Luigi Ghirri - Lezioni di fotografia PDF

Title Luigi Ghirri - Lezioni di fotografia
Author Costanza Broggini
Course Fotografia
Institution Politecnico di Milano
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LUIGI GHIRRI – LEZIONI DI FOTOGRAFIA Figura del fotografo come figura polivalente  la figura del fotografo oggi è più attiva nella creazione globale dell’immagine di comunicazione, non si tratta più di un semplice compito e definito  fotografo come PROGETTISTA La formazione da fotografo  esperienza in studio (non molto sentita in Italia) In Italia sono 3 grandi filoni:  

Fotogiornalismo (sviluppato nel dopoguerra ma oggi sovrastato dalla televisione) Fotografia editoriale (meno legato a regole artigianali, più disinvolto)



Fotografia d’autore (amatoriale, fotografia come hobby)

Fino a metà degli anni ’70 non è esistita in Italia una vera e propria scuola di fotografia  prima scuola è nata all’Università di Parma, ci sono stati poi alcuni insegnamenti discontinui all’interno di altre accademie. L’esigenza da parte della committenza comincia ad essere non più quella di una figura che fotografi solo un paesaggio, un avvenimento o un oggetto ma qualcuno che fosse in grado di gestire tutte queste relazioni e tutta la complessità del mondo esterno. Punto di equilibrio tra l’interiorità del fotografo e ciò che sta all’esterno  relazionarsi con il mondo in una maniera più elastica, non schematica. La fotografia è un’immagine impossibile  sintesi tra la staticità della pittura e il dinamismo del cinema, positivo e negativo, luce e buio, equilibrio tra quello che c’è da vedere e quello che non deve essere visto. “La fotografia non è un problema ma un enigma, perché il problema ha una soluzione ma l’enigma è un problema che non ha soluzione.” Il lavoro del fotografo consiste nella stesura di una CARTA GEOGRAFICA  costruire una mappa sulla quale ognuno può trovare la sua strada pur muovendosi all’interno di una serie di regole prestabilite. MATERIALI Le pellicole  2 tipi:  

Invertibile  diapositiva, la resa ottimale è quella della proiezione più che della stampa Negativo  saturazione cromatica più fedele, più rispondente alla realtà

Per entrambi esistono poi due tipi di pellicole: una per la luce diurna e una per quella artificiale ASA  sistema di misurazione della luce (es. pellicole con sensibilità di 100 asa sono ottimali per la luce diurna). RICERCHE Lac Leman  intento di dare una lettura poetica ma anche concentrata sul presente. Ghirri si concentra su un punto preciso che è quello di Yvoire per il tema dello spazio urbano e lo spazio esterno della città. La luce  diversi tipi: lampione dominante verde, lampade dominante arancione e tramonto dominante più fredda Esterno, interno italiano  indagine sui luoghi e sul modo di vivere l’ambiente. Gli oggetti non sono mai stati spostati appositamente, mescolanza di luce naturale con luce artificiale che determina l’atmosfera del luogo Pittorialismo  tra il 1890 e gli anni 30, è stato un grande banco di prova per la fotografia e allo stesso tempo una grande limitazione delle sue potenzialità di ricerca.  molti fotografi rifacevano i quadri del ‘400 e del ’500 (es. Guido Rey). La fotografia pittorica rivela la paura del fotografo di andare fino in fondo alle limitazioni tecniche del linguaggio fotografico. Il rapporto con l’immagine è cambiato negli anni  noi oggi riusciamo a vedere più di 500 immagini diverse nell’arco di una giornata, la nostra percezione dell’immagine si è velocizzata grazie alla televisione, cinema e automobile, rimane traccia nella nostra memoria anche di un immagine vista a 100 km/h (deja vu)  il grande ruolo che ha oggi la fotografia dal punto di vista comunicativo è quello di rallentare la velocizzazione dei processi di lettura dell’immagine. Nel cinema, in televisione quello che abbiamo attorno non viene mai rappresentato direttamente.  la fotografia permette di recuperare un rapporto più diretto con l’ambiente

