tempo la pellicola o il sensore resta esposto alla luce. esso si presenta in forma di due tendine; la prima apre l'otturatore consentendo alla luce di colpire la pellicola che è posta dietro di essa, la seconda lo chiude. il tempo che intercorre tra l'apertura e la chiusura dell'otturatore è detta tempo di esposizione. l'otturatore può essere centrale (lamelle mobili poste tra le lenti dell'obiettivo) o a tendina. l'otturatore è regolato da una ghiera chiamata ghiera dei tempi di esposizione dove sono rappresentate tutte le frazioni di secondo da un mezzo di secondo ad un ottomillesimo di secondo che rappresenta il tempo più veloce di esposizione che una fotocamera possa impostare. Diaframma e otturatore sono due scale fra loro inversamente proporzionali: se si aspre troppo il

diaframma (e passa quindi più luce) dovrò impostare l'otturatore su un tempo veloce di esposizione e, viceversa, se chiudo troppo il diaframma dovrò prolungare il tempo di esposizione. La pellicola fotografica è il supporto fatto per conservare le immagini riprese con una macchina fotografica a pellicola. Quando la pellicola viene sottoposta ad un'esposizione controllata di luce si imprime un'immagine su di essa, chiamata immagine latente. E' necessario applicare alla pellicola i processi chimici di rivelazione (sviluppo) per creare una immagine stabile e insensibile ad ulteriori esposizioni alla luce, mediante processi di sviluppo e fissaggio. La fotocamera digitale è una fotocamera che utilizza, al posto della pellicola fotosensibile, un sensore (CCD o CMOS) in grado di catturare l'immagine e trasformarla in un segnale elettrico di tipo analogico. Gli impulsi elettrici vengono convertiti in digitale da un convertitore A/D, nel caso del CCD in un chip di elaborazione esterno al sensore, nel caso del CMOS, direttamente dal sensore, avendo implementato al suo interno anche il convertitore A/D, in entrambi i casi viene generato un flusso di dati digitali atti ad essere immagazzinati in vari formati su supporto di memoria. Secondo le regole del mercato un paramento dist...


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