“La fotografia è sempre un escludere il resto del mondo per farne vedere un pezzettino” Ghirri usa spesso degli escamotage, degli schemi, cercando nella realtà quadri che appaiono come scenografie costruite IL LAVORO E LE OPERE DI LUIGI GHIRRI  le prime immagini rivelano un’attenzione pop nei confronti della realtà sia per quanto riguarda l’impatto visivo sia per la scelta dei soggetti. Sono più concentrate sull’oggetto che sulla fotografia. Da qui è partita la ricerca KODACHROME (marchio di una pellicola molto famosa, prima pellicola a colori brevettata)  analisi di immagini di fruizione pubblica che Ghirri scompone alludendo al meccanismo del fotomontaggio  l’immagine diventa realtà e la realtà diventa immagine, per cui l’immagine all’interno della realtà diventa fotomontaggio della realtà stessa (es. cartellone pubblicitario in parte cancellato dal riflesso  fotografare due realtà: il cartellone e il paesaggio riflesso)  per un periodo le superfici riflettenti e specchianti sono diventate oggetto di indagine da parte di Ghirri  fotomontaggi già presenti nella realtà “Atlante”  un libro che contiene le immagini di tutto il mondo  prime tavole con astronomia, deserto e laghi fino ad arrivare ad una astrazione geometrica per finire con un’immagine molto simile alla realtà. “Italia ailati”  serie sul cambiamento del paesaggio italiano “Il paese dei balocchi”  indagine sui parchi di divertimento, giostre e Luna Park. Sistema che gravita attorno ad un determinato oggetto (popart), si concentra su particolari significativi anziché sull’insieme. “Vedute”  riflessione sul modo di vedere, interesse per le inquadrature naturali “infinito”  composto da 365 fotografie di cielo “In scala”  realizzazione di una specie di olografia dell’Italia, visione tridimensionale, lo scarto tra realtà e la sua rappresentazione è quasi inesistente (poster di Palazzo Pitti) Gli ultimi lavori riguardano invece la Still Life (natura morta)  una sorta di sintesi dei 10 anni di lavoro precedenti  erano tutte immagini trovate per la strada, alle fiere e ai mercati LE MACCHINE  Compatte  tutti gli elementi sono incorporati, non si può sostituire l’obiettivo, la misurazione dell’esposizione avviene internamente. Ha il mirino telemetro cioè che quello che si vede non passa attraverso l’obiettivo.  Reflex  si vede tutto quello che viene registrato sulla pellicola, vediamo attraverso un prisma che devia i raggi luminosi riflessi (necessita quindi la messa a fuoco) La relazione che instauriamo con la realtà è condizionata anche dal modo di inquadrare  con l’obiettivo fisso il nostro modo di vedere sarà immutabile, non possiamo modificare il campo visivo Macchina fotografica come l’occhio umano  con il buio le pupille si dilatano per fare arrivare più luce e al contrario se c’è molta luce si restringono. La macchina fotografica fa la stessa cosa meccanicamente  si può equilibrare la luce attraverso diaframma e tempo di posa. Principalmente bisogna regolare un insieme di relazioni  profondità di campo, tempo, apertura del diaframma e velocità della scena  è importante avere il controllo su tutto il processo (oggi siamo abituati alle macchine che lo fanno in automatico). Macchine autofocus  semplifica le operazioni tecniche Polaroid  fa tutto la macchina, la fotografia istantanea è quasi un appunto ESPOSIZIONE  Il problema principale è trovare un punto di corrispondenza tra la luminosità dell’ambiente e quella del soggetto da fotografare per ottenere anche una corretta di risposta di colore oltre che determinare quali elementi della scena mostrare e quali no.

Tra ciò che appare in fotografia e ciò che si vede nella realtà c’è sempre uno scarto  variazione di scala, colori, bidimensionalità ecc.  occorre rendere esperta la nostra sensibilità e la nostra percezione delle cose, poi occorre acquisire conoscenza dei materiali. STORIA 1839 (anno di presentazione del dagherrotipo)  nascita della fotografia anche se in realtà la storia delle immagini fotografiche inizia ben prima con immagini ottenute attraverso sistemi assimilabili alle macchine fotografiche (1400 circa)  si utilizzavano già le camere oscure per disegnare ma anche come risultato della tendenza di ricondurre la realtà alla rappresentazione geometrica (sistemi di proiezione) La camera oscura inizia ad essere utilizzata anche per sistemi di disegno e di rappresentazione seguendo le regole prospettiche rinascimentali Altra modalità di riproduzione  anziché guardare nel mirino della macchina fotografica il pittore guarda un’immagine in trasparenza e su questa immagine traccia le linee di fuga “Veduta di Delft” di Vermeer  uno dei quadri più rivoluzionari, realizzato con una camera oscura  l’immagine passa attraverso l’obiettivo poi con uno specchio viene ribaltata sopra ad una tavoletta in vetro trasparente sulla quale si appoggia il foglio. Silhouette (fine 700 inizio 800)  ulteriore modifica del sistema della camera oscura, il disegnatore attraverso dei pseudomirini vedeva il profilo dell’oggetto proiettato sul foglio. Nièpce  è stato il primo a fissare l’immagine su una lastra posta all’interno di una camera oscura nel 1826  come il pittore ricalcava l’immagine lui ha inserito la lastra e ha lasciato impressionare la veduta per un tempo di 8 – 9 ore e con diversi processi chimici ha ottenuto un’immagine che appena si intravede Daguerre  più vicino a raggiungere un’immagine più definita  dagherrotipi  piccole fotografie impresse su una lastra di metallo sensibilizzata sulla quale la luce agiva lasciando una traccia  riesce ad ottenere l’immagine in pochi minuti con uno studio approfondito sulle reazioni chimiche  prima fotografia del Boulevard du Temple di Parigi  sembra deserto perché con le pose lunghe le persone che passano non vengono registrate, c’è solo una figura umana (prima volta che appare in una fotografia) I dagherrotipi erano contemporaneamente immagini negative e positive, si vedono entrambe a seconda dall’angolazione in cui si guarda  non può però essere riprodotta e si può osservare bene solo da una determinata angolatura  immagine infedele William Fox Talbot  primo a mettere a punto la tecnica delle immagini negative secondo cui si ottiene l’immagine appoggiando un oggetto sulla carta fotosensibile (da qui le Rayography di Man Ray) La macchina fotografica come la intendiamo noi nasce nel 1915-16 I primi a lavorare con la fotografia a colori in realtà sono i fratelli Lumière, inventori del cinema  i colori passano separatamente, come nelle stampe. TRASPARENZA  la fotografia lavora su oggetti opachi attraverso materiali trasparenti (obiettivi, pellicola)  connubio tra opacità e trasparenza per una nuova percezione della realtà, bisogna cercare di togliere tutta la trasparenza tra noi e il mondo  la fotografia è un viaggio attraverso queste trasparenze. SOGLIA  confine tra il nostro interno (quello che possiamo vedere) e l’osservazione del mondo (quello che vediamo in realtà)  questo confine in fotografia viene identificato con l’inquadratura  rapporto tra quello che devo rappresentare e quello che lascio fuori (cosa voglio comunicare con la mia immagine)  nel momento in cui scatto mi trovo sulla soglia, valutare cosa tralasciare e cosa no  nella realtà esistono già delle inquadrature (es. finestra), il nostro sguardo è già orientato  INQUADRATURE NATURALI  ci sono già tanti percorsi, tante scene che la macchina fotografica deve sottolineare. Due cose fondamentali nella fotografia: 

Riuscire a capire cosa è necessario includere all’interno dell’immagine



Come riuscire a dare a questo ritaglio del mondo una sua valenza comunicativa

Due problemi: la forma della soglia e il formato della fotografia (oggi i formati sono standard).

Iperfocale  calcolo che permette di avere tutto a fuoco con un determinato diaframma “Prato della Valle”  fotografia per Aldo Rossi per la Biennale di Venezia “Ponte dei sospiri”  riprende un quadro di Canaletto PROFONDITA’  Ghirri utilizza la luce e non lo sfondo sfocato (effetto di luce soffusa, che non disegna le forme dell’architettura) LA FOTOGRAFIA PER LA MUSICA… LUIGI GHIRRI raccontato da Gianni Celati Ghirri nasce a Reggio Emilia nel 1943. Dal 1968 ha iniziato a lavorare per una società immobiliare a Modena fino al 1972 quando decide di aprire uno studio di grafica e di dedicarsi alla fotografia, venne poi scoperto da alcuni critici, in particolare Massimo Mussoni. Le sue prime fotografie erano sorprendenti perché mostravano un’attenzione alle cose che è quella di un abitante delle campagne. Quello che più lo aveva entusiasmato era la scoperta della fotografia americana (Walker Evans, punto di riferimento maggiore per Ghirri). Ghirri diceva che non c’è niente di nuovo nella fotografia perché l’uomo ha sempre conosciuto questo modo di guardare il mondo (la foto è solo un’immagine vaga del mondo) Ha sempre detto che il suo punto di partenza è stata la prima foto della terra scattata dalla luna del 1969  l’uomo vedeva per la prima volta l’immagine della globalità del mondo ma secondo Ghirri non aveva niente di intellegibile  per lui era una duplicazione totale del mondo attraverso le immagini “Non esiste un’immagine unica ma ogni immagine porta in sé tracce di un riconoscimento di qualcos’altro, di altre immagini” “Fotografare vuol dire essere sorpreso da qualsiasi cosa…trovare quell’emozione che ti fa immaginare la vastità dello spazio, anche nelle cose più quotidiane” “Il mondo prende forma perché qualcuno lo osserva. Prende forma quando qualcuno sente il desiderio di contemplarlo…non di invaderlo”...


